28 Settembre, 2023
Gianni Brunelli e Siro Pacenti, alla scoperta di realtà storiche
Era da un po’ che volevo dedicarmi alla zona di Montalcino ed a gennaio ho deciso di organizzare un giro di cantine che mi hanno incuriosito negli ultimi tempi.
Quindi al mattino presto mi trovo già davanti alla cantina Gianni Brunelli, dove mi accoglie Alessio, giovane molto preparato che mi mostra l’azienda mentre racconta la storia di Gianni e Laura, del grande contributo che Gianni ha dato a Montalcino e del duro lavoro che Laura ha dovuto portare avanti dopo la scomparsa di Gianni, ma che ha saputo fare brillantemente.
Nel 1989 acquistano la tenuta di 2 ettari a Le Chiuse di sotto e nel 97 quella di Pordenovone di altri 4,5 che verrà poi ristrutturata nel 2015.
6,5 ettari vitati divisi in 2 zone allevati a guyot e cordone su suoli ricchi di alberese, calcare e galestro per una produzione di circa 30.000 bottiglie l’anno tra tutte le loro etichette.
I vigneti variano dai 250 ai 500 mt di altezza piantati a Sangiovese grosso oltre ad una piccola vigna di Merlot.
Rese molto basse e potature verdi importanti per esprimere la migliore qualità possibile delle uve, che vengono vinificate separatamente in base alla parcella.
In cantina vengono utilizzati lieviti selezionati e botti di rovere di Slavonia con diverse tostature e curvature di dimensioni che variano dai 10 ai 30 hl.
Per concludere abbiamo assaggiato in anteprima il Brunello docg 2019(anche se l’etichetta è della 2018..l’abbiamo usate per prendere una campione dalla botte).
Rosso rubino vivo, limpido e trasparente.
Al naso la frutta rossa croccante arriva per prima per poi lasciare spazio a violette, note speziate, un leggero sottobosco e terziari appena percettibili come tabacco.
Sorso fresco, verticale, tannino nervoso ma piacevole, di corpo, con una soffusa mineralità che rimane, insieme alla nota fruttata, nella retrolfattiva.
Ancora giovane ma già con grande equilibrio e carattere.
Un vero gioiello!!🍷
SIRO PACENTI
Prossima tappa l’ azienda Siro Pacenti.
Non basterebbe un libro per esporre tutto quello che Giancarlo mi ha sapientemente spiegato (e per questo gli sono veramente grato), sia del lavoro in vigna sia di quello che avviene in cantina per creare i suoi iconici vini, ma cercherò di sintetizzare il più possibile.
La cantina Siro Pacenti nasce nel 1970 ma nel 1988 (data della prima uscita del rosso e del Brunello) la gestione passa a Giancarlo(figlio di Siro).
Ad oggi la cantina conta 25 ettari vitati, suddivisi tra Pelagrilli (a nord di Montalcino con suoli argillo-sabbiosi) e Piancornello (a sud, su suoli ricchi di minerali).
La continua ricerca di migliorie porta negli anni 90 ad una collaborazione con l’università di Bordeaux sulla maturazione fenolica e la selezione di cloni autoctoni, che darà vita dopo anni di ricerche a 6 cloni ufficiali registrati, di cui Giancarlo va molto fiero!
Mi spiega che una parte delle vigne è stata riconvertita ad alberello(di cui una porzione innestata su piede selvatico!) per fare fronte al cambiamento climatico, poiché fornisce alle piante maggior protezione dai raggi solari e una miglior maturazione.
Anche in cantina(ristrutturata dopo il 2006) l’attenzione al dettaglio è pazzesca, selezione chicco per chicco delle uve, dei legni per le barrique e dei sugheri…niente è lasciato al caso.
Ogni parcella viene vinificata separatamente e solo dopo un’attenta selezione vengono decise le percentuali per i blend.
Parlando con Giancarlo si capisce la sua convinzione del connubio tra tradizione e tecnologia, e la sua azienda ne è la prova tangibile.
Dopo la spiegazione arriviamo agli assaggi, e il 2012 mi ha semplicemente stregato.
– Brunello di Montalcino docg V.V. 2012 –
Rubino tendente al granato.
Al naso frutta rossa in confettura e potpourri di fiori secchi arrivano per primi, poi sottobosco, spezie dolci come cannella, note di smalto e infine tabacco scuro.
Vino deciso, pulito, aristocratico, diretto, di grande struttura ed equilibrio.
Il tannino è levigato ma ancora ruspante, anche l’acidità è ben sostenuta.
Lunga persistenza che torna sul frutto e invita nuovamente all’assaggio
Da urlo!
Un grazie alla gentilissima Barbara per avermi accompagnato nel tuor!
Acini Rari vi da appuntamento al prossimo tour.
Non perdetene nessuno e ripartite dall’inizio.
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22 Maggio, 2023
Due realtà vinicole a Gaiole in Chianti: Fattoria San Giusto e Castello di Ama
Dopo il Chianti Classico Collection mi sono deciso ad approfondire le caratteristiche delle varie U.G.A.
Parto quindi alla volta di Gaiole, prima tappa è Fattoria San Giusto a Rentennano, azienda storica di proprietà della famiglia Martini di Cigala.
Ed è proprio Luca, uno dei fratelli, a ricevermi.
Senza tante parole mi invita a montare sul fuoristrada e iniziamo il giro della tenuta, vigna per vigna, dove mi spiega le differenze che si possono trovare nei 3 blocchi principali in cui sono stati divisi i vigneti per caratteristiche del suolo:
– una a sud-est, con suoli sabbiosi e tufacei, una a sud ovest, più ricca di alberese e galestro e una a nord, tra i 260 e i330 mt, con terreni misti, che viene raccolta per ultima data la maturazione più lenta delle uve.
Mi racconta anche delle origini storiche della fattoria che in passato è stata un monastero cistercense, poi proprietà dei Ricasoli, e castello-fortezza durante le guerre tra Firenze e Siena, prima di passare alla famiglia Martini agli inizi del 1900.
Passando davanti ad alcune vigne vedo delle lunghissime reti disposte ordinatamente lungo tutti i filari come quelle usate nelle Langhe per proteggere le piante dalle grandinate.
Luca mi spiega che da qualche anno sta adottando questo sistema per proteggere i grappoli dal sole, evitando così le “scottature” agli acini che possono causare, oltre la perdita di parte del raccolto, anche un eccessivo livello di quercetina.
La fattoria comprende 30 ettari vitati per una produzione di circa 90.000 bottiglie/anno, con piante di età media compresa tra i 25 e i 50 anni.
Parliamo tanto, tantissimo.
Il pomeriggio vola se hai davanti una persona come Luca, che sembra un pozzo di sapienza vitivinicola senza fine.
Alla fine entriamo in casa e accompagnati da salame e pecorino iniziamo a degustare e parlare dei vini, tutti sorprendenti!
Ancora un immenso grazie a Luca per il suo tempo e la sua compagnia!
Oggi voglio parlarvi del:
Percarlo 2018
100% Sangiovese
Rubino intenso e vivo.
Naso importante e opulento di frutta rossa matura, note balsamiche fresche, sottobosco ed un elegante boisè finale.
Di grande struttura, imponente, pulito, fine, complesso e aristocratico.
Tannino vigoroso ma composto, grande freschezza e persistenza.
Immenso!
Castello di Ama
Seconda tappa di questo giro di Gaiole in Chianti è Castello di Ama, nome conosciuto anche agli appassionati più in erba.
Questo borgo ha una storia antichissima( del castello, distrutto durante le invasioni aragonesi del XV° secolo, ormai resta solo il nome), ma solo nel ’74 assume l’attuale assetto di azienda vinicola quando viene acquistato da 4 famiglie di origine romana che ne intuiscono il potenziale.
Entra nel progetto agli inizi degli anni 80 anche Marco Pallanti all’epoca giovane enologo fiorentino che collaborerà in prima persona alla creazione del mito di Ama.
120 ettari di cui 80 vitati che abbracciano l’azienda formando un anfiteatro naturale sulla valle di San Lorenzo.
Vigne tra i 450-530 mt su suoli ricchi di scheletro e agglomerati di #alberese e #galestro che danno ai vini una distintiva impronta territoriale.
Niccolò, il ragazzo che si occupa delle visite, (che ringrazio ancora!) mi accompagna per il borgo mostrandomi le varie installazioni artistiche seminate per tutta l’azienda e raccontandomi un po’ della tenuta, della storia e della cantina.
Vista la qualità delle varie vigne tutto viene parcellizzato e a seconda del Cru da produrre vengono eseguite diverse vinificazioni.
Circa 300-350 mila bottiglie prodotte, suddivise tra 10 etichette.
Prima annata di chianti prodotta è stata la ’82 e nell’85 la prima de L’apparita, un 100% Merlot che in quegli anni era abbastanza inusuale.
La vigna dell’ Apparita ha come forma d’allevamento un sistema antico chiamato a “lira aperta” molto interessante.
A fine giro ho potuto assaggiare alcuni dei grandi vini che producono e il San Lorenzo è a dir poco strepitoso.
Vigna San Lorenzo 2015 Chianti Classico Gran Selezione
80%Sang-13%Merlot-7%Mal.nera
Rosso rubino vivo tendente al mattone.
Al naso potpourry di fiori secchi, frutta rossa in confettura, note smaltate, balsamico, cacao e tabacco a chiudere.
Sorso ampio, austero, aristocratico, di gran corpo e infinita freschezza.
Buona persistenza, tannino vibrante e setoso, bella acidità sostenuta e piacevole sensazione di avvolgenza.
Ottimo equilibrio e palato finissimo.
Acini Rari vi da appuntamento al prossimo tour.
Non perdetene nessuno e ripartite dall’inizio.
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8 Maggio, 2023
Due realtà vinicole a Bolgheri: Caccia al Piano e Cantine Michele Satta
The Voice of blogger si arricchisce: inizia una nuova rubrica, che porta il titolo Acini rari.
La cura Emanuele Masi, wine blogger, che in modo semplice e informale ci porta in questo primo viaggio da lui condotto a Bolgheri, raccontando Caccia al Piano e Cantine Michele Satta.
Caccia al Piano
Oggi siamo a Bolgheri per visitare la cantina che produce il Caccia al Piano Bolgheri Superiore, assaggiato a Anteprima Vini della Costa.
La cantina è stata acquistata da Franco Ziliani (quello della Berlucchi, per intendersi) nel 2003, ampliando successivamente i possedimenti e arrivando fino alla collina di San Biagio: 23 ettari complessivi suddivisi in vari appezzamenti.
Le varietà coltivate sono tante, tra cui le classiche da taglio bordolese come il disciplinare richiede.
Oggi sono i 3 figli che portano avanti l’attività.
Arrivati sul posto è il cantiniere che ci accompagna nel tour partendo dalla splendida terrazza che sovrasta la cantina, da dove si può vedere tutte le vigne che circondano l’azienda.
Il giro prosegue nella zona di vinificazione e affinamento, che, oltre ad essere all’avanguardia, è mirata a creare il minimo impatto ambientale, ad esempio utilizzando muri fatti di mattoni traforati messi a taglio, per permettere un maggior ricircolo dell’aria.
Hanno vari fornitori di barrique e tonneau per sfruttare i diversi aromi rilasciati dal legno, usandole in base alle tipologie di vino che devono essere prodotte.
È arrivato il momento degli assaggi: la degustazione comprende 3 rossi, 2 bianchi e un rosato spumantizzato.
Chiaramente mi concentro sul vino per il quale sono venuto.
– Caccia al piano 2018 – Bolgheri DOC superiore (70% Cab. Sauvignon 30% Cabernet Franc)
Il colore è rubino intenso e scuro, limpido e impenetrabile.
Al naso prevale il frutto scuro, mora, poi i sentori vegetali del Cabernet, spezie nere come pepe, nota balsamica intensa e cacao sul finale.
Al palato è caldo e di buona struttura, tannini vibranti ma abbastanza morbidi, buona sapidità minerale che smorza la carica alcolica del sorso.
Lunga persistenza e ottima retrolfattiva, dove torna il frutto e la nota balsamica mentolata.
Bella espressione di Bolgheri.
CANTINA MICHELE SATTA
Continua il tour, questa volta per conoscere il Maestro Michele Satta, uno dei personaggi più innovativi del panorama bolgherese.
Michele Satta, varesotto di origine, fonda la sua cantina nel 1991 dopo anni di consulenze agronomiche per diverse aziende del territorio.
Oggi l’azienda vanta 23 ettari vitati, dove le vigne più vecchie sono del 1983.
Giacomo, il figlio di Michele, porta avanti con passione il lavoro del padre.
Arrivati, facciamo un breve giro dei locali per vedere la modernissima cantina scavata nella pietra, e, una volta concluso il giro, iniziamo gli assaggi guidati con il sig. Satta, motivo principale della mia visita.
È un piacere stare ad ascoltarlo mentre ci racconta delle sue esperienze in cantina.
Nel parlare ci confida che all’inizio voleva provare a produrre fragole… poi fortunatamente si è ravveduto!
Ci spiega che il terreno qui è relativamente giovane e che i vini possono esprimere sia la forza data dal terroir, sia l’eleganza legata al microclima.
Raccontati da lui, ogni vino che abbiamo assaggiato era un simposio di profumi e sensazioni, in un viaggio che parte dalla vigna e finisce nel calice.
Resta di fatto che per me il più esaltante è stato sicuramente il:
PIASTRAIA 2019 – Bolgheri DOC superiore
Blend di Cabernet, Merlot, Sangiovese e Syrah.
Un vino di struttura ed eleganza, verticale, ma che sa mostrare anche la sua forza.
Si presenta di un rosso rubino intenso e lucente, limpido e trasparente.
Al naso la nota speziata di pepe data dal Syrah è immediata, poi si affacciano i frutti neri e rossi, polposi, una nota balsamica precede quella ematica e agrumata per poi finire sul cacao amaro.
Al palato è caldo e di buona struttura, minerale e leggermente sapido.
Il tannino è ancora un po’ spigoloso per la giovane età, ma non è aggressivo.
Anche l’acidità è spinta per calibrare la morbidezza data dagli uvaggi internazionali.
Un vino non ancora al massimo della sua forma, ma che ha già raggiunto un ottimo equilibrio e lascia in bocca una piacevole persistenza agrumata.
Un capolavoro di un maestro del vino!
Acini Rari vi dà appuntamento al prossimo tour.
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