Vinodentro

Vinodentro è una damigiana (ché altri contenitori sarebbero troppo nobili) che riempio pian piano di emozioni e suggerimenti.
Vinodentro è un palco sul quale il vino è l’attore protagonista e a cui presto la mia voce ma che Vi invito a doppiare con la vostra, perchè qui non stiamo parlando di matematica ed il fatto che in un bicchiere 2 + 2 può benissimo non fare 4 è una magia e…deve stupirVi!
sono assaggi deliranti, storie di Produttori e di Territori, “recit de dégustation” relativi ad Eventi cui ho avuto il piacere di partecipare ed altro ancora, il tutto scritto trattando il vino in quanto tale: un prodotto della terra e dell’uomo e nobile proprio per le sue umili origini.

Arrow Right Top Bg

25 Aprile, 2024

Kras PTP "TERAN" 2016, RENČEL

TERRANO RENCEL Sin dai tempi della Repubblica di Venezia il Terrano sta al Territorio come la Malvasia sta all’Oriente. Se è vero che c’è chi lo vuole “triestino” vistane citata la presenza in quel di Duino sin dal 1444, il Terrano è un vino che non vuol sentir parlare di confini. Era il vino “non navigato”, quello che non aveva attraversato i mari. E mentre all’epoca era un termine che raggruppava vini diversi oggi è stato identificato come appartenente alla famiglia dei Refoschi. Un Refosco dal Peduncolo Verde che fuori dall’areale PTP viene chiamato Refošk e che mi spinge a lanciare un anatema contro chi volesse scomodarsi ad accostarlo al Prošek per alimentare sterili polemiche prive di basi culturali e fondamenti storici. Vino “di nicchia” nel ‘700, venduto anche come “medicina” nelle farmacie, ha uno “ieri” recente che racconta di quelle Osmize dove si è sempre consumato GGiovane. Scontroso, di “brividosa” acidità, poco incline alle facili amicizie, è solo da una ventina d’anni che alcuni Produttori hanno deciso di seguire quanto in realtà consigliato dai bordolesi a fine ‘800, ammorbidirne il carattere con malolattica e legno (anche se Joško racconta di un certo Lozar che, in anni dimenticati e segnati da temperature più basse, faceva appassire parte delle uve per dare corpo a vini altrimenti troppo esili). Il Terrano è un vino che va preso per mano e che ti prende per mano, non è immediato ma ti porta lontano con la sua freschezza che sa di mitteleuropa e di confini che l’uomo traccia e la natura cancella. E allora ecco che il Carso diventa Kras, non è Italia o Slovenia o Trieste o Gorizia, è terra che gli uomini calpestano e coltivano, fatica di roncare, rocce inclini all’inciampo, doline e vento che sega la faccia. Ed è il vino delle doline più che quello delle vette spazzate dalla bora, a volte rotondo come un 33 giri, a volte spigoloso come un pezzo suonato dal CD. Ma due parole su Joško (Renčel) le vogliamo dire?! Ma proprio solo due, perché altrimenti dovremmo scrivere un libro (e perché dovreste averne già letto qui)! Inventore? Filosofo? Forse pazzo (ché 3ha, 8 vitigni, 10000 bottiglie e…tipo 22 etichette sono numeri da camicia di forza). Bianchi, rossi, rosati, passiti (ahhh, quel Micarone!)…vini studiati e altri nati per “sbaglio”. L’hanno definito l’Archimede del vino ma a me piace pensare all’uomo Joško nella sua forma più pura: vignaiolo. La strada di mattoni gialli che porta da lui passa da Trieste e inanella una serie infinita di curve che raccontano di sbarre che furono e uomini contro. Kremen, vigne e poi Dutovlje è là in fondo. Al N° 24 c’è la sua cantina, dimessa e nascosta casa tra le case. Disordine ordinato di botti storiche, vasche d’acciaio, un’anfora (sola e solitaria, quasi dimenticata là, nel suo cortile), botti piene d’aceto ed altre in cui stanno vicinivicini vini di una “cambogia” di annate Tutte pronte al giudizio insindacabile dell’assaggio di un lui che ne deciderà il destino Joško parla poco di suo (e l’italiano neppure bene) ma il vino accomuna, azzera distanze, traduce sguardi ed emozioni. Se poi volete altre notizie cercatevele da soli ché qui devo dirVi di un vino e poi…mica posso sempre fare tutto io! Dunque, “TERRANO“… Inizialmente diffidente sembra voler essere specchio della gente del posto. Ruvido, ventoso, sa di steppa bagnata e camino che asciugai le ossa. Poi si lascia andare alle spezie e si dischiude al frutto, rosso e nero, carnoso, maturo. In bocca entra senza fare sconti, diretto, spontaneo, morbido quanto deve, quel tanto che serve per risultare educato e cercare di pareggiare la rampante acidità. La mora è netta, la ciliegia non vuole essere da meno e le spezie passate al mortaio fanno da legante rilanciando il sorso dopo aver preso per mano la timidezza di un animo erbaceo. Un duro dal cuore tenero, un orso con l’incedere elegante di un Pinot Nero. Da bere ascoltando “PLAY THAT FUNKY MUSIC” di WILD CHERRY ma nell’interpretazione live di PRINCE (magari con ben più di qualche fetta di Kraški Pršut). Il costo? Non lo ricordo, ma se l’ho comprato io potete farlo anche Voi Roberto Alloi VINODENTRO  
Leggi
Arrow Right Top Bg

18 Aprile, 2024

Viticoltori Montespertoli, una rigenerazione toscana

IL COSA E IL DOVE Lo scorso 6 Aprile, i “ragazzacci” di VINARIO4 hanno colpito ancora! Stavolta sono riusciti a portare a Roma un pezzo di quell’altra Toscana di cui troppo spesso ci dimentichiamo. Sto parlando di quell’Associazione VITICOLTORI MONTESPERTOLI che hanno ospitato nello SPAZIO FAREdel MERCATO CENTRALE. Se la provocazione serve ad accendere i riflettori su Territori che ancora non si “vogliono” conoscere allora: “VIVA LA REVOLUCIÓN”! Quella di Montespertoli e dei suoi Viticoltori è una lotta senza quartiere. Atleti in una competizione che si chiama “VINO”, si battono per dare dignità a un Territorio che ancora non ne ha avuta abbastanza. Quel Montespertoli che era per me come uno scioglilingua mentre mandavo a memoria le 7 sottozone della DOCG Chianti, è non solo la prima ad essere stata istituita ma anche il fazzoletto di Toscana più vitato (insieme a Montalcino) dell’intera Regione. Un Territorio di colline più dolci rispetto a quelle del Chianti Classico, estremamente variegato in termini pedologici (dalle sabbie del Sud ai conglomerati del Nord passando per le argille della zona centrale), che racconta nel bicchiere un mare antico come farebbero le conchiglie di cui è ricco il sottosuolo se le avvicinaste alle orecchie. 17 i moschettieri dell’Associazione (oggi ce n’erano 10 e io, colpevolmente, non sono riuscito neppure a conoscerli tutti) e Sangiovese il principe cui hanno giurato fedeltà (ma non mancano autoctoni come Pugnitello, Foglia Tonda, Ciliegiolo e gli internazionali), 450ha vitati, 14 Aziende in regime BIO, Territorio vocato ai Rossi ma non dimentico dei Bianchi. 2 anni il prossimo 28 Maggio, l’Associazione si è data una serie di regole che, partendo dalla coltivazione diretta delle uve e dal rispetto della materia prima, passano per pratiche agronomiche sostenibili da attuare con l’intera comunità agricola. Ultima regola? Non sottrarsi mai al confronto e portare il messaggio fuori dai propri confini. GLI ASSAGGI I banchi d’assaggio (presidiati mai come in questa occasione) dai Produttori in prima persona, sono stati preceduti da una masterclass fuori dagli schemi precostituiti. 4 vini presentati alla cieca da Giulio Tinacci (alias MONTALBINO, presidente dell’Associazione) e sottoposti al giudizio dei presenti per cercare corrispondenze tra caratteristiche organolettiche Territori. Cosa ne è venuto fuori? Fatte salve le didattiche evidenze di quanto sabbie e/o argille influiscano sul risultato finale quello che è saltato agli occhi è una sorta di trait d’union tra tutti i prodotti, quasi che la firma del vignaiolo passi in subordine rispetto all’avallo del Territorio. Una comunione d’intenti dalla vigna al bicchiere assolutamente priva di omologazioni a dimostrare quando sia importante lavorare insieme per il raggiungimento di un risultato comune di alto livello. I vini? Di seguito troverete la mia consueta e personalissima classifica (oltre alla descrizione di tutti gli altri vini) ma, al di là di tutto colpisce la freschezza di tutte le produzioni. Bevibilità ai massimi livelli, vini immediati, dinamici, pronti sin da subito (tanto da sembrare in alcuni casi già evoluti) ma senza tema di affrontare almeno qualche anno di vetro per dare il massimo. LA MASTERCLASS 1. LE FONTI A SAN GIORGIO Azienda a trazione femminile, quella di Piera Giovannelli. 13ha certificati BIO dal 2020 dedicati essenzialmente ai vitigni della tradizione per produzioni attente alla Tradizione ma che strizzano l’occhio al gusto contemporaneo. CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG 2022: Sangiovese, Colorino, Pugnitello, cemento e acciaio sono gli ingredienti per questo Chianti di GGiovane, vibrante intensità. Forse troppo timido nel presentare uno spettro olfattivo in realtà di inattesa complessità fatto di ciliegie nere, liquirizia, tabacco, un ché di pellame sapientemente mixati alla sostanziosa presenza agrumata, scala velocemente la classifica della piacevolezza una volta che lo si assaggia. Eccolo dunque riproporre in bocca la sostanza del frutto con ragazzina vivacità, facendo leva su freschezza e sapidità quasi marine e un tannino quasi “dolce” a fare il controcanto. Si becca il mio premio “LEVATEMELO” 2. PODERE GHISONE 60ha di cui 15 vitati quelli di questa Azienda familiare. Vitigni del Territorio con una iniezione di internazionali, rossi in particolare ma senza dimenticare bianchi storici come Trebbiano e Malvasia. CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG “BORRO DEGLI OLMI” 2022: al naso si percepisce una certa assonanza con il vino precedente, quella sorta di timidezza iniziale e poi la pienezza del frutto rosso dà la mano alla freschezza floreale, l’asprezza della marasca viene mitigata da un grasso cioccolato mentre un tocco di pepe verde e una nota ematica si occupano della chiusura. Il sorso accompagna l’olfatto sbrogliando un sostanzioso estratto e tannini ancora non ben pettinati tra spezie e mirtilli fino al finale di minerale piccantezza. 2. CASTELLO SONNINO Quasi duecento gli anni di storia (del vino e non solo) che l’Azienda custodisce. Una produzione Territoriale (non dimentica dei vitigni internazionali) che mixa tradizione e innovazione con risultati di grande personalità. CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG “SONNINO” 2022: forse il più complesso della batteria. Un olfatto che dei rovi lascia percepire, oltre ai frutti, anche le spine prima di far spazio all’aspra amarena e sorprenderci con un ché di anguria. La gentile delicatezza della viola e la più maschia liquirizia ci traghettano poi verso un finale che propone un intero corredo di erbe aromatiche. In bocca dimostra calore ma non riesce a contenere l’irruenza monella di una vena fresco-sapida che fa leva anche sull’iniezione di Trebbiano per solleticarci le gengive con le sottili piccantezze tannico/pepate. Chiude lungo quanto deve lasciandoci in fondo al calice un ricordo di contadina rusticità. Bellobello. 4. FATTORIA LA LECCIA 20ha trazione femminile con un oggi targato 2013. Biologica dal 2019, basa la propria produzione su vitigni del Territorio ma non dimentica internazionali come Merlot e Syrah. CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG SUPERIORE 2022: praticamente tutto Sangiovese con un quid di Trebbiano ad instillare ulteriore freschezza in un vino pronto ed equilibrato come il Territorio di Montespertoli vuole. Prugna, marasca, lamponi, sottigliezze speziate di chiodi di garofano e ben più dell’atteso in termini di mazzo di rose. Sorso molto coerente, frescofresco e ben sapido che cela nel fondo del bicchiere un ricordo contadino che lo accomuna per un attimo al vino precedente. LA TOP FIVE TENUTA COELI AULA Dalla metà del Secolo scorso sono quattro le generazioni della Famiglia Barni che si sono succedute alla guida dell’Azienda. Certificata BIO pone grande attenzione alla cura dei vigneti e alla salvaguardia del Territorio producendo vini che mixano con sapienza Tradizione ed evoluzione. TOSCANA IGT CILIEGIOLO “CERASUS” 2022: nato con idee di legno e sostanza trova in questa “quasi” nuova release la sua più didattica espressione. Già al naso dimostra il suo essere legato a filo doppio con il Sangiovese proponendosi con quel frutto pieno (qui, guardacaso, ciliegia in testa) senza dimenticarsi delle note vegetali che qui ricordano boschi e foglie di pomodoro. Seguono i toni floreali della viola e quelli balsamici della liquirizia e del rabarbaro ed un ché di ematico. Ottimo l’equilibrio in bocca per un sorso ricco e gustoso supportato da tannini presenti ma educati e da una progressione sapida che culmina in un finale decisamente saporito. Una bevuta a 360° da provare ascoltando “SEXY BOY” degli AIR. TENUTA BARBADORO 36 gli ettari coltivati a vigneto da questa Azienda. Questione di famiglia sin dal 1860 e certificata BIO dal 2007, parte da minime pratiche agronomiche e di cantina per produrre vini di eccellenza spostando costantemente più in alto l’asticella della Qualità. TOSCANA IGT ROSSO BIOLOGICO “IO TESTONE” 2022: mentre si becca subito il mio premio “PADRETERNO” per l’irriverenza tutta toscana del proprio nome di fantasia mi cedono le gambe e mi scappa un italianissimo “UAUUU”. Niente solfiti e una dimostrazione di pulizia da indicare ad esempio per molti di quei produttori che si avventurano sull’insidiosa ed affilata cresta che separa il versante dell’eccellenza dal baratro del difetto. Cresta che ‘sto rosso toscanaccio percorre con la sicurezza dell’alpinista esperto e l’eleganza di un Philippe Petit a spasso tra le Torri Gemelle. Attento, educato, mai un’esitazione nella sua prepotenza fruttata e nessuna vergogna nel proporsi con rustica, contadina eleganza. Sorso che dimostra alcuna esitazione, succoso, trascinante, financo traditore (occhio a quei 14° alcolici che possono giocare brutti scherzi alle gambe), coerente in corpo e spirito con l’olfatto e che sottolinea una macchia mediterranea neppure immaginata in precedenza. SORPRENDENTISSIMO! Da bere ascoltando “B-SIDE” dei KHRUANGBIN & LEON BRIDGES. PODERE DELL’ANSELMO Una storia lunga quasi due secoli con un oggi trentennale. Grande attenzione ai vitigni del Territorio (anche quelli meno noti) con una piccola digressione internazionale. Una produzione attenta all’ambiente e alla Tradizione senza dimenticarsi mai di guardare avanti. CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG “INGANNAMATTI” RISERVA 2018: se il piccolo frutto rosso/nero vuole distrarVi siate forti! Andate oltre. Troverete un Mediterraneo di bacche di macchia, di pietre arroventate dal sole, di tabacco rollato contemplando l’orizzonte e un contorno gentile di viole e spezie. Sorso di traviante, carezzevole, malia, che esalta il cioccolato puntando su una sapidità quasi marina. Di questo ne leggerete ancora, perché si e perché bisognerebbe essere matti per non cadere nel suo tranello. Da bere ascoltando “MAD MAN MOON” dei GENESIS. TOSCANA IGT ROSSO “ERA ORA” 2018: legno di tutte le dimensioni per questo Sangiovese che propone confettura di more ma sorprende per quell’atmosfera da sagrestia tutta incenso e canfora per i paramenti prima di lasciarsi andare alla gentilezza delle viole e a una presa di tabacco dalla sacca di cuoio. In bocca accarezza e riempie con una sostanza materica di cui anche i tannini vogliono far parte. Sostanzialmente equilibrato, spinge sulle dolcezze speziate facendo leva sulla balsamicità e su una atmosfera ferrosa che sa cielo da temporale per rimettere le cose in paro. Da bere ascoltando “GOD’S AWAY ON BUSINESS” di TOM WAITS. FATTORIA LA GIGLIOLA 60 gli ettari vitati e il Sangiovese sul gradino più alto del podio senza dimenticarsi dei vitigni internazionali e di quelli a bacca bianca. VINSANTO “LO STOIATO” 2007: un “occhio di pernice” messo lì, a farmi l’agguato giusto prima che corressi via in tempo perché la carrozza (vabbè, la metropolitana) non si trasformasse nuovamente in zucca. Ed eccomi dunque cadere sotto i colpi di un olfatto carico di affascinanti contrasti. La noce e il miele, il fico secco e la nocciola ancora non matura, gli agrumi della pasticceria delle feste, la noce moscata, l’anice e una potente nota di camino spento. Il sorso è di masticabile sostanza, fresco ma soprattutto salato di profondità da natural burella e con un allungo cui si fatica a star dietro. Disarmante. Da bere ascoltando “THE END” dei DOORS. I QUASIQUASI TOSCANA IGT BIANCO “I’VE” 2022 (TENUTA COELI AULA): insolito accostamento di Chardonnay, Sauvignon e Pinot Bianco con il secondo a comandare con delicatezza un procedere olfattivo di sottili freschezze di sambuco e soffi di salvia cui si accostano nespole e florealità di campo. In bocca comanda, manco a dirlo, lo Chardonnay, con quelle sue grassezze che la carezza del legno amplifica vieppiù. Bel connubio di freschezza e sostanza che il Pinot Bianco incravatta di eleganza rendendo quasi naturale il paragone con un Collio distante fisicamente ma non in spirito. Davvero una bella sorpresa. CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG 2022 (LE FONTI A SAN GIORGIO): VV. masterclass TOSCANA IGT ROSSO “PAX” 2018 (PODERE DELL’ANSELMO): un pamphlet di dolcezze boschive che rimanda a fragoline e more mature, dolci le spezie, dolce la cioccolatosa atmosfera e poi freschezze amaricanti! Ecco dunque la liquirizia, la china, le erbe aromatiche ed un tocco di tabacco mentolato. Sorso concertato con l’olfatto, ampio e sostanzioso, di grande morbidezza ma vivissimo, mai seduto e di lunghezza… “PAX”: definitivo! CHIANTI MONTESPERTOLI DOCG “SONNINO” 2022 (CASTELLO SONNINO): VV. masterclass TOSCANA IGT CANAIOLO 2021 (FATTORIA LA GIGLIOLA): al naso evidenzia, con selvatica rusticità, sfumature vinose, frutti di rovo e fiori di campo, sottobosco, ferrosa mineralità e un quid di chiodi di garofano. Sorso più strutturato di quanto credessi pur nella sua primaverile freschezza, che evidenzia dolcezze semplici di schiaccia proponendole con i modi eleganti di un Pinot Nero. Canaiolo, canaglia! ED ORA Beh, intanto è ora di ringraziare i Tre Moschettieri di VINARIO4 per l’invito e per lo spot che hanno saputo accendere su un Territorio troppo spesso (e colpevolmente) dimenticato anche da quelli che vanno in giro a curiosare ma che in regioni blasonate come la Toscana si fermano sulla superficie delle etichette più gettonate senza grattarne via la polvere per scoprire i tesori che cela. E poi è ora di ringraziare i Produttori che m’hanno sopportato e scusarmi con quanti non sono riuscito a conoscere (ma ci saranno altre occasioni). Bella esperienza davvero, spero la ripetano presto (qualche nano-denominazione cui rivolgere sguardi più attenti ce l’avrei già in mente). Roberto Alloi VINODENTRO
Leggi
Arrow Right Top Bg

11 Aprile, 2024

IO VINO 2024

IL COSA E IL DOVE IO VINO è l’ormai irrinunciabile appuntamento romano con i grandi vini di Marche e Campania. Due regioni che non c’azzeccano niente tra loro ma che in questa occasione si ritrovano confinanti grazie alla passione di Manilo Frattari (che ancora si ostina a non voler doppiare l’appuntamento dandomi modo di assaggiare qualcosa in più). Andato in onda lo scorso 17 Marzo, ha riempito sale e corridoi del TH CARPEGNA PALACE di Roma. Location azzeccatissima (e ormai collaudata) per uno scontato successo di pubblico. Un centinaio di Aziende presenti, ‘na cifra de vini da assaggià, masterclass (addirittura una dedicata agli EVO), tricchettracche e bombe a mano. GLI ASSAGGI Come avrete già capito, l’idea di assaggiare tutto non m’era passata neppure per l’anticamera del cervello. Mi serviva un piano preciso e una rotta da seguire e allora…mi sono fatto suggerire qualche novità, ho lasciato il giusto spazio all’estro e, caso più unico che raro, soltanto salutato gli Amici Produttori già stressati in altre occasioni. Davvero alto il livello qualitativo, tanto che anche un “cattivone” come me ha fatto fatica a trovare etichette “anonime”. Ma una sorta di classifica (per quanto priva dell’orpello del punteggio) ho comunque creduto giusto stilarla (gli altri vini li potete trovare qui).. Personale e discutibilissima ma che ho cercato premiasse in egual misura i due protagonisti. Dategli una letta e magari, almeno stavolta, suggeritemi Voi qualcosa da mettere in agenda per l’Edizione 2025. LA TOP SIX (3 + 3) LE MARCHE SOCCI Siamo a Castelplaino, al centro dell’area Classica di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi. 3ha sulla collina del Monte Deserto (che tanto deserto non deve essere visto quello che riesce a produrre). Marika al timone di questa Azienda familiare interamente dedicata a quel Verdicchio di cui propongono diverse interpretazioni vanno dalle bolle alla potenza senza dimenticarsi passando per l’estrazione. VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “BIANCA” 2021: vinificato in totale assenza d’ossigeno grazie al sistema VINOXYGEN e privo di SO2 (come evidenzia il “cattivone bernoccoluto” in retroetichetta) arricchisce il proprio corredo olfattivo di una certa atmosfera “green” ma sottolinea le dolcezze fruttate della pesca e del melone in aggiunta alla carnosa florealità dell’acacia e, coup de theatre, vi affianca una profonda nota iodata. Sorso energizzante, glicericamente abbracciante (15.5°, mica miciomicio!), di irruente sapidità eppure fedelmente legato a quella frutta nettarina che aveva riempito il naso. Bellobello! Da bere ascoltando, manco a dirlo, “BIANCA” degli AFTERHOURS. VER.SER. Acronimo di VERnaccia di SERrapetrona. 3ha e 3 vigneti a San Severino Marche dedicati al Pecorino e alla Vernaccia Nera. Una storia familiare iniziata alla fine degli anni ’90. Una storia fatta di curiosità, di studio e di lavoro. Prima vendemmia nel 2020 un oggi di Tradizione e modernità e un futuro tutto da scrivere (con l’accento però). SERRAPETRONA DOC “CLE MÈ” 2022: naso esplosivo! Un mix di fiori di campo, boscaglia, more, visciole, impennate vegetali e friccicorii di gioventù firmati dal pepe verde con una chiusura sottilmente chinata e minerale. Sorso inarrestabile, varietale e con i tannini giustigiusti che conducono alla progressione fruttata del finale. Fighissima! Si becca il mio premio “VERSAMENE ANCORA SAM”. Da bere ascoltando “AS TIME GOES BY” di HERMAN HUPFELD ma interpretata da BOB DYLAN. DANTE DURI La cantina più piccola di Serrapetrona e un agricoltore figlio di agricoltori. Un cognome che mal si confà al modo con cui descrive il proprio lavoro e all’amore viscerale per quelle uve che producono i suoi vini e sono protagoniste dei suoi begli scatti (quelli che mi sono permesso di rubargli). MARCHE IGT ROSSO PASSITO “’PPICCATO” 2014: eccaallà! Beh, che la Vernaccia Nera abbia un “animo passito” è risaputo ma qui… Un naso saggio, da esplorare ruga per ruga, un’esplosione di ciliegia, polvere di cacao, amaretto, pepe e cannella. Racconta di miele ma anche di profonde note amaricanti di olive nere e di un ché di forse carciofo. In bocca governano le dolcezze del miele e della prugna secca ma noci e nocciole sono lì, sedute in prima fila e quei legni che percepiva l’olfatto sanno d’Oriente. “PPICCATO” (qui senza l’apostrofo) averne potuto bere solo un sorso! Da bere ascoltando “STRANGE FRUIT” di BILLIE HOLIDAY. LA CAMPANIA SALVATORE MARTUSCIELLO 12ha nel cuore dei Campi Flegrei per una produzione legata a filo doppio con il Territorio e i vitigni autoctoni (compresi quelli semisconosciuti come Sauca, Suppezza, Surbegna, Castagnara). GRAGNANO DELLA PENISOLA SORRENTINA DOC “OTTOUVE” 2023: per raccontarVi questo vino ho bisogno del Vostro aiuto. Dovete immaginare la scena più famosa del film MISERIA E NOBILTÀ di Mario Mattioli, quella del “PALTÒ DI NAPOLEONE”. Le due famiglie protagoniste sono alla fame più nera e Don Pasquale decide di dare in pegno il suo cappotto in cambio di alcuni generi alimentari. Totò ha in braccio il cappotto di Don Pasquale, e durante la scena, se lo coccola come se si trattasse di un bimbo. Don Pasquale: Vai dallo sciarcuttiere qui alla cantonata.
Toto: Da chi?
Don Pasquale: Dallo sciarcuttiere qui alla cantonata.
Totò: E chi è questo sciacquettiere?
Don Pasquale: Il pizzicagnolo, il salumiere!
Totò: Il casatuoglio!
Don Pasquale: Il bottegaio! Gli lasci questa roba in pegno e ti fai dare un chilo e mezzo di spaghetti, non pigliare la pasta grossa che non la digerisco. Totò: Pasquale con questa fame tu digerisci pure le corde di contrabbasso Don Pasquale: Ti fai dare una bella buatta di pomodoro perché a me gli spaghetti piacciono pieni di sugo. A proposito, il sugo come lo facciamo, con la salsiccia?? Con la salsiccia! Ti fai dare un chilogrammo di salsiccia. Non pigliare quella stantia, quella già fatta. C’ha la macchina tritacarne: piglia la pelle taratatà taratatà taratatà. E poi rimaniamo asciutti asciutti, solo spaghetti e salsicce? Vogliamo fare una bella padellata di uova? Uova in padella? Te le mangi, le uova? Totò: Si, se me le dai me le mangio! Don Pasquale: Allora 10 uova; assicurati che siano fresche, le agiti, se sono fresche le prendi, se no, desisti; come le vogliamo fare, con la mozzarella? Si, con la mozzarella, le uova vanno fatte con la mozzarella! Ti fai dare mezzo chilogrammo di mozzarelle di Aversa, assicurati che siano buone, pigli queste dita, premi la mozzarella, se cola il latte le prendi, se no desisti.
Poi, che altro?
Un po’ di frutta fresca. Ecco, ti fai dare pure cinque lire in contanti e vai dirimpetto dal vinaio a nome mio, di Don Pasquale il fotografo, e ti fai dare due litri di Gragnano frizzante, assicurati che sia Gragnano. Tu lo saggi; se è frizzante, lo pigli, se no… Totò: …Desisto! Don Pasquale: Che altro? Tornando a casa, a fianco al portone c’è il tabacchino, prendi due sigari, uno per me e uno per te e il resto me lo porti. Totò: Pasquale dimmi una cosa: ma qui dentro c’è il paltò di Napoleone? Tenete conto che io non sono un fan di Totò ma quale scena potrebbe meglio descrivere il rapporto tra Napolie un vino di cui pure il grande Mario Soldati subiva il fascino? Se il Barolo può essere l’Aglianico del nord, perché il Lambrusco non può essere il Gragnano dell’Emilia Romagna? L’anima enoica di Napoli. Provola, salame, pizza…il capitone! Il Gragnano non fa prigionieri…è amico di tutti. E questo non fa eccezione! Come non cadere in deliquio sotto i colpi della sua essenza vinosa, delle more, dei lamponi, delle fragoline di bosco… E poi la succosità dell’arancia rossa, le freschezze del prato verde, quel tocco di liquirizia in chiusura… Sorso di devastante piacevolezza che rende inarrestabile la voglia di sostituire il calice con la cannuccia, ciliegioso, fragoloso eppure sapido, con quei tannini mariuoli. Gli ammollo il mio premio “LEVATEMELO” e corro a farmene una flebo! Da bere ascoltando “8 MILE” di EMINEM. ANTICA MASSERIA A CANC’LLERA Quattro ettari e mezzo di Sannio. Una storia di famiglia con uno ieri da conferitori e un oggi, targato 2007, che ha sacrificato, a colpi di zappa, la quantità sull’altare della Qualità per una produzione centrata sui vitigni autoctoni (Barbera del Sannio, Coda di Volpe e Agostinella) tutta da assaggiare. SANNIO DOP BARBERA “GROTTA DI FUTA” 2020: quella frutta rossa, fresca e succosa, vorrebbe recitare il ruolo di protagonista ma quelle foglie di menta ed eucalipto masticate la riconducono a più miti consigli lasciando che anche le spezie sussurrino qualcosa. Il sorso è di profumata sostanza, leggiadro, morbido quanto serve ad apparire di affascinante rusticità. Chiude ricordandoVi che menta ed eucalipto masticati sono amaricanti e che la prossima volta dovete aver pronta una seconda bottiglia. Da bere ascoltando “B-SIDE” dei KHRUANGBIN & LEON BRIDGES. MUSTILLI 15ha a Sant’Agata dei Goti. Cinquant’anni di storia ed un oggi a trazione femminile. Tutela dell’ambiente e valorizzazione dei vitigni autoctoni per produzioni davvero identitarie. PIEDIROSSO DEL SANNIO SANT’AGATA DEI GOTI DOC “ARTUS” 2019: nette le sensazioni di prugna e piccoli frutti rossi e ancor di più quelle balsamiche di rabarbaro, liquirizia ed eucalipto, un accenno floreale e una nota selvatica (che subito mi fa tradurre Piedirosso in Per’e Palummo) che rende dannatamente intrigante il pentagramma olfattivo. Morbidezza e fitta trama tannica rendono ammaliante un sorso in cui risuonano a lungo le eco dei descrittori olfattivi e l’assolo finale delle balsamicità. Da non perdere! Da bere ascoltando “CORTO CIRCUITO” dei 99 POSSE. I “QUASIQUASI” LE MARCHE TERRALIBERA Quella di Gian Mario Bongini è una delle tante storie di “ritorno” alla campagna, di sogni realizzati. Dalla finanza alla vigna in cerca di spazi per respirare. 7ha e 2 versanti a Serra de’ Conti dedicati alla libertà e al Verdicchio. VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “DA SOLO” 2022: l’indirizzo è quello della Particella 140, Foglio 17 di Serra de’ Conti. Una singola vigna di 1.38ha esposta a NW sull’altro versante della collina. Più fresco dell’annata 2021 (in cui avevo riscontrato la timidezza di mostrare il proprio animo vegetale nascondendolo tra i frutti) vuol dire anche più “giusto”. Credo possano bastare queste sole parole per descrivere un vino che è libera espressione delle vigne da cui proviene e che, interpretato diversamente, perderebbe interesse. Davvero un bel lavoro. COSSIGNANI L. E. TEMPO Da 5 anni, Letizia ed Edoardo Cossignani si dedicano alle cinquantennali vigne del nonno e alla produzione esclusiva di spumanti Metodo Classico con l’occhio attento alla valorizzazione dei vitigni autoctoni e nessun timore reverenziale nei confronti dei cugini d’oltralpe. SPUMANTE METODO CLASSICO “BLANC DE BLANCS”: cuvée 2017-2020, 60% legno e 40% cemento, una parte di malolattica e 24 mesi sui lieviti per questo Pecorino “Cocci Grifoni Original” che di vegetalità ne ha da vendere e che le note di burrosa pasticceria e agrumi canditi provano a tenere a bada. Sorso diretto, tagliente, affilato, fresco e profondamente sapido, che alla grande corrispondenza con l’olfatto aggiunge ben più che una nota di tè. Lungo e coinvolgente. LA CAMPANIA ANTICA MASSERIA A CANC’LLERA BENEVENTANO IGP AGLIANICO “NOTTE DI SAN LORENZO” 2021: punterebbe sull’equilibrio ma lascia che spicchino le freschezze del frutto nero su un’idea di cassis e macchia mediterranea e un’atmosfera sottilmente balsamica. In bocca riempie, invita e, se non fosse per quei tannini di razza ma ancora ineducati, quell’equilibrio cercato lo avrebbe anche raggiunto ma, per ora, si accontenta di lasciarVi con un finale lunghissimo in cui si bea di sottolineare balsamicità e animo minerale. Seducente ma con distinguo. “ERIBIANO” PASSITO 2019: Agostinella, un’uva che si è cercato di accostare al Piemonte, così come accaduto per quella Barbera del Sannio che oggi è Camaiola. Al naso apprezzate cotognata, miele ed agrumi canditi ma non potete non meravigliarVi di una nota “arrostita” di castagna e quasi carciofo Al sorso nulla risulta essere fuori posto. Freschezza, sapidità, le dolcezze pasticcere d’albicocca a prender per mano arancia candita e mandorle… Davvero un bel passito. MONSERRATO 1973 Azienda a conduzione familiare. 13ha vitati, conduzione biologica e focalizzata su Aglianico e Falanghina. BARBERA DEL SANNIO DOP 2021: 9 mesi di anfora fanno tanto e, seppur imperanti i varietali di frutti di bosco, prugna e rosa canina, aggiungono a questi un tocco d’Oriente che profuma di spezie pepose e una balsamicità, a firma tutta “sailamenta”, da aprire i polmoni. Sorso decisamente sapido e freschezza adeguata regalano un sorso mai borioso, leggero, succoso e dinamico che rimanda continuamente al frutto e spinge al bis (ma pure al ter). Si merita un “PIÙ” per quell’etichetta che celebra il vitigno a voce alta. MUSTILLI SANNIO AGLIANICO SANT’AGATA DEI GOTI DOC “CESCO DI NECE” 2017: dolce di mirtillo e aspro di marasca, non dimentica prugne e viole e regala una ventata d’arancia prima concentrarsi sulle piccantezze speziate. Sorso freschissimo (nonostante l’annata avesse fatto supporre il contrario) che lascia si esprimano, nel grande equilibrio complessivo, assoli di mentolata balsamicità, squilli di spezie e cori fruttati. Coinvolgente. E ORA? Ora è il momento dei ringraziamenti, a Manilo Frattari per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato. È anche il momento di scusarmi con tutte quelle Aziende cui ho detto: “ci vediamo dopo” e che (spero di no) mi stanno ancora aspettando. E poi è il momento di mettere in agenda l’Edizione 2025 di un Evento davvero TOPPP come IO VINO e mettersi al lavoro per approfondire tutto quanto di nuovo mi è stato insegnato in una giornata così intensa Roberto Alloi VINODENTRO  
Leggi
Arrow Right Top Bg

4 Aprile, 2024

ROSA, ROSATI, ROSÉ la Guida 2024 (by Decanter Wine Academy)

IL COSA E IL DOVE Lo scorso 16 Marzo, Renato Rovetta e DECANTER WINE ACADEMY hanno organizzato la presentazione alla Stampa e ai Produttori della Guida 2024 ROSA, ROSATI, ROSÉ. Sede dell’Evento il Ristorante Domus Magnanimi di Roma, all’interno del quale sono stati allestiti i banchi d’assaggio destinati ad accogliere il grande pubblico di winelovers intervenuti e organizzate le masterclass dedicate ai Territori più vocati per la produzione di vini rosati. GLI ASSAGGI Oltre 150 le etichette in degustazione a rappresentare da Nord a Sud l’intero stivale italico attraverso un caleidoscopio di interpretazioni “en rose” del vino. Beh, dato per scontato che non avrei mai potuto assaggiare tutto, sono partito da casa con la mia “road map” di degustazioni e…ovviamente ho poi fatto di testa mia. Cioè, non proprio completamente, diciamo che ho deciso di dare priorità a quelle Aziende delle quali fosse presente il Produttore e affidarmi poi all’estro. Cosa ho trovato? Mhhhh…nella mia solita, totale, sincerità Vi dico che m’aspettavo non “qualcosa” ma “MOLTO” di più! Il mondo dei vini rosati sta giustamente cavalcando la moda del momento ma credo che questo non debba essere un alibi per la produzione di vini “omologati”. Accostarsi a un bicchiere dovrebbe essere solo un primo passo, stimolare la curiosità del consumatore all’approfondimento, alla conoscenza di uomini, Storia, storie, Territori. Mi duole invece dire che, in troppi casi, ho trovato anonimato e facili piacionerie di cui il mondo del vino, nel 2024, non ha bisogno. Comunque, bando alle ciance! Di seguito troverete il mio consueto e incompleto “recit de dégustation” oltre ad una personalissima (e forse troppo cattiva) classifica che Vi invito a discutere e confutare (tra l’altro mi sono reso conto di aver “premiato” solo vini di una Regione che non ha una grandissima tradizione di vini rosati). Dategli una letta e correte ad assaggiare! LA “TOP FOUR” LA TOSCANA AZIENDA GUIDO F. FENDI Una giovane (2009) Azienda a conduzione familiare molto attenta al Territorio, piedi ben piantati nella Tradizione ma sguardo rivolto al futuro. TOSCANA IGT ROSATO “CHICCA ROSATO” 2022: 90% Grenache e il saldo di Syrah regalano un naso di respirosa balsamicità, fresco d’agrume e di una menta che sembra quasi di masticare. La fragola ci sta bene e, ben disegnata, s’accosta a friccicori piccanti di pepe rosa. In bocca mette da parte le durezze balsamiche e si concentra sulle succosità fruttate. Fresco e di comparabile sapidità dimostra grande equilibrio e un finale da acquolina in bocca. Da bere ascoltando “DIRTY BOULEVARD” di LOU REED. VALDONICA Proprietà austriaca per questi 15ha di campagna grossetana con vista sulle Isola del Giglio e Isola d’Elba. Vermentino, Ciliegiolo e Sangiovese, produzioni succose che raccontano il Territorio con dovizia di particolari e spirito moderno. VINO ROSATO FRIZZANTE “COCO” 2021: acronimo di COoperazione tra uomini e COllaborazione con la natura (ma a me piace leggerlo come “COCO CHANEL o, in maniera molto più terraterra come il protagonista di un noto film di animazione). Via di mezzo tra la ricercata eleganza di un Metodo Classico e la rustica semplicità di un “rifermentato” si propone con vegetalità così intense da quasi nascondere i colori della frutta accostandole a note di frutta secca. In bocca è spiritoso ma dimostra sostanza, comandano quei lieviti che sottolineano la nocciola ma emergono intriganti piccantezze a prendere per mano i ricordi fruttati. Chiude leggermente fumé lasciandoVi col dubbio di quanto Vi piaccia e, nel dubbio, allungate la mano per chiederne ancora. Da bere ascoltando “GET THE PARTY STARTED” di PINK. POGGIO L’APPARITA Appena un ettaro e mezzo tra le DOC Maremma e Montecucco che da vent’anni raccontano il Sangiovese(anche in bianco). MAREMMA TOSCANA DOC ROSATO “SAN MICHELE N. 3” 2023: un Sangiovese che non si vergogna della propria anima vegetale e la accosta orgoglioso ai piccoli frutti rossi, all’arancia tarocco, al melone, agli sguardi marini, a un tocco di intrigante fumosità. Sorso di decisa sapidità, che la freschezza pareggia a stento ma cui le morbidezze vengono in aiuto. Chiude saporito e invogliante facendoVi allungare la mano. Peccato non averlo assaggiato tra qualche mese! Da bere ascoltando “MICHAEL” dei FRANZ FERDINAND. I VINI DI MAREMMA Fondata nel 1959, la cooperativa raccoglie oggi 215 soci distribuiti sull’intero territorio della provincia di Grosseto. Grande attenzione alla tradizione vinicola locale e occhio attento alla sostenibilità ambientale. TOSCANA IGT ROSATO “TRAMONTO DI MAREMMA” 2022: completamente differente da quello della precedente annata, si dimostra di marina completezza, affatto dimentico di una nota (fidateVi, non avevo bevuto troppo) di come pesce azzurro propone poi i caratteri varietali del vitigno esaltando in egual misura il frutto rosso e le aromatiche vegetalità in una atmosfera vagamente fumé. Sorso di grande sostanza ed equilibrio, che il connubio “piccantezze di pepe rosa-carezza tannica” spingono a ripetere più e più volte. Fatene scorta! Da bere ascoltando “DIRTY BOULEVARD” di LOU REED. GLI “INSEGUITORI” IL CIPRESSO (LOMBARDIA) 7.5ha che da vent’anni sono dedicati principalmente al Moscato di Scanzo. BERGAMASCA IGT ROSATO “ROSARIO” 2023: un naso tutto da sgranare quello di questo Merlot che, orgoglioso del proprio animo vegetale, non lo nasconde dietro il sipario del frutto rosso ma lo esalta con accenti d’agrume, mandorle ed erbe aromatiche. Sorso sostanzioso (ma davvero sostanzioso!), riempie, disseta e invoglia a sedersi con le gambe sotto il tavolino perché qui, a occhi chiusi, sbaglieremmo colore! TOSCANA IGT ROSATO “ROSAJO” 2023, VALDONICA (TOSCANA): naso ombroso per un rosato! Ben più che sottilmente affumicato Vi mette sotto il naso l’intrico di una macchia boschiva non dimentica di foglie secche, nocciole e forse anche funghi mentre la luce la portano le bacche di corniolo e rosa canina. Sorso di tagliente, verticale freschezza, sottilmente sapido, fin troppo rigoroso nel ricordaVi le acidità della frutta e con un finale che ancora una volta Vi fa stare seduti davanti a un camino spento. LE MARCHE TENUTA BARBAROSSA Siamo a Pesaro sotto quel Castello di Candelara che ospitò “IL” Barbarossa in fuga dopo essere stato sconfitto dalla Lega Lombarda. Una storia recente fatta di recupero di vecchi vigneti, valorizzazione dei vitigni del Territorio, rispetto per l’Ambiente e sostenibilità ai massimi livelli. MARCHE IGP ROSATO “R OSÈ” 2022: un Sangiovese dal naso timido, che sembra vergognarsi di fronte all’invito della bella donna in copertina. Dei gerani e dei ciclamini richiama più la parte erbacea del gambo che la gentilezza delle corolle e arrossisce proponendo fragole e ciliegie. In bocca è vivo il contrasto tra la salata sostanza del sorso e l’accentuata dolcezza di quei richiami fruttati che suggerirebbero un certo residuo zuccherino. Chiude goliardico e quasi vinoso nel sottolineare i sapori dell’uva. E ORA? Adesso è il momento dei ringraziamenti, a DECANTER WINE ACADEMY per avermi ospitato e ai produttori per avermi sopportato. Metto sin da ora in agenda l’Edizione 2025 di una manifestazione che mi auguro che mi piacerebbe potesse contribuire a un successo dei vini rosati che vada al di là delle mode del momento, un successo che deve però necessariamente passare dalla presa di coscienza da parte delle Aziende delle potenzialità delle produzioni “en rose” Roberto Alloi VINODENTRO    
Leggi
Arrow Right Top Bg

28 Marzo, 2024

Aglianico MEMINI - 2006 - GUASTAFERRO

L’Aglianico racconta l’Irpinia nel bicchiere dall’alto di una storia millenaria e di un oggi appenappena iniziato. Un oggi firmato da numerosi Produttori illuminati, consci di un Territorio che nulla ha da invidiare a quelli di più nordici blasoni, capace di regalare vini inossidabili. Non conosco la cantina GUASTAFERRO se non per le poche parole dell’amica che m’ha fatto stappare ‘sta bottiglia di emozioni. E proprio perché non la conosco mi limito alle scarne notizie che il web mi concede con la promessa di approfondire il discorso relativo all’Uomo passando, spero, per gli altri vini che produce. 10ha nell’Irpinia di Taurasi, lì dove mi piace pensare che i piemontesi abbiano spiato l’Aglianico per immaginare il loro Barolo. 10ha con una storia che affonda le radici nelle profondità della viticoltura irpina e con un oggi ventennale guidato da Raffaele. Ora, non so se “MEMINI” stia per quel latino “ricordare” cui la professoressa voleva facessimo seguire “meministi” e “meminisse”, certo è che, se così fosse, questo Aglianico avrebbe tanto da far ricordare. Racconterebbe dei vini che furono, sacrificati oggi all’opulenza a scapito di una bevibilità cui lui non ha intenzione di rinunciare. E racconterebbe dell’Uomo che lo fa. Quell’uomo che è vero discrimine e componente spesso dimenticata in quel termine “terroir” troppe volte abusato ed usato a sproposito. Quell’uomo che qui ci mette sotto il naso un fazzoletto di un Territorio che ha forse solo nelle Langhe paragone di complessità e parcellizzazione strutturale. Si, vabbè, ma il vino?! Beh, questo “MEMINI”, pur al giro di boa della maggiore età, dimostra tutta l’incoscienza di un monello. Verticalmente profondo come il cono di un vulcano eppure di grandangolare ampiezza. Riempie il bicchiere come magma che risale dal centro della terra, dirompente come una nuvola di piroclastica, balsamica freschezza. Ed ecco che riuscite dunque a catalogare con precisione tutte le erbe alpine che avete messo a macerare per fare il vostro amaro, le balsamicità di tabacco, le ferrose mineralità. Arrivano poi le grassezze della frutta rossa e nera matura e quelle di un cioccolato che fa comunella con il mentolo per ricordarVi degli “after eihgt” degli anni 80. E poi un secondo giro di freschezze, stavolta succose di arancia rossa e ombrose di sottobosco umido e terroso (foglie e funghi compresi). Cupa la chiusura, che ricorda china, radice di liquirizia, goudron, e grafite. Totemico il sorso, a raccogliere intorno e coinvolgere. Un druido che racconta di sostanza, sottolineando, qualora ce ne fosse bisogno, che le vigne da cui proviene ‘sto vino respirano l’aria frizzantina di quei 500m che sono quasi montagna. Dunque: freschezze a gogo! Da quelle dell’arancia succosa a quelle di un dissetante tè alla menta che ci porta per un istante nello speziato oriente. I tannini? Educati ma non proprio con le braccia conserte, che stanno al loro posto ma vorrebbero uscirsene in giardino a giocare a ‘chiapparella con quella sapida mineralità che si impadronisce del lungo finale di bocca. Da bere ascoltando “B.O.B. (BOMBS OVER BAGHDAD)” degli OUTKAST Roberto Alloi VINODENTRO    
Leggi
Arrow Right Top Bg

21 Marzo, 2024

VINI SELVAGGI 2024

IL COSA E IL DOVE Nei giorni 10 e 11 Marzo u.s. le ampie sale de SPAZIO NOVECENTO a Roma hanno ospitato la quarta Edizione di VINI SELVAGGI fiera indipendente dei vini naturali organizzata da Lorenzo Macinanti, Giulia Arimattei e Francesco Testa. Una due giorni pensata per far incontrare chi fa il vino, chi lo racconta, chi lo vende e chi lo beve. Oltre 100 Produttori provenienti da 9 Paesi hanno dunque potuto presentare i frutti di una viticoltura artigiana e rispettosa del Territorio e dell’Ambiente. LO STRANO CASO DEL V.A.N. Alla fiera era presente anche una delegazione V.A.N. e mi sarebbe davvero piaciuto fare due chiacchiere con loro riguardo una brutta situazione che sta andando avanti da tanto, troppo tempo, ma considerando il fattore “folla” ho creduto fosse meglio rimandare ad altro luogo e altra data. Comunque, per farvela breve, il plot di questo fotoromanzo ha come protagonista un EX tesoriere (Emilio Falcione) che “scappa” portandosi via le credenziali di accesso al sito web e alle pagine social e comincia a emettere comunicati “fantasiosi” a nome di un gruppo che non rappresenta più e di un altro che neppure esiste. Il V.A.N. si è nel frattempo riorganizzato cercando per quanto possibile di arginare i danni economici e di immagine derivanti da tale comportamento. Ma nuovo sito internet e nuova pagina ig (https://www.vignaioliartigianinaturali.org/ e https://www.instagram.com/events_van/) poco possono contro il “cattivone” ed ecco dunque che, mentre l’eco di VINI SELVAGGI 2024 ancora risuona, arriva un nuovo comunicato in puro stile Totò nel quale si invitano i Produttori non a votare Antonio La Trippa ma a ribellarsi al comune nemico, quegli Organizzatori rei, a suo dire, di far pagare gabelle troppo salate in cambio di un tavolo sul quale proporre al pubblico i frutti del proprio lavoro. E siccome la realtà supera sempre la fantasia, prosegue dettando più che suggerendo, un proprio D.P.E.F. con tanto di tariffario e calcolo dei profitti cui gli “imprenditori” (leggasi coloro i quali mettono su un qualsiasi Evento enoico) dovrebbero attenersi. Robin Hood scansete proprio!!!! Vabbè, la faccio breve e mentre concludo sottolineando che la Presidente del V.A.N. (quello VERO) Mariangela Parrilla (di cui qui ospiterei più che volentieri le ragioni) ha subito preso posizione difendendo le fiere e chi le mette in piedi oltreché, ovviamente l’unica e sola Associazione che riunisce i Vignaioli Artigiani Naturali, armato di pop corn e patatine, mi dispongo in trepida attesa di una nuova puntata di questa imperdibile telenovela. GLI ASSAGGI Ma ora, dopo la parentesi hollywoodiana, parliamo di vino. È complicato dirVi dei miei assaggi… Complicato perché dovevo scegliere tra più di 1000 etichette, complicato perché non è che c’era molta gente…DEPPIÙ! E complicato perché ben conoscete la mia posizione nei confronti dei vini “naturali”. Riguardo quest’ultima cosa Vi chiederete (e molti Produttori m’hanno chiesto) che caspita ci fossi andato a fare a un evento dl genere. Che domande! Per imparare! Bisogna essere sempre curiosi, uscire dalla strada maestra, percorrere sentieri tortuosi e essere pronti a meravigliarsi di fronte all’inaspettato. Armato dunque di tanta buona volontà ho sfidato l’acqua che il cielo elargiva a piene mani per farmi largo tra la folla seguendo estro, fortuna e spazi miracolosamente liberi. Si, m’ero fatto la mia bella lista di Aziende da “disturbare” ma, come nella migliore tradizione, l’ho dimenticata sul tavolo e allora libero sfogo alla fantasia. Cosa ho trovato? Beh, devo ammettere che rispetto a qualche anno fa il livello qualitativo si è decisamente alzato. Certo questo non vuol dire che l’improvvisazione sia sparita del tutto, ma quelle nebbie di volatile o l’atmosfera “bagni di Tivoli style” che si respiravano tempo addietro si sono notevolmente affievolite. I Produttori assaggiano, studiano, imparano, a volte sbagliano ma è chiara la volontà di (quasi) tutti di crescere e proporre vini “puliti” al di là delle mode e di quegli appellativi dietro cui mascheravano impreparazione e risultati discutibli. Vabbè, bando alle ciance. Vi lascio alla lettura della mia personalissima “TOP SEVEN” (cui, perché non diciate che sono troppo cattivo, ho affiancato 8 “QUASIQUASI”). Una classifica estrapolata dall’assaggio di una cinquantina di vini, un viaggio tra assaggi “discutibili”, sorsi di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno e perle di assoluto valore.   A proposito: come sempre, degli altri vini potrete leggere qui. Let’s go tasting! LA SLOVENIA JNK Tre ettari e mezzo dalle parti di Šempas, in quel Collio Goriziano che dall’altra parte dei confini tracciati dall’uomo diventa Goriska Brda. Sta lì dal 1890 e io è da un po’ di tempo che dico di farci un salto (in fondo sta a un’oretta di macchina da casa) ma i miei soggiorni friulani sono un caos di “saluta qua, saluta là” e il tempo non basta mai. Qui le macerazioni non sono moda ma tradizione e i risultati lo confermano. Produzioni tutte da provare, vini cui avvicinarsi curiosi e aperti alle esperienze, senza aver paura di lasciare la propria confort-zone di assaggio. VIPAVSKA DOLINA ZGP CHARDONNAY 2018: il naso rivela un animo giallo come le mele renette mature, come l’albicocca, come la camomilla, come la scorza d’agrume. Grasso come il burro, dolce come il miele e la frutta secca in pasticceria, come il profumo dei tigli in fiore portato dalle brezze. Il sorso è un caldo abbraccio al palato, una carezza glicerica che la freschezza prova a gestire e la sapidità di un mare che era a squarciare. Finale lungo, lunghissimo, dolce, pulito. Un vino massiccio eppure incredibilmente scorrevole. Da bere ascoltando “SMOOTH OPERATOR”di SADE. VIPAVSKA DOLINA ZGP REBULA 2013: al naso emana un fascino tutto femminile, evidenzia persino il rossetto, la cipria, il fondotinta… Gli basta una strizzatina d’occhio perché Voi cadiate ai suoi piedi! Se però doveste riuscire ad aprire gli occhi, scoprireste il fieno con che cela mele messe lì ad appassire, note di frutta secca, fiori gialli, un’idea di rabarbaro, legni nobili… In bocca il tannino c’è e si sente, nessuna voglia di mascherarlo, Vi schiaffeggia, amplifica le amaritudini di frutta secca e affianca una sapidità profonda non pareggiata dalla pur vivace freschezza. Un sorso che, se dovesse essere un colore, sarebbe rosso, come la passione. Da bere ascoltando “LIFE ON MARS?” di DAVID BOWIE. IL MOLISE AGRICOLAVINICA VI.NI.CA. (acronimo di VIttorio, NIcholas e CArola) nasce nel 2007 sulla collinare dorsale appenninica di Ripalimosani da passione e voglia di valorizzare un territorio, come quello collinare molisano, storicamente vocato alla viticoltura. 220ha complessivi di cui il 10% vitato. Primi impianti nel 2009, grande attenzione alla Tintilia (quella di montagna) ma senza dimenticare gli internazionali Sauvignon, Riesling e Merlot. SAUVIGNON DEL MOLISE DOC “LAME DEL SORBO” 2020: un naso colorato e caleidoscopico BBOOOMM che oggi se la gioca per il premio “SURPRAIS”. Il primo colore che mi viene in mente è il verde, quello dell’erba da sfalcio e quello della pesca, dolce ma ancora lungi dall’essere matura. Poi il rosa del pompelmo, il grigio del camino spento, il bianco dei fiori d’acacia e quella sottile nota foxy che lo rende giustamente rustico facendocelo valutare per un prodotto della fatica e della terra piuttosto che un qualcosa di trascendentale. In bocca me lo aspettavo più fresco eppure è un bisturi che seziona con cura e a fette sottili i descrittori olfattivi. Lungo il finale salino di un vino che DOVETE assaggiare assolutamente. Da bere ascoltando “THINGS ARE LOOKING UP AGAIN” di LYAMBIKO. VINO FRIZZANTE “OUTSIDER” 2020: beh, questo è un vino di quelli che passano dal naso giusto il tempo di finire in bocca. È un attimo! Quel tanto che serve a riempirsi le narici di pompelmo. Poi è un sorso (il primo), lungo, dissetante… Ne seguiranno altri senza scuse, per puro piacere. Da evitare di tenere in frigo quando si ha sete! Si becca il mio premio “LEVATEMELO”. Da bere ascoltando “ME SO’ ‘MBRIACATO” di MANNARINO. LA SICILIA ETNELLA Un’Azienda giovane, nata nel 2008 sui versanti Orientali e Nord-Orientali dell’Etna. Impianti anche secolari (e pre-fillosserici) che sfidano il limite altimetrico della vite e sono praticamente esenti da qualsiasi intervento umano. Produzioni “artigianali” che in alcuni casi si muovono scaltramente sul filo del difetto e che interpretano benissimo le diverse sfaccettature della lavica mineralità della “Muntagna”. Sorvolo sui due assaggi di Sidro (il primo a base di mele Gelato Cola il secondo che aggiunge alle stesse il mosto del Nerello Mascalese) perché confesso di saperne meno di quanto sappia di vino e…prima di azzardare parole tocca studiare. VINO BIANCO “OXYGEN” 2022: Chardonnay da botte scolma a scimmiottare i prodotti del Jura. Confesso di esserne disorientato! Ossidazione e volatile menano fendenti a destra e a manca e io sono lì, inerme, preda di sensazioni contrastanti. Poi scelgo la via dello Zen e mi si schiude un panorama di frutta gialla disidratata e fiori secchi, freschezze d’agrume amaro a irridere dolcezze di vaniglia e albicocca e accompagnare il sale di un mare lontano. Deve varcare la soglia delle labbra per farVi felici. Sorso velocissimo e traditore (okkio ai suoi 14° alcolici), complesso eppure di disarmante spontaneità viscerale, privo di dubbi. Un vino che non comprerei ma che mi piace davvero un sacco. Da bere ascoltando “OSSIGENO” degli AFTERHOURS. LA SARDEGNA DETTORI Da più di quarant’anni DETTORI rappresenta una splendida realtà di quella Romangia che si affaccia sul Golfo dell’Asinara. Un mix di studiata biodinamica e libere interpretazioni che, al di fuori delle Denominazioni, valorizza i vitigni autoctoni regalandoci risultati di assoluta eccellenza. ROMANGIA IGT ROSSO “CHIMBANTA” 2021: Monica e basta. Il naso vi fa camminare in bosco scuro, resinoso, calcare terra, foglie bagnate, funghi e poi uscite a “riveder le stelle” a respirare brezze salmastre e cespugli di rosmarino, a fumare tabacco… In bocca la rispondenza è disarmante, strapiombante la freschezza granitica la sapida mineralità, infinita la chiusura. Bello, bello davvero! Da bere ascoltando “CHERI CHERI LADY” dei MODERN TALKING. ROMANGIA IGT ROSSO “DETTORI” 2020: uno dei tre vini provenienti dal CRU BADDE NIGOLOSU (quello prodotto con le uve del vigneto più vecchio). Tre vini da tre vigneti diversi, tre vini per capire un fazzoletto di Territorio. L’imprinting olfattivo è di aromatiche dolcezze e sciorina fichi e datteri (forse perché sono appena rientrato dalla Giordania), poi arriva l’arancia a rinfrescare, il mirto a far schioccare la lingua, il tabacco…quello da fumare a fine pasto. Ed un’eco di mare lontano soffiata dal maestrale che piega i cespugli di macchia mediterranea. Sorso potente ed elegante, di grande rispondenza e tannini sapientemente smussati e chiusura mentolata. Un vino per piccoli gesti e grandi amicizie, un vino per i silenzi del fuori pasto, un sorso per sogni e pensieri. Da bere ascoltando “THE SOUND OF SILENCE” DI SIMON & GARFUNKEL. I QUASIQUASI RIEDENGERHOF (ALTO ADIGE) Piccola realtà che, pur facendo perno su quelli che circondano il maso omonimo, ha vigneti assolutamente “urbani” tra i quali passeggiare visitando Merano. I vitigni sono quelli classici, gli interventi ridotti all’essenziale (la certificazione BIOLAND è particolarmente rigida) e la produzione artigianale, affatto scontata e…tutta da assaggiare. DOLOMITI IGT SCHIAVA “FRASCHIATA” 2021: abita da subito i tonneau aperti e ci si chiude poi in letargo per un annetto uscendone fuori carico di ciliegie croccanti, di vispa peposità e di intriganti amaritudini di osso di pesca. Il sorso è un’armonia di morbidezze e freschezza fino a quel finale così salato da far scuotere la testa! Chiude amaricante rincarando la dose di freschezza ed invitandoVi a vedere cosa può regalare un vigneto “di città”. TEREN (FRIULI VENEZIA GIULIA) Sacile, un pezzo di Friuli che è ancora Veneto. 12ha vitati (più altri 16 dedicati in gran parte a grani antichi su cui mi piacerebbe indagare per saperne qualcosa in più), una storia iniziata trent’anni fa, biodinamica da 4 anni e una produzione enoica che punta alla leggerezza e strizza l’occhio al tempo che fu. VINO BIANCO “ARGILLA BIANCO” 2022: due le vendemmie più un’altra dedicata a solo tre filari lasciati lì a “surmaturare” per portare a casa questo Tocai Giallo che si lascia andare a dolcezze di acacia e di miele piuttosto che raccontare una mandorla bianca spellata e di dolce mette anche un pizzico di spezia a separare fiori di campo e erbe amare. Il sorso, di buona freschezza, è segnato da quei tre filari tre che sottolineano le morbidezze, ma non dimentica inserti sapidi e ricordi di mandorla. BOSSANOVA (ABRUZZO) Una giovane realtà che, sulle Colline Teramane di Controguerra, alleva vitigni autoctoni seguendo biodinamica e tradizione. 9ha vitati sui 26 complessivi, niente legno e solo cemento per produzioni vibranti come il genere musicale da cui prende nome la cantina. TREBBIANO D’ABRUZZO DOC 2022: da vigne di cinquant’anni un Trebbiano che si presenta al naso con una riduzione DAVVERO difficile da digerire. Ma oggi sono nella tana del lupo e pronto a slogarmi il polso a furia di roteare il calice. Ecco dunque diradarsi le nebbie sulfuree e palesarsi la frutta gialla e i piccoli fiori di campo. C’è la camomilla ad addolcire ma è il tè che alza la voce mascherando quasi del tutto il calore delle messi assolate. Sorso che il quid di grappolo intero restituisce più tannico di quanto atteso da un Trebbiano. Un bel gradino avanti rispetto all’olfatto, maturo, di alcolica, glicerica sostanza, di eleganza contadina, non borghese, piacevolmente sapido e con una chiusura tutta dedicata alla frutta. Mannaggia a quel naso! MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC 2022: le stesse vigne da cui proviene il Cerasuolo ci regalano un  che non nasconde affatto il proprio grado di parentela con il fratello “decolorato” (e neppure la firma del Produttore). Al naso sottolinea il proprio animo green lasciando al frutto (più prugna che ciliegia) ed alla spezia il ruolo di coristi con soffi balsamici a fare da controcanto. In bocca è agile e scattante, fresco, succoso, piacevolmente grippante, tratteggia un panorama più ampio rispetto al Cerasuolo ma senza vergognarsi del proprio stile naif. AGRICOLAVINICA (MOLISE) TINTILIA DEL MOLISE DOC ROSATO “LAME DEL SORBO” 2021: delicato all’occhio, delicato al naso. Ha un “appena” di tutto, un “appena” di colore, un “appena” di lampone, un “quasi” di agrume, un “soffio” balsamico. Il sorso è invece una lama, non quella “del Sorbo”, ma quella di una sega. Affilata ma per un taglio rustico, non come quello di un bisturi, uno zigozago di succosa melagrana e sottili peposità. Inatteso. ETNELLA (SICILIA) TERRE SICILIANE IGT ROSSO “VILLA PETROSA”: 80% di Nerello Mascalese e il resto di Cappuccio provenienti da una piccola vigna in una GRANDE contrada. Un po’ di volatile è lì a disturbare l’olfatto ma qualche colpo ben assestato al calice e la dovuta “tara” risolvono in fretta lasciando ampio spazio ad un vino duro, pietroso, che mette a fuoco i pochi ciuffi d’erba verde tra gli arbusti secchi e non si dimentica dell’incarnato rosso dei piccoli frutti, della cannella, delle erbe aromatiche. Sorso profondo come il camino vulcanico, a pescare calore dalle viscere della terra e mixarlo con la freschezza dei quasi mille metri di quota. Confonde poi il solletico tannico dietro sopite dolcezze e chiude su lunghe aromaticità facendoci alzare lo sguardo verso il cratere. Gli do il mio premio “MANNAGGIA” per quella volatile che…mannaggia! DETTORI (SARDEGNA) ROMANGIA IGT BIANCO “DETTORI BIANCO”: un Vermentino che, in una atmosfera più salmastra che minerale, riempie il naso di fieno caldo e dolcezze di miele e fichi che fanno a sportellate con amaricanti sensazioni balsamiche di finocchietto selvatico per chiudere poi su note di pompelmo maturo e lasciarci lì a pensare a quella nota smaltata che… Sorso che riserva una carbonica sorpresa (imbottigliato Maggio 2022 quindi ampiamente voluta), ampio, rispondente, fresco e morbido al contempo evidenzia una salinità che sembra cercare lo scontro e conduce invece ad un finale estremamente lungo. Credo diventi un gran vino ma non ora, non qui. VINO ROSSO “RENOSU”: metà Cannonau e il resto Pascale e Monica a mezzi per un olfatto mediterraneo che spazia dalle olive ai cespugli di rosmarino e origano passando per dolcezze di spezie e frutta disidratata e chiude lasciandoVi seduti di fronte al camino a mangiare frutta secca. Sorso di compiacente scorrevolezza e di decisa, minerale sapidità che non si vergogna di ricordarVi, con rustica eleganza, quanto apprezzato dall’olfatto, sottolineando le note vegetali senza dimenticarsi del frutto. Così “quotidiano” che verrebbe voglia di dimenticarsi del calice e tornare ai cari, vecchi, bicchieri da osteria. E ORA? Beh, ora è come sempre il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato, avermi insegnato tante cose nuove e avermi fatto conoscere filosofie, territori e stili che saranno motivo di approfondimento nei mesi a venire. Metto dunque in agenda sin da ora una Edizione 2025 che spero ancora più vivace e nel frattempo cerco di star dietro a un calendario di Eventi che si preannuncia davvero impegnativo. Roberto Alloi VINODENTRO  
Leggi
Arrow Right Top Bg

14 Marzo, 2024

Vini da Terre Estreme 2024

IL COSA E IL DOVE Nei giorni 25 e 26 Febbraio u.s. le sale dell’Hotel Palatino di Roma hanno ospitato la 13° Edizione di VINI DA TERRE ESTREME, Evento firmato PILOTA GREEN e Andrea Petrini che si propone di far conoscere al grande pubblico (ma anche a tanti operatori dl settore) il lavoro di quel ristretto numero di Produttori che si ostinano a coltivare la Vitis Vinifera là dove la natura fa di tutto per contrastare il loro lavoro. Dall’ostinato impegno di questi vignaioli nascono bottiglie che raccontano lembi sperduti di Territorio strappati con ferma determinazione boschi e scarrupi per il nostro edonistico piacere, produzioni limitate per emozioni senza fine. 30 Aziende, banchi d’assaggio e masterclass (dedicate pensate un po’ anche all’EVO!) per una due giorni di grande fascino e grande successo. GLI ASSAGGI C’era tanto da assaggiare ma io ro ben disposto ed ero pure riuscito ad incastrare l’impegno inderogaBBile delle gare del figlio ma… C’è sempre un “ma” e, in questo caso, s’è materializzato sotto forma del numero di etichette che ciascun Produttore ha portato: ‘na cifra!!!!! E quindi addio buoni propositi e spazio all’estro. Ormai saprete che preferisco assaggiare l’intera produzione di un’Azienda piuttosto che spizzicare qua e là tra quelle presenti ed in questo caso m’è toccato sacrificare alcuni nomi che avevo messo in agenda sull’altare di quella dead-line temporale che mi consentiva di attraversare Roma per raggiungere in tempo la piscina che ospitava l’agone natatorio. Comunque mica sono stato con le mani in mano! Date quindi una letta alla mia personalissima “TOP ELEVEN” se non altro per dirmi BBravo e, se non doveste trovare quello che pensavate beh…sarà per la prossima volta o per quando, magari, mi doveste consigliare Voi qualcosa che mi sono perso e che a Vostro giudizio, andava davvero provato (comunque, degli altri vini assaggiati potrete leggere qui). LA LIGURIA TENUTA MAFFONE 6ha di piccoli appezzamenti rubati al bosco in Valle Arroscia (IM), a metà strada tra il mare della Riviera di Ponente e le nevi delle Alpi Liguri. Vecchi vigneti di anche 120 anni (tutti iscritti all’Albo dei Vigneti Storici e dei Vigneti Eroici), spesso a piede franco perché talmente isolati che neppure la fillossera era riuscita a trovarli. Focus sull’Ormeasco ma senza dimenticare il Pigato. SPUMANTE METODO CLASSICO ROSÉ “DUEZEROSETTE” 2016: “IL” Metodo Classico da Ormeasco (per il fatto di essere stati i primi a farlo ed essere ancora gli unici). 72 mesi sui lieviti per un naso maledettamente in linea con il “cugino” fermo”. Intense note di una frutta non dimentica della pasticceria precedono soffi di spezie natalizie in una atmosfera cupa di vegetalità boschive ed amaricante di china e timo. Sorso cremosissimo e di verticale spinta fresco-sapida per una beva elegante e compulsiva. Certo che per essere uno spumante di “recupero” (in pieno “stile genovese”) beh… Si prende il mio premio “GEIMSBOND” Da bere ascoltando, neanche a dirlo “CREUZA DE MÄ” di FABRIZIO DE ANDRÈ. IL VENETO SANDRO DE BRUNO Dal cuore della Lessinia, 40ha di vulcano dedicati tutti a Durella e Garganega. Vigneti posti a 600/700m slm, grandi escursioni termiche e conduzione attenta e rispettosa. LESSINI DURELLO DOC METODO CLASSICO “36 MESI DOSAGGIO ZERO” RISERVA: piacevolissimamente amaricante di nespola eppure dolce di susina, floreale quel tanto che deve ma profondamente minerale e con il giusto di crosta di pane. Sorso intrigante e ritmato dai continui richiami olfattivi cui va ad aggiungersi un tocco d’agrume. Lo so, Vi sembrerà essere troppo importante per utilizzarlo tra chiacchiere e amici ma…io ce lo vedo proprio bene. IL FRIULI VENEZIA GIULIA GASPARE BUSCEMI Mica è facile riassumere in due righe il personaggio Gaspare Buscemi e il suo lavoro. Pensando quindi di dedicargli lo spazio che merita in un approfondimento futuro, Vi dico qui soltanto che siamo a Cormons (GO), che l’uomo si definisce “enologo, vinificatore, artigiano” e che il principio fondante della sua filosofia mi pare possa dirsi essere il “non fare”. Le sue produzioni non sono “facili” e vanno approcciate con mente libera da preconcetti e cuore aperto alle emozioni. Provate i suoi vini e poi…parliamone. VINO FRIZZANTE “PERLE D’UVA” 2002 (MOSTO 2004, SBOCCATURA 2023): sotto quel tappo a corona, sotto il sughero c’è…un naso assoluto! Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon e Malvasia. La sottile carbonica della rifermentazione veicola idrocarburi, albicocche disidratate, erbe aromatiche amare, mineralità profonda e poi un infinito corteo di descrittori in continua evoluzione (eh…ad avere più tempo!). Sorso cremoso, quasi grasso, di eleganza interiore e mai affettata, perfettamente rispondente all’olfatto, sottilmente tannico e di lunghezza ancora da scoprire. Un’esperienza. Da bere ascoltando “JUST BREATHE” dei PEARL JAM. VENEZIA GIULIA IGT “BRAIDE BIANCO” 2021: beh, ‘ste vigne stanno a Colloredo di Monte Albano, proprio dietro casa mia ed ho già messo in agenda di andarmele a spizzare appena possibile. Assemblaggio di “quel che c’è”, regala un naso fresco, vegetale e balsamico. Ci trovate il finocchietto selvatico e la mentuccia, una manciata di malva ed un non so che di esotico (che non c’avrei messo ma c’è). Sorso sottile, scorre via in un attimo e vuole subito un refill per far finta di dover apprezzare meglio quei descrittori che vogliamo per forza trovare nel vino senza pensare al solo piacere di berlo. Traditore. Da bere ascoltando “LIFE’S TOO GOOD” degli SUGARCUBES. VENEZIA GIULIA IGT “BRAIDE ROSSO” 2021: “Anin ta braide co ai di menà dongje la meniche”! La voce di mio nonno…mi sembra quasi di sentirla… “Braide” termine friulano per indicare il campo che qui individua un vino di dissacrante immediatezza, terraterra, semplice, artigianale, contadino. Al naso marasche e prugne, terra umida, muschio, fiori… Sorso di una immediatezza che fa quasi lacrimare, tannico quanto ci si aspetta e di persistenza ben più che adeguata a versarVi il secondo bicchiere. Easy, che volete di più?! Da bere ascoltando “PIANO MAN” di BILLY JOEL. GLI “OSSIDATI” VENEZIA GIULIA IGT “SCELTA AMBRATA” 1988: un Pinot Bianco (ossidato non macerato) che non si può descrivere tecnicamente. Un vino che i “soloni” del bicchiere verserebbero nel lavandino (e in parte, confesso, anche io sarei stato lì lì per compiere il fattaccio). Ma Gaspare ha la capacità di traghettarci fuori dallo Stige del difetto lasciando entrare le emozioni. Il naso? Dai! Il naso è “finito” (o “sfinito”) ma non rinuncia ad alzare ancora la testa, ostinato nel raccontare chinotto e salvia, zafferano e susine, un gheriglio di noce, un soffio di terra… In bocca sembra rianimarsi, rialzare la testa in un sussulto di freschezza. Un sorso di dolcezze mai scontate in un’atmosfera di incensata sacralità. Un vino che ha una storia da raccontare ad orecchie che la vogliono ascoltare (e le mie non sono ancora sicuro che possano intendere). Da bere ascoltando “THE END” dei DOORS. VENEZIA GIULIA IGT VERDUZZO SECCO 1988: come dal bruco la farfalla, da uno “sbaglio” un vino che il tempo e l’ossigeno hanno reso praticamente privo di alcol, con un olfatto da paura! Un incipit di pienezze mentolate introduce ad un infinito corteo di descrittori. E allora ecco, in parata, uva sultanina, canditi, lieviti appena dolci, noce, liquirizia, erbe officinali… Il sorso? Uno strapiombo di acidità e comparabile spalla sapida e poi…un baratro nero che Vi lascia con poco o niente in mano. Detta così dovrei dire: “peccato”! Eppure mi vien da pensare che con qualche formaggio particolarmente “strong” possa dire la sua. Magari riuscirò a fare la prova. Gli do il mio Premio “SOCRATE” confidando in futuro di riuscire ad essere più filosofo negli assaggi rassegnandomi al “sapere di non sapere”. Da bere ascoltando “HIGH AND DRY” dei RADIOHEAD. BORTOLUSSO 45ha di terra di confine in una regione di confine. L’estremo di coltivare la vite lì dove il sale dell’alto Adriatico caratterizza l’assaggio. Qui, in anteprima, le annate 2023 che pagano lo scotto di un equilibrio ancora non raggiunto. TRE VENEZIE IGT VERDUZZO 2022: l’olfatto, dolce e grasso, rivela mela golden matura e miele d’acacia ma già preannuncia le sorprese dell’assaggio con quella nota iodata di fondo ed un fumé traditore. Sorso morbido e succoso che, mentre vive delle sportellate tra i rimandi delle dolcezze olfattive ed una marina, impetuosa salinità, affonda il piede sull’acceleratore di quella nota affumicata che ora vuole assolutamente dire la sua. Un vino da provare senza preconcetti e ri-provare per il piacere di farlo. Bello. Da bere ascoltando “BITTER SWEET SYMPHONY” dei VERVE. GIOVANNI DRI IL RONCAT 10ha in quel di Ramandolo (che è frazione di Nimis e unico paese del Friuli a dare il proprio nome ad un vino). Una produzione che da cinquant’anni racconta il territorio centrata in primis su quel Verduzzo che deve la propria fama essenzialmente a Giovanni (vabbè, anche a Dario che gli sta di fronte). RAMANDOLO DOCG 2021: in una atmosfera forse boschiva e di soffusa mineralità e, il naso è un sabba dolce-amaro di pesche succose e mandorle amare, scorzette d’agrume e miele. Sorso avvolgente segnato dalle sportellate tra glicerica dolcezza e tannini da “rosso mancato”. Fresco quanto deve e lungo di più chiude vegetale. Lui vince il mio premio “LEVATEMELO” e voi…provatelo con la carbonara. Da bere ascoltando “SUGAR MOUNTAIN” di NEIL YOUNG. IL LAZIO CASALE DEL GIGLIO Dal 1967 un pezzo di storia vinicola del Lazio. Un’Azienda che ha scommesso su un areale strappato alla palude come quello della Pianura Pontina su cui nessuno avrebbe mai posato gli occhi per impiantare vigneti. Una produzione che non fa figli e figliastri tra vitigni autoctoni e internazionali e che oggi è sinonimo di classica eleganza. LAZIO IGB BIANCO BIANCOLELLA “TORRE DELLA GUARDIA” 2022: naso ripido e marino che racconta ginestre, cespugli e timo serpillo prima di concentrarsi sulle dolcezze della frutta gialla matura (anche esotica). Sorso caldo ma che la tirrenica sapidità rende particolarmente coinvolgente, ben ritmato nei rimandi olfattivi e con una chiusura di ottima persistenza. Un sorso diverso da una cantina spesso troppo classicheggiante. Da bere ascoltando  “ALL AROUND THE WATCHTOWER” di JIMI HENDRIX. LA BASILICATA NIMA Poco più che un fazzoletto di terra in quella Melfi (PZ) che mise nero su bianco uguaglianza di diritti e sostegno all’agricoltura. Aglianico, Moscato e Malvasia per Tradizione e conduzione biologica per rispetto. BASILICATA IGT AGLIANICO “CAMARDA” 2022: le dolcezze ed il loro contraltare. Il bosco e il suo limitare, le bacche nere, i cespugli di rosa canina (spine comprese), le spezie, le prugne mature… Il sorso accosta la freschezza delle alte vette a una mineralità da centro della terra che i tannini non ancora domi amplificano vieppù. Chiude speziato chiedendo un altro sorso. Da bere ascoltando “SONGS FROM THE WOOD” dei JETHRO TULL. E ORA? Ora è il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato. Ed è il momento delle riflessioni sul valore di quanto assaggiato e sull’impegno che mi toccherà profondere per raccontare e approfondire. Beh, intanto metto in agenda una Edizione 2025 che spero sia ancora romana e poi…mi metto al lavoro. Roberto Alloi VINODENTRO  
Leggi
Arrow Right Top Bg

7 Marzo, 2024

Anteprima L'Altra Toscana 2024, ovvero quello che assaggeremo.

IL COSA ED IL DOVE Toscana sugli scudi nei giorni dal 14 al 19 Febbraio u.s. Una settimana intensissima dedicata alla presentazione delle nuove annate da parte dei diversi Consorzi della Regione. Ecco dunque il Chianti Classico (in grande spolvero come sempre), Il Vino Nobile di Montepulciano, Il Morellino di Scansano e l’Altra Toscana (quella dell’IGT e delle Denominazioni “minori” (mi si perdoni l’aggettivo). Considerato l’impegno che avrebbe richiesto seguire l’intero palinsesto ho dovuto necessariamente operare delle scelte e, navigando come sempre in direzione ostinata e contraria, ho deciso di concentrarmi sulla Toscana degli altri. Ed è stato così che il 19 mi sono seduto ad uno dei tavoli del Palazzo degli Affari di Firenze con intenzioni piuttosto bellicose. GLI ASSAGGI Organizzazione di rara perfezione quella dell’Evento: tavoli da 6, sommelier dedicato e…una carta di 360 vini a completa disposizione. Confesso che la Toscana è per me, dal punto di vista enologico, terra in gran parte inesplorata e, dovendo scegliere il percorso di degustazioni da seguire ho pensato essere cosa giusta affidarmi al caso. Nessun preconcetto, nessun favoritismo, nessuna attenzione alla fascia prezzo, nomi noti e misconosciuti nello stesso calderone. Un bel respiro e..VIA! Tempo a disposizione ce n’era tanto (anche se una dead line dettata dall’orario del treno che mi avrebbe riportato a Roma l’avevo comunque dovuta tracciare) ma mica potevo assaggiare tutto! In ogni caso ho fatto la mia parte ed ho ficcato il naso in 98 etichette (in realtà 94 perché 4 vini li ho assaggiati 2 volte essendo tra i protagonisti della masterclass dedicata al Consorzio Valdarno di Sopra e condotta da Daniele Cernilli). Cosa ho trovato? Beh, la Qualità non era certo oggetto di discussione ma sorprese ce ne sono state comunque diverse. Sorprese assolute le ha regalate il Syrah che ha dimostrato di trovarsi particolarmente a proprio agio nell’areale di Cortona. Poi Carmignano ci ricorda che tutti dovremmo fare più attenzione a quella che, in fondo in fondo, è la più vecchia DOC(G) del mondo). E l’IGT Toscana, costellata di luminosissime stelle. La parte meno “simpatica” l’hanno invece recitata tutti quei vini (e ne ho trovati tanti) che sembrano preferire una sorta di “omologazione” al tradizionale “gusto toscano” piuttosto che brillare di luce propria. Comunque, dovendo tirare le somme e raccontarVi dei vini, una classifica l’ho dovuta stilare (eh già, m’è toccato mettere nuovamente mano a quei punteggi che tanto odio) e…mi sa che sono stato un po’ cattivello. Solo 12 i vini che troverete nella mia personalissima “TOP TWELVE”, quelli cui ho dato almeno 90 Punti (7 hanno sfiorato il risultato ma “nun je l’hanno fatta”). E gli altri? Per carità, il livello medio è stato davvero alto ma in molti casi m’è sembrato si badasse più al tecnicismo che all’emozione. Vabbè, mo bando alle ciance: leggete, prendete le mie considerazioni con le molle e…correte ad assaggiare di persona. LA MIA “TOP TWELVE” CONSORZIO DI TUTELA DEI VINI CARMIGNANO FATTORIA AMBRA 25ha dedicati non “al” Carmignano (inteso come Denominazione) a “A” Carmignanointeso come Territorio. Dagli anni ’50 del secolo scorso un pezzo di Storia di un angolo della Toscana troppo spesso dimenticato. CARMIGNANO DOCG “MONTALBIOLO” RISERVA 2020: al naso si propone con un complesso catalogo di piccoli frutti selvatici, ora freschi come le more (di cui conserva anche le spine), ora in confettura come le marasche. Ma quello che colpisce è il palcoscenico scuro e balsamico di tabacco e liquirizia ed una nota d’argilla umida e ferrosa che sembra voler smentire il Galestro nel quale le viti affondano le proprie radici. Vegetale quanto s’addice all’eleganza contadina si lascia poi sedurre da smancerie di violetta. Sorso austero che i tannini ancora birbanti rendono nervoso e più scorrevole di quanto l’estratto farebbe supporre. Il finale? Un acuto di freschezza che Vi farà metter mano nuovamente alla bottiglia. (90/91 Punti). CONSORZIO VINI CORTONA FABRIZIO DIONISIO Al giro di boa del quarto di secolo di storia l’Azienda interpreta al meglio 15ha di Territorio cortonese di cui, colpevolmente, solo la geologia dell’Università mi ricorda qualcosa. Una produzione variegata quanto il terreno che ospita gli impianti con un focus su quel Syrah che è stato, per me, la vera sorpresa di questa manifestazione. CORTONA DOC ROSSO “IL CASTAGNO” 2021: nome di fantasia azzeccatissimo per un vino che vive del bosco che racconta con il dettaglio di un realista russo. Ecco i piccoli frutti e poi l’humus che s’avanza calpestando le foglie secche, scostando le felci, chinandosi a raccogliere i funghi. L’aria, già fresca di spezia, si riempie infine di balsamici soffi di china. Sorso caldo ed accondiscendente nonostante il tannino imperioso ed una freschezza che sprinta per staccare di ruota l’arrembante sapidità. Chiude ricordando la frutta. Da bere ascoltando “RUSSIANS” di STING. (92/93 Punti, appena meno del vino di cui leggerete subito sotto, ma appenaappena). STEFANO AMERIGHI Mi fa quasi strano dover decantare le lodi di un Produttore che ho scoperto essere biodinamico (ma proprio di quelli che: a luna, i pianeti in quadratura, gli scarabei che s’accoppiano, corno letame et similia…). Eppure il suo lavoro ce l’ho qui, davanti agli occhi e sotto il naso. Una decina di ettari di quella Cortona che ho appena scoperto e di quel Syrah (qui figlio del Rodano) che sembra esserne l’interprete migliore. Mi toccherà indagare di più. CORTONA DOC ROSSO “APICE” 2020: l’atmosferica è carica di… Non lo so, ma intanto che ci penso catalogo il resto: un bosco ben presente, completo di tutto, dai piccoli frutti agli aghi di pino, le erbe aromatiche, le spezie del vin brulé, mineralità di pietrisco e… Ecco quello che proprio l’evidente presenza nascondeva e che il mio amico fondo del bicchiere rivela lasciandoVi di stucco: un netto, fantastico, richiamo di oliva in salamoia. Il sorso è abbraccio d’amante, i tannini carezze, sospiri la mineralità e la freschezza. Nel complesso un urlo di passione che sembra non voler finire. Irrinunciabile. Si becca il mio premio “WOW”. Fatene scorta. Da bere ascoltando “KOYAANISQATSI” di PHILIP GLASS. (94/95 Punti). CONSORZIO DEL VINO ORCIA DONATELLA CINELLI COLOMBINI 35ha a trazione femminile in quel di Montalcino condotti con cura ed estro, puntando sulle classicità del Territorio ed azzardando digressioni. Conduzione biologia e risultati di eccelsa fattura. ORCIA DOC “CENERENTOLA” 2019: il naso regala da subito dolcezze selvatiche di gelso e mirtilli ma vira prestamente sui toni ombrosi del bosco e della spezia scura, poi una rinfrescata di liquirizia ed il relax del tabacco. Sorso cristallino come la scarpetta del personaggio disneyano da cui trae il nome di fantasia, una danza di freschezze con un principe dall’abbraccio solido ma morbido e con un finale che, anche dopo la mezzanotte, trasforma affatto la carrozza in una zucca. Un vino da favola. (90/91 Punti). CONSORZIO SUVERETO VAL DI CORNIA TUA RITA Dopo quarant’anni, dall’iniziale dimensione “garagista” ai 60ha attuali, nulla è cambiato nella gestione di un’Azienda la cui produzione, basata sulla maniacale gestione dei vigneti, rivela grande passione ed identità territoriale. TOSCANA IGT SANGIOVESE “PERLATO DEL BOSCO ROSSO” 2021: mentre confesso che l’annata 2020 non mi aveva particolarmente emozionato, sono qui a fare ammenda e raccontare il Territorio con la sua profonda, ferrosa mineralità e le brezze salate del Tirreno. Ci trovate poi freschezze di succosa arancia rossa, spezie e tè su un fondo scuro e balsamico di china e liquirizia. Sorso che denota una muscolatura fresco-sapida tonica ed affatto pompata, educatamente tannico e di pregevole rispondenza all’olfatto. Vedete cosa vuol dire riassaggiare?! (92 Punti). CONSORZIO VINI TERRE DI PISA BADIA DI MORRONA Beh, qui si parla di grandi numeri: una storia che ci porta indietro all’anno 1000, una dimensione che abbraccia 600h (110 vitati e 40 di uliveto), grande rispetto per il Territorio ed interventi minimali per una produzione molto identitaria. TERRE DI PISA DOC SANGIOVESE “VIGNAALTA” 2020: inizia con amaritudini di rabarbaro, genziana ed anice e quando sembra aver trovato una quadra sulle dolcezze di more e mirtilli maturi ecco che inverte la rotta raccontando come di legno bruciato, china e liquirizia (epperò ci stanno pure i chiodi di garofano). Sorso tesissimo che, come la torre, pende verso la freschezza mentre la sapidità fa da contrappeso mantenendo viva l’attenzione nel lungo finale. (90 Punti). MARINA ROMIN Una storia di donne dietro quest’Azienda pisana. 10ha vitati di pura passione, conduzione biologica e solo vitigni autoctoni (anche poco comuni). COSTA TOSCANA IGT BIANCO COLOMBANA “DAMA BIANCA” 2020: l’olfatto è un sabba di profumi che bisogna dirimere con pazienza. Ed allora ecco timo, erbe officinali, macchia mediterranea, fieno, frutta e fiori gialli, tè, cannella ed un quid di selvatico maledettamente intrigante. Il sorso è una lama a doppio filo, quello della citrina freschezza e quello dell’astringenza tannica, eppure caldo ed ammaliante. Amaricante sui toni delle erbe aromatiche la chiusura che poteva essere appena più lunga (ma nell’imperfezione, a volte, si cela la malia). Intrigante. Si becca il mio premio SURPRAIS. (91 Punti). CONSORZIO VALDARNO DI SOPRA IL BORRO Una realtà di 700ha (90 vitati) che fu della Famiglia Savoia-Aosta e che negli anni ’90 fu acquistata da un nome molto noto della moda italiana. Qui, vitigni autoctoni ed internazionali coltivati in regime biologico, convivono fianco a fianco regalando produzioni molto territoriali. TOSCANA IGT ROSSO “IL BORRO” 2020: naso ampio e complesso che rivela una netta base di violetta prima di raccontare a voce alta la scura balsamicità di tabacco, liquirizia e cuoio ed i piccoli frutti (principalmente ciliegia). Sorso nobile, elegante ma affatto borioso, di equilibratissima architettura fresco-sapida e con una persistenza tutta da provare. Sicuramente NON uno dei miei vini ma…INDISCUTIBILE. (93 Punti). CONSORZIO VINO TOSCANA IGT CASTELLO DI FONTERUTOLI Un’Azienda che, dal cuore del Chianti Classico, dimostra ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno) che la Denominazione è solo un acronimo e che Qualità e identità territoriale fanno capo alla filosofia produttiva di persone illuminate. Una storia lunga 600 anni ed una dimensione importante (110ha), il Sangiovese sugli scudi ma occhio attento anche agli internazionali. TOSCANA IGT ROSSO “SIEPI” 2021: olfatto monumentale! Una ridda di spezie, fiori e piccoli frutti tenuti insieme da una atmosfera balsamica carica di incenso, resina e chi più ne ha più ne metta che cela l’asso nella manica, il colpo del KO: quella sottile nota selvatica che lo riporta sulla terra donandogli un tocco di eleganza contadina. Sorso severo nel dimostrare equilibrio da funambolo senza rete e tannino di medievale nobiltà, generoso nell’elargire i richiami olfattivi in quel finale che…dura tutt’ora. Sicuramente non il più emozionante ma, forse, il migliore della giornata. Tanta roba. Da bere ascoltando “SILVER BIRD” di MARK LINDSAY. (94/95). CASTELLO DI RADDA Realtà con una storia relativamente recente, molto attenta al Territorio, con una produzione chiaramente incentrata sul Chianti ma che, come vedrete, non disdegna di uscire dal seminato. TOSCANA IGT ROSSO “GUSS” 2016: il naso? Empireumatico e di una balsamicità che apre i polmoni come, da piccolo, faceva “il buco con la caramella intorno”. Poi una stilettata di confettura di frutti di rovo ed ancora freschezze di liquirizia sotto una cappa di spezie. Sorso severo ma giusto, sostanzioso ma fresco, scattante, con tannini muscolosi ma intriganti ed un coerentemente lungo finale. (91 Punti). TENUTA DI ARCENO I 92ha vitati rappresentano meno del 10% di un’Azienda che fu di un’importante nobile Famiglia e che oggi, “nonostante” l’internazionalità del team che segue la produzione, confeziona vini di grande identità territoriale. TOSCANA IGT ROSSO “ARCANUM” 2020: balsamico e speziato, accosta con sapienza dolcezze di piccoli frutti di bosco a sapidità d’oliva, macchia mediterranea ad elegante vegetalità, sensazioni terragne a sbuffi incipriati. Sorso morbido ma profondamente maschio, segnato da una galoppante progressione fresco-sapida, da tannini solletichevoli e da una chiusura balsamica degna di un maratoneta. Bellobello! (92 Punti). VALLEPICCIOLA In quel di Castelnuovo Berardenga, nella culla del Sangiovese, un’Azienda che pone sugli scudi i vitigni internazionali. Ecosostenibilità e rispetto per l’ambiente sono poi un plus da accostare a risultati tutti da assaggiare. TOSCANA IGT ROSSO “MIGLIORÈ” 2020: all’interno di un confine grafitico si muovono agili frutta in confettura e spezie dolci, freschezze di lavanda e balsamicità d’alloro mentre la brezza sparpaglia pot pourri tutt’attorno. Assaggio semplice (e non è poco) ed elegante, suadente la carezza dei tannini e di profonda balsamicità il lungo finale. (90/91 Punti). QUELLI CHE “QUASI NOVANTA” CONSORZIO DI TUTELA DEI VINI CARMIGNANO TENUTA CERI Quella di Edoardo Ceri è una storia di amore per il Territorio di Carmignano e per il vino. Una storia fatta di rispetto per la natura, di duro lavoro e di risultati di altissimo livello qualitativo. Una storia che guarda lontano. CARMIGNANO DOCG “RIGOCCIOLI” 2021: beh, che Edoardo Ceri amasse carnalmente Carmignano e che questo suo sentimento profondo per il Territorio lo volesse imbottigliare sotto forma di emozioni l’avevo capito assaggiando “casualmente” quel capolavoro che è “L’ARRENDEVOLE”. Questo RIGOCCIOLI” è un vino diverso, più luminoso e, forse, meno ordinato ma non per questo meno affascinante, anzi… Sta forse in quel suo naso non “precisino” parte della sua malia. Non è facilissimo districare la massa dei piccoli frutti di bosco, le loro dolcezze da una nota più arcigna di nocciola fresca ma poi Vi mettete il cuore in pace e Vi lasciate accarezzare da una cascata di fiori rossi. Ma solo per un attimo, che poi arrivano affumicature leggere e spezie, scure e orientali. Il sorso è succulento, piacevolissimo, carico di suadente dolcezza eppure tannico quanto serve a destarVi dal sogno. Chiude in progressione, senza cedimento alcuno, sottolineando di nuovo le dolcezze (ecco, di queste, a questo punto, avrei fatto a meno). Un giovin signore. (Più 90 Punti che 89, ma a 90 non ci arriva). CONSORZIO TUTELA VINI DELLA MAREMMA TOSCANA SASSOTONDO Una storia iniziata 25 anni fa, una storia di ritorno alla campagna. Iniziata con un ettaro di vigneto e tantotanto da risistemare. Estrema la cura in vigna ed il Ciliegiolo “osservato speciale”. Siamo nella Maremma vulcanica, quella dei tufi che racchiudono cantine, quella che regala vini così, di profonda immediatezza. MAREMMA TOSCANA DOC CILIEGIOLO BIO “VIGNA SAN LORENZO” 2020: l’etichetta rivela il colore dell’olfatto. Annusate viole e genziana, e poi la cioccolata che cela la ciliegia (ma ci sta pure un tocco di fragola) ed una fresca ventata di incenso e liquirizia. Intorno la Maremma, quella della macchia piegata dal vento, del salmastro del mare lontano del rustico, selvatico incedere di cavalli curiosi. Sorso coinvolgente, succoso, birbante, con freschezza d’avanzo e tannini in sintonia ed una balsamica chiusura. Siete pronti per il terzo bicchiere? (Quasi 90 Punti). CONSORZIO SUVERETO VAL DI CORNIA GUALDO DEL RE Azienda storica di quella Val di Cornia che guarda l’Isola d’Elba, una delle prime a credere nel Territorio di Suvereto. SUVERETO DOCG SANGIOVESE 2017: una profonda, resinosa balsamicità è solo l’incipit di un olfatto che comunica il bosco in toto, dai piccoli frutti ai funghi prima di ingentilirsi di violette e soffermarsi sul tabacco. Sorso di inattesa semplicità, compostamente tannico e di succosa sapidità, caratterizzato da una lunga coerenza che invita ad alzare i calici. (89/90 Punti). IL FALCONE 10ha a conduzione femminile. Una Storia secolare, conduzione biologica, Sangiovese in primis ma senza dimenticare gli internazionali (soprattutto il Syrah). SUVERETO DOCG “BOCCALUPO” 2019: piccoli frutti ed amarene propongono una succosità quasi ferrosa e, mentre Vi distrae un sottile accenno di pelliccia, tabacco e liquirizia si fondono in un mix balsamico malioso ed intrigante. L’assaggio, di grande sostanza, propone un frutto carnoso che accompagna tutto il sorso fino alla chiusura che lascia intravedere il caffè. (89/90 Punti). CONSORZIO DI TUTELA VINI TERRE DI CASOLE PODERE STEBBI Spazio bianco sulla mappa! Un’Azienda avvolta nel mistero, di cui non m’hanno saputo dire e di cui ho trovato praticamente nulla. Me ne scuserete, me ne scuseranno. Indagherò, perché mi pare che ne valga davvero la pena. TOSCANA IGT ROSSO “DIAMINE” 2016: che volete che Vi dica di questo vino!? Davvero non vorrei dirVi nulla per stuzzicare la Vostra curiosità ma qualcosa Vi devo comunque dire. E allora vi dirò che m’ha sorpreso non tanto per quei descrittori che, a leggere anche con poca attenzione, anche uno stupido capisce essere sempre gli stessi (qui un floreale intenso, il frutto rosso, un turbine salino, una campagnola selvaticità, il fumo di un camino), ma per come sa essere cartina tornasole di un Territorio. L’alta Val d’Elsa è un paesaggio turrito e geologicamente variegato e ‘sto vino svetta e in parte pende. E proprio il fatto che chini il capo verso la terra e il sudore lo rende affascinante. Non vedete l’ora di assaggiarlo e quando lo fate vi esce quel: “Ahhh” di dissetante soddisfazione. E siccome ‘sta bottiglia è traditrice, la sua piccante sapidità farà si che ne apriate un’altra. 2016?! Spettacoloso! Si becca il mio premio “PORCAPALETTA”. Da bere ascoltando “FEVER” di PEGGY LEE. (89/90 Punti, perché “tecnicamente” così è, ma se fosse per il cuore…”DIAMINE”). CONSORZIO VALDARNO DI SOPRA TENUTA SETTE PONTI Una storia iniziata negli anni ’50 che scomoda anche la Famiglia Savoia -Aosta ed un oggi targato 1998 fatto di sostenibilità e vini di grande successo. VALDARNO DI SOPRA DOC SANGIOVESE “VIGNA DELL’IMPERO” 2019: ampiamente boschivo, racconta di resina, bacche, radici e dei rovi fruttati al limitare degli alberi. Segue il corteo delle dolcezze di spezie e cioccolato cui fanno da contraltare stuzzichevoli note di arancia rossa ed un che di pietrisco. Molto elegante il sorso, che srotola senza intoppi il ricamato tessuto tannico raccontando con dovizia di particolari i descrittori olfattivi. (Quasi 90 Punti, ma confesso che cominciavo ad essere stanco, quindi…lo riassaggerei). CONSORZIO VINO TOSCANA IGT MARCHESI ANTINORI Dal 1385:  un’avventura lunga più di 600 anni. Un’Azienda che rappresenta un bel pezzo di storia della Toscana del vino (e non solo). TOSCANA IGT BIANCO “MEZZO BRACCIO TENUTA MONTELORO” 2020: l’incipit è un’esplosione di frutta bianca (la pera in primo piano) sostenuta da pepose piccantezze, segue un intrico di gelsomini, una manciata d’agrume candito ed una pirica mineralità soffusa ma ben presente. Sorso d’acchiappo, con calore e freschezza in evidenza e ben equilibrati ed un lungo finale minerale che non disdegna di sottolineare vegetalità di sambuco. Forse off-topic ma proprio per questo gli do il mio premio “OLÈ”. (89/90 Punti) Roberto Alloi VINODENTRO  
Leggi
Arrow Right Top Bg

29 Febbraio, 2024

I Migliori Vini Italiani 2024

IL COSA ED IL DOVE Dal 16 al 18 Febbraio gli ampi ed eleganti spazi del Salone delle Fontane all’EUR (Roma) hanno ospitato l’Edizione 2024 (23a della serie) de I MIGLIORI VINI ITALIANI, manifestazione ideata ed organizzata dal sempre vulcanico LUCA MARONI e da sua sorella FRANCESCA ROMANA per presentare le migliori produzioni enologiche dello stivale italico (quelle che poi potrete ritrovare nell’omonima Guida). Una kermesse dedicata alla Cultura del vino con un programma ricco di appuntamenti (laboratori, workshop, presentazioni, degustazioni libere e guidate) che ha visto la partecipazione di un grandissimo numero di addetti del settore e winelovers. GLI ASSAGGI Quanto c’era da assaggiare? Tanto, troppo, soprattutto per uno solo come me. Si, m’ero fatto una sorta di tabellino, ma se è vero che “delle buone intenzioni è lastricato l’inferno” beh…se io non sono belzebù poco ci manca. E quindi mi sono ritrovato a zigzagare più o meno senza meta lasciandomi trasportare dall’onda del folto pubblico soffermandomi là dove i marosi me lo consentivano, scegliendo ora l’approdo sicuro di un Produttore amico ed aggrappandomi altre volte al salvagente dell’intuito o dell’occhio. Ed è stata una bella avventura, vissuta tra nomi noti e volti nuovi, tra estro e banalità, tra Qualità assoluta e sorsi (anche quelli immancabili) di cui avrei potuto tranquillamente fare a meno. Comunque, spero che le mie consuete note d’assaggio (quelle che ormai avrete imparato a NON prendere per buone) possano, se non esserVi in qualche modo d’aiuto, almeno suggerirVi qualche sentiero da percorrere. Qui di seguito troverete quelle relative alla mia personalissima “TOP TEN” (magari non ci crederete, ma trovare qualcosa di sorprendente non è stato facile), mentre degli altri miei assaggi potrete leggere, come di consueto, qui. Leggete, assaggiate, condividete e…fatemi sapere! IL PIEMONTE ANTONIO BELLICOSO Beh, di Antonio avrete già letto altre volte, 5ha dedicati ai vitigni tipici dell’astigiano (Barbera, Grignolino, Freisa) ed un amore passionale per i vini ed il proprio lavoro. GRIGNOLINO D’ASTI DOC “DOMINE VITES” 2022: 4000mq di viti vecchie e stanche comprati “per forza” sono i genitori di un Grignolino fuori dagli schemi. Il colore, il grado alcolico (16°) che la voluttuosa dinamicità dimostrata nel calice si ostinano a non dimostrare anche meccanicamente… Al naso, tra gerani e rosa canina spuntano i ribes ma è quell’idea di corteccia che colpisce e Vi si scolpisce in testa. E poi il lungo corteo fresco-balsamico di liquirizia, china, tabacco mentolato che ne fanno una sorta di laudano curatutto (alché Antonio dovrebbe vestire bombetta e farfallino ed andarlo a promuovere in giro per il far west) Sorso panoramico, completo, che in tesa progressione fresco-sapida ripropone i toni olfattivi sottolineando i piccoli frutti rossi. Ne scriverò ancora (stay tuned), per ora gli ammollo il mio premio SURPRAIS. FREISA D’ASTI DOC 2022: “LA” Freisa è donna (ché solo “LA” Barbera è femmina”) ma qui, l’etichetta disegnata da un famoso pittore astigiano, sembra voler dire di virili discussioni magari al tavolo di un’osteria. Ed invece di donne parliamo, dolci come i lamponi, misteriose come i chiodi di garofano, frizzanti come le erbe aromatiche. Il sorso è un chiacchiericcio da “salotto sabaudo” di freschezze e tannini solleticosi che rivelano, mettendosi la mano davanti alla bocca quasi vergognandosene, un animo profondamente mediterraneo. Da bere ascoltando “EBBEN NE ANDRÒ LONTANA” da LA WALLY (atto 1°) di ALFREDO CATALANI, cantata da MARIA LUIGIA BORSI, LONDON SIMPHONY ORCHESTRA. BARBERA D’ASTI DOC “AMORMIO” 2022: se ci ficcate il naso dentro riuscite a vedere quello che l’impenetrabile colore nasconde all’occhio. Ed allora trovate il richiamo delle sirene dei polputi e succosi frutti neri e vi lasciate traviare dall’erotismo di rabarbaro e pepe. E il sorso…Vi frega! Perché dopo averlo assaggiato capite che ‘sta barbera è una Jessica Rabbit che Voi, poveri Baby Herman, a parte le voglie di un cinquantenne, non avete “armi” per soddisfare. Non per tutti. Da bere ascoltando, manco a dirlo “AMOR MIO” di MINA. BARBERA D’ASTI DOCG “MERUM” 2021: con l’umiltà del non avere la pretesa (e la volontà) di inventare qualcosa di nuovo, Antonio ci propone questa Barbera da 16.5°. Niente appassimento (per non uscire dalla Tradizione) solo amore e la pazienza di seguire il frutto fino alla sua estrema maturazione. Qui, signori miei, si ragiona di boa di piume di struzzo e lustrini! Dell’erotica eleganza delle attrici degli anni ’20! Le more abbandonano i rovi e s’ammorbidiscono in confettura, i fiori si appassiscono in un pot-pourri di profonda, scura luminosità ed il bosco, scuro anche lui, cela il lupo di un assaggio che avreste osato far precedere all’analisi olfattiva. Si, perché l’occhio aveva percepito l’inattesa cinetica di un vino impetuoso. Ed allora cercate conferma e Vi fate frustare dalla materia tannica, ammanettati ad una freschezza che strizza l’occhio alla sostanza di un estratto che è materia palpabile. Vabbè, ne avevo già scritto ma…sorprendente! Ancora una volta sorprendente! L’ALTO ADIGE FRANZ HAAS Un nome che va a braccetto con una viticoltura che respira l’aria rarefatta di quelle alte quote che il recentemente scomparso proprietario visualizzava come unica salvezza per le proprie viti alla luce di un futuro climaticamente complicato. 60ha e quasi mezzo milione di bottiglie non sono poche, soprattutto quando comunicano certi messaggi. ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC PETIT MANSENG 2022: che spettacolo! Il naso è un sabba di dolcezze ed amaritudini: burro e vaniglia di quasi pasticceria vs. rosmarino, agrume amaro vs. frutta gialla con una mineralità che…levateve proprio! Sorso succoso e di dolce, fruttata impronta ma con una sapidità di fondo che è come il mugghiare di un mare lontano, come maroso che avanza… Bello davvero, si becca il mio premio “CEDETE LO PASSO”. Da bere ascoltando “DALLA PACE DEL MARE LONTANO” di SERGIO CAMMARIERE. LA LOMBARDIA (E L’EMILIA ROMAGNA) CASTELLO DI LUZZANO Tra l’Oltrepò Pavese ed i Colli Piacentini, tra i Galli ed i Romani, tra le argille ed il calcare, un po’ lombarda ed un po’ emiliana. 110ha (75 quelli dedicati ai vigneti), 2000anni di storia ed oltre 100 quelli di un oggi che ha nell’entusiasmo di Giovannella Fugazza l’incentivo maggiore ad approfondire la conoscenza ed il racconto di una variegata produzione. BONARDA DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “SOMMOSSA” 2022: rivoltoso sin dall’olfatto, accosta amarene e suco di prugna e lampone a gentilezze di viola ed umidità di terra senza dimenticarsi della firma amaricante della salvia. Sorso che ammalia e travia chiedendone subito, con urgenza un secondo e poi un terzo… DimenticateVi dei descrittori e bevetelo in leggerezza peccando per il piacere di farlo. Si becca il mio premio “HARDCORE”. Da bere ascoltando “DON’T DRINK THE WATER” della DAVE MATTEWS BAND. IL FRIULI VENEZIA GIULIA VIE DI ROMANS Tra l’Alto Adriatico e la Slovenia l’Azienda racconta, da oltre un secolo, un Territorio unico attraverso vini prodotti con cura maniacale e pazienza non comune. Sorsi che sanno di attesa e sfide future. FRIULI ISONZO DOC SAUVIGNON BLANC “PIERE” 2021: fumoso a primo naso, rivela poi un animo di fresche vegetalità giocato tra mentuccia ed agrumi verdi. Un mazzetto di mughetti introduce poi a dolcezze d’acacia e frutta esotica squarciando un sipario sapido che ricorda il mare che fu e quello poco distante. Sorso dinamico e ritmato che scandisce un inarrestabile susseguirsi di freschezze e mineralità facendoci allungare la mano per un secondo bicchiere. Da bere ascoltando “I’M SHIPPING UP TO BOSTON” dei DROPKICK MURPHYS. FRIULI ISONZO DOC CHARDONNAY “VIE DI ROMANS” 2021: si propone al naso con la sua mole grassa sorprendendoci per l’agilità con cui passa dalle note fresche e vegetali di menta e sambuco a quelle dolci di pesca e vaniglia, farcendo il tutto con una sottile piccantezza di zenzero. Sorso caldo, che riempie ed accarezza accompagnandoci per mano ad un finale salato e piacevolmente amaricante. L’UMBRIA LA MADELEINE Nata 3 lustri fa per volere di un nome noto della politica italiana, dimostra oggi come tenacia e lungimiranza consentano possano raccontare in un calice le potenzialità qualitative del territorio di Narni. IGP ROSSO “NARNOT” 2019: scoprire che è tra i vini premiati mi fa quasi strano… Scuro eppure luminoso, il naso di questo Cabernet Franc srotola freschezze di lavanda e conifere, amaritudini succose di chinotto e colorati lamponi. Il sorso ripropone l’olfatto con didascalica precisione sottolineando l’agrume amaro ed un tannino che fa comunella con la sapidità per far schioccare la lingua chiedere un altro bicchiere. Il fondo del calice…quello rivela la vera essenza di un vino e qui, pur sotto nobili spoglie, si cela la preziosità di un animo contadino. Unica live stonatura, quella chiusura su inaspettati toni dolci che gli vale il mio premio “PECCATO”. Da bere ascoltando “DEVIL INSIDE” degli INXS. LA CAMPANIA MASSERIA FRATTASI Dalla fine del ‘700 (ma con un oggi poco più che ventennale) un punto di riferimento per la viticoltura “eroica” di quel Taburno di cui parlava anche Virgilio (se non sbaglio sono loro i vigneti più vecchi della Campania). AGLIANICO BENEVENTANO IGP “KAPNIOS” 2019: L’olfatto dimostra manifesta superiorità. Un ampio palcoscenico scuro con un tavolato di legni nobili sul quale si affacciano personaggi che si chiamano prugna, ciliegia nera, mirtillo… E mentre l’orchestra suona un sottofondo balsamico ecco gli assoli di tabacco mentolato, grafite e pepe. Il sorso? Semplice, potente, lungo, coerente, succoso di arancia rossa e rinfrescante d’eucalipto. Bella prova davvero! Da bere ascoltando “GOD’S AWAY ON BUSINESS” di TOM WAITS. ED ORA? Beh, ora è il momento dei ringraziamenti: agli Organizzatori per avermi ospitato in una manifestazione di cui ho già messo in agenda l’Edizione 2025 e che rientra ogni anno di più tra quelle irrinunciabili del panorama romano (e non solo); ai Produttori: per aver sopportato le mie considerazioni sui frutti del loro duro e pregevole lavoro ed a Voi per aver letto (spero) fin qui le parole che, come sempre, mi fa una gran fatica scrivere Roberto Alloi VINODENTRO  
Leggi