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BlendNews è un contenitore di informazioni dedicato al vino. Racconteremo gli eventi, le novità e le curiosità di questo mondo.

 

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21 Aprile, 2024

OperaWine 2024: l’affascinante première di Vinitaly

Il 13 aprile 2024 si è svolto alle Gallerie Mercatali di Verona, OperaWine, Finest Italian Wines, l’unico appuntamento organizzato all’estero da Wine Spectator. E’ uno degli eventi più affascinanti e più attesi di tutto il calendario enologico Italiano e internazionale.
Manifestazione esclusiva per gli amanti del vino di tutto il mondo, anche quest’anno ha fatto da overture all’inaugurazione della 56esima edizione di Vinitaly 2024.
Questo prestigioso evento giunto ormai alla 13esima edizione (prima edizione nel 2012),  ha visto la presenza di ben 131 produttori italiani di vini di alta qualità, delle quali  25 cantine sono state sempre presenti (Allegrini, Antinori, Bruno Giacosa, Ca’ del Bosco, Castello di Ama, Castello di Volpaia, Famiglia Cotarella, Ferrari, Feudi di San Gregorio, Fontodi, Livio Felluga, Lungarotti, Masi, Masciarelli, Nino Negri, Ornellaia, Paolo Scavino, Pieropan, Planeta, San Felice, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Tormaresca, Umani Ronchi e Zenato). 131 vini italiani selezionati da Wine Spectator Organizzato da Veronafiere e Vinitaly in collaborazione con Wine Spectator, il più autorevole magazine di settore statunitense, l’accesso a OperaWine è riservato, esclusivamente su invito, a una selezione di giornalisti e operatori specializzati, confermando il suo status di evento elitario nel mondo del vino.
Ecco la lista dei produttori OperaWine 2024, annunciati da Bruce Sanderson e Alison Napjus in occasione di wine2wine Business Forum 2023.
Questa straordinaria selezione di cantine rappresenta il meglio della produzione vinicola italiana, offrendo agli ospiti un’esperienza unica e indimenticabile per i sensi. Dai vini rossi intensi e corposi alle sfumature delicate dei bianchi, OperaWine 2024 ha deliziato il palato degli intenditori più esigenti. Il programma ufficiale alle Gallerie Mercatali di Verona Alle 12.30 si è svolta la Conferenza stampa di Wine Spectator che ha visto gli interventi di Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere, Matteo Zoppas, presidente di Ice-Agenzia, Jeffery Lindenmuth, executive editor di Wine Spectator, Alison Napjus, senior editor & tasting director di Wine Spectator, Bruce Sanderson, senior editor di Wine Spectator.
Successivamente, l’arrivo della delegazione della Conferenza Internazionale sul Vino di OIV, con ministri, viceministri e ambasciatori di 30 nazioni produttrici di vino.
Alle ore 13, foto di gruppo con i produttori di OperaWine e a seguire inaugurazione e aperture del Grand Tasting alle ore 14.30. La chiusura era prevista per le ore 17.30 ma di fatto si è un po’ prolungata. Connubio perfetto tra arte dell’Opera e cultura del vino Dopo aver fatto i salti mortali e aver superato qualche piccolo imprevisto, eccomi pronta a tuffarmi in questa nuova avventura. Controlli serrati all’entrata, tantissime persone qualificate e poi la sfinge!
L’edizione 2024, OperaWine infatti, si ispira a un tema classico, legato all’arte e alla cultura italiana: l’opera lirica. Questo tema affonda le sue radici fin nel nome dell’evento stesso, testimoniando l’affinità intrinseca tra la manifestazione e il mondo dell’opera. In particolare, gli allestimenti di OperaWine 2024 richiamano la programmazione della prestigiosa stagione areniana 2024, che proporrà al pubblico opere di grande impatto emotivo e artistico, tra cui Turandot, Aida, Il Barbiere di Siviglia, Carmen, La Bohème e Tosca. La tredicesima edizione di OperaWine si propone quindi di celebrare l’eccellenza del vino italiano attraverso la magnificenza delle scenografie e delle emozioni suscitate da queste straordinarie opere liriche.   Alcuni dati su OperaWine Ancora una volta, i vini rossi saranno i protagonisti indiscussi di OperaWine 2024, rappresentando ben 99 delle 131 referenze in degustazione. Seguono con 22 etichette i vini bianchi, mentre gli sparkling e i vini dolci contano rispettivamente 8 e 2 presenze. Sul fronte dei brand, si registrano tre nuove aziende debuttanti rispetto al 2023, La Valentina – Abruzzo e le due Toscane, Argiano e  Isole e Olena. Sono 6 i produttori che fanno ritorno in lista dopo l’assenza dello scorso anno e precisamente Vincenzo Ippolito (Calabria), Terenzuola (Liguria), Villa Sandi (Veneto), Prunotto (Piemonte), Pietradolce (Sicilia), Gerardo Cesari (Veneto).
Le aziende non selezionate per l’edizione 2024 presenti l’anno scorso, sono 8: Librandi (Calabria), Montevetrano (Campania), Gravner (Friuli Venezia Giulia), Cantine Lunae Bosoni (Liguria), Rainoldi (Lombardia), Leone de Castris (Puglia), Siro Pacenti (Toscana), Zymè (Veneto).
La classifica per regioni conferma la supremazia della Toscana in testa con 34 aziende selezionate, seguita da Piemonte (19 aziende) e Veneto (18). Complessivamente, il Nord d’Italia esprime il 43% dei produttori “bandiera” del made in Italy, mentre il Centro contribuisce con il 33% e il Sud e le Isole con il 24%. Celebrazione dell’eccellenza enologica italiana nel cuore di Verona Varcando le soglie di questa affascinante location con un abbigliamento elegante e curato, requisito imprescindibile per immergersi nell’atmosfera esclusiva di OperaWine, mi sono trovata catapultata in un mondo stimolante e affascinante. È stata un’esperienza straordinaria poter entrare nell’olimpo dei vini italiani, anticipando l’inizio ufficiale di Vinitaly 2024. La possibilità di degustare in anteprima le eccellenze presenti, tra cui annate pregiatissime come il leggendario Sassicaia 1997, è stata un privilegio unico. Avevo già avuto l’opportunità di assaggiare l’annata 2017 durante  Matter of Taste, ma devo ammettere che l’aggiunta di 20 anni di invecchiamento ha trasformato radicalmente il vino, rendendolo a mio avviso ancora più straordinario! Le mie impressioni personali su OperaWine 2024 Il Gran Tasting mi ha offerto l’opportunità di esplorare e apprezzare in modo più approfondito la vasta gamma di vini disponibili, una sola etichetta per azienda, preparandomi in modo ottimale per affrontare le degustazioni durante Vinitaly.
Inoltre, l’occasione di stabilire contatti e connessioni importanti già prima dell’inizio ufficiale della fiera è stata estremamente preziosa. Grazie alle interazioni e agli assaggi presso gli stand di OperaWine, ho avuto la fortuna di entrare in contatto con produttori ed esperti del settore, rendendo nei giorni successivi il mio percorso attraverso Vinitaly ancora più gratificante e significativo.   Ecco gli assaggi che vi racconto
Tanta gente, moltissimi assaggi e meno di tre ore per affrontare il tutto. Di fronte a questa sfida,  mi sono affidata alla mia esperienza e ho optato per un mix di degustazioni, selezionando con cura i vini che meglio rappresentassero la diversità e l’eccellenza delle produzioni italiane. Le considerazioni di Alison Napjus, Senior Editor di Wine Spectator, hanno guidato le mie scelte: il vino italiano, secondo Napjus, esprime il suo massimo potenziale quando è abbinato al piatto giusto, un aspetto che riveste un’importanza cruciale soprattutto negli Stati Uniti, dove l’abbinamento cibo-vino non è ancora così diffuso come in Italia. Ho così cercato di capire se lo stile dei produttori stia andando verso la facilità di beva, incarnando un stile più attuale  e richiesto dai consumatori che anche quando scelgono una bevuta più impegnativa cercano sempre una piacevolezza scorrevole. Ippolito 1845 – Calabria con l’etichetta 160 Anni del 2015 Il mio primo assaggio è stato dedicato a un’azienda che ho avuto il piacere di visitare quest’estate: Ippolito 1845 con il suo straordinario vino “160 Anni” – annata 2015. Questa etichetta è stata creata per celebrare la storia dell’azienda, il suo impegno e la sua passione nel mondo vinicolo. Le tecniche innovative utilizzate per l’appassimento delle uve Gaglioppo su graticci e la lunga macerazione sulle bucce hanno conferito a questo vino profumi di frutti di bosco, viola, uvetta e spezie dolci. Il risultato è un vino complesso, dalla struttura imponente e dall’intrigante rotondità. Ho apprezzato particolarmente l’equilibrio perfetto di questo vino, con tannini ben integrati e una persistenza che si prolunga piacevolmente nel tempo.     Tasca d’Almerita |- Sicilia Contea di Sclafani Tenuta Regaleali Rosso del Conte 2017 Impossibile scegliere tra gli assaggi siciliani che mi hanno colpito di più durante OperaWine 2024: il Pietradolce (Etna) Barbagalli 2018, il Passopisciaro Terre Siciliane Contrada G 2016, il Benanti (Etna) Serra della Contessa Riserva 2016 e il Feudo Maccari Sicilia Vigna Guarnaschelli 2021 sono solo alcuni dei vini che hanno lasciato un’impronta indelebile nella mia memoria sensoriale.
Tuttavia, desidero dedicare un momento speciale per raccontarvi il mio assaggio del Rosso del Conte 2017 di Tasca d’Almerita. In cantina possiedo la 2014 e credo che presto la aprirò per confrontare le sensazioni che possono derivare da annate diverse. La degustazione di questo vino è stata un’esperienza unica, capace di trasmettere l’autenticità e l’eleganza tipiche dei grandi vini siciliani.   Elena Fucci – Aglianico del Vulture Titolo 2020 e Grifalco – Aglianico del Vulture Superiore Daginestra 2019 Un’altra piacevole sorpresa è stata la degustazione dei vini del Vulture: il Grifalco Aglianico del Vulture Superiore Daginestra 2019 ed il famoso Elena Fucci Aglianico del Vulture Titolo 2020 si sono distinti come i migliori assaggi della regione. Quando si parla del Vulture, queste due aziende si possono considerare punti di riferimento assoluti sia in Italia che nel resto del mondo. Pur essendo figli di annate diverse, entrambi i vini presentano caratteristiche simili e promettenti, ma richiedono ancora del tempo per esprimere appieno il loro potenziale.   Marchesi di Barolo | Barolo Sarmassa 2004 Passando a una serie di assaggi in Piemonte, desidero condividere con voi l’esperienza del Barolo Sarmassa 2004. Questo vino, proviene da un terroir che geologicamente appartiene all’epoca tortoniana ma presenta caratteristiche del suolo serravalliane e pertanto regala sensazioni veramente speciali. Tra i migliori cru dei Marchesi di Barolo, il Sarmassa vanta pendii esposti a sud e terreni bianchi relativamente poco fertili, che contribuiscono a limitare le rese e a concentrare la qualità. Dopo un affinamento di 10 anni in botte di piccole dimensioni seguito da ulteriori anni in botti grandi e alcuni mesi in bottiglia, il Barolo Sarmassa si presenta con un colore granato evoluto. Al naso, gli aromi spaziano dalla resina di pino al tabacco, dalla cannella al cuoio, mentre in bocca il vino si rivela un autentico velluto, con tannini ancora presenti ma di una rara setosità. Un vino da grandi occasioni e dalle notevoli capacità di invecchiamento. Per me, il momento culminante è stato poter salutare personalmente Valentina Abbona e sua madre, due donne del vino veramente straordinarie, che hanno reso ancora più speciale questa esperienza. Gerardo Cesari | Amarone della Valpolicella Classico Bosan Riserva 2013 l Veneto e i suoi straordinari vini, tra cui spicca indubbiamente l’Amarone, che regna sovrano tra le eccellenze della regione. Scelgo di condividere con voi la mia esperienza con Gerardo Cesari. Ho avuto il privilegio di scambiare qualche parola con l’enologo e ricevere un invito speciale nella loro cantina. Il Bosan Riserva 2013 di Gerardo Cesari presenta eleganza e complessità tipiche dell’Amarone. Le tonalità scure delle note balsamiche e terrose si fondono armoniosamente con i profumi avvolgenti di ciliegia in confettura, pepe e vaniglia. In bocca si apre con una dolcezza avvolgente, per poi rivelarsi sapido e caldo, avvolgente ad ogni sorso. I tannini decisi, ma perfettamente integrati, donano al vino una straordinaria struttura, mentre i sapori di ciliegia e cioccolato fondente persistono a lungo nel palato. Frutto di un invecchiamento di 3 anni in barrique francesi e 15 mesi di affinamento in bottiglia, questo Amarone ha origine dal vigneto terrazzato omonimo situato a Marano della Valpolicella, a 500 metri di altezza, caratterizzato da suolo calcareo e in parte vulcanico. Un’esperienza autentica nel cuore del Veneto enologico. Tabarrini | Montefalco Sagrantino Il Bisbetico Domato 2020 quando arrivo nella zona dei vini Umbri, mi sembra di respirare un’aria familiare, avendo più volte approfondito il territorio dal punto di vista vinicolo. ritrovo i vini emblematici che raccontano la storia e la tradizione di questa parte dell’Umbria: Lungarotti col Torgiano Rubesco Vigna Monticchio Riserva 2016, Scacciadiavoli – Montefalco Sagrantino 2010, e Giampaolo Tabarrini che mi ha fatto degustare Montefalco Sagrantino Il Bisbetico Domato 2020.
un assaggio che merita di essere riaffrontato fra qualche tempo, anche se lo stile si sta affinando ha bisogno comunque di più tempo per smussarsi un po’.   Arnaldo Caprai | Montefalco Sagrantino 25 Anni 2013 Un incontro importante è stato quello con Marco Caprai e il suo straordinario Sagrantino. Marco è considerato il padre del Sagrantino moderno, quel vitigno che oggi è conosciuto e ammirato in tutto il mondo. È stato lui il promotore e il regista dell’affermazione di questa varietà e del vino nella versione secca, cambiando radicalmente le sorti non solo del territorio, ma anche dell’intero settore vitivinicolo umbro. Ciò che rende ancora più significativo il lavoro di Marco è la sua attenzione per l’ambiente e la sostenibilità. Il Sagrantino 25 Anni, creato per celebrare le nozze d’argento dell’azienda, ha conquistato i Tre Bicchieri del Gambero Rosso nel 1997 e ancora oggi regala esperienze sensoriali straordinarie. Al naso, emergono note di tostature e cioccolato che incorniciano susine e ciliegie sotto spirito, lavanda e liquirizia e note balsamiche avvolgenti. Il sorso è sontuoso e caldo, con un peso specifico notevole, ma moderno e equilibrato. Dopo undici anni di invecchiamento, il vino comincia a trovare un buon equilibrio grazie ai tannini ben integrati, con un finale leggermente astringente che invita a un altro sorso.   Riflessione finale su Operawine 2024
Potrei continuare con altri assaggi ma preferisco fermarmi qui e lasciarvi con le me ultime considerazioni. Secondo me è essenziale porre l’attenzione su due fronti fondamentali che emergono dall’esperienza di OperaWine 2024: l’adeguamento dei vini e la sostenibilità. Vini più versatili per il futuro del vino
In primo luogo, l’aggiornamento dei vini rappresenta una sfida cruciale per l’industria vinicola italiana. È fondamentale che i vini siano più accessibili e facili da bere, al fine di scongiurare il calo del consumo. Questo non significa compromettere la qualità o l’autenticità dei vini italiani, ma piuttosto adattarli alle esigenze e alle preferenze dei consumatori moderni, offrendo una gamma diversificata di opzioni che possano soddisfare una vasta gamma di palati. Vini più versatili e meno da meditazione. Sostenibilità e meno burocrazia
In secondo luogo, la sostenibilità è un imperativo categorico per il futuro vinicolo italiano. È necessario rendere la sostenibilità una realtà tangibile, non solo un concetto astratto. Ciò richiede un impegno concreto non solo da parte dei singoli produttori, ma anche l’adozione di politiche e leggi che favoriscano e promuovano la sostenibilità ambientale in tutto il settore. È fondamentale semplificare le leggi e rendere le normative più accessibili, in modo che anche i piccoli produttori possano adottare pratiche sostenibili senza eccessiva burocrazia. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione condivisa per l’innovazione e la sostenibilità, l’industria vinicola italiana potrà continuare a prosperare e a mantenere la propria posizione di leadership nel panorama vinicolo mondiale. OperaWine 2024 ha rappresentato un’importante pietra miliare in questo percorso, evidenziando le sfide e le opportunità che attendono il settore nel futuro. Benedetta Costanzo
benedetta.costanzo@winetalesmagazine.com
Mi trovi su Instagram come @benedetta.costanzo
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10 Aprile, 2024

La Lombardia a Vinitaly 2024

Cosa ha a che fare l’intelligenza artificiale con il vino?
Molto e ancora molto si può fare. Immaginate infatti di avere dei sensori collegati alle piante e di poter controllare lo stato della maturazione delle uve, dello zucchero, della acidità, ecc. Andate avanti con l’immaginazione e pensate di avere anche dei droni in grado di controllare ogni singola particella. Spingetevi oltre e pensate alle rilevazioni satellitari in grado di capire le temperature o l’umidita al suolo. Ecco, un simile sistema di sorveglianza consentirebbe di agire in prevenzione individuando i giusti tempi per le lavorazioni consentendo l’utilizzo di tecniche ad impatto ambientale pressoché nullo.
Fantascienza? No! È ciò che in Lombardia si usa ormai da qualche tempo nel campo agricolo e vitivinicolo. Grazie anche a queste tecnologie nell’ultimo decennio la superficie a vite da vino coltivata a biologico è più che quadruplicata, passando dai 941 ettari del 2012 ai 4.231 del 2022, pari al 18% della superficie vitata regionale. La vendemmia 2023 si è chiusa con una produzione pari a 154 milioni di bottiglie potenziali (+9,2% rispetto al 2022), l’89% delle quali a marchio di qualità. Questo è quanto emerge dai dati dell’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del vino, elaborati da Unicredit-Nomisma Wine Monitor per la 56^ edizione di Vinitaly e presentati il 9 aprile nel corso della conferenza stampa in Regione Lombardia. Il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana commenta I vini di Lombardia sono i migliori testimoni del saper fare delle nostre aziende e puntano sempre di più su un’offerta orientata alla qualità, come confermato anche nell’ultima vendemmia, che vede l’89% della produzione riconducibile alle 5 DOCG, 21 DOC e 15 IGT lombarde, contro una media nazionale del 77%. Un’identità forte, che anche quest’anno farà del Padiglione Lombardia a Vinitaly una meta obbligata per gli appassionati e gli addetti ai lavori, che apprezzano un patrimonio vitivinicolo unico per varietà e tipicità, presente a Verona con la consapevolezza dei risultati raggiunti, ma anche con la voglia e le capacità di crescere ancora. Produzione e produzione di qualità che ha ottenuto il giusto riconoscimento in termini di export. Lo scorso anno il valore dei vini lombardi sui mercati esteri è infatti cresciuto del 3,1% rispetto al 2022, raggiungendo un nuovo massimo storico, in controtendenza rispetto al calo dello 0,8% registrato dalla produzione nazionale (elaborazione del Centro studi di Unioncamere Lombardia su dati Istat). L’Assessore Regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi dichiara Anche quest’anno il mondo del vino lombardo arriva a Vinitaly forte di un successo sempre più riconosciuto in Italia e nel mondo, come dimostra il nuovo record dell’export e la crescita su mercati storici come quelli di Germania (+6%), Francia (+14%) e Spagna (+8,2%), così come in altri Paesi che sempre di più apprezzano le nostre etichette. È una tendenza positiva e non scontata in questo particolare periodo economico, che premia l’impegno dei produttori e la loro capacità di investire in ricerca, innovazione e sostenibilità lungo tutta la filiera. Un valore aggiunto che i mercati riconoscono sempre di più. Le circa 3 mila aziende del comparto vitivinicolo lombardo, un quarto delle quali a guida femminile, sono espressione di un tessuto imprenditoriale estremamente vitale, la cui crescita produce benefici non solo in termini di fatturato, ma anche di occupazione. Il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio sottolinea Negli ultimi dieci anni l’occupazione nel settore ha mantenuto un trend in crescita arrivando a 6.381 addetti nel 2023, anche grazie al progressivo apprezzamento sui mercati esteri dei nostri vini (+3,1% l’export nel 2023, a fronte di un calo del -0,8% delle esportazioni italiane). Inoltre, la Lombardia è capofila in Italia quando si guarda all’adozione di nuove tecnologie e ricerca per migliorare la qualità delle produzioni, ridurre l’impronta carbonica e ottimizzare l’utilizzo delle risorse. La vitivinicoltura è uno degli ambiti in cui le sinergie tra mondo delle imprese, istituzioni e università trovano la loro massima espressione. Proprio per valorizzare il lavoro del mondo vitivinicolo lombardo, anche quest’anno Ascovilo (l’associazione dei Consorzi Vitivinicoli Lombardi) sarà presente nel Padiglione Lombardia con uno spazio Lounge per B2B e stampa e con una proposta culturale dedicata ai vini di Lombardia nella Sala polivalente – Stand D14 – al secondo Piano del PalaExpo. Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo sottolinea Ascovilo è l’associazione di ben 13 Consorzi di Tutela della qualità dei vini di Lombardia, nata nel 1977 e mai come oggi necessaria per dare al vino regionale una immagine coordinata. Il mercato ci chiede di comunicare e rafforzare gli elementi di distintività delle nostre produzioni. Questo è l’obiettivo che perseguiamo insieme valorizzando le piccole e grandi produzioni. I Consorzi presenti nel Padiglione Lombardia a Vinitaly 2024 sono: Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Ente Vini Bresciani, Consorzio Franciacorta, Consorzio Tutela Moscato di Scanzo, Consorzio Volontario Vino DOC San Colombano, Consorzio Montenetto, Consorzio Vini IGT Terre Lariane, Consorzio Vini Mantovani, Consorzio Tutela Lugana DOC, Consorzio Tutela Valcalepio, Consorzio Tutela Vini di Valtellina, Consorzio Valtènesi Riviera del Garda Classico e Produttori San Martino della Battaglia DOC, Consorzio Botticino DOC, Consorzio Tutela IGT Valcamonica. Appuntamento con i vini lombardi è dunque al Vinitaly 2024, il Salone internazionale dei vini e distillati la cui 56^ edizione andrà in scena a Verona dal 14 al 17 aprile.
Nei 3.300 metri quadrati del PalaExpo, all’interno degli spazi espositivi finanziati e realizzati da Regione Lombardia e Unioncamere, saranno presenti oltre 150 le realtà in rappresentanza di tutto ciò che di meglio sa offrire il territorio lombardo, per un totale di oltre mille etichette in degustazione. Ci vediamo tutti al Vinitaly! Ivan Vellucci ivan.vellucci@winetalesmagazine.com Mi trovi su Instagram come @ivan_1969
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30 Marzo, 2024

Matter of Taste 2024: Trionfo! Parte II

Dove eravamo rimasti?
Riprendiamo il racconto di Matter of Taste interrotto la scorsa settimana perché ho proprio tanta voglia di proseguire. Quest’esperienza, finora raccontata attraverso le eccellenze francesi e non solo, mi ha calato in uno scenario d’élite: assaggi superlativi con vini di elevato punteggio ma anche di pari qualità. Faccio fatica a definire il vino come un semplice prodotto; è molto di più! In questa realtà ho trovato connessioni inaspettate, luoghi non ancora visitati sono stati scoperti, storie studiate e sognate hanno finalmente trovato riscontro, facendo volare la mia anima enoica.
Ricominciamo quindi il racconto, partendo dall’Italia che in quest’evento non ha sfigurato. Anzi! Le eccellenze del Belpaese erano talmente numerose da non permettermi di assaggiarle tutte. Tuttavia, ho fatto del mio meglio e qui racconterò gli assaggi che ho trovato più emozionanti e coinvolgenti. La Toscana in testa alle eccellenze italiane
La regione che ormai mi ha adottata, la Toscana, ancora una volta, si è dimostrata la regina indiscussa, rappresentando il meglio che l’Italia ha da offrire. Da Montalcino alla Maremma, dal Chianti Classico a Bolgheri, la regione, con ben 14 su 23 aziende italiane premiate, si conferma come il fiore all’occhiello del panorama vinicolo italiano. La straordinaria varietà di territori e vini, ciascuno con la propria storia e carattere unico ha espresso Montalcino tramite  Col d’Orcia raccontato dal Conte Marone-Cinzano in persona e Il Marroneto con Alessandro Mori; Nel Chianti Classico, aziende come Fontodi con il Chianti Classico Gran Selezione Vigna del Sorbo e Flaccianello della Pieve, Tenuta La Massa e Bibi Graetz hanno esibito la quintessenza del Sangiovese. A Bolgheri, Tenuta San Guido, Poggio al Tesoro e Marchesi Antinori Guado al Tasso hanno trasportato i presenti con storie di passione tramandate attraverso le generazioni. Petrolo in Valdarno ha dimostrato di produrre solo vini di eccellenza con il suo Galatrona e le tre versioni di Boggina A, B e C, incantando con potenza e finezza. Fattoria Le Pupille, con la Signora del Morellino Elisabetta Geppetti, ha esaltato l’eleganza del territorio. Infine, da Tua Rita, il Giusto di Notri e il Redigaffi hanno rappresentato la quintessenza della qualità e dell’artigianalità toscane. Oltre la Toscana
Le regioni che seguono mantengono un’elevata rappresentanza di eccellenze italiane. Nel Piemonte langarolo, aziende come Domenico Clerico, Paolo Scavino ed Elio Grasso si distinguono con i loro prestigiosi Baroli, regalando al territorio un’eccellenza ineguagliabile. Nel Veneto, spiccano gli Amarone di Masi e Zymé, che confermano la grandezza enologica della regione. Il resto d’Italia è ben rappresentato da Feudi San Gregorio – Tenute Capaldo per la Campania e l’Irpinia, da Tenute San Leonardo con il suo 2016 da punti 97+ orgoglio per il Trentino e da Cantina Terlano per l’Alto Adige (Alto Adige Terlaner Grand Cuvée Primo RP 97+).   Basta indugi e iniziamo con gli assagg!
Partiamo dal cuore stesso del dibattito enologico: il celebre Sassicaia. Questo vino è da sempre oggetto di discussioni accese e polarizzanti. Alcuni lo amano senza riserve, mentre altri lo criticano con una fermezza quasi dogmatica. Personalmente, credo che sia essenziale mantenere un approccio obiettivo quando si valuta un vino di tale prestigio. Le stesse regole dovrebbero applicarsi a tutti i vini: considerare l’annata e scegliere il momento ideale per assaporarlo al meglio. Cominciamo con Guidalberto, vino più accessibile della Tenuta San Guido. Ho avuto il piacere di degustare la sua annata 2021: un vino con un carattere distintivo, caratterizzato da un ingresso in bocca soddisfacente e una chiusura sapida che lascia un’impressione duratura. Passando al famoso Sassicaia, ho avuto l’opportunità di assaggiare la sua annata 2017. Quest’annata in Toscana è stata caratterizzata da temperature più elevate rispetto alla media, dando vita a un vino notevolmente diverso rispetto al suo predecessore del 2016. Fa presagire una longevità minore in quanto già piacevole ed equilibrato al palato. Una sosta indimenticabile a Poggio al Tesoro di Marilisa Allegrini,
Qui l’enologo Christian Coco mi ha guidato attraverso una serie di degustazioni che hanno espresso l’autenticità e l’eleganza del territorio. Abbiamo iniziato con il Vermentino da clone corso “Solosole 2022”, un vino fresco e vibrante che ha catturato l’anima della costa toscana. Successivamente, ci siamo lasciati incantare dal “Bolgheri Rosso Il Seggio 2021” e dal “Bolgheri Superiore Sondraia 2020”, vini che hanno raccontato la storia e la potenza dei grandi rossi bolgheresi. Infine, il culmine dell’esperienza è stato l’assaggio del mio preferito, il Cabernet Franc “Dedicato a Walter 2020”, con un punteggio di 94 da parte di Robert Parker. In tutto questo, l’eleganza del sorso è stata il filo conduttore che ha legato ogni degustazione, lasciandomi con un ricordo indelebile di questa straordinaria esperienza enologica. Il vino è arte
Un salto per salutare Bibi Graetz, il rinomato viticoltore che riempie di ‘Colore’ la Toscana (cit. Forbes 2021). Ho avuto l’onore di assaggiare l’eccellenza del suo “Testamatta” 2021, che ha ottenuto un incredibile punteggio di 96 da Robert Parker. Ma soprattutto, ho avuto il privilegio di degustare il leggendario “Colore”, la massima espressione del suo sogno. Realizzato con uve tradizionali toscane provenienti da alcuni dei vigneti più antichi e rari della regione, questo vino incarna la quintessenza della Toscana. Il Sangiovese conferisce struttura e potenza, il Colorino dona frutta e tannini vellutati, mentre il Canaiolo contribuisce con mineralità e intensità. Solo le migliori botti dell’intera produzione diventano “Colore”. E anche quest’anno, la 2021 ha raggiunto un incredibile punteggio di 98+ da parte di Robert Parker. Alessandro Mori: un’esperienza al di là delle mie aspettative!
Quest’uomo ha trasformato Il Marroneto in un’icona del Brunello, un vino premiato e idolatrato dalle guide e dai critici enoici più prestigiosi al mondo. Situate sul pendio nord della collina di Montalcino, nelle vicinanze della cinta muraria della città, le vigne del Marroneto rappresentano un luogo di magia e tradizione. Alessandro mi ha spiegato l’importanza del rispetto per l’uva, per la terra e per i valori profondamente radicati in lui che lo hanno spinto, nel 1994, ad abbandonare una carriera legale per diventare vignaiolo. I suoi vini sono veri e autentici, urlano l’identità del territorio. Nel Madonna delle Grazie 2019, con un punteggio di 99 da parte di Robert Parker, ho colto la commovente riconoscibilità di un Brunello “puro”, che incarna l’anima di Montalcino. Anche i rossi di Montalcino Ignaccio 2021 e Iacopo 2021 hanno catturato la mia attenzione per la loro personalità accattivante e la versatilità.
Tenuta La Massa:  gemma nel cuore del Chianti Classico
Ho il privilegio di incontrare il carismatico proprietario, Giampaolo Motta, che condivide con me la sua filosofia: utilizzare la conoscenza del territorio non solo per migliorare la produttività, ma per creare vini capaci di un’autentica interpretazione territoriale. Giampaolo ha rilevato l’azienda nel 1992, avviando un lungo processo di ripristino dei vigneti e delle cantine, con il sogno di trasformarla in un paradiso irraggiungibile. Nel calice, l’ottima qualità dei vini cattura il mio cuore: il Giorgio Primo 2019 (con un punteggio di 97+ da Robert Parker) e il Carla 6 2019 (con un punteggio di 96) dimostrano che la Toscana continua a essere una terra di straordinaria bellezza e qualità enologica. La Tenuta di Trinoro, dove la Toscana si unisce all’Umbria e al Lazio.
Un’esperienza unica con gli assaggi dei vini nati dalla filosofia e dalla forte personalità di Andrea Franchetti, uno dei più anticonformisti protagonisti del panorama vinicolo italiano. Produttore di assoluta eccellenza sia nella Val d’Orcia, patrimonio Unesco, con la Tenuta di Trinoro, che sull’Etna, con Passopisciaro, Andrea Franchetti, scomparso nel 2021, ha lasciato un’eredità indimenticabile. Oggi, le aziende sono portate avanti dal figlio Benjamin, affiancato da un team giovane tutto under 35. Tra gli assaggi offerti, ho avuto il privilegio di degustare Le Cupole 2021, un blend bordolese diverso ogni anno, che si distingue nel calice per uno stile internazionale ormai “toscanizzato”. Caratterizzato da freschezza gustativa e gradevolezza di beva, Le Cupole 2021 ha ottenuto un punteggio di 94 da Robert Parker, confermando l’eccellenza della Tenuta di Trinoro anche sotto la guida della nuova generazione. Bodega Chacra: Alla scoperta del Terroir Patagonico
La storia di Bodega Chacra e di Piero Incisa della Rocchetta è un viaggio di passione e scoperta che ha inizio nel 2001, quando Piero si innamora di un vino assaggiato alla cieca. Da questo momento, nasce un sogno che lo porterà a lasciare Tenuta San Guido per acquistare nel 2004 terreni in Patagonia, nell’Alta Valle del Rio Negro, con vigneti risalenti fino al 1932 a piede franco. Oggi, circa 45 ettari di vigneti sono gestiti secondo i principi dell’agricoltura biodinamica. In Patagonia, una “chacra” è un pezzo speciale di terra destinato alla pomologia, ma è anche un centro energetico vitale che ci connette con l’intero universo. Questa filosofia si riflette nei vini di Bodega Chacra, dove il vino diventa compagno di piacere e sensibilità, nutrendoci e connettendoci con tutto ciò che vive e vibra. I vini di Bodega Chacra mi hanno davvero stupito. Nascono da un clima secco, con escursioni termiche da zona desertica e costante irraggiamento solare, e si distinguono per la completa assenza di malattie fitosanitarie e per il rispetto del territorio in cantina, con fermentazioni spontanee, nessuna chiarifica e filtrazione. Diversi assaggi e tante emozioni. I miei “Chacra” preferiti
Il Bodega Chacra – Mainqué Chardonnay 2018 è un’esperienza di eleganza, sapidità e spinta minerale, frutto di fermentazione in legno e affinamento di 11 mesi in barrique di primo, secondo e terzo passaggio. Mentre il Bodega Chacra – Barda 2018, prodotto al 100% da Pinot Noir proveniente dalle vigne più giovani, si distingue per la sua purezza, leggerezza e succosità, con tannini carezzevoli e straordinaria bevibilità. Un inizio indimenticabile in questo viaggio alla scoperta del Terroir Patagonico.   In conclusione
Matter of Taste è stato un vero e proprio sogno, un’immersione che ha stimolato ogni fibra del mio essere. Mi ha svelato il vero potere del vino nel trasportare mente e anima in terre di puro piacere e meraviglia. Torno a casa arricchita da un’esperienza davvero straordinaria grazie al livello superlativo dei vini. Per oggi da Zurigo è tutto… passo e chiudo! Benedetta Costanzo
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23 Marzo, 2024

Matter of Taste 2024: Trionfo! Parte I

Eccellenze Vinicole a Zurigo con Robert Parker Wine Advocate
Zurigo, una città incantevole avvolta dall’aria frizzante di marzo, è diventata il palcoscenico per uno degli eventi vinicoli più prestigiosi del mondo: la sesta edizione di Matter of Taste, organizzata da Wine Advocate. Questo evento, tenutosi il 2 e 3 marzo, ha attirato una miriade di esperti qualificati e appassionati del vino da ogni angolo del globo.
Giudicati secondo rigorosi criteri di qualità, i vini che hanno superato il punteggio di 90/100 sono stati i protagonisti indiscussi, con l’Italia e la Francia a dominare la scena, seguite da Portogallo, Svizzera e il resto del mondo. Questa varietà internazionale ha offerto un’esperienza senza pari, permettendomi di immergermi nell’eccellenza vinicola mondiale.
Per evitare inconvenienti legati ai voli e per godermi appieno l’atmosfera di Zurigo, sono arrivata in città il giorno precedente. Dopo aver immortalato gli splendidi panorami della città, mi sono concessa un aperitivo in un locale dal fascino propriamente “artistico”, di cui vi parlerò dettagliatamente in un prossimo articolo dedicato alle mie scoperte in questa meravigliosa città. Una cena veloce e poi il mio focus si è spostato sullo studio delle cantine che avrei avuto l’opportunità di degustare il giorno seguente. La lista dei partecipanti ha attirato la mia attenzione in particolare verso i rinomati produttori italiani come Antinori, Tenuta San Guido – Sassicaia con la presenza di Priscilla Incisa della Rocchetta, Feudi di San Gregorio, Poggio al Tesoro, Tenuta di Trinoro, Il Marroneto, Tenuta La Massa, e Zymè, solo per citarne alcuni. Queste aziende rappresentano per me una garanzia di eccellenza, avendo avuto l’opportunità di conoscerle nel corso del tempo. Altrettanto importante è stato per me esplorare il panorama vinicolo francese, con la presenza dei prestigiosi Châteaux bordelesi accanto ad altre rinomate aziende della Champagne, della Borgogna, della Provenza e della Côte du Rhône.
Non potevo certo trascurare di esplorare le cantine provenienti da altre parti del mondo, che hanno suscitato la mia curiosità e che promettevano esperienze sensoriali uniche. Dopo aver delineato un piano d’azione, mi sono ritirata presto per la notte, carica di motivazione e anticipazione per la giornata seguente.
Giunta al Palazzo dei Congressi di Zurigo, il Kongresshaus Tonhalle, sono rimasta affascinata dalla sobria eleganza dell’edificio. Salendo al secondo piano, ho varcato la soglia di un sogno enoico. Le aziende erano nei loro stand e io era pronta a vivere un’esperienza indimenticabile.   Alla Scoperta dell’Eccellenza: Cos d’Estournel 2009
Il mio viaggio attraverso l’eccellenza enoica ha preso il via con una memorabile degustazione presso il grandioso Chateau Cos d’Estournel, un’icona tra i Chateaux bordolesi, situata nell’appellazione Saint-Estèphe. Una cantina ricca di storia fin dal 1811, inserito nella classificazione ufficiale dei vini di Bordeaux come 2éme Grand Cru Classé nel 1855.
Oggi dà alla luce quattro etichette, il Cos D’Estournel, in versione rosso e bianco, e il “secondo” vino, chiamato “Les Pagodes de Cos”, in cui confluiscono le uve provenienti dalle viti più giovani. Etichette che continueranno a stupirci, con il proprio stile inconfondibile e la loro inarrestabile evoluzione.     La prestigiosa annata del 2009, insignita dei massimi 100/100 punti da Parker, ha dato vita a un’esperienza degna di essere ricordata per sempre. Ho avuto l’onore di assaporare uno dei vini più celebrati al mondo. Ogni sorso del Cos d’Estournel 2009 è stata un’espressione di eleganza e complessità che ha solleticato ogni parte del mio palato. Il vino, con la sua struttura impeccabile e i suoi aromi avvolgenti, ha confermato perché Cos d’Estournel è considerato uno dei pilastri dell’enologia francese. Ogni dettaglio, dalla profondità dei suoi aromi alla sua lunga persistenza in bocca, ha riflettuto il lavoro meticoloso e l’attenzione ai dettagli che caratterizzano questo prestigioso gioiello del patrimonio vinicolo francese.         Chateau Troplong Mondot 2009  è un vino di Bordeaux dell’appellazione Saint-Émilion, classificato come Premier Grand Cru Classé B nella Classificazione dei vini di Saint-Émilion. La cantina si trova sulla Riva Destra della regione vinicola di Bordeaux, adiacente a Château Pavie.
Chateau Troplong Mondot 2009  mi ha confermato il valore che un  terroir riesce a regalare ai vini donando complessità,
eleganza, persistenza e una trama tannica invidiabile. Ancora più entusiasmante della 2016 e della 2019,
la 2020 annata dal buon andamento che pur mostrando una giovinezza elegante può sfidare il tempo senza esitazioni.     Anche Domaines Delon / Léoville Las Cases mi ha impartito una lezione memorabile:
tra un Clos du Marquise 2014 del terroir di Saint Julien e un Nenin 2018 di Pomerol,
ho potuto percepire le sottili sfumature dei diversi blend e terroir e constatare come
nel Potensac 2018 il Cabernet Franc conferisse eleganza al sorso, mentre il
Léoville Las Cases 2017 si presentava già come un’opera d’arte senza tempo.       La Provenza ha brillato con Chateau d’Esclans, offrendomi l’assaggio di una serie di rosati che hanno catturato il mio cuore per la loro eleganza e il loro fascino.
Chateau d’Esclans si trova a La Motte En Provence nel dipartimento del Varo poco a nord di Saint Tropez e vicino a Cannes.
Ho assaggiato un’intera gamma di rosé composti dai vitigni tradizionali provenzali: Grenache in primis, Mouvedre, Cinsault, Rolle (una sorta di vermentino) e Syrah.
Tra tutti, il mio preferito è stato il Cotes de Provence Rosè Garrus 2021, da Grenache (90%) e Rollo (10%) provenienti da vigne vecchie tra 90 e 100 anni, le più alte della tenuta. Le note esotiche e le sensazioni fragranti di brioches e gli accenni tostati mi ricordavano uno champagne, risultando al palato corposo e incisivo.
L’etichetta più glamour è sicuramente il Cotes de Provence Rosé Rock Angel 2022, un vino graffiante che nasce da vigne allevate in terreni rocciosi e alti..   Ma è stato l’assaggio dello Chateauneuf du Pape Blanc Cuvée Speciale Vieilles Vignes de Clairette in magnum 2019, della Famiglia Isabel Ferrando, a rapirmi completamente.
Affinato parte in legno e in parte in Bon Bon di vetro, è la bottiglia più rara dell’azienda. Una mangum sensazionale che proviene da piante secolari di Clairette Rosé: è un bianco mozzafiato, ma se ne produce soltanto un tonneau all’anno. Offre una complessità e un’eleganza che hanno deliziato il mio palato e i miei sensi.
Infine, lo Chateauneuf du Pape Colombis 2016 si è distinto tra i rossi, ancora giovani, con la sua identità unica e inconfondibile.       Questo viaggio enologico è proseguito, dopo una fugace pausa per il pranzo,  con l’assaggio delle prelibatezze offerte da Philipponnat.
Da quasi 5 secoli, questa famiglia vanta una ricca tradizione di vignaioli e negozianti nelle terre tra Ay e Dizy. Per ben 5 generazioni hanno  vinificato nelle cantine storiche del XVIII secolo di Chateau de Mareuil.
Gli assaggi dell’Extra-Brut Grand Cru Cuvée 1522 del 2016, Royale Réserve Non Dosé e Blanc de Noirs Extra-Brut 2018 hanno catturato la mia anima enoica con la loro complessità e raffinatezza. Questi vini sono stati caratterizzati da un perfetto equilibrio tra intensità, freschezza e mineralità, accentuato dai dosaggi molto bassi che rendono la bevuta ancora più interessante. Wow, davvero!       Un viaggio incantato nel mondo di Niepoort: Eccellenza dal Douro alla Mosella
Sono passata dunque agli assaggi delle cantine iberiche prima fra tutte Niepoort, una vera e propria eccellenza del Douro. Assaggio dopo assaggio, sono rimasta stupita dal fascino unico che questi vini esercitano. I loro bianchi, in particolare, hanno catturato la mia attenzione con la loro sapidità e complessità, soprattutto quelli provenienti dai terreni granitici. Ogni sorso era un’esperienza sensoriale unica, rendendo difficile la scelta del preferito tra tante eccellenze. Ma la sorpresa più grande è stata l’assaggio dei vini provenienti dai loro vigneti in Mosella. Questa nuova scoperta ha arricchito ulteriormente il mio viaggio enologico, offrendomi un’inedita prospettiva della produzione vinicola di Niepoort. La degustazione è stata conclusa in modo memorabile con il Party Port Tawny Reserve in Magnum, affinato a Vila Nova De Gaia secondo la tradizione. Un finale infinitamente delizioso che ha suggellato l’esperienza, lasciandomi desiderosa di continuare il mio viaggio nel mondo dei vini Niepoort.     Gli assaggi delle due aziende della Famiglia Alvarez, proprietaria di Vega Sicilia nella Ribiera del Duero dal 1982 e della cantina Tokaj-Oremus,  hanno aggiunto un capitolo straordinario al mio viaggio enologico. I vini spagnoli,  in particolare Alion 2020, si sono rivelati davvero eccellenti, ma è stato il Tokaji Aszu 5 puttonyos di Oremus del 2000 a lasciarmi senza fiato.
Infatti il Tokaj Aszú è un vino prodotto con un processo meticoloso, reso possibile solo in annate eccezionali e in condizioni uniche che permettono lo sviluppo della muffa nobile. Gli acini botritizzati appassiti vengono posti in apposite gerle chiamate puttonyos (23/25 chili). Una volta ridotti in poltiglia, si ha la pasta di Aszù che viene aggiunta al mosto ottenuto da grappoli non botritizzati nelle botti da 136 litri (gònc). Il numero di puttonyos determina la classificazione del Tokaj Aszù, che può variare da tre a otto: maggiore è la presenza di puttonyos, più dolce ed alcolico sarà il vino prodotto. Durante l’affinamento in botte, interviene un’altra muffa, la “Cladosporium cellare”, che dona al vino note ossidative. Il processo di invecchiamento viene completato in botti da 136 e 200 litri per due o tre anni, seguito dall’affinamento per un ulteriore anno in bottiglia.
Al palato, il Tokaji aszu di Oremus si rivela ricco ed intenso, con un lungo retrogusto. È un vino travolgente, sorprendente, che cattura l’essenza stessa della sua terra d’origine e incanta con ogni sorso grazie alla freschezza gustativa che si beffa del  tempo. 24 anni e non sentirli! Un racconto a parte meritano Bodega Chacra e soprattutto le realtà italiane presenti, con le quali ho avuto l’onore e il privilegio di entrare in contatto.
Per oggi mi fermo qui, lasciando il piacere di continuare queste scoperte alla prossima settimana, quando pubblicherò la seconda parte di questo articolo.
Non vedo l’ora di condividere con voi gli ulteriori emozionanti dettagli di questa avventura enologica! Benedetta Costanzo
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12 Marzo, 2024

Rome Wine Expo: che evento!

Gli eventi del vino a Roma sono sempre una grandissima opportunità di incontro. Il mercato della Capitale offre certamente degli stimoli importanti che non possono che transitare attraverso momenti di aggregazione e presentazione dei prodotti. Rome Wine Expo, giunta ormai alla terza edizione, è stata proprio una fantastica occasione in tal senso. Gli oltre 1.000 visitatori hanno avuto la possibilità di incontrare le 65 cantine presenti provenienti dalle regioni italiane e da Georgia e Catalogna. Proprio questa ultima regione è stata attivamente presente sia con la Delegazione del Governo della Catalogna in Italia sia con la INCAVI, l’Istituto Catalano della Vite e del Vino. Le Masterclass hanno avuto il merito di attirare l’attenzione dei partecipanti (tutte sold out!) su alcuni territori importanti ma visti in maniera diversa dal solito. La Masterclass della Valpolicella ha messo a confronto, alla cieca, otto cantine della Valpolicella “allargata”: Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso, Amarone. Una sfida, un confronto, una scoperta. Comprendere i territori e le loro sfumature ha offerto grandi spunti di discussione. La Francia ed in particolare Champagne e Borgogna hanno evidenziato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, le potenzialità dei territori e del marketing di questi. Ancora poco sviluppata in Italia. Il Trebbiano Spoletino non è un vino banale. Purtroppo, alle volte serve “dimostrarlo” e la Masterclass che ha messo a confronto, alla cieca, vecchie annate di questo elegante vitigno, è servita allo scopo. Il bistrattato territorio del Lazio merita una vera riscoperta poiché giovani e meno giovani imprenditori stanno cercando, faticosamente, di cambiare il percepito dei consumatori. Emiliano Fini con i suoi Lavente da Malvasia e Cleto da Grechetto ha dimostrato nella Masterclass dedicata come questi due vitigni possano offrire evoluzioni interessantissime (dal 2017 al 2022). Come annunciato nel precedente articolo Rome Wine Expo è stata occasione anche per premiare alcuni vini. LE ECCELLENZE PREMIATE Migliori Vini Spumanti: GOLD MEDAL – Metodo Classico Extra Brut Rosé Cesare 2017 di Piana dei Castelli – LAZIO
SILVER MEDAL – Franciacorta Brut di Coronea – LOMBARDIA
BRONZE MEDAL – Prosecco di Valdobbiadene Extra Dry di Castellalta – VENETO
MENZIONI SPECIALI (parimerito) – Spumante Brut Chardonnay 616 di Truant, Friuli Venezia Giulia e Spumante Brut 5.0 di Vigneti Fontana, Lazio Migliori Vini Bianchi: GOLD MEDAL – Frascati Superiore Riserva Docg 2021 di Casata Mergè – LAZIO
SILVER MEDAL – Quattroventi 2022 di Ramaddini – SICILIA
BRONZE MEDAL – Zio Carlo 2021 di Tre Cancelli – LAZIO
MENZIONI SPECIALI (parimerito) – Pinot Grigio “Grigio” 2019 di Piana Dei Castelli, LAZIO e Fiano “Notamento” 2022 di Tenuta Planisium, PUGLIA. Migliori Vini Rossi: GOLD MEDAL – Brunello di Montalcino 2019 di Poggio Lucina – TOSCANA
SILVER MEDAL – Amarone della Valpolicella 2020 di Terre di Rizzato – VENETO
BRONZE MEDAL – Nocchino 2018 di Podere Ema – TOSCANA
MENZIONI SPECIALI (parimerito) – Montepulciano d’Abruzzo DOC Biologico “AUÀ” 2018 di Fattoria Gaglierano, ABRUZZO; Primitivo Montorso 2022 di Tenuta Planisium, PUGLIA; Saperavi 2018 di Two Sommeliers, GEORGIA. Migliori Vini Speciali (Dolci o Fortificati): GOLD MEDAL – Elixir Bianco al Miele 2023 di Apicoltura Pacienza – CALABRIA
SILVER MEDAL – Moscato di Noto Passito Al Hamen 2022 di Ramaddini – SICILIA
BRONZE MEDAL – Passito Pater 2023 di Tre Cancelli – LAZIO
MENZIONI SPECIALI (parimerito) – Elixir Rosso al Miele 2022 di Apicoltura Pacienza, CALABRIA e Vino Ambrato Fortificato “Khardanakhi” 2018 di Khardanakhi 1888, GEORGIA. WINE CHALLENGE Miglior Vino Spumante – Franciacorta Brut di Coronea – LOMBARDIA.
Menzioni Speciali – Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Dry “Col Canut” di Castellalta, VENETO e Metodo Classico Extra Brut Rosé Cesare 2017 di Piana dei Castelli – LAZIO
Miglior Vino Bianco – Orzalume di Castello di Corbara – UMBRIA
Menzioni Speciali – Soave Classico 2022 di Terre di Rizzato, VENETO; Trebbiano Spoletino 2022 di Le Cimate, UMBRIA; Gajardo 2022 Monte Crocetta, VENETO. 
Miglior Vino Rosato (parimerito) – Cerasuolo D’Abruzzo Biologico 2021 AUA’, Fattoria Gaglierano, ABRUZZO; Merlot Rosato 2022 di Terre di Rizzato, VENETO.
Menzioni Speciali – Julius Rosato 2022 di Tenuta Lungarella, LAZIO; Emira 2022 di Tre Cancelli, LAZIO. 
Miglior Vino Rosso – Lago di Corbara Doc “Calistri” 2019 di Castello di Corbara, UMBRIA.
Menzioni Speciali – Brunello di Montalcino 2019 di Canalicchio di Sotto, TOSCANA; Amarone della Valpolicella 2020 di Terre di Rizzato, VENETO.
Miglior Vino Speciale (Macerato/Ambrato, Dolce, Fortificato) – “Scarpe Toste Unplugged” 2022 di Cantina Le Macchie – LAZIO.
Menzioni Speciali – Vino Ambrato Fortificato “Khardanakhi” 2018 di Khardanakhi 1888, GEORGIA; DO Tarragona “Macabèlius” Passito di Celler Pallarades, CATALOGNA. Insomma, non possiamo che darci appuntamento alla prossima edizione o comunque ad un nuovo evento di Riserva Grande.   Ivan Vellucci ivan.vellucci@winetalesmagazine.com Mi trovi su Instagram come @ivan_1969  
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4 Marzo, 2024

Una passione, una famiglia, un successo: Il metodo Marcalberto.

Una passione, una famiglia, un successo: Il metodo Marcalberto.
Il Piemonte è una regione infinitamente sorprendente, non le manca nulla: cibi ottimi, paesaggi mozzafiato, antiche tradizioni e, ovviamente, vini incredibili. Niente Barolo, Barbaresco o Gattinara per questa volta, bensì un altro dei caposaldi della produzione vinicola regionale: il metodo classico di Langa. Quale fra le infinite realtà ho selezionato per voi? La cantina della quale sto per narrarvi oggi, si trova proprio tra questi dolci colli delle Langhe, a Santo Stefano Belbo, ed è una piccola realtà a conduzione famigliare che produce esclusivamente spumanti Metodo Classico: L’Azienda Agricola Marcalberto. Tutto ebbe inizio nel 1993 quando Piero Cane, affermato enologo, decide di dar vita ad un primo embrione di produzione vinicola che, già da lì a pochi anni, si evolverà in una piccola serie dalla distinta identità; per diversi anni è rimasta una modesta produzione di nicchia, finché, nel 2008, i due figli Marco e Alberto hanno dato il via ad un piccola rivoluzione. Con gli occhi pieni di entusiasmo e di amore per la loro realtà, i figli sono riusciti a rendere quell’ investimento paterno una vera e propria azienda a conduzione familiare, dove qualità e genuinità sono le colonne portanti. Quali sono le unicità di questa azienda? In questa realtà giovane e dinamica, c’è un evidente sguardo alla metodica francese che mi si palesa immediatamente con la pressa Coquard, una meravigliosa macchina in legno che ho avuto modo di vedere solo nelle piccole cantine dello Champagne, capace di regalare una spremitura delle uve dolce e soffice, ottima per ottenere un mosto chiaro e limpido.
Già il mio sguardo si colma di gioia nel vedere una tale attenzione e ricercatezza. Partenza al top!  Oltre ad una strumentazione di tutto rispetto, c’è un altro lato dell’azienda che rimane certamente degno di nota: la cantina ottocentesca sita proprio sotto l’abitazione di famiglia dove ‘le ragazze’ passano il periodo di maturazione sui lieviti. Davvero interessante, perché oltre ad essere un ambiente molto suggestivo, fra pupitre e scaffali, le bottiglie affrontano qui il loro invecchiamento senza timore di sbalzi termici, data l’impercettibile differenza di temperatura fra estate ed inverno. Quali sono i vitigni impiegati? Pinot Nero e Chardonnay sono i re della produzione, con diverse etichette e diverse sfumature che si esprimono al meglio in gioco di dosaggi e affinamenti. Particolarmente da me apprezzato il Sansannée, un vino che si preannuncia come un “base” ma che forse, fra tutti – proprio per le “minori” aspettative che nutrivo – mi ha lasciata più di stucco.
È un blend Pinot nero e Chardonnay, senza annata come suggerisce il nome, ma che risulta davvero freschissimo, sapido e con una acidità incredibilmente bilanciata. Altro gioiellino interessante l’Alta Langa 2019, una pungenza verticale, una sapidità che chiama un altro sorso, una acidità dolce che pulisce il palato ma, soprattutto, un naso bello evoluto, con note travolgenti di crosta di pane leggermente abbrustolita. Una nota la devo fare anche per il Blancdeblacs di Chardonnay, non proprio il mio genere di bollicina, ma che al naso si è presentato subito diretto e protagonista, mentre in bocca ha preferito un passo delicato, fresco, decisamente minerale e con un finale di vaniglia così gentile che chiamava il sorso successivo solo per poterla risentire. Mi é rimasto un grande punto interrogativo sul Brut Nature di Pinot Nero, che sulla carta ha tutte le prerogative per divenire il mio preferito, ma che, ahimè, era terminato. Eh niente, tocca tornare per assaggiare anche l’ultimo cucciolo di casa. UNA PASSIONE, UNA FAMIGLIA, UN SUCCESSO. Per chiunque cerchi vini raffinati, bilanciati, sinceri e seri, consiglio una capatina da Marcalberto; ottima qualità a prezzi giusti!   A cura di Ambra Sargentoni. Se vuoi sapere di più su di me scopri il mio sito      
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24 Febbraio, 2024

Amarone Opera Prima 20^ edizione: un successo strabiliante!

1.500 Visitatori da oltre 25 Paesi condividono la passione per il vino Nel cuore di Verona, un evento straordinario ha catturato l’attenzione di appassionati del vino provenienti da tutto il mondo. Amarone Opera Prima, tenutosi il 3-4 febbraio 2024, ha accolto con entusiasmo 1.500 visitatori e 200 giornalisti provenienti da oltre 25 Paesi diversi. La manifestazione ha attirato una varietà di partecipanti, con una presenza significativa di donne e giovani wine-lovers, questi ultimi con ben 600 partecipanti al party finale organizzato da Winenot Blind Tasting in collaborazione con il Gruppo Giovani del Consorzio Tutela Vini Valpolicella. L’evento si è svolto presso il maestoso Palazzo della Gran Guardia di Verona, dove gli appassionati del vino hanno avuto l’opportunità di assaporare in anteprima l’Amarone 2019: 70 le cantine della Valpolicella. Oltre alla novità del 2019, i partecipanti hanno potuto immergersi nelle annate precedenti fino al 2009, creando un viaggio gustativo attraverso il tempo e le diverse interpretazioni di questo vino iconico. 3 febbraio Convegno “Clima, produzione e mercati: la Valpolicella alla prova del cambiamento”. La giornata di apertura, il 3 febbraio, ha preso il via alla Gran Guardia con un convegno intitolato “Clima, produzione e mercati: la Valpolicella alla prova del cambiamento”. Moderato dal direttore di Telenuovo, Andrea Andreoli, il talk ha visto la partecipazione di figure chiave del settore, tra cui il presidente Christian Marchesini, il vicepresidente del Consorzio e Master of Wine Andrea Lonardi, Carlo Flamini responsabile dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini e il professore di Enologia dell’Università di Verona, Maurizio Ugliano.   Talk “Amarone Opera Prima: Sipario con Vittorio Grigolo” Il prestigioso talk ha offerto un’esperienza unica con l’enfant prodige della lirica mondiale, protagonista del Festival lirico veronese dal 2013. L’apertura dei banchi di assaggio, riservata prima alla stampa e poi agli appassionati, è stata il cuore pulsante della giornata di domenica 4 febbraio. Vendemmia 2019: un racconto di sfide tra freddo, pioggia e caldo Il racconto della vendemmia del 2019, etichettata come annata a cinque stelle,  si apre con un’analisi approfondita delle condizioni climatiche che hanno plasmato le uve di quella stagione. Maurizio Ugliano, docente al dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, offre uno sguardo dettagliato su un anno caratterizzato dalla primavera più fredda e piovosa degli ultimi 30 anni. Estate Calda e ondate di calore L’estate, invece, è stata caratterizzata da temperature più elevate che hanno contribuito a recuperare il tempo perduto. Tuttavia, ondate di calore hanno imposto ai viticoltori di adottare misure speciali per proteggere le uve, in particolare Corvina e Corvinone, dai danni causati dall’irraggiamento solare intenso. Oltre i Limiti del Disciplinare L’evento ha anche messo in luce l’approccio dei produttori che, con affinamenti più lunghi rispetto a quanto richiesto dai disciplinari di produzione, hanno dimostrato la volontà di andare oltre i limiti stabiliti, cercando la perfezione e la massima espressione del proprio Amarone. Vi racconterò non solo gli assaggi della nuova annata ma anche le impressioni sui vini che mi hanno colpito di più! Nel narrare questa esperienza di assaggio, preferisco seguire il flusso dell’emozione piuttosto che l’ordine alfabetico. Spero che questo racconto vi coinvolga tanto quanto è stato coinvolgente per me esplorare questa nuova dimensione di confronto.   Accordini Stefano – Amarone della Valpolicella Docg 2019: due versioni, stessa annata Il confronto tra le due versioni dell’Amarone della Valpolicella DOCG 2019 di Accordini Stefano si rivela un gioco stimolante e divertente. Da un lato, Acinatico, proveniente da vigneti tra i più alti della zona classica di Cavalo e Monte in Valle a Fumane, matura per due anni in botti grandi e tonneau di rovere. Dall’altro, la loro versione Bio offre sfumature più nitide di frutto e fiore, conquistandomi con un invidiabile equilibrio nonostante la giovinezza. Il sorso si presenta fresco, elegante, lungo, con un tannino ben scolpito, rendendo questo confronto un’esperienza gustativa ricca di sfumature e piacevoli sorprese. Il Monte Caro– Strade Vecchie Amarone della Valpolicella Docg 2019 Emanuela mi spiega il progetto dei “Vignaioli della Valle di Mezzane” e ritrovo un approccio biodinamico che caratterizza alcune aziende in questa zona. Assaggio Strade Vecchie Amarone della Valpolicella 2019 che uscirà in Primavera e una “Riserva” 2015 dal lungo affinamento che passa attraverso contenitori d’acciaio (3 anni) e di legno (1 anno in tonneaux e 5 anni in botti grandi). Fresca sul mercato, questa Riserva si distingue per l’uso di lieviti indigeni, la non filtrazione e la sua natura biologica. Prospettive affascinanti si delineano per entrambe le versioni, ognuna con la sua storia e personalità uniche, promettendo un viaggio sensoriale coinvolgente e ricco di sfumature. Camerani – Adalia Amarone della Valpolicella Classico Docg 2019 E ci troviamo ancora in Val di Mezzane: qui ho avuto l’opportunità di assaggiare l’Adalia Amarone della Valpolicella Classico DOCG 2019, appena giunto sul mercato. Tuttavia, è stata l’annata 2016 a catturare la mia attenzione con la sua pulizia e un finale sorprendentemente sapido. Mentre degustavo, mi sono lasciata trasportare in una conversazione appassionante con l’esperto della cantina, cercando di cogliere appieno le sfumature dei loro vini biodinamici, orgogliosamente certificati Demeter. È evidente che il loro impegno nell’utilizzare tecniche di vinificazione che includono l’uso di cemento e tini troncopiramidali ha contribuito in modo significativo al raggiungimento di questi risultati interessanti. Contrada Palui– anteprima Amarone della Valpolicella Docg 2019 Quest’assaggio ha catturato la mia attenzione per la semplicità e la passione evidente che permea l’azienda. I vigneti, situati in terreni ricchi di selci, basalti e calcare, promettono di conferire al vino un’eleganza distintiva nel corso del tempo. Durante la degustazione dell’anteprima del 2019, destinata a essere sul mercato alla fine dell’anno, ho avuto impressioni che suonano come scommesse intriganti, soprattutto per il mix unico utilizzato nell’affinamento, combinando anfora trentina Tava e legno. L’azienda, giovane e dinamica, sembra avere idee chiare su come evolvere nella direzione giusta, sottolineando un impegno verso l’innovazione e la qualità. Falezze – Amarone della Valpolicella Riserva Docg 2019 Le etichette dell’azienda colpiscono immediatamente la mia attenzione, tanto quanto il racconto appassionato di Luca Anselmi, che parla di arte non solo nelle bottiglie, ma anche nel calice. L’azienda adotta un approccio distintivo, numerando le bottiglie e limitando le produzioni anno per anno. La filosofia aziendale tra l’altro guarda con interesse alla Biodinamica, sottolineando un impegno verso la sostenibilità e la produzione di vini che siano in armonia con la natura. L’arte e la dedizione si fondono in ogni aspetto, creando un connubio che si traduce in vini unici e autentici. L’assaggio che mi trasporta in un sogno è l’anteprima della Riserva 2019, un’esperienza destinata a sbocciare completamente tra ben 10 anni. Solo 1800 bottiglie numerate a mano, frutto delle migliori uve provenienti da vigneti con oltre 80 anni di età. La magia di questa anticipazione si svela non solo nel sapore eccezionale, ma anche nella promessa di un invecchiamento che darà vita a un capolavoro enologico. Graziano Pra – Morandina, Amarone della Valpolicella Docg 2019 La prova di botte dell’Amarone 2019 offre uno sguardo affascinante nel percorso di affinamento di questo campione. Il processo prevede fermentazione in acciaio, seguita da due anni e mezzo di maturazione in botti da 20 hl, e ulteriori dodici mesi di affinamento in bottiglia. Posizionati a 500 metri sul livello del mare, i vigneti offrono uve che danno vita a vini di straordinaria complessità. La presenza di una piccola percentuale di Oseleta arricchisce il bouquet olfattivo e conferisce un carattere distintivo al palato. Questo Amarone si presenta come un viaggio sensoriale in continua evoluzione, e sarà indubbiamente un piacere riassaggiarlo in futuro per apprezzarne appieno il percorso di evoluzione e la maturità. Le Guaite di Noemi – Amarone della Valpolicella Classico Docg 2019 È la giovane e grintosa Noemi che con entusiasmo mi racconta della filosofia appassionante dietro l’azienda e del suo personale percorso. La stessa determinazione che traspare dalla sua voce emerge chiaramente nell’assaggio del suo vino, una prova di botte 2019 che si prospetta davvero molto promettente. I terreni di calcare e basalto, uniti al mix di uve autoctone e alle piccole percentuali di Oseleta e Croatina, conferiscono a questo Amarone un carattere distintivo. Attualmente in commercio si trova l’annata 2012, offrendo un’opportunità di scoprire la crescita e la maturità di questo vino nel corso degli anni.. Secondo Marco – Amarone della Valpolicella Classico Docg 2014 assaggio emozionante Oltre all’entusiasmante assaggio dell’anteprima del 2019, che si appresta a entrare sul mercato, l’annata 2014 si presenta come una sorprendente rivelazione. Nonostante sia stata una vendemmia difficile, nel calice si rivela uno degli assaggi più eccezionali, evidenziandosi per la sua originalità ed eleganza. Questa dimostrazione di maestria enologica sottolinea come, anche nelle sfide, possano emergere vini straordinari che conquistano per la loro autenticità e raffinatezza. Tenuta villa Bellini – Amarone della Valpolicella Classico Docg L’immenso potenziale di quest’azienda non si esaurisce nel calice, ma si estende a ogni sfaccettatura del suo approccio vinicolo e della Tenuta stessa. La degustazione della 2016 si è rivelata straordinariamente equilibrata, un assaggio notevole considerando i 100 giorni di appassimento subiti dal vino. Essendo un’azienda Bio dal 2007, è evidente il loro impegno per pratiche sostenibili, con uno sguardo attento anche alle metodologie biodinamiche. Questo connubio di passione, innovazione e rispetto per la natura promette vini che non solo deliziano il palato ma raccontano una storia di autenticità e impegno verso la qualità. Roccolo Grassi  – Amarone della Valpolicella Docg 2019 L’azienda, situata nella pittoresca Val di Mezzane e fondata negli anni settanta dal padre Bruno, è oggi una realtà familiare guidata con orgoglio dalla seconda generazione, i figli Francesca e Marco. La filosofia della famiglia è chiara: ottenere grandi uve e produrre un numero limitato di bottiglie, tutte caratterizzate da un altissimo livello qualitativo. I 17 ettari di vigneto di proprietà sono distribuiti in tre diverse zone, ognuna con caratteristiche distintive, da terreni calcarei a basaltici, fino a quelli di origine alluvionale. Un microcosmo ecologico completo, con 2 ettari di bosco, 1.5 ettari di oliveto e varie piante da frutto. Gli assaggi, grazie ai lunghi affinamenti che includono almeno 3 anni in bottiglia, riescono a esprimere una complessità olfattiva e gustativa che colpisce. La dedizione alla qualità e all’autenticità emerge in modo evidente in ciascun sorso, rendendo l’esperienza un viaggio sensoriale ricco e appagante. Piccoli– La Parte Amarone della Valpolicella Docg 2019 – prova di botte In questo coinvolgente crescendo di assaggi, fa la sua entrata Alice, che mi avvolge con il racconto della sua azienda. Una storia familiare al femminile che ha avuto inizio con la nonna MariaRosa. Nel calice, riesco a catturare l’essenza di questa famiglia, che si traduce in un’estrema cura per i dettagli, dalla vigna all’etichetta. Ogni elemento racconta una storia, piccola ma significativa, contribuendo a creare un’esperienza che va oltre il semplice assaggio di vino. La storia di Alice e della sua famiglia si riflette con delicatezza in ogni sorso, trasformando la degustazione in un viaggio nel tempo e nella passione che si tramanda di generazione in generazione. Piccoli: Incredibile il potenziale della Riserva 2013 La Parte L’esperienza di degustazione si eleva a nuove vette con la Riserva 2013 La Parte. In questo assaggio, emergono note vibranti che esaltano la complessità e il potenziale straordinario di questo vino. Sono impaziente di visitare l’azienda per scoprire ulteriori gemme enologiche e conoscere il resto della famiglia Piccoli, immaginando che ogni incontro sarà un nuovo capitolo in questa affascinante storia di passione e dedizione volti alla produzione di vini straordinari. Terre di Leone – Amarone della Valpolicella Docg 2019 Nel volto pulito di Massimo Pellizzari, un giovane appassionato e competente, si riflette l’anima di questa realtà vinicola che si estende su soli 7 ettari. Con entusiasmo, mi guida attraverso la scoperta del suo Amarone, e nel corso dell’assaggio, riesco a cogliere le grandi potenzialità che caratterizzano questa promettente cantina. La passione e la competenza di Massimo si traducono in un’esperienza degustativa che lascia intravedere un futuro luminoso per questa piccola ma dinamica realtà. Zymé – Amarone della Valpolicella Classico Docg 2019 – prova di botte Dopo un appassionato scambio di opinioni sull’andamento delle ultime annate in vigna, con Elena ho avuto il privilegio di assaporare l’anteprima 2019 dell’Amarone della Valpolicella Classico DOCG. L’esperienza ha rivelato un grande potenziale, sebbene il vino sia ancora in una fase di affinamento. L’annata sarà disponibile sul mercato dal 2025, e non vedo l’ora di seguire da vicino la sua evoluzione nel tempo. Amarone della Valpolicella Classico Docg 2017– un’emozione in più! La prova della 2017 ha confermato la qualità eccezionale di questa cantina, consolidando la reputazione di Zymé nel creare Amaroni straordinari. Caratterizzata dall’integrazione del 10% di Oseleta e del 5% di Croatina, questa annata si è rivelata un autentico capolavoro. Le vinificazioni spontanee in acciaio e cemento, svolte in modo selezionato per ogni vigneto, e l’affinamento di 60 mesi in botti di rovere di Slavonia hanno plasmato un vino dal rubino impenetrabile e dal naso introspettivo. Oltre alla frutta appassita, emergono note di liquirizia e spezie. Il sorso, seppur potente, ricco e complesso, sfida la scorrevolezza tipica di altri vini, ma ne guadagna in profondità e struttura. In conclusione In conclusione, l’Amarone, da sempre considerato il padre nobile dell’enologia italiana, ha riaffermato la sua grandezza durante l’evento “Amarone Opera Prima“. La presenza di vini ancora in fase di affinamento, accanto alle delizie di annate precedenti pronte al consumo, ha testimoniato l’autentica qualità di questo vino iconico, che continua a essere un ambasciatore della ricchezza enoica del Belpaese, anche oltre i confini nazionali. Sebbene ci siano stati altri assaggi interessanti, la limitata estensione di questo articolo mi impedisce di approfondire ulteriormente. Vi invito a rimanere sintonizzati per i prossimi articoli, nei quali esplorerò più a fondo questa regione vitivinicola sempre più rilevante. Mentre rifletto su quale azienda visitare per prima, vi invito a continuare a seguirmi e a leggere Winetales Magazine.   Benedetta Costanzo
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20 Febbraio, 2024

Rome Wine Expo 2024

Roma e la cultura del vino. Un binomio che spesso si fa fatica a comprendere per una serie di motivazioni storiche. Eppure, Roma è il mercato italiano più ambito dai tutti i produttori. Non fosse altro per i numeri che la contraddistinguono: 2.8 milioni di abitanti e 35 milioni di visitatori. Portare la cultura del vino a Roma vuole dire soprattutto far conoscere vitigni, vini e produttori di grande rilievo nazionale ed internazionale. Per questa comunione di obiettivi WineTales Magazine ha accolto con grande piacere la media partnership con Riserva Grande per la promozione della seconda edizione di Rome Wine Expo che si terrà dal 2 al 4 marzo presso il Grand Hotel Palatino di Via Cavour a Roma. Una manifestazione che vuole diventare sempre di più internazionale sia per gli appassionati sia per tutti gli operatori del settore vede WineTales Magazine come media partner. Marco Cum, titolare di Riserva Grande: Come d’abitudine l’evento vedrà la partecipazione di produttori di vino da tutta Italia, ma il nostro intento è anche quello di portare produttori dall’estero. Per la prima volta a Roma verranno presentati, in collaborazione con la Delegazione del Governo della Catalogna in Italia, i più grandi vini di questo territorio, enclave iberica che si distingue per vini di eccezionale storicità e di rara finezza espressiva. Non mancherà una selezione di grandi vini della Georgia e della Francia. Ai sempre graditi banchi di assaggio si affiancheranno una serie di affascinanti Masterclass che offriranno delle vere e proprie emozioni sensoriali. Le Masterclass, come sempre, costituiranno un punto di forza dell’evento, con due seminari dedicati alla Francia: Champagne e Borgogna. Inoltre, avremo una eccezionale Masterclass dedicata ai più grandi vini della Catalogna e, in collaborazione con il Consorzio di Spoleto Montefalco, una Masterclass dedicata all’evoluzione del Trebbiano Spoletino. Ancora, in chiave tutta italiana: un approfondimento delle sottozone dei territori della Valpolicella, con un focus sull’Amarone e una doppia verticale e comparativa dei vini di Emiliano Fini. Non mancherà lo spazio dedicato ai premi con due importanti riconoscimenti. Il premio Eccellenze di Rome Wine Expo 2024, rivolto alle etichette di maggior pregio delle aziende espositrici, verrà assegnato da una giuria di esperti. A selezionare invece il vincitore del Wine Challange saranno gli stessi visitatori che potranno esprimere il proprio voto con l’apposita scheda. L’indicazione del proprio indirizzo e-mail consentirà di partecipare all’estrazione di una bottiglia per ogni categoria premiata. Entrambe i premi investiranno dieci etichette nelle seguenti categorie: vino spumante, vino bianco, vino rosato, vino rosso, vino speciale e distillato. I primi tre classificati per categoria si potranno fregiare del titolo Menzione Oro (Eccellenza Oro; Top Wine Challange Oro)   Il programma SABATO 2 MARZO 2024 ore 12:00 Masterclass. “Sfida all’Amarone. Degustazione comparata, alla cieca, di grandi Amarone, Ripasso e Superiore di diverse sottozone della Valpolicella“ ore 14:00 Apertura banchi di assaggio ore 15:00 Masterclass. “La Francia e l’invenzione del terroir. Il mito leggendario della Borgogna: la Côte-d’Or e la Côte-de Nuits“ ore 17:30 Masterclass. “L’Evoluzione del Trebbiano Spoletino. Comparazione tra nuove e vecchie annate in blind tasting“ ore 21:00 Chiusura banchi di assaggio   DOMENICA 4 MARZO 2024  ore 12:00 Apertura banchi di assaggio ore 13:30 Masterclass. “Lo Champagne. Il vino più celebrato del mondo attraverso l’interpretazione di piccoli vignerons“ ore 17:00 Masterclass. “Finca Qualificada. Il riflesso del terroir nei grandi vini della Catalogna“. Evento riservato su invito ore 20:00 Chiusura banchi di assaggio   LUNEDÌ 5 MARZO 2024  ore 11:00 Apertura banchi di assaggio ore 11:00/17:00 Incontro con gli operatori ore 14:00 Premiazioni dei concorsi: “Eccellenze di RWE 2024” e “Wine Challenge” ore 17:00 Chiusura banchi di assaggio   MODALITA’ D’INGRESSO​ Biglietto di ingresso costo 25€. Acquista QUI ​Biglietto di ingresso valido per 2 giorni costo 40€. Acquista QUI  È possibile acquistare il biglietto giornaliero a 22€ con il codice richiedibile all’indirizzo e-mail ivan.vellucci@winetalesmagazine.com Con lo stesso codice si potrà accedere a 5€ di sconto sulle Masterclass    CONVENZIONI Sommelier: 20€ (Previa dimostrazione con tesserino valido anno corrente – acquisto presso il desk accoglienza dell’evento) Soci SES (Scuola europea Sommelier): 15€ (Previa dimostrazione con tesserino valido anno corrente – acquisto presso il desk accoglienza dell’evento)   ​​INFO E MODALITA’ ACQUISTO MASTERCLASS Prenotazione obbligatoria (al tel. 339.6231232 o per mail: accrediti@riservagrande.com) INFO acquisto online QUI In caso di eventuali posti disponibili, pagamento anche in loco.   SABATO 2 MARZO 2024 Ore 12:00 – 14:00 – Masterclass: “Sfida all’Amarone”. Degustazione comparata, alla cieca, di grandi Amarone, Ripasso e Superiore di diverse sottozone della Valpolicella. A cura di Saula Giusto e dei produttori presenti all’evento. Vini in degustazione in via di definizione Costo 55€ L’acquisto comprende l’ingresso alla manifestazione a banchi di assaggio Acquista il biglietto​   Ore 15:00 – 16:30 – Masterclass: “La Francia e l’invenzione del terroir”. Il mito leggendario della Borgogna: la Côte-d’Or e la Côte-de Nuits. A cura di Marco Cum Vini in degustazione: Marsigny, Crémant De Bourgogne brut Blanc De Noirs Le Petit Bois, Moulin à Vent. Domaine Bertrand Chablis 2021. Domaine Jean Dauvissat Les Narvaux 2021 Mersault, Piguet-Chouet & Fils Morey Saint-Denis 1er Cru Les Blanchards, Remy Jeanniard Bourgogne Pinot Noir 2020. Philippe Gavignet Chambertin Grand Cru 2021. Rossignol Trapet Costo 70€ L’acquisto comprende l’ingresso alla manifestazione a banchi di assaggio Acquista il biglietto​   Ore 17:30 – 19:00 – Masterclass: “L’Evoluzione del Trebbiano Spoletino”. Comparazione tra nuove e vecchie annate in blind tasting. A cura di Saula Giusto e dei produttori presenti all’evento. Vini in degustazione in via di Definizione Costo 45€ L’acquisto comprende l’ingresso alla manifestazione a banchi di assaggio Acquista il biglietto   DOMENICA 3 MARZO 2024  Ore 12.00 – 14​.00. Masterclass: “I grandi bianchi di Emiliano Fini, nati tra il Tirreno e il grande vulcano laziale”. Sei annate di Malvasia Puntinata Lavente e 6 annate di Grechetto Cleto in doppia verticale e in comparata, dalla 2017 alla 2022. Costo 35€ L’acquisto comprende l’ingresso alla manifestazione a banchi di assaggio Acquista il biglietto Ore 15:00 – 17:00. Masterclass: “Lo Champagne. Il vino più celebrato del mondo attraverso l’interpretazione di piccoli vignerons”. A cura di Marco Cum Vini in degustazione: Beatrix De Gimbers, Harmony brut nature, Pinot Noir 50% – Chardonnay 50% Satis Extra brut, Terre De Meunieur, Pinot Meunieur 100% Joly brut rosé, 85% Pinot Meunier – 15% pinot Noir Barbier Louvet Couveé D’Ensemble, Pinot Noir 60% – Chardonnay 40% Emile Blanc De Noirs brut Premier Cru, Pinot Noir 100% Gerard Dubois brut 2015 Grand Cru Millesimé, Chardonnay 100% Costo 65€ L’acquisto comprende l’ingresso alla manifestazione a banchi di assaggio Acquista il biglietto L’ACQUISTO DELLE MASTERCLASS COMPRENDE L’INGRESSO AI BANCHI DI ASSAGGIO e per accedere sarà necessario acquistare unicamente il calice e portacalice al costo di 5€)   LA LISTA ESPOSITORI RWE 2024 (ancora in parte in via di definizione): ANTONELLI SAN MARCO, Montefalco. Umbria APICOLTURA PACIENZA, Altomonte. Calabria
AURELIO SETTIMO, Langhe Barolo. Piemonte
BERTRAND, Charentay. Francia
CANTINA NINNI, Spoleto. Umbria
CASATA MERGE’, Roma. Lazio
CASTELLALTA, San Pietro Di Feletto. Veneto
COLLE UNCINANO, Spoleto. Umbria
CORTE MERCI, Negrar Fumane. Veneto
DE QUARTO, Leporano. Puglia
DOMUS HORTAE, Orta Nova. Puglia
EMILIANO FINI, Aprilia. Lazio
FATTORIA GAGLIERANO, Sant’Angelo. Abruzzo
GUENAL JAMBON, Villé Morgon. Francia
I CIACCA, Picinisco. Lazio
LAMBARDI, Montalcino. Toscana
LA MONTANINA, Gaiole In Chianti. Toscana
LE CIMATE, Montefalco. Umbria
LE MACCHIE, Rieti. Lazio
MONTECROCETTA, Gambellara. Veneto
MONTI CECUBI, Itri. Lazio
NINA TRINCA, Zagarolo. Lazio
PALATINO, Orta Nova. Puglia
PIANA DEI CASTELLI, Velletri. Lazio
PODERE EMA, Bagno a Ripoli. Toscana
POGGIO LUCINA, Montalcino. Toscana
PRINCIPE DEL FARNETO, Altomonte. Calabria
TENIMENTI LEONE, Lanuvio. Roma
TENUTA LUNGARELLA, Poli. Lazio
TENUTA PLANISIUM, Volturino. Puglia
TERRE DI RIZZATO, Valpolicella. Veneto
TRUANT, San Daniele del Friuli. Friuli Venezia Giulia
TOMMASO BOSCO, Castagnole Monferrato. Piemonte
VALDANGIUS, Montefalco. Umbria
VIGNA DEL GAL, Farra Di Soligo. Veneto
WEGERHOF, Cornaiano. Alto Adige BANCHI CONDIVISI.
BANCO ISTITUZIONALE CONSORZIO SPOLETO-MONTEFALCO, Umbria
BANCO ISTITUZIONALE PRODUTTORI DELLA CATALOGNA, Catalogna, Penisola Iberica
L’ANFORA DISTRIBUZIONE VINI GEORGIANI, Roma. Lazio
BIRRIFICIO SAN GERMANO, Ancona. Marche
DISTRIBUZIONE VINI&TERROIRS, Roma. Lazio Ivan Vellucci ivan.vellucci@winetalesmagazine.com Mi trovi su Instagram come @ivan_1969
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6 Febbraio, 2024

Vini da Terre Estreme a Roma il 25 e 26 febbraio

Coltivare la terra è faticoso. Non ci sono feste né sabati né domeniche. Il ciclo della natura non ammette pause. Poi ci sono le piogge, la grandine, il caldo, il freddo con le gelate, la siccità quando non piove per mesi. Gli insetti, i parassiti, i cinghiali, le volpi, i roditori. Dimentico qualcosa? Magari si. Si deve stare attenti o tenere in conto di così tante cose che verrebbe da gettare la spugna. Pensate se a tutto questo si aggiunge la difficoltà intrinseca del terreno. Coltivare ad esempio qualcosa come la vite in montagna o comunque su un pendio scosceso è qualcosa di eroico. Viticoltura eroica. È cosi che si definisce la viticoltura di coraggiosi contadini che, certo non per scelta quanto per necessità, si trovano a fare i conti con terreni in pendenza superiore al 30%, lembi di terra strappati al mare, gradoni e terrazze. Su e giù per le vigne senza la possibilità benché minima di farsi supportare da qualche mezzo meccanico. La vendemmia si fa rigorosamente a mano così come tutti i trattamenti e per portare giù le cassette con l’uva, ben che ti vada, c’è qualche asino. Altrimenti, cassetta sulle spalle e via. Questa è la viticoltura eroica che si tramanda di padre in figlio e spesso si interrompe perché ai figli non va di fare il lavoro dei padri. Quando però ci si riesce, si assiste a qualcosa di meraviglioso, poetico e di indubbio valore. Il 25 e 26 febbraio Roma celebra questi eroi grazie a Vini da Terre Estreme, la manifestazione giunta alla sua tredicesima edizione. Vini da Terre Estreme è realizzato da Pilota Green con la collaborazione di Andrea Petrini, wine blogger di Percorsi di Vino e responsabile degli eventi di Slow Food Roma. Presso il Grand Hotel Palatino di via Cavour a Roma si avrà l’opportunità di assaggiare i vini di tanti produttori eroici. Parlare con questi ultimi sarà sicuramente la parte più emozionante. Il programma prevede l’apertura dei banchi di assaggio domenica 25 e lunedì 26 febbraio alle ore 11 e fino alle 19.30. Due le Masterclass in programma. Domenica alle ore 11.30 “Il coraggio di essere unici: paesaggio Chilometrico Consapevole”. Degustazione di dieci etichette eroiche delle “Cantine del Recupero”, una rete di vignaioli custodi della terra e protagonisti in vigna. Recuperano la tradizione in campo, riutilizzano i terreni e i vitigni abbandonati preservando e salvaguardando i territori e la loro biodiversità. Una rete aperta ed inclusiva per chi vuole avere un approccio consapevole e sostenibile che oggi vede giovani appassionati come Andrea Peradotto e il gruppo di Braccia Rese così come affermati e riconosciuti viticoltori come Mauro Giardini, Francesco Bordini, Elisabetta Foradori e Mateja Gravner. Guiderà la degustazione Carlo Catani, autore e presidente dell’Associazione Tempi di Recupero che, a seguire, presenterà il suo libro “Il chilometro consapevole”. Numero chiuso su prenotazione – max 30 posti. Per informazioni info@pilotagreen.it Domenica alle ore 16.00 “Il coraggio di essere unici: le bolle estreme d’annata”.  Andrea Petrini guiderà la degustazione di dieci etichette di spumanti, metodi classici di vecchie annate, provenienti da dieci aree impervie della penisola. Numero chiuso su prenotazione – max 30 posti. Per informazioni info@pilotagreen.it Biglietti I biglietti di ingresso alla manifestazione hanno un costo di 25€. I lettori di Winetalesmagazine potranno però avere uno sconto di 5€, valido direttamente alla cassa dell’evento, per ottenere il quale basta scrivere una email a ivan.vellucci@winetalesmagazine.com Buona degustazione!   Ivan Vellucci ivan.vellucci@winetalesmagazine.com Mi trovi su Instagram come @ivan_1969
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