Ho sentito spesso parlare di vino biodinamico. Il più delle volte da chi non lo produce e sempre con grande scetticismo. Come se si trattasse di qualcosa proveniente da un altro pianeta. Esoterismo. Pratiche particolari, alle volte incomprensibili. Raramente si ha la possibilità di parlare con qualche produttore biodinamico che lascia da parte la filosofia per farsi capire. Anche attraverso i suoi prodotti: i vini.
Suggestioni di Vino
Suggestioni di Vino è la rubrica che racconta le persone del vino. Della loro storia, dell’amore, della passione che inoculano nel vino. Perchè il vino è materia viva e le persone ne sono il nutrimento.
Le incursioni enoiche di Ivan Vellucci, ingegnere e manager per dovere, ma sopratutto Sommelier per passione e dedizione. Dirigente in una importante realtà del mondo automotive, Ivan racconta con passione e semplicità, territori e produttori d’eccezione.
WIA Ambassador, Ivan ci porta a conoscere realtà prima di tutto umane, dove il sorriso e l’ospitalità dei vignaioli sono lo specchio dei vini che producono. La rubrica Suggestioni di Vino, creata appositamente per lui, si arricchirà ogni settimana di suggestive esplorazioni e di scoperte enologiche, narrate con trasporto e partecipazione. Al lettore parrà di accompagnare Ivan in queste visite speciali e sarà stimolato a fare lo stesso: vivere il mondo del vino come un bambino, con lo stupore negli occhi e la magia nel bicchiere.
Seguiamolo in quest’avventura.
Da Rimini alle Crete Senesi ovvero Mocine
Vignaioli si nasce o si diventa? Totò, il principe della risata, amava dire che “Signori si nasce. E io lo nacqui”. In fondo Antonio De Curtis, alias Totò, forse un po’ di sangue blu lo aveva. Comunque sia divenne il Principe della risata e di Napoli intera. Senza divagare però, la domanda rimane. Ci si può trovare ad avere le vigne in casa e dover decidere cosa farne così come si può essere colpiti da una folgorazione sulla via di Damasco. Valerio Brighi è un caso davvero unico nel panorama vitivinicolo poiché rappresenta non solo il vignaiolo diventato tale e non nato così, ma perché ha scelto di diventarlo senza essere animato dal sacro fuoco della passione per questo splendido mondo. No, Valerio l’ha fatto per mero calcolo. Per fornire alla sua azienda un elemento importante di sostentamento.
Terracruda e l’entusiasmo che può tutto
Quello dell’entusiasmo non è uno stato d’animo che si riduce ad una semplice eccitazione partecipe. È qualcosa di estremamente più profondo, potente, massiccio. È il risvegliarsi di una forza tramite la quale non c’è meta che non sia a portata di mano, non ostacolo che non possa essere abbattuto, non collettività che non ne possa essere travolta e coinvolta. È lo stato d’animo attivo, centrato e sorridente che schiude l’infinita realizzabilità dei sogni. L’entusiasmo è qualcosa che coinvolge. Si trasmette come un virus diffondendosi prima intorno formando una vera e propria aureola per poi attaccare gli altri.
L’entusiasmo è quello che diffonde Luca Avenanti dell’azienda Terracruda in ogni sua esternazione.
Giovannino Pusceddu e la sua Sardegna
Cannonau e Vermentino. Vermentino e Cannonau. Non è che si va molto più lontano di così se si vuole identificare la Sardegna nel mondo del vino. Almeno per i più.
Parlare di altri vitigni della Sardegna è come dire ad un turista che in Sardegna c’è altro oltre il mare. Se non ci si ferma alla superficie, si può trovare molto di più in Sardegna. Anche oltre le spiagge.
Tenuta Agricola Pesolillo e l’ospitalità abruzzese
Cosa porta a produrre vino? Passione? Amore? Calcolo?
Si dice spesso che per ottenere risultati economici interessanti il vino debba avere grandi quantità. Volumi e volumi in grado di generare margini sufficienti per essere definiti azienda. Anche se ancor più spesso le aziende sono famiglie, con la loro storia, la tradizione, la continuità. C’è chi è nato vinicoltore. Chi ci è diventato convertendo la coltivazione. C’è chi ha scoperto l’ospitalità per legarla alla cantina. Un po’ per arrotondare, un po’ per darsi un tono. Raramente mi è capitato qualcuno che abbia iniziato a produrre vino grazie all’ospitalità.
Nel caso della Tenuta Agricola Pesolillo forse si è trattato proprio di assecondare l’agriturismo.
Barabara Gatti il Moscato ha trovato il suo sorriso
Barbara Gatti perde il papà quando ha quindici anni. Non c’è solo il vuoto lasciato, il macigno del dolore, la consapevolezza che da ora in poi sarà solo lei con la madre. No, c’è anche una azienda da portare avanti. A quindici anni? Già. Purtroppo. Per fortuna. Chissà.
Siamo a Santo Stefano Belbo (Cuneo), luogo noto ai più per aver visto la nascita di Cesare Pavese; ai meno (purtroppo) perché centro nevralgico del Moscato d’Asti. Qui, sulla collina di Moncucco, sorge l’Azienda Agricola Piero Gatti che dagli anni 80 produce il nettare che ha reso famoso questo territorio nel mondo.
Virna Borgogno la Signora delle Langhe
Ricordo di aver conosciuto Virna Borgogno durante una serata di presentazione di vini rimanendo colpito non dalle bottiglie di Barolo che aveva sul suo tavolo quanto dal nome di un bianco “Sto fuori”. Così quando mi presento e le chiedo di questo vino lei mi risponde candidamente che la voglia di evasione l’aveva portata a creare il Timorasso. Così Virna mi ha conquistato per rimanere poi estasiato dall’assaggio dei suoi Barolo.
Pian delle vette e l’orgoglio delle Alpi Bellunesi
Anche se ho vaghi ricordi della geografia studiata alle scuole medie, delle Alpi Bellunesi non ho proprio memoria. Eppure se qualcuno mi chiedesse di Cortina, non esiterei a definirla la perla delle Dolomiti. Cortina, Dolomiti, Alpi Bellunesi. Tutto qui? No, ovviamente.
Azienda Agricola Mattè. Semplicemente Bruno e Michele
Nella favola di Lev Tolstoj “i due fratelli”, il fratello maggiore è quello che si pone obiettivi ambiziosi, sfidanti e rischiosi; il fratello minore colui che tende a non perdere di vista i piccoli piaceri della vita e rimanere attaccato alle tradizioni.
Bruno e Michele di cognome fanno Mattè. Hanno 36 e 33 anni. Una famiglia alle spalle che ha sempre lavorato la terra in quel di Volano a poco più di 20 km da Trento.
Stefano Porro e la vigna da tre milioni di euro
“Pensateci bene… l’amore può durare solo una notte, un milione di dollari dura tutta la vita!”
E se i milioni fossero tre?
Ecco, immaginate di trovarvi dinanzi ad una proposta indecente come nell’omonimo film. Magari non ci sarà Robert Redford a farvi l’offerta ma un ricco americano che vi mette sul piatto, con nonchalance, tre milioni di euro per acquistare il vostro ettaro di vigneto. In fondo è un vecchio vigneto che non ti va di coltivare. Anche perché, se hai 21 anni, la prospettiva di tre, inaspettati, milioni di euro in tasca, non è così male. Ti fanno gola. Cavolo se ti fanno gola! Il vigneto sta lì da tempo e il nonno l’ha lasciato a tuo padre che non ha mai avuto voglia di coltivarlo. Lui preferisce stare sui trattori. Tu hai un lavoro da elettricista. Certo, non è il massimo ma ti dà da vivere in maniera onesta. Poi arriva questo americano e, come un fulmine a ciel sereno ti offre qualcosa che non ti ricapiterà più. Qualcosa che ti mette in crisi. Di quelle crisi che non ti fanno dormire la notte. Cavolo, tre milioni sono tanti ma tanti. Chi li ha mai visti e soprattutto chi li vedrà mai.