01 Lug 2022
Editoriale

Perché preoccuparsi?

Perché preoccuparsi?

I mesi di incertezze cosmiche continuano a succedersi senza soluzione di continuità.

In poco tempo ci siamo ritrovati a dover lasciare ogni certezza a vivere nel dubbio, nell’indeterminatezza.

La scienza ha cercato in fretta e furia soluzioni ad una pandemia scioccamente inattesa – in realtà la scienza stessa avvisava da tempo della ricorrenza di situazioni pandemiche, la pandemia era nell’aria, ma a nessuno piace interpretare il ruolo di Cassandra – ed ora ci troviamo immersi in eventi “eccezionali” sempre più frequenti e ricorrenti.

Non voglio parlare di soluzioni, lo fanno già in troppi. Spesso quando ognuno di noi, indipendentemente da formazione e professione, si sente così esperto da poter dire la sua le opinioni illustri, quelle che contano davvero, vengono soffocate dal chiacchiericcio continuo, generico, ottuso.

Di frasi fatte, di slogan ricorrenti, di “si dovrebbe”, “basterebbe” e condizionali di vario genere e tipo siamo stati e continuiamo ad essere sommersi.

Tornando al titolo dell’editoriale, condensa una massima di vita che ho sempre adorato e che nei momenti davvero difficili, di vita professionale e personale, mi sono trovata spesso a ripetere come una mantra:

Se c’è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione perché ti preoccupi?

Aforisma attribuito ad Aristotele (per avvicinare il pensiero Aristotelico ) e a Confucio

Questo condensato di saggezza parrebbe celare un atteggiamento di generale menefreghismo. In realtà, per come l’ho sempre interpretato, lo ritengo un principio di semplificazione massima che aiuta però a dare il giusto peso a ciò che accade quotidianamente a ognuno di noi.

La paura, il panico, le ansie, non servono e non sono mai servite ad affrontare né i problemi quotidiani né situazioni di reale emergenza. Le preoccupazioni offuscano la lucidità mentale, diffondono dubbi e incertezza laddove al contrario servono calma e determinazione.

Perché preoccuparsi è come se riportasse tutto ad una dimensione superiore, come vedere sé stessi e il tempo che ci è dato di trascorrere su questa terra dall’alto, da fuori. È una massima che ci riporta alla dimensione di creature e non di creatori, che ci porta a volare alla giusta altezza, senza toglierci però dalla responsabilità e dalla libertà della scelta.

La scelta è la massima espressione dell’essere umano, la scelta è la massima libertà dell’essere umano, la scelta è la massima responsabilità dell’esser umano.

Le scelte sono mosse da conoscenza e coscienza. Il libero arbitrio è ciò che ci avvicina di più al divino o al diabolico, al paradiso o all’inferno.

Le scelte personali e collettive sono le uniche a poter fare la differenza nel dare risposte ad un momento di incertezze cosmiche come quello che stiamo vivendo, in cui le parole pandemia, carestia, siccità, emergenza alimentare, emergenza energetica, rendono il domani, anzi l’oggi, così fumoso da accendere nella nostra mente tutti i campanelli d’allarme possibili e immaginabili.

Quindi, come già trattato in un editoriale precedente, che resta da fare se non CERCARE L’UOMO?

Se le risposte giuste verranno date forse non saremo in grado di salvare il mondo, consumato e martoriato, ma sicuramente saremo in grado di salvare l’uomo.

E in ogni caso stare dalla parte eticamente giusta ha sempre ripagato: fa dormire i sonni del giusto nell’immediato e a lungo, forse lunghissimo termine, regala il paradiso.

Di questo ne siamo certi. Dalle pagine di Wine Tales ci prendiamo la nostra responsabilità, in leggerezza e senza preoccuparci: racconteremo di umanità e di scelte nel mondo del vino, che è il nostro mondo.

Parleremo di ETICA, SOSTENIBILITÀ, INNOVAZIONE, di chi sceglie con coraggio di essere prima di tutto UMANO.

Abbiamo già iniziato a farlo nella rubrica The Voice of Blogger 

Siamo pronti a raccogliere anche tutte le Vostre segnalazioni.