San Lorenzo Vini, una supernova brilla nel Teramano
Il nome di San Lorenzo Vini e le stelle presenti in etichetta richiamano immediatamente la notte più stellata dell’anno. Questa cantina è una stella, anzi una supernova brillantissima nei cieli del Teramano. La scelta del logo si deve alla chiesetta, dedicata al Santo, che sorge su un terreno di proprietà della cantina ma anche a una data importante per quella che è diventata l’odierna azienda. Mi trovo in Abruzzo e precisamente sulle dolci colline teramane per un press tour. Arrivata al B&B Cascina Giglio Rosso, esco ad esplorare il territorio.
Qualcuno, guardando il panorama, lo ha paragonato alla Toscana per via dei cipressi. Sono 600 per l’esattezza, tutti piantati da San Lorenzo Vini e che incorniciano le stradine bianche e i pendii delle colline come i bordi di un pizzo. Mi chiedo perchè cerchiamo sempre di paragonare tutto… questo è l’Abruzzo e ha un’identità tutta sua. Noto infatti che con la Toscana ci sono molte differenze, dalle cime innevate quasi di fronte al mare ai calanchi e alle palme. Un angolo incontaminato dove le vigne ti circondano e si respira aria pulita.
LA STORIA DI SAN LORENZO VINI
Incontriamo Gianluca Galasso, che insieme al fratello e allo zio Agronomo Gianfranco Barbone e coadiuvato dall’enologo Riccardo Brighigna, porta avanti l’attività. Fu però il bisnonno Francesco D’Amico, nel 1890, che acquistò i primi due ettari nel borgo medioevale di Castilenti per festeggiare la nascita del suo primogenito.
Il 10 agosto del 1940 il di lui figlio, Giuseppe D’Amico, di ritorno dall’America dove era emigrato in cerca di fortuna, comprò dal Duca Caracciolo i primi 80 ettari e iniziò a mettere a dimora le prime barbatelle. La scelta fu fatta con lungimiranza e saggezza. Infatti, la poca distanza dal Gran Sasso d’Italia (solo 20 km) e la vicinanza alla costa adriatica (altrettanti, i chilometri) garantiscono le condizioni climatiche ideali per la coltivazione della vite, sia per temperatura che per ventilazione.
Il nonno, dopo anni di conferimento delle uve ad altre cantine, decise di produrre in proprio e convertì anche le coltivazioni di frutta in vigne. In dieci anni e con notevoli investimenti, sono stati convertiti oltre 100 ettari dal sistema a pergola abruzzese a guyot e cordone speronato. Tutti i reimpianti sono stati fatti mantenendo la tipicità dei vitigni e riproponendo le marze dei vecchi vigneti preservando i cloni esistenti.
SAN LORENZO VINI OGGI
Ad oggi, San Lorenzo Vini si estende per una superficie di 220 ettari, di 160 dedicati alle vigne. Di questi, 50 sono in Provincia di Pescara in aree produttive molto vocate per la produzione del Trebbiano e del Pecorino. Tornando alle colline teramane, la proprietà si presenta in modo compatto. Formata da un unico grande lotto che si estende su tre crinali di colline di conformazione calcareo-argillosa, è posta ad un’altitudine tra 250 e 350 metri slm.
L’attenzione alla sostenibilità quasi maniacale si ritrova qui in moltissimi aspetti: il posizionamento della cantina nei pressi delle vigne, l’abbattimento degli interventi fitosanitari, il saldo a credito delle emissioni di CO2, l’utilizzo di energie rinnovabili, la tutela della biodiversità, il risparmio idrico, l’inerbimento permanente e le collaborazioni con le attività locali.
San Lorenzo Vini è da cinque anni in regime biologico e aderisce al sistema SQNPI, certificazione delle produzioni agricole ottenute in conformità ai disciplinari regionali di produzione integrata. Questi prevedono l’utilizzo di tecniche compatibili con la tutela dell’ambiente, la salute degli operatori agricoli e dei consumatori. Quella, per intenderci, con il bollino dell’ape!
Le vigne, di tipo autoctono e internazionale, si susseguono a perdita d’occhio. Tra loro, tre laghetti alimentati da acqua sorgiva, che qui scorre in abbondanza. La proprietà sta anche facendo un grande lavoro di recupero e restauro degli antichi casolari che sono destinati all’accoglienza. Io ho pernottato alla Cascina Giglio Rosso, alloggio semplice e curato con una bella piscina e una grande pace che, non vi nascondo, mi è dispiaciuto lasciare.
LA CANTINA
Gianluca ci spiega con orgoglio che le 33 storiche vasche in cemento, a dispetto delle mode, non sono mai state abbandonate. Sono grandi cisterne da 300 ettolitri l’una, fatte a stampo, che non si trovano più in commercio e che risalgono agli anni ‘80. Sono termocondizionate, in modo da garantire che la temperatura non scenda mai sotto i 10 gradi d’inverno e rimanga costante d’estate, e sono dotate di sistema antivibrante.
Parallelamente all’orgoglio di una storia di generazioni troviamo anche il dinamismo e la voglia di sperimentare, per creare nuovi prodotti sempre strizzando l’occhio a quello che offre il territorio. A preziosa chiusura della grande anfora di argilla vediamo infatti un coperchio di Maiolica di Castelli, un famosissimo centro nel Teramano che ebbe il suo apice nel ‘600.
La degustazione si svolge nella bellissima cornice del settecentesco Palazzo De Sterlich, nel centro di Castilenti, acquisito dalla famiglia nel 2015 per avere maggior spazio per l’affinamento e parallelamente un luogo per l’accoglienza e il tasting. Al piano nobile, ancora in fase di restauro, si potrà in futuro ammirare un affresco con una scena di caccia che si sviluppa a 360° gradi. Il palazzo faceva parte del patrimonio del Marchese De Sterlich, uno dei più famosi piloti automobilistici dell’inizio del ‘900 (se volete saperne di più…).
LA DEGUSTAZIONE
– Pecorino Terre Teramane 2020, sentori di idrocarburi più simile al marchigiano che all’abruzzese (qui la scheda tecnica).
– Pecorino Terre Teramane 2015
“Abbiamo puntato sul Pecorino – ha detto Gianluca Galasso ai presenti – fin dal ‘98 perché è un vitigno che in questo territorio si è adattato perfettamente. Inoltre, è stato molto interessante scoprire negli anni la sua potenzialità nell’invecchiare ed evolversi”. Del resto, proprio recentemente e riferendosi a una Masterclass al Vinitaly di Pecorino Marchigiano, anche il Gambero Rosso nel suo recente articolo “Sul Pecorino non abbiamo capito una mazza, storia di un vino che invecchia meglio di tanti rossi” aveva posto l’accento sul grande potenziale di invecchiamento di questa tipologia di uve.
– Oinos Montepulciano Colline Teramane DOCG 2013. La dolcezza delle spezie unita al bellissimo sentore di frutta rossa stramatura avvolgono e stravolgono l’olfatto. Al gusto è estremamente equilibrato, giustamente tannico, caldo, morbido, di grande struttura e persistenza aromatica e con un ottimo dosaggio del legno.
– Oinos Montepulciano Colline Teramane DOCG 2008. Qui si raggiunge il paradiso pur mantenendo il carattere vivo e fresco del sorso.
– Don Guido Montepulciano Colline Teramane DOCG Riserva 2015, prodotto in sola Magnum in onore del nonno e appena uscita in commercio. Un turbinio di frutta rossa con un tannino vitale ed elegante.
DON GUIDO, FIORE ALL’OCCHIELLO DI SAN LORENZO VINI
“Il Don Guido, ha proseguito Gianluca, è stato presentato in anteprima nazionale al Vinitaly e oggi vogliamo farlo assaggiare agli amici giornalisti e ristoratori. Per noi è un vino iconico, una produzione di 3.500 bottiglie, tutte numerate e in solo formato magnum dedicato a nostro nonno che è venuto a mancare nel 2019. Per la realizzazione, dopo vari test fatti con l’enologo, abbiamo optato per un appassimento breve, che conferisce maggiore morbidezza al vino. Infine, il vino fa un affinamento in tonneau per sette anni. Questo lungo tempo gli dona eleganza e morbidezza e un tannino non invadente”.
La giornata è proseguita tra passeggiate tre le vigne, i casolari e i cipressi e un gustosissimo e raffinato brunch servito al Giglio Rosso, a cura dello chef Maurizio Della Valle del ristorante La Corte a Spoltore.
Ed è proprio all’insegna della sostenibilità caparbiamente perseguita dalla famiglia Galasso che abbiamo concluso in dolcezza con la dimostrazione del maestro cioccolatiere Centini di Teramo che ha realizzato davanti ai nostri occhi i cioccolatini partendo dalle diverse fave di cacao.
Queste le parole di Gianluca a seguito dei miei ringraziamenti per aver vissuto 24 ore tra la magia della natura, i sapori del territorio e l’evidenza di una squadra coesa e determinata che porta avanti con grinta questo lavoro: “Noi ce l’abbiamo messa tutta per farvi entrare nel nostro mondo, per farvi capire quanta passione riserviamo all’attività, giorno dopo giorno. Solo con grande dedizione e lungimiranza si costruiscono cose belle da tramandare alle generazioni future”.
E il mio pensiero è immediatamente andato al famoso proverbio dei Nativi Americani il cui messaggio le sue parole ricalcano: “La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”.
Sono Claudia Riva di Sanseverino. Assaggio, degusto, scopro, curioso, provo e condivido. Seguimi su Instagram @crivads