01 Feb 2022
Itinerari diVini

Una bollicina con la C maiuscola…che arriva dalla nostra Franciacorta

A livello mondiale bere una bollicina con la c maiuscola si dice bere un calice di champagne, per indicare una tipologia di vino più che la zona di provenienza del medesimo.

L’Italia non ha però moltissimo da invidiare ed ha tantissime eccellenze, sia nel Trento DOC, nell’Alta Langa dove vi avevo già dato dei suggerimenti, così come nel Prosecco e nella Franciacorta.

Oggi desidero raccontarvi proprio di una particolarità della Franciacorta ed in particolare di Castello Bonomi per trovare davvero una bollicina con la c maiuscola.

Il nome Franciacorta affonda le sue radici nel Medioevo, quando queste terre furono affidate a piccole comunità di monaci benedettini, esentate (francae) da tasse (curtes), affinché fossero bonificate e coltivate. Qui nasce il primo vino cosiddetto mordace, già nel XIII secolo, quattrocento anni prima che in Champagne. Terra di abbazie e di priorati, questa zona morenica delimitata dal Monte Orfano, dal Monte Alto e dalle colline del Lago d’Iseo, conosce il suo primo grande sviluppo nella produzione vinicola nella seconda metà dell’800, quando lo storico Gabriele Rosa poteva definirla terra di “eccellentissimi vini neri e bianchi”. Sulle pendici del Monte Orfano, gioiello in un meraviglioso scrigno, sorge il Castello Bonomi, unico Chateau della Franciacorta.

Progettato alla fine dell’800 dall’architetto Antonio Tagliaferri. A Castello Bonomi ogni momento esprime la qualità!

La tenuta ha una superficie di 24 ettari.

I vigneti sono racchiusi nel meraviglioso anfiteatro naturale del Monte Orfano, e si sviluppano fino a 275 m.s.l. del mare con esposizione sud, sud-est, sud-ovest, nel comune di Coccaglio.

Situati su terreni collinari, in parte su gradoni e circondati da un parco secolare, i vigneti godono di un particolare microclima, che con le sue influenze fresche e temperate dona alla zona caratteristiche peculiari ed uniche nel suo genere, tali da permettere una maturazione ottimale delle uve.

I vigneti sono tutti piantati a cordone speronato, con l’ottimale densità di 5/6mila piante per ettaro.

Il sistema d’allevamento e il sesto d’impianto scelti, garantiscono la bassa produzione e l’alta qualità delle uve che provengono da barbatelle francesi. In particolare, si coltivano lo chardonnay, che dona piacevolissime note fruttate e minerali e il Pinot Nero, con i suoi aromi complessi, che dà al vino struttura, carattere ed eleganza.

La resa per i rossi di 1-1,2 kg. per pianta, per i bianchi 1-1,5 kg. e 1,5-2 kg. per i vitigni del Franciacorta DOCG. Una produzione volutamente contenuta per il massimo in termini di ritorno qualitativo.

Da rimarcare le Cantine del Castello. Splendide antiche volte e affascinanti pupitre segnano il cielo e il percorso entro cui è scandito il lavoro dei lieviti e del tempo. Sono questi due degli elementi fondamentali, insieme alla passione e alla competenza dello chef de cave e della sua squadra, per raggiungere la qualità senza compromessi.

Aventi estensione complessiva di più di 1500 metri quadrati, climatizzate a temperature differenziate adibite a barricaie consentono di affinare alle condizioni ottimali i vini bianchi, i vini rossi e i Franciacorta DOCG, in barrique di rovere francese.

La produzione annua dell’azienda è di circa 150mila bottiglie: 100mila di Franciacorta CruPerdu, Satèn, Rosé, Millesimato, Cuvée Lucrezia e Lucrezia Etichetta Nera, Cuvée del Laureato; il resto diviso tra i Curtefranca: Solicano, Conte Foscari e Cordelio.

Personalmente mi permetto di consigliarvi una etichetta che sembra davvero francese ovvero il Dosage Zero, che ho avuto occasione di assaggiare a più riprese ed è degna di uno Château davvero una bollicina con la c maiuscola.

Chiaramente è possibile visitare la tenuta e le cantine, prenotandosi all’indirizzo di Castello Bonomi.

Vi aspetto!

Cristina

A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser