Itinerari diVini

A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser

Formata alla Cornell University in Marketing, da sempre opera nel mondo dell’ospitalità. Figlia di albergatori del Lago di Garda, ha lavorato presso il Bayerischer Hof di Monaco di Baviera, il Grand Hotel di Rimini e numerosi altri hotel di lusso europei. 5 anni fa crea Club Appeal, società di consulenza specializzata nell’ospitalità di lusso con focus sul mondo del vino, che promuove con il proprio brand esclusivo WineHO®. Certificata WSET ed ONAV, è docente alla IATH (International Academy in Tourism and Hospitality) di Cernobbio oltre che docente in diversi ITS in tutta Italia (Veneto, Umbria, Toscana, Puglia, etc…) ed è relatrice in numerose conferenze internazionali (e.g. Atlas – di cui è membro del comitato scientifico, TEBEC, IWINETC) legate al mondo del turismo del vino. Nel 2022 è stata nominata tra le 50 donne al mondo più influenti nel mondo del vino e nel 2024 ha pubblicato il libro “Wine Hospitality: Quando il fattore umano e la genialità italiana cambiano il marketing”.

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8 Aprile, 2024

Franchini, il vino tra i mosaici

Un viaggio sensoriale che celebra la cultura del vino e la bellezza del territorio veronese Nella pittoresca cornice della Valpolicella, dove il verde dei vigneti si estende a perdita d’occhio e le colline si susseguono in un abbraccio armonioso, sorge la Cantina Franchini. Un’oasi di pace e di tradizione, dove il tempo sembra rallentare e l’anima si lascia incantare da un’esperienza sensoriale unica e indimenticabile. I mosaici di Villa Franchini: un tuffo nella storia e nella cultura romana Varcando la soglia di Villa Franchini, si viene immediatamente rapiti dalla bellezza dei mosaici di Cortesele. Un tesoro archeologico di inestimabile valore, risalente al IV secolo d.C., che offre una finestra preziosa sulla vita quotidiana, le attività agricole e la cultura vitivinicola dell’epoca romana. Scene di caccia, di vita quotidiana e di mitologia si dispiegano in un tripudio di colori e di forme, raccontando storie di uomini e di donne, di divinità e di creature fantastiche. Le tessere di pietra policroma, disposte con maestria e precisione millimetrica, creano un effetto di vivacità e di realismo che lascia senza fiato. Un legame indissolubile tra uomo e terra: le radici profonde della tradizione vitivinicola Ogni mosaico è più di una semplice opera d’arte: è una testimonianza tangibile del profondo legame che da sempre unisce l’uomo alla terra in questa zona. Le scene raffigurate, infatti, celebrano la dedizione al lavoro agricolo, la fatica e la passione che si celano dietro ogni bottiglia di vino. La filosofia Franchini: un terroir unico che si esprime in vini pregiati La stessa filosofia che anima la cantina Franchini, dove la cura artigianale e il rispetto per la natura si traducono in vini pregiati e di grande personalità. Dalle uve autoctone della Valpolicella, come Corvina, Rondinella e Molinara, nascono Amarone, Recioto, Valpolicella e Ripasso, vini che racchiudono in sé l’essenza del territorio e la maestria di una famiglia di vignaioli. Un’eredità di generazioni che si tramanda di padre in figlio, un sapere antico che si rinnova di anno in anno, in un costante dialogo tra tradizione e innovazione. Degustazione storica: un itinerario emozionante tra arte e sapori La degustazione storica proposta dalla cantina Franchini è un vero e proprio viaggio nel tempo e nel gusto. Un’occasione imperdibile per assaporare i vini pregiati della Valpolicella accompagnati dalle affascinanti storie raccontate dai mosaici. Un percorso emozionante che coinvolge tutti i sensi, alla scoperta di un territorio ricco di storia, cultura e sapori autentici. Un’esperienza unica che si snoda tra le suggestive sale della villa, dove i mosaici incorniciano le degustazioni, e la cantina, dove il fascino della tradizione si mescola alle moderne tecnologie di produzione. Un’esperienza da non perdere per gli appassionati di vino, di storia e di bellezza Che siate appassionati di vino, di storia o semplicemente di arte e cultura, la degustazione storica della cantina Franchini è un’esperienza che non dovete perdervi. Un’occasione unica per immergervi nella bellezza della Valpolicella, per conoscere la storia millenaria della viticoltura locale e per degustare vini di altissima qualità. Oltre il vino: un’immersione nella cultura e nella tradizione veronese Franchini non è solo una cantina, ma un luogo dove la tradizione si fa esperienza viva. Un luogo dove il fattore umano e la passione per il vino si traducono in un’accoglienza calorosa e in un’atmosfera familiare. Un luogo dove il tempo sembra rallentare e dove ci si può perdere tra i profumi e i sapori di una terra autentica. Un invito a tutti gli appassionati Se siete alla ricerca di un’esperienza che vada oltre il semplice assaggio di un vino, se desiderate immergervi nella cultura e nella storia di un territorio unico, allora la cantina Franchini vi aspetta. Lasciatevi guidare dalla passione e dalla genialità italiana, per un viaggio indimenticabile tra mosaici e vini pregiati. Un’esperienza che arricchisce l’anima e il palato, un ricordo indelebile che vi accompagnerà per sempre.     Cristina Mascanzoni Kaiser Titolare di WineHO ® www.wineho.it Autrice di “Wine Hospitality – Quando il fattore umano e la genialità Italiana cambiano il marketing” Mi trovi su Instagram    
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18 Ottobre, 2022

San Marzano – Non solo pomodori

San Marzano – Non solo pomodori Il Primitivo DOP dal 1962 Carissimi, bentrovati! Eccoci in Puglia! Terra forte, ricca di sapori, odori e colori tutto l’anno. Il sole qui è forte, come il carattere delle persone che vivono questo mondo unico. Oggi desidero parlarvi di una realtà moderna, ma con una storia di ormai 60 anni, il cui nome rimanda alla varietà di pomodoro, ma che, vi dirò, sa stupire anche coi propri vini. Si tratta di San Marzano Wine. San Marzano è un piccolo paese nel centro della DOP Primitivo di Manduria, una striscia di terra tra i mari che bagnano la Puglia. È qui che 19 vignaioli nel 1962 fondano Cantine San Marzano. Ben prima che nascesse la denominazione d’origine e il Primitivo di Manduria fosse riconosciuto nel mondo, inseguivano un sogno. Nel 1982 Francesco Cavallo viene nominato Presidente del C.d.A. Personalità vulcanica e visionaria, che porta quarant’anni di presidenza ininterrotta, progettando il futuro e sorvegliando il presente della cantina, che dal 1996 imbottiglia, portando le proprie bottiglie ed il proprio brand nel mondo. Dal 2015 San Marzano wine è legato ad un fantastico spazio di 120 ettari: Samia. Si tratta di una Masseria del XVI secolo che si scorge passeggiando tra gli interminabili filari di vite, le distese di piante arbustive e i campi di alberi da frutto. Luogo di lavoro e di produzione, laboratorio di sostenibilità in continua evoluzione. Teatro ideale di condivisione e mediterranea bellezza, distillato dell’esperienza che San Marzano offre al mondo. Il Pumo è un oggetto decorativo che da secoli, in Puglia, adorna balconi e corrimano di antiche scalinate. Simbolo dell’ abbondanza e generosità della natura, fatto dell’argilla che un tempo nutriva le vigne. Qui è uno spettro di colori, declinazione di varietà e denominazioni. I prodotti che vengono offerti sono molteplici e comprendono tutta la miglior produzione vitivinicola pugliese, cui viene anche abbinato l’olio. Personalmente mi sento di suggerirvi il Pumo Primitivo Salento IGP. Un vitigno che nel mondo racconta la Puglia, un inconfondibile rosso rubino intenso dai riflessi violacei. Profumo avvolgente, complesso. Inoltre, il Pumo è un oggetto decorativo che da secoli, in Puglia, adorna balconi e corrimano di antiche scalinate. Simbolo dell’ abbondanza e generosità della natura, fatto dell’argilla che un tempo nutriva le vigne. Qui è uno spettro di colori, declinazione di varietà e denominazioni. Se poi vi appassionate come me, vi suggerisco di valutare di aderire al Wine Club San Marzano, un club che fornisce vantaggi unici ai propri soci tra cui bottiglie esclusive ed eventi ad hoc. Tuttavia fin d’ora vi suggerisco di prenotare una degustazione e cominciare ad assaporare il Salento a tutto tondo. Per farlo i contatti li trovate su: https://sanmarzano.wine/contatti/ Vi Aspetto! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
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11 Ottobre, 2022

Monaci delle terre nere: qualità e lusso discreto.

Monaci delle terre nere: qualità e lusso discreto. Energia e storia. Carissimi, bentrovati! Siamo in periodo di vendemmia, e dopo il tanto lavoro fatto per produrre i vini che tanto amiamo, mi permetto di consigliare una chicca assoluta. Siamo in Sicilia in un resort di 25 ettari che si affaccia dolcemente dalle colline vedendo il mare. Siamo ai Monaci delle Terre Nere, una realtà unica e parte di Relais e Chateaux e dove il vino è protagonista. Country boutique hotel Monaci Delle Terre Nere è stato realizzato con le caratteristiche di un singolare country boutique hotel con elementi di design, le camere sono dislocate tra l’edificio principale, una dimora nobiliare del 18° secolo, e le Suite diffuse, circondate dalla tenuta biologica. È immerso in una tenuta siciliana alle pendici del Monte Etna, il vulcano attivo più grande d’Europa. Ha l’anima di un rifugio discreto e senza pretese, lontano dal trambusto della vita cittadina, in un luogo di straordinaria energia. La casa nobiliare, risalente al 1800, è annoverata tra gli edifici di importanza storica. Le Suite diffuse sono edifici indipendenti all’interno della tenuta, in cui è possibile apprezzare il silenzio e la vera anima di Monaci. Qui l’architettura tradizionale siciliana si fonde con l’arte contemporanea. Per il restauro dell’Edificio sono stati applicati i principi della Bioarchitettura, una parte dell’energia è recuperata da fonti rinnovabili.   La tenuta e la sua produzione La tenuta e la sua produzione agricola rappresentano l’anima di Monaci delle Terre Nere. Il recupero di specie antiche e autoctone ha permesso la coltivazione di alberi da frutto, verdure ed erbe aromatiche, che costituiscono gli ingredienti di ciò che viene proposto ai commensali in un concetto di slow food e slow living per riappropriarsi del proprio tempo e dei propri spazi. Monaci coltiva le sue vigne per produrre un vino proprio, con varietà autoctone della regione etnea. L’Etna è la terza regione più importante d’Italia per la sua produzione di vino, grazie alla varietà dei suoi terreni e microclimi e la qualità straordinaria dei suoi vini. Sfruttando al meglio la ricchezza del terroir dell’Etna, Monaci coltiva le sue vigne per produrre un vino proprio, con varietà autoctone della regione etnea, come il Nerello Mascalese e il Carricante, una varietà d’uva esclusiva della regione. Gli ospiti possono gustare il nostro vino e una ricca selezione delle migliori etichette italiane e straniere, durante le degustazioni con sommelier esperti. Monaci è caratterizzato da ampi spazi esterni ideali per svolgere numerose attività. In particolare, la struttura suggerisce 9 experiences e davvero mi permetto di suggerire la degustazione come una di quelle da scegliere. Inoltre, potrete poi camminare sui prati e alla scoperta della tenuta, fare lezioni di cucina private, passeggiate a cavallo, masterclass con il Barman per la preparazione di esclusivi Cocktail e giri in bicicletta.   Pisano (Ct). Monaci delle Terre Nere. Vendemmia 2017 Si tratta di un ritorno alle radici, la vera qualità della vita e un lusso discreto. Le degustazioni si possono realizzare nei diversi spazi, ma mi permetto di suggerire anche un pranzo presso la Locanda Nerello (che prende il nome dal vitigno omonimo) per gustare in modo olistico tutto ciò che questa regione unica possa offrire a tutti i sensi. Infine, per chi ritenesse, questo è uno dei pochissimi wine relais a mio parere perfettamente adatti per ospitare eventi e anche matrimoni.   Ora non vi resta altro che innamorarvi dei colori già sfogliando il sito e prenotare la vostra prossima fermata in Sicilia https://www.monacidelleterrenere.it/  Vi Aspetto!! Cristina
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27 Settembre, 2022

Cantine Scarfò: Vino Ansonaco dell'Isola del Giglio

Cantine Scarfò: Vino Ansonaco dell’Isola del Giglio Una Storia di Passione Carissimi, bentrovati! L’estate è volta al suo termine e siamo entrati nel periodo di vendemmia. Desidero iniziare questo periodo raccontandovi di un’altra vendemmia eroica ed isolana, quella delle vigne Sarfò. Siamo sull’isola del Giglio, una realtà tristemente nota alle cronache per il naufragio della Costa Concordia, ma che oggi è totalmente restituita al suo splendore. La tradizione di fare il vino in quest’isola precede I romani. Evidenze architettoniche testimoniano che in quest’Isola si produceva vino in epoca greco-etrusca, romana e bizantina. I terrazzamenti in pietra, le vasche scavate nel granito, le anfore vinarie ed altri manufatti utilizzati nella produzione del vino, testimoniano che l’Isola è stata vissuta e coltivata dagli albori della civiltà. Valorosi Mastri vignaioli, spaccando i massi di granito con la mazza ed i punciotti per ricavarne pietre, hanno realizzato nei secoli, quasi in ogni angolo dell’Isola, un incredibile architettura di muri a secco, per sostenere la terra. Anticamente la vinificazione non avveniva nelle cantine, ma nei palmenti, vasche scavate nel granito all’interno delle vigne, dove l’uva diventava mosto, per poi divenire vino all’interno di capienti anfore in terracotta. Altre costruzioni visibili in tutta l’Isola sono I “capannelli”, piccole strutture voltate realizzate con granito e malta di calce, sabbia e cocciopesto. Queste costruzioni erano utilizzate dai vignaioli come un luogo di riposo e ristoro durante le lunghe e faticose giornate di lavoro nelle vigne, oltre che come piccola casa e magazzino. Durante l’estate, nelle ore meridiane, entrare in un “capannello” dà una sensazione di frescura e di tregua dal sole cocente che fuori arroventa le pietre ed offre la possibilità di una pennichella. Oggi la tradizione isolana di fare il vino continua grazie a vignaioli che con passione custodiscono le antiche terrazze e con cura e costanza continuano a coltivarle amorevolmente a mano, per produrre una piccola ma preziosa quantità di vino. Tra i vignaioli desidero raccontarvi di Cantine Scarfo’, una piccola impresa portata avanti da Cesare Scarfo’ e sua moglie Amy Bond. Cesare ha vissuto l’Isola del Giglio da prima di nascere, venendo qui tutte le estati, esplorando i posti, le vigne ed il mare. Da piccino cominciò a conoscere e fare amicizia con i vignaioli del Giglio e da questi amici vignaioli Cesare, come allievo di bottega, ha imparato il mestiere qui assai difficile e faticoso di fare la vigna ed ha conosciuto la tradizione del vino. Il principale tipo di vino prodotto al Giglio è l’Ansonaco: colore ambra, profumo sottile, piacevole, di fiori e miele di macchia. In bocca, robusto, gustoso, con noti di mela, frangipani, corbezzolo, albicocca. Seguendo l’antica tradizione dei vignaioli isolani, il vino Ansonaco è vinificato prevalentemente con uva Ansonica alla quale viene aggiunta una piccola quantità di altre uve bianche tra le quali il procanico, la malvasia, l’empolo ed il biancone. Nelle vecchie vigne sono sempre presenti anche alcuni calzi di uva nera, tra le quali ricordiamo il granace, l’uva corbolana e l’aleatico che, aggiunte alle altre, conferiscono al vino aromi e profumi particolari. Il proposito di questa piccola azienda a conduzione familiare è quello di produrre vini con semplicità e sincerità, lasciando che siano l’uva ed il luogo a definire vino così da proporre un’esperienza unica ed originale. Per consentire all’uva di esprimere se stessa ed il territorio, in cantina il vino è realizzato col massimo rispetto ed il minimo intervento. La vendemmia avviene solitamente nella seconda metà di settembre, quando i chicchi sono ben maturi e ricchi di aromi. L’uva viene raccolta solitamente in due giorni, con l’aiuto degli amici vignaioli. I grappoli sono pigiati entro poche ore dalla raccolta e le bucce vengono lasciate assieme al mosto durante i primi quattro giorni di fermentazione, come dalla tradizione gigliese. Visitare il giglio e gustare il suo nettare è un’esperienza unica e per farlo vi suggerisco di contattare Cesare Scarfò sul form https://cesarescarfo.com/contatto.html Vi Aspetto! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
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8 Settembre, 2022

Cenatiempo: Viticultori dal 1945, Ischitani da sempre

Cenatiempo: Viticultori dal 1945, Ischitani da sempre Tra collina e Mare Carissimi, bentrovati! Il sole di Agosto si sta lentamente spegnendo ed i colori settembrini ed in particolare quelli della vendemmia sono alle porte. Tuttavia in questo fine agosto desidero portarvi in un posto di mare dove si fa anche vino, ma in modo “di montagna”. Siamo sull’isola d’Ischia, oggi una delle più frequentate mete turistiche dell’area mediterranea, grazie a un mix di fattori irripetibili. La fascia costiera è delineata da litorali sabbiosi, da scogli e sorgenti calde intervallate da falesie ripide, con baie e calette. All’interno, intorno alle pendici del Monte Epomeo, la vetta a 788 metri sul livello del mare, i boschi e i crateri spenti, le vallate e i pianori sono i luoghi ideali per gli escursionisti. Qui il ricchissimo patrimonio di sorgenti termali, conosciute da millenni, è valorizzato da parchi balneo-terapici e strutture specializzate nelle vacanze-benessere. Le torri, le chiese, il castello, i palazzi sono le testimonianze affascinanti delle diverse civiltà che nei secoli hanno contribuito a formare l’identità locale. Ma è soprattutto la vite ad accompagnare l’isola nelle varie epoche: dall’ottavo secolo a.C., quando fu chiamata Pithekoussai dai Greci d’Eubea che vi fondarono la prima colonia d’Occidente, preziosi reperti sottolineano la presenza della Vitis vinifera. Per i Romani, Ischia era detta addirittura Aenaria: «terra del vino» e, fino alla metà del ‘900, l’economia ha continuato a fare leva sul commercio del vino. Sui 46 chilometri quadrati di superficie dell’isola, molti vigneti si posizionano su terreni con pendenze che vanno ben oltre il 30 per cento. La tecnica dei terrazzamenti con muri a secco realizzati in pietre lavorate a mano (come il tufo verde, che non si trova altrove nel mondo), ha favorito la conquista di zone impervie con i loro microclimi speciali. Sono le cosiddette parracine. Sono proprio queste parracine, estese per quattromila chilometri lineari, rappresentano l’originale colonna vertebrale del panorama ischitano. La famiglia Cenatiempo nasce e appartiene a Ischia da sempre e L’azienda Cenatiempo Vini d’Ischia nasce con una piccola cantina sul porto di Ischia dove Francesco Cenatiempo imbottigliava vino sfuso. Nell’immediato dopoguerra con il crescente boom economico, anche sull’isola d’Ischia nasce l’esigenza di produrre il proprio vino. Si comincia, quindi, ad acquistare uva da piccoli contadini isolani e trasformarla. Successivamente, la cantina si espande trasferendosi in quella che è l’attuale sede di produzione, sempre nel comune di Ischia. Alla morte del padre la direzione dell’azienda passa al figlio, Pasquale Cenatiempo, che incrementa e modernizza la produzione mantenendo ben saldi l’eredità dei valori del passato e, al tempo stesso, con uno sguardo al futuro. Per l’affinamento dei vini, infatti, Pasquale si adatta all’originale struttura della cantina costruita negli anni ‘70 mantenendone le  vasche in cemento che alterna con quelle in acciaio. Da sempre la viticoltura a Ischia è una viticoltura di montagna che va dalla costa, a pochi metri sul mare, fino a oltre 600 metri di altitudine e, ovviamente, le vigne ideali sono quelle ospitate su terrazze strette che ricevono la migliore insolazione possibile. Attualmente le uve Cenatiempo arrivano sia dai piccoli conferitori isolani, sia da vigneti gestiti in conduzione diretta, per un totale di 6 ettari divisi in circa 15 appezzamenti. Per rappresentare al meglio il territorio, l’azienda si è quindi dotata di una struttura ampia e articolata che va dalla gestione diretta del vigneto alla ristorazione fatta con professionisti esterni per dare al cliente sempre il prodotto ed il servizio migliore. Per quanto riguarda il processo di produzione, Cenatiempo ha de scelto di intervenire il meno possibile sui mosti, affidandosi al controllo delle temperature di fermentazione, alle filtrazioni meccaniche, e usano i solfiti in quantità appena percettibili. La gestione diretta dei vigneti ci permette di controllare fase per fase lo stato dell’uva, il grado di maturazione e i tempi di vendemmia che variano dall’inizio di settembre alla seconda metà di ottobre. In cantina le fasi di lavorazione prediligono l’utilizzo di lieviti indigeni, pressatura soffice, minimo utilizzo di solfiti e temperature controllate. Per assaporare tutto questo il meglio è ovviamente fare un viaggio ad Ischia e contattare Cenatiempo per fare una visita in vigna e chiaramente una degustazione. Il link per il contatto è il seguente http://www.cenatiempovinidischia.it/contatti/ Si tratta di una esperienza unica in cui l’identità territoriale la fa da padrona con la mineralità del suolo vulcanico di Ischia, che varia anche a distanza di pochi chilometri, la sapidità di un vino isolano, i sentori di macchia mediterranea che circondano il panorama viticolo di Ischia. Il nostro vino deve esprimere la natura vulcanica e marinara della terra ischitana. Ed in particolare vedere una viticoltura di montagna fatta in collina ed al mare. La viticoltura eroica ancora una volta presente e ricca in Italia. Vi Aspetto! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
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23 Agosto, 2022

Casa Grazia: Vini in Vigna

Casa Grazia: Vini in Vigna Un sogno, un lago, il destino Carissimi, bentrovati! Oggi desidero portarvi a Gela, in quella parte di Sicilia rivolta verso il mediterraneo ed il nord Africa, da cui arrivano i venti lontani. Tutto parte nei primi anni del Novecento, quando la famiglia Brunetti inizia la coltivazione delle proprie terre, e fra uliveti e frutteti, avvia la produzione di uve da mosto e di uva da tavola. Negli anni Ottanta, quando impegni lavorativi portano Angelo Brunetti ad occuparsi di altro, è Maria Grazia Di Francesco, sua compagna di vita e di viaggio, a raccoglierne il sogno, prendendosi cura di quei vigneti, scoprendosi così donna del vino, affascinata dalla vigna. Il 2005 è l’annata di un ottimo Nero d’Avola che incoraggia ad un passo ulteriore. Così dopo lunghi decenni di lavoro della terra e dei vigneti, Casa Grazia imbottiglia per la prima volta le proprie uve, figlie del Lago Biviere, luogo caro alla memoria popolare, riserva di specie protette e piante rare, il Biviere disegna un terroir particolare dalla spiccata sapidità, tratto distintivo dei vini Casa Grazia. Siamo nella Riserva Naturale protetta del Lago Biviere, ed è in questo luogo legato a miti antichi e intessuto di credenze popolari, che Casa Grazia imbottiglia il frutto di un terroir unico, dove dune, vento e mare maturano buone uve. Un territorio speciale, grazie alla presenza del più grande lago costiero della Sicilia – che si caratterizza ulteriormente in quanto lago salato – che ricade pienamente anche nella D.O.C.G del Cerasuolo di Vittoria, unica D.O.C.G. siciliana. I terreni, sabbiosi e calcarei, si estendono lungo un abbraccio ideale, e disegnano il profilo di un paesaggio plurale che concentra al suo interno tutti i favori bioclimatici della Sicilia. La sapidità del Lago e la salinità che spira dalla costa, nutrono aria e terra portando a maturazione le uve del Biviere, destinate a diventare grandi vini. Uliveti e frutteti fanno da sfondo ai vigneti Casa Grazia e tessono una bellezza pura, fatta di storia, luoghi e memoria. Oggi Casa Grazia racconta, attraverso l’amore dell’imprenditrice per i suoi vitigni, la parabola di una storia personale e aziendale, dove i confini sfumano, felicemente, l’uno nell’altro. Una realtà che nasce da un sogno che racchiude in sé un destino. I vini Casa Grazia raccontano un percorso di crescita e sperimentazione, alimentato dall’amore dell’imprenditrice Maria Grazia Di Francesco, donna in vigna, che ha saputo cogliere il potenziale del territorio, esprimendolo in una selezione di etichette che portano in calice un ritratto di Lago, Terra e Mare. Uve il cui tratto dominante è un’inconfondibile sapidità che trova sempre il giusto equilibrio, tra carattere ed eleganza. Le otto etichette Casa Grazia traducono nel calice le suggestioni di questa parte di Sicilia, il colore dei suoi tramonti e la brezza marina che accarezza le coste. Qui agrumeti, zagare e gelsomini, gerani e violette, carrube e cannella, si fondono alla salinità tipica del lago generando vini dalle sfumature brillanti, grande forza espressiva e sfumature aromatiche. Nei cinque rossi, nei due bianchi e nello spumante si imprime la sinfonia del Mediterraneo. Un’armonia che passa dal palato ai sensi. Ora per comprendere meglio non vi resta che assaggiare questi prodotti e magari pianificare un viaggio su questo lago unico assaporandone i suoi prodotti Vi Aspetto! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
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16 Agosto, 2022

Tenimenti Leone: Veni, Vidi, Vitis

Tenimenti Leone: Veni, Vidi, Vitis Sospesi tra Passato e Futuro Carissimi, bentrovati! Siamo in piena estate, la stagione del mare, della montagna, dei viaggi e delle vacanze estive in generale, il momento in cui le città si svuotano ed allora perché non andare contro corrente? Perché non sfruttare questi momenti unici per godere di una città unica, “Eterna”? Oggi ho scelto di portarvi a Roma e di raccontarvi di una perla che si trova nelle sue vicinanze: Tenimenti Leone. In particolare siamo a Lanuvio nella zona a sud dei Castelli, zona da secoli di vino e di agricoltura, un territorio vocato alla produzione enologica e il profondo desiderio di valorizzare una terra da secoli la culla della civiltà. Tenimenti Leone produce un vino che definiscono sincero che accompagna il cliente alla scoperta di un mondo vero, legato ai valori più autentici. Il tutto si sviluppa in 72 ettari di cui 34 coltivati a vigneto di natura dominati da un’antica torre, un simbolo che racconta una storia antica e che riflette l’influenza romana dello splendido territorio dei Colli Albani. Circondati da vigneti e uliveti. La terra particolarmente fertile e di antica origine vulcanica consente la crescita di 11 varietà di vigneti. Una terra ricca che regala sentori, profumi e sensazioni sempre sorprendenti. Con queste premesse la scelta di produzione biologica è stata una conseguenza naturale essendo un modo di pensare che guida la cura quotidiana dei vigneti. Un approccio diverso, complesso, preventivo, fatto di attenzioni che lavora sulla sanità della pianta e sul suo delicato equilibrio. Una cura che richiede tempo e impegno e che si riflette nella risposta della natura che ci regala vigneti più longevi e una qualità più costante del prodotto. Un profondo rispetto per la natura e per il cliente. Accanto al biologico è chiave l’approccio sostenibile al punto che la cantina è isolata termicamente e l’impianto fotovoltaico permette di sfruttare l’energia naturalmente prodotta dal sole riducendo così il consumo di energia elettrica in azienda. Infine, l’impianto d’irrigazione sotterraneo garantisce una gestione mirata dell’acqua evitando inutili dispersioni. Questo genera diversi prodotti dal bianco al rosso, tutti caratterizzati da qualità biologica e con nomi “romaneschi” molto simpatici, tra cui il Core e il Pischello sono a mio vedere i più curiosi. Mi permetto quindi di raccomandare una visita a tutti voi e di sperimentare le diverse alternative e di farlo vivendo Tenimenti Leoni, soggiornando nel Casale degli Ulivi l’agriturismo interno che si pone come un’oasi di pace e relax in cui riscoprire il sapore genuino della vita all’aria aperta, in armonia con la natura. L’agriturismo è dotato di 10 stanze dotate di tutti i comfort e giardino con piscina dove la cucina tradizionale locale e le varietà di vini della zona accompagneranno nella scoperta di sensazioni autentiche e sapori dimenticati. Per prenotare vi consiglio di visitare: https://www.agriturismoilcasaledegliulivi.it/ A martedì prossimo! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
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9 Agosto, 2022

Leone De Castris: un'immagine moderna per continuare a raccontare la storia

Leone De Castris: un’immagine moderna per continuare a raccontare la storia Five Roses: il primo vino rosato italiano ad essere commercializzato nel 1943 Carissimi, bentrovati! Estate, mare cristallino, da sempre voglia di relax e di colori, colori forti di giorno che diventano più tenui sul far della sera, colori rosati. Per questa ragione desidero oggi portarvi in Puglia, a scoprire il primo vino rosato italiano ad essere imbottigliato e commercializzato in Italia, correva l’anno 1943 ed usciva su un mercato sconvolto dal secondo conflitto mondiale un vino al novanta per cento Negroamaro e dieci per cento di Malvasia Nera. Il produttore: Leone de Castris, il nome anglofono: Five Roses. Nel nome l’eco di una contrada nel feudo di Salice Salentino, “Cinque Rose” appunto, ma anche quella tradizione legata al fatto che per molte generazioni ogni Leone de Castris ha avuto cinque figli. Fu sul finire dell’ultima guerra che il generale Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti delle forza alleate, chiese una grossa fornitura di vino rosato. Italiano sì, ma dal nome rigorosamente americano. Così nacque il Five Roses. Il Five Roses ti conquista al primo sguardo con il caratteristico rosa cerasuolo cristallino e ti rapisce con i sentori fruttati di ciliegia e fragolina di bosco. In bocca è fresco, morbido e piacevolmente persistente. Si consiglia di abbinarlo a risotti, bolliti e piatti a base di pesce e carni bianche. Ottimo con la frisa salentina. Nel 1993 nasce la versione ‘Anniversario’ del Five Roses per festeggiare i 50 anni di vita del primo rosato. Rispetto al Five Roses tradizionale, il Five Roses Anniversario è diverso sia per gusto che per melange, con il suo ottanta per cento di negroamaro (a fronte del novanta che di solito lo contraddistingue) e venti per cento di malvasia (a fronte del dieci). Nasce al contempo anche il “Cinque Rose di Negroamaro” Romanzo da Bere sulla storia del “Five Roses” di Leone de Castris. Il romanzo racconta la nascita della storica etichetta dell’azienda agricola Leone de Castris; una storia, avvincente, in cui un imprenditore, l’Avv. Piero, nonno dell’attuale proprietario, riesce a volgere a proprio vantaggio le innumerevoli e spaventose difficoltà di produrre vino di qualità, a cavallo di una delle pagine più sanguinose della storia d’Italia, l’Armistizio dell’ 8 settembre. Nella Puglia occupata della fine del ‘43, tra, bombardamenti, Generali onnipotenti e Borsa Nera, l’eroe della storia riesce a produrre un vino eccellente e innovativo per una nuova generazione di consumatori, ponendo le basi per l’espansione delle esportazioni in tempo di pace. La storia, che arriva fino ad oggi attraverso tre generazioni, si svolge come un Romanzo da Bere che tiene desta l’attenzione del lettore, raccontando di vigne e vini. Per assaggiare tutto questo vi consiglio di recarvi in un altro posto iconico, inaugurato il 28 giugno 2014, si tratta del wine bar ‘Five Roses Club 1943’, situato di fronte all’azienda a Salice Salentino. Con il suo design semplice ed elegante, questo piccolo e accogliente locale nasce con l’intento di arricchire l’immagine dell’Azienda, proponendo un luogo che coniuga passato e presente dove estimatori, turisti e appassionati possono fermarsi a degustare i vini, accompagnandoli con prodotti di alta qualità esclusivamente provenienti dal territorio pugliese. Il ‘concept’ nasce dalla voglia di raccontare il ‘rosato’ attraverso la gente che lo ama e lo apprezza, di creare un momento di incontro e di scambio di idee tra tutti i fans della famiglia ‘Five Roses’. Il locale è normalmente aperto da metà Aprile a metà Ottobre, ma vi consiglio di verificare e prenotare contattando il 3498253132 o l’email: fiveroseswinebar@leonedecastris.com e potrete assaggiare l’enorme varietà della cantina Leone De Castris in un panorama unico e coinvolgente. Per completezza, infatti, Leone De Castris coltiva in oltre 12 tenute vitigni autoctoni (negroamaro, primitivo, malvasia nera, verdeca, aleatico, malvasia bianca, bianco di Alessano, moscato, susumaniello e ottavianello) e non (chardonnay, sauvignon blanc, shiraz). Il settore agricolo (di circa 5000 ettari nel ‘600) sino ai primi anni ’50 si estendeva ancora su più di 2000 ettari. Ora, sebbene le dimensioni siano sempre ragguardevoli, Leone de Castris rappresenta circa 300 ettari coltivati a vigneto e circa 50 ettari a seminativo, pascolo e uliveto nelle province di Lecce, Brindisi, Bari e Taranto. Le Masserie Maiana, Donnacoletta, Messere Andrea e parte dei terreni facenti parte delle Contrade Ursi e Rena appartengono alla famiglia da secoli; altri fondi da tempo più recente. Per visite ed apprezzare la varietà potete anche fare riferimento alla pagina ad hoc dedicata sul sito: https://www.leonedecastris.com/visite/ A martedì prossimo! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
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2 Agosto, 2022

Lunae: Un’oasi vinicola tra mare e montagna

Lunae: Un’oasi vinicola tra mare e montagna Una famiglia, una storia, una tradizione Carissimi, bentrovati! Oggi desidero accompagnarvi in Liguria. La Liguria è un sottile arco d’Italia che va dal confine con la Francia sino alla parte settentrionale della Toscana. Solcata dalle montagne, ossia dalle Alpi ad ovest e dagli Appennini ad est, si affaccia interamente sul Mare Ligure: per questo, fra le regioni dell’Italia settentrionale, la Liguria gode di un clima particolarmente temperato. I Colli di Luni si trovano nell’angolo più orientale della regione. L’area si affaccia sul Mar Tirreno dal Golfo di La Spezia ed è protetto alle spalle dalle Alpi Apuane: questa posizione privilegiata le regala un microclima unico, dove l’alternarsi di brezze marine e montane crea la condizione ottimale per la coltivazione delle vigne e la produzione di vini di eccellenza. Già nel 177 a.C. una colonia romana fu fondata alle foci del fiume Magra e denominata “Portus Lunae”. Plinio il Vecchio, nella sua opera “Naturalis Historia” a proposito del vino di questo luogo scriveva: “Etruriae Luna palma habet…”(65 d.C.) : “…dell’Etruria, quello di Luni ha la palma…”. E’ proprio da questa citazione che nasce il nome Lunae, racchiudendo in sé tutti i principi che hanno guidato e che guidano tutt’ora il lavoro in vigna e in cantina. La famiglia Bosoni è infatti da sempre legata a questo territorio. Da quattro generazioni per lavoro e per vocazione facendo tre cose: coltiviamo la vigna, produciamo vino e preserviamo la cultura del nostro territorio. La massima attenzione alle qualità e i caratteri dei singoli vigneti e le diverse zone di produzione sono le caratteristiche proprie di Lunae. Vinificato in vasche d’acciaio a temperatura controllata, i vini sono affinati preferendo soprattutto botti in legno di grandi dimensioni, preservando freschezza, armonia e identità di ogni singola etichetta. Cantine Lunae significa vitigni autoctoni: Vermentino, ma anche Albarola, Vermentino Nero, Malvasia, Pollera Nera e Massareta. Lunae si estende su un comprensorio di 65 ettari, dove è protagonista anche la viticoltura biologica, coltivazione di nuovi vigneti con antiche tecniche locali e, soprattutto, l’utilizzo di energia verde che si sostanzia in impianti fotovoltaici, geotermici e strutture di produzione a basso impatto ambientale. Circa 100 piccoli vignaioli locali sono la famiglia allargata. Il modo in cui si cerca di preservare il territorio non ha solo valenze ambientali. Ciascuno dei vini cerca di dare voce ai Colli di Luni, affinché possano raccontare di sé, della propria storia, della propria ricchezza. Ciascuno dei nostri vini cerca di esaltare i vitigni tradizionali e i relativi terroir, esprimendone le caratteristiche al meglio delle potenzialità. Cantine Lunae ha un cuore pulsante in cui siamo suggerisco di andare a chiunque abbia voglia di scoprire e approfondire il vino, il territorio ed il modo in cui viene realizzato. Si chiama Ca’ Lunae, ed è un luogo in cui il lavoro svolto in vigna e a Cantine Lunae si può esprimere e racconta una propria storia unica. Ca’ Lunae è un antico casale del Settecento che, in linea con la vocazione per la valorizzazione del territorio, è stato completamente ristrutturato nel rispetto delle forme e delle materie. Ca’ Lunae è per un punto d’incontro, un luogo di relazione dove accogliere i visitatori e permettere loro di sperimentare direttamente il nostro territorio. Grazie alla collaborazione con artigiani e piccoli produttori locali, associazioni ed enti, Ca’ Lunae può dare visibilità alla tradizione e all’unicità che costituiscono la grande ricchezza dei Colli di Luni ed offrire una esperienza unica al cliente visitatore. In particolare vi racconto di visite e progetti unici pensati per esperti ed appassionati, fatti anche di tour esperienziali che possono anche concludersi nel wine shop, che a differenza del nome, propone in vendita e in degustazione non solo tutti i vini Ca’ Lunae, ma anche olio extravergine d’oliva, liquori artigianali, confetture prodotte dalle cucine di Ca’ Lunae e una selezione di specialità gastronomiche locali come la pasta, i condimenti tradizionali e i dolci tipici. Sopra l‘enoteca si trova una grande sala dove gli ospiti possono apprezzare l’abbinamento tra i vini e i prodotti gastronomici tradizionali. A proposito di Gastronomia, le cucine di Ca’ Lunae, attraverso la sensibilità di Antonella e Debora Bosoni e in collaborazione con enti di tutela locale, ricercano e propongono specialità gastronomiche di piccoli produttori locali, ratificandone la genuinità con il proprio logo. Il pesto alla ligure, la salsa di noci, le olive taggiasche, la pasta, le farine e le zuppe locali sono solo alcune delle specialità che le cucine di Ca’ Lunae selezionano e propongono in vendita all’interno della del proprio spazio. Infine vi segnalo come all’interno di Ca’ Lunae si trovi Essentiae, un antico laboratorio per la preparazione di liquori secondo le ricette tradizionali del territorio. Attraverso una grande vetrata che si affaccia sull’aia del casale, gli ospiti hanno la possibilità di osservare l’interno del laboratorio e scoprire gli antichi metodi di produzione. Ogni fase della lavorazione si compie manualmente, utilizzando materie prime di alta qualità escludendo l’utilizzo di coloranti e conservanti. Il tutto viene poi celebrato nel Museo del Vino nelle stanze dell’antica casa padronale. Il Museo nasce dalla raccolta personale di Paolo Bosoni, appassionato da sempre della storia contadina locale. Qui il presente diventa memoria. Con tutti i prodotti e possibili esperienze non resta altro che recarsi in Liguria e prima di farlo scrivete pure tutto l’anno a info@calunae.it per informazioni e dettagli. Vi Aspetto! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
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