26 Set 2022
Il Vino in una stanza

Lugana un vino nato per invecchiare

Un vino nato per invecchiare “Immediatezza e longevità”, un titolo che racchiude tutta la natura e le potenzialità del Turbiana, il vitigno da cui nasce la storica Doc Lugana: un vino nato per invecchiare. Nata nel 1967, una delle prime in Italia, è una denominazione interregionale lombardo-veneta, che si estende nell’area a sud del Lago di Garda.

 È stato un viaggio meraviglioso per noi, Partners in Wine, partecipare alla Masterclass ” Lugana Armonie senza tempo”, promossa dal Consorzio di Tutela Lugana Doc, tenutasi a Villa Piccolomini, nel cuore di Roma. Raccontata minuziosamente da Daniele Cernilli, fondatore della testata e guida vini Doctor Wine, affiancato da Fabio Zenato, Presidente del Consorzio, abbiamo scoperto le tante versioni della Doc Lugana: Spumante, Base, Superiore, Riserva e Vendemmia Tardiva. L’esperienza ci ha dimostrato come il tempo possa essere un valido alleato, regalandoci in ogni calice vini di grande spessore, versatili, con un’acidità predominante e un’evoluzione sorprendente.

Il terroir del Turbiana

Chiamato anche Trebbiano di Lugana, il Turbiana fa parte della variegata famiglia dei trebbiani e presenta alcune similitudini con il verdicchio. È coltivato per lo più in Lombardia, in cinque Comuni, Sirmione, Desenzano, Lonato, Pozzolengo e Peschiera su terreni morenici, ovvero sbriciolati dai ghiacciai, ricchi di argilla bianca, componenti calcaree, minerali fino a diventare sabbiosi verso le colline. Il Lago di Garda, il più grande d’Italia, è la testimonianza di quel che resta di un antico ghiacciaio di diecimila anni fa che si è ritirato. È una massa d’acqua importante che rappresenta un’isola mediterranea, una sorta di enclave all’interno della Pianura Padana. Il clima mediterraneo favorisce la crescita sana delle uve e una ventilazione costante, addolcendo le temperature mitigate dalle brezze del lago. Sono zone altamente soleggiate, prive di nebbia, con un microclima unico, ottimo per la coltivazione di quest’uva dalla buccia spessa e dal grappolo compatto.

Il Consorzio: numeri e obiettivi

Dalle parole del Presidente: “Il Consorzio sta in una fase di crescita continua, in particolare all’estero; il Lugana Doc conta ad oggi 2500 ettari vitati ed è una denominazione che produce 27 milioni di bottiglie l’anno di cui il 70% viene esportato all’estero soprattutto in Europa, America e Asia. È un vino che sta crescendo anche al suo interno in termini di piccole e medie aziende che stanno operando in modo qualitativo e rappresentano identità uniche nel territorio. In questa giornata siamo in veste di promotori del nostro territorio; è una denominazione molto conosciuta all’estero e che in Italia vive una fase molto importante di crescita che si sviluppa soprattutto sull’asse Milano-Venezia. Ecco allora la volontà di raccontare anche qui a Roma il territorio attraverso i vini e poter poi condividere con Voi, Operatori e la Stampa, quello che è il senso del Lugana”.

 

presentazione

Lugana: una sorprendente degustazione

In questa prima parte, abbiamo avuto modo di degustare 10 referenze a confronto e alla cieca. I primi cinque vini erano della stessa annata, una orizzontale della 2021 di cinque cantine differenti. La seconda batteria dei cinque vini era di diverse annate, una verticale della 2020, 2018, 2017, 2009, 2002 vendemmia tardiva. I temi affrontati in questa sessione sono stati l’autolisi dei lieviti, l’immediatezza e la capacità di sfidare il tempo del Lugana, caratteristiche peculiari di questo vitigno dalla grande personalità. L’autolisi è il percorso più importante: la permanenza sulle fecce di fermentazione, ricche di proteine, che arricchiscono la massa di elementi che vanno a formare le molecole odorose, al di là delle note fruttate, donano un’ampiezza maggiore al risultato finale. Si vengono ad originare così caratteristiche organolettiche che ritroviamo in ogni calice, come firma di una linea stilistica simile per tutti i produttori, dovuta alla coltivazione in terreni e con condizioni climatiche abbastanza uniformi. Tutti elementi che fanno sì che il Lugana diventi riconoscibile e unico. Le note organolettiche che riscontriamo comunemente sono la pietra focaia, candela spenta, note di combustione, note sulfuree che si incrociano con note fruttate, agrumate, e un’amabile mandorla fresca.

Annata 2021

In questa annata abbastanza classica, un po’ più calda rispetto a quella in corso, le note descritte sopra sono evidenti fin da subito, avvertendo proprio una sorta di comunità stilista soprattutto nei primi tre calici degustati. È sorprendente il livello di acidità molto interessante considerando che, come ci racconta Cernilli, la zona si trova a Nord del 45° parallelo, come Bordeaux, e che ha invece questo clima mediterraneo mite grazie alla sua vicinanza al lago che ha questa azione di termoregolazione sulle temperature. Tutti i vini 2021 in degustazione passano dai quattro agli otto mesi sulle fecce sottili e vinificano in acciaio. In alcuni sono evidenti più le note fermentative, citriche/agrumate; in altri più le note floreali e fruttate. Nei primi tre calici non c’è un frutto definito, è sempre un’attesa olfattiva. Troviamo una comunione di elementi primari, fermentativi ma anche terziari. Non ci sono elementi di calore alcolico, è più marcata la salivazione in alcuni calici in funzione della freschezza. Il quarto calice è un vino composto, che dà l’impressione di avere un residuo zuccherino dovuto però alla sua dolcezza alcolica, molto completo al livello olfattivo che esprime le caratteristiche tipiche del Lugana con meno sentori di pietra focaia. Un vino piacevole, morbido. Infine nel quinto calice troviamo una nota sulfurea molto presente, dovuta forse alla sua permanenza più lunga sulle fecce, un’acidità più alta e una astringenza leggera sulla punta della lingua. C’è qualche elemento in contrapposizione che lo determina e lo rende interessante per la sua “rusticità”. Per cui, in definitiva, si alternano vini con maggiore acidità e salinità rispetto alla struttura, più immediati; altri con una struttura più predominante, più completi nella composizione dei vari elementi organolettici. (In ordine di degustazione: La Meridiana, Cantina Bulgarini, “Le Creete” di Ottella, “Montunal” di Montonale, ” Capotesta” di Cascina Maddalena).

degustazione

Annata 2020

Annata più fresca che porta nel calice determinati aspetti di acidità più evidenti. Naso divertente e complesso, note agrumate, meno pietra focaia, spiccata acidità, meno struttura, meno calore alcolico, croccante, nota più fresca: “dove i valori del Nord vincono sui valori del Sud”, ci spiega Cernilli. Da qui, confrontandoci, capiamo con più determinazione che il Lugana non è soltanto un vino che si esprime in modo orizzontale con caratteristiche uniformi come nella 2021, ma a seconda dell’annata ha delle espressioni diverse. Questo calice ha un’espressione più verticale. Si sente tutto il Nord. (Lugana Doc “Sorgente” Citari).

Annata 2018

Annata simile alla 2020, leggermente più fredda. In questo calice sentiamo note agrumate più aspre quasi di limone, un’evoluzione di pietra focaia, candela spenta, più sapido che aiuta la salivazione, un ottimo rapporto tra struttura e acidità. Un vino sinestetico per metafora, più verticale, più ghiaccio rispetto alla 2021; è l’espressione di quella che potrebbe essere l’ampiezza di un Lugana, non è un vino banale che verte solo sulla frutta esotica, ma un vino che non ci si aspetta di degustare e stupisce. (Lugana Doc “Demesse vecchie” di Olivini).

Annata 2017

La 2017 è stata la prima annata veramente tropicale. Sia all’olfatto sia al palato pensiamo possa fare un passaggio in legno e da qui il colore più carico, la presenza di note di frutta tropicale esotica e di mandorla fresca. All’inizio ha qualche nota fenolica dovuta sicuramente alle alte temperature che hanno favorito le parti solide. Molto piacevole e gastronomico. (Lugana Doc Riserva ” Sermana” di Corte Sermana)

Annata 2009

Un’annata che gioca tutto sull’acidità e quindi sulla longevità di questa bottiglia. Colore dorato, all’olfatto sentiamo delle note di cereali, c’è un ricordo di fermentazione nonostante il tempo passato, miele, mango, acidità spiccata. Qui siamo al di là del semplice frutto. Alla faccia dei bianchi che non invecchiano!!! Un vino fantastico da tenere in cantina e saper attendere. (Lugana Doc “Madre Perla” di Perla del Garda).

Annata 2002

Questa annata è stata terribile in tutta Italia, piovosa e fredda. Nonostante il tempo, questo calice è straordinario. È un’espressione sontuosa di Lugana che ha un’acidità alta ancora presente dopo venti anni. All’olfatto sentiamo profumi di cereali, note terziarie, agrumate, tioliche. Avvolgente al palato come una poesia con un’ottima tenuta. Una gran bella scoperta il suo potere di invecchiamento.

Nel corso dell’evento abbiamo degustato altri Lugana, altre versioni anche spumantizzate e annate più vecchie, grazie alle 38 aziende presenti sotto la loggia, venute a Roma a rappresentare le tante sfumature di quest’uva meravigliosa che ci ha regalato tante emozioni nei calici. Calici che, in ogni tipologia, hanno egregiamente accompagnato gli antipasti di salumi e formaggi di varie stagionature e i giochetti al ragù in bianco. Abbiamo avuto il grande piacere, tra le tante ottime aziende, di degustare tutti i prodotti della Cantina Le Morette del Presidente del Consorzio, Fabio Zenato.

LUGANA: UN VINO NATO PER INVECCHIARE etichette

Concludiamo, come sempre, lasciandovi con una frase che, secondo noi, rappresenta anche i nostri caratteri e pensieri :

“Il vino mi ama e mi seduce solo fino al punto in cui il suo e il mio spirito si intrattengono in amichevole conversazione”. Hermann Hesse

Cristina e Ilaria

Partners in Wine