07 Dic 2022
The Voice of Blogger

Mi sono innamorata dell’Irpinia, parte 2

Mi sono innamorata dell’Irpinia e continuerò questo racconto in questo secondo articolo.

Cantine di Marzo

Quante volte abbiamo bevuto il Greco di Tufo ma chi di voi è mai stato a Tufo? Il mio viaggio è proseguito con la visita a quella che sembra sia la più antica cantina della Campania e sicuramente a una delle più antiche del Sud Italia. Siamo a Tufo, dove nel 1647 Scipione di Marzo, capostipite della famiglia, si rifugiò per sfuggire alla peste che imperversava in Europa. La tradizione vuole che portò con sé le barbatelle di un antico vitigno diffuso sulla costa Campana, chiamato Greco di Nola. Nel corso dei secoli, l’uva si adattò perfettamente alle colline di Tufo costituite da un sottosuolo unico, ricco di minerali, in particolar modo di zolfo, che conferisce al vino la sua particolare mineralità.

A noi oggi rimane degli antichi fasti della famiglia di Marzo, il Palazzo diroccato che ingloba l’antica cinta muraria del paese e le storiche cantine. La nostra guida d’eccezione è stata Angelo Muto (Cantine dell’Angelo) con cui abbiamo visitato il vecchio stabilimento dove si lavorava lo zolfo. La famiglia di Marzo durante la rivoluzione industriale diede il via a questo business. La leggenda vuole che Francesco di Marzo scoprì per caso durante una battuta di caccia un ricco giacimento di zolfo proprio lungo il fiume Sabato, osservando che i pastori bruciavano delle strane pietre per riscaldarsi.

Tufo si trasformò in breve tempo in un importante polo industriale, grazie anche a investimenti statali, offrendo lavoro a più di 800 persone.

Pensate che in cantina sono conservate le antiche fotografie in bianco e nero dei lavoratori tra cui molte donne. Erano loro che lavoravano la polvere da sparo in locali separati dagli uomini ma erano molto emancipate per l’epoca e potevano contare su un salario che veniva pagato con regolare busta paga. Una curiosità: la prima donna sindaco della Campania è stata eletta proprio a Tufo!

Cantine dell’Angelo

Angelo Muto rappresenta la terza generazione impegnata tra i filari e si dedica ai cinque ettari di vigna con cura maniacale a partire dalla raccolta a mano e dalla selezione dei grappoli.

Sentendolo parlare si percepisce immediatamente una passione inesauribile e un amore viscerale per la propria terra. E’ stato lui a farci “pestare “il suolo irpino, ricco di zolfo e di gesso, in giro per vigne.

Ci ha mostrato orgogliosamente una vecchia vigna che ha mantenuto “a raggiera avellinese” con cui intende preservare la biodiversità. Le sue vigne si trovano anche nella zona Campanaro e confinano con gli appezzamenti dei più famosi Feudi di San Gregorio. Dal 2014 ha iniziato a piantare la Coda di Volpe per lasciare un’identità territoriale. Non tutti sanno che questo è un vitigno a bacca bianca, tipicamente campano, diffuso solo in ambito regionale e che prende il nome dalla forma tipica del grappolo, che richiama la coda della volpe. Dal 2018 Angelo ha deciso di vinificare la Coda di Volpe in purezza e il risultato è veramente incredibile perché ha caratteristiche veramente uniche. Gli assaggi si sono concentrati “solo” su Greco di Tufo e Coda di Volpe ma vi assicuro che in me hanno suscitato molte emozioni.

Tenuta Cavalier Pepe

Angelo Pepe era l’ottavo di 10 fratelli: lasciò la sua terra a 19 anni per andare a costruirsi un futuro in Belgio dove si occupa ancora oggi di ristorazione. A soli 40 anni ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per aver contribuito attraverso il lavoro a far conoscere la cultura italiana all’estero. Egli però non ha mai scordato la sua terra e trasferisce la passione ai suoi discendenti. Ora la Tenuta è costituita da 70 ettari di vigneti (tutti coltivati a vitigni autoctoni) e da 11 ettari di uliveti situati a Luogosano, Sant’Angelo all’Esca e Taurasi.

E’ Milena, la figlia primogenita, che dopo la laurea in viticoltura ed enologia in Francia e in marketing in Belgio, decide giovanissima di prendere in mano le redini dell’Azienda e di vivere qui.

E’ lei che ci ha accolto e intrattenuto portandoci in vigna e raccontandoci che la filosofia aziendale si basa su un concetto molto semplice: il vino si fa in vigna. Con questa convinzione negli anni si è arrivati a praticare un’agricoltura di precisione e nel 2019 la tenuta è stata dotata di centraline meteo per rilevare in tempo reale le condizioni climatiche. Questo permette di gestire l’attività agricola migliorandone la produttività, la qualità e la sostenibilità. Non ci sono quindi forzature grazie anche all’ottimo clima e al suolo prevalentemente d’argilla e calcare che conferisce la spalla minerale. Milena ci racconta che qui si attua “un sistema di qualità che non è marketing ma è know-how dell’identità della terra. In questo modo i bianchi possono addirittura invecchiare anche 30 anni e i rossi 70”.

Milena è una donna molto carismatica, competente e desiderosa di raccontare la sua terra. Non è un caso che uno dei fiori all’occhiello della tenuta sia lo sviluppo dell’accoglienza a 360° (che da queste parti è ancora un po’ indietro). Tantissime infatti sono le proposte di enoturismo, percorsi, eventi, visite, assaggi oltre a un ristorante dedicato e un B&B.

Vi ho fatto venire voglia di Irpinia?

Claudia Riva di Sanseverino

https://www.youtube.com/watch?v=RakajXgmc-E