02 Set 2021
Buongiorno in Vigna

Il “Bosco dei Medici”, il vigneto sacro

Produrre del vino sappiamo bene che sia un’arte, produrlo in certe zone lo è ancora di più. Il mio viaggio continua in Campania, insieme ai miei amici di #autoctonocampano per il press tour vesuviano. Arrivo in una caldissima giornata di agosto, nella cantina Bosco dei Medici, nel cuore di Pompei, non ci crederete ma a due passi dal Santuario della Beata Vergine Maria del Santo Rosario, proprio a ridosso degli scavi archeologici, iniziano delle bellissime vigne, che inglobano a tratti parti di resti archeologici. Proprio un paio di giorni prima della mia visita, è stata scoperta, effettuando dei lavori nel vigneto, una tomba particolarissima con una camera per l’inumazione in un periodo in cui nella città, i corpi venivano incenerati, una pratica simile alla cremazione dei nostri giorni, trovati dipinti alle pareti di piante verdi su uno sfondo blu, con il corpo del defunto parzialmente mummificato, notizia che è finita su tutti i giornali, vi lascio un approfondimento del ritrovamento qui

Sembra incredibile passeggiare tra queste viti a piede franco, Piedirosso, la Falanghina e il Caprettone, tutti vitigni autoctoni, ormai ho perso il conto di quanti ce ne siano in Campania e ogni volta mi stupisco di quanti ce ne siano. Giuseppe il titolare della cantina racconta da cosa derivi il nome Caprettone, sono presenti diverse storie popolari, la più attendibile pare sia quella che dica che appunto il grappolo di questa vite assomigli alla barba di una capra e da qui il nome del vitigno. Nonostante la giornata torrida, non mi pesa passeggiare in vigna, poco prima di arrivare a Pompei, ho visitato con la guida Yuri Buono, noto esperto di cultura e storia del territorio, nonché di vino e l’enologo Vincenzo Mercurio, le vigne che sono fuori città proprio sulle pendici del Vesuvio, a Terzigno, su un bel terreno, scuro come la pece e fumante a tratti, dal gran caldo che fa, allevamento a pergola misto, perché una volta si piantava così, ci spiegano minuziosamente la storia, la vendemmia e la vinificazione, mi riparo sotto alle pergole da cui bramo un po’ d’ombra, proprio come fanno i grappoli stessi.

Il nome della cantina e dell’omonimo resort che sorge in centro a Pompei, come da assonanza, deriva dalla famiglia nobile Toscana di Luigi De Medici di Ottajano, primo ministro del Regno di Napoli che nel 1567 aveva acquisito terreni affidando al nipote Giuseppe il compito di trasformarla in una zona vocata per la produzione di vini eccellenti in una zona dove già gli antichi greci, sfidarono la natura e piantarono le primi viti tanto da dare uve di alta qualità, tanto da essere decantati e celebrati da poeti e scrittori ai tempi degli antichi romani.

La cantina è una meraviglia, come tutto il resto della struttura, curato nei minimi dettagli, dagli esterni, fino a dentro la bottaia, vi accomodiamo sotto un pergolato in una lunga tavolata, è giunta l’ora dopo tanto parlare e narrare di toccare con mano, anzi con bocca, i prodotti di questa magica ed esoterica terra, dal cibo al vino. I piatti sono cucinati deliziosamente con i loro prodotti, di alta qualità e soprattutto piatti che valorizzano la tradizione ed il territorio, iniziamo le danze con una verticale di diverse annate di Pompeii Bianco IGT Vesuviano in purezza, dove emerge tutta la sapidità del posto, erbe e agrumi e una nota persistente di idrocarburo.

Chiudiamo il cerchio con altri vini di degustazione:

Lavaflava Caprettone e Falanghina denominato Lacryma Christi.

Lavarubra Piedirosso e Aglianico Lacryma Christi rosso DOC

Pompeii Piedirosso rosso IGT Vesuviano

Sotto quella pergola, si celebra la cultura, il convivio, ci scambiamo opinioni e considerazioni sui vini, ma soprattutto ci sentiamo uniti in uno dei riti più belli esistano, condividere la tavola.

Bosco dei Medici è una cantina da visitare almeno una volta nella vita, ma se doveste fare il bis è anche meglio.

A cura di Clara Maria Iachini