Con maggio il vino fa buon viaggio
In questo mese di maggio appena concluso, mentre la primavera riveste i vigneti di colori vivaci e profumi delicati, ho sperimentato una serie di assaggi che mi hanno condotta oltre i confini italiani per esplorare le meraviglie enologiche del mondo. Ispirandomi a un antico proverbio che celebra l’armonia tra maggio e il buon vino, ci avventuriamo dunque in un viaggio attraverso terre lontane alla ricerca di storie, territori e sapori.
Iniziamo gli assaggi del mese di maggio con tre Bollicine
In questo viaggio, voglio mettere a confronto tre bollicine straniere provenienti da tre paesi diversi, ognuna con espressioni molto differenti pur condividendo il comune denominatore delle bollicine. Attraverso tre metodi di produzione diversi e tre risultati altrettanto distinti, esploreremo non solo le abilità dei produttori ma anche le tradizioni vinicole dei rispettivi paesi e i vitigni che le caratterizzano. Vi parlerò di una raffinata bollicina della Loire (Francia), di un vivace spumante del Portogallo e di un Pet Nat proveniente dalla Svizzera. Pronti a seguirmi in questa avventura enologica? Let’s go!
1. Vouvray GILET Jean Marc Gilet – Brut extra
Iniziamo dirigendoci verso una regione della Francia ricca di fascino e storia: la Loira. Conosciuta come il “giardino di Francia”, non solo incanta per i suoi maestosi castelli e paesaggi mozzafiato, ma anche per la sua straordinaria tradizione vinicola. In questa terra di bellezza senza tempo, lo Chenin Blanc regna sovrano. Questo vitigno si distingue per la sua vivace acidità e la marcata mineralità salina, rendendolo l’emblema perfetto della regione. Quando si parla di bollicine della Loire, è inevitabile pensare a questo vitigno ideale che dona una personalità elegante e una certa complessità ai metodi classici che ne derivano.
Domaine de la Rouletière – Jean-Marc Gilet
Situato nella rinomata denominazione di Vouvray, il Domaine de la Rouletière è un’azienda vinicola che combina tradizione e passione, tramandata di generazione in generazione. Fondata nel 1914 con soli 2 ettari di Chenin Blanc, oggi si estende su 26 ettari grazie alla dedizione della famiglia Gilet. Dal 2003, Jean-Marc Gilet, vigneron di quinta generazione, guida l’azienda con competenza e amore per il territorio, coltivando le vigne sulle colline calcaree del Turoniano e producendo i vini nelle cantine sotterranee del Domaine. I terreni viticoli, caratterizzati da perruche (argilla silicea) e arbuis (argilla calcarea), conferiscono ai vini una distintiva mineralità e potenza, mentre il clima temperato della regione favorisce la maturazione ottimale dello Chenin Blanc. Il rispetto per la terra e le tradizioni è alla base della filosofia di coltivazione biologica adottata dal Domaine, con vendemmie manuali e vinificazioni che avvengono in vasche di acciaio inox. Una piccola percentuale di vini viene affinata in barrique di quarto o quinto passaggio, mentre gli spumanti riposano per un minimo di 18 mesi.
Esperienza sensoriale
Il Gilet Spumante Vouvray Brut Extra è un vino che incarna l’essenza del terroir di Vouvray. Realizzato al 100% con uve Chenin Blanc provenienti da vigne con una resa di circa 50 hl/ha, viene vendemmiato a mano per garantire la massima qualità. La fermentazione avviene a bassa temperatura, seguita da una seconda fermentazione in bottiglia secondo il metodo champenoise, e un periodo di affinamento di 24 mesi senza dosaggio.
Questo spumante si presenta con un’effervescenza delicata e persistente. Al naso, sprigiona profumi floreali di acacia, accompagnati da note di mela fresca, pera, kiwi e una pronunciata mineralità gessosa. Al palato, è fresco e vivace, con una struttura elegante che esalta la purezza del Chenin Blanc.
Perfetto come aperitivo, si abbina magnificamente anche a piatti a base di pesce e frutti di mare, come ostriche e scampi. La sua acidità bilancia la ricchezza di formaggi a pasta molle, come il chèvre, tipico della regione della Loira.
Portogallo e Filipa Pato: espressioni di Bairrada
Proseguendo il viaggio attraverso le perle enologiche del mondo, ci imbattiamo in un’autentica gemma proveniente dal Portogallo: Filippa Pato e il suo vino spumante 3B Blanc de Blancs brut nature. L’azienda si trova nelle vicinanze di Coimbra, una suggestiva città nella regione della Bairrada, in Portogallo. Filipa è diventata produttrice di vini seguendo le orme del padre Luis Pato, uno dei nomi più conosciuti della scena enologica portoghese. Lei però è andata avanti, contribuendo a portare la qualità dei vini portoghesi oltre i confini nazionali. Dopo aver conseguito la laura in ingegneria chimica nel 2001, Filipa decide di fondare la sua cantina, acquistando i primi vigneti per produrre uve bianche come Bical e Maria Gomes, e uve rosse del vitigno iconico della zona, il Baga, iniziando da zero nella regione di Beiras. Dal 2010, è accompagnata in questa avventura dal marito William Vouters, un sommelier di alto livello e ristoratore belga, che condivide con lei questa enorme passione e la segue con competenza e attenzione.
La scelta biodinamica
Sono circa 12 ettari di viti autoctone che crescono su suoli argillosi e calcarei, con una componente sabbiosa evidente e caratteristica. Fin da principio, Filipa ha investito su una viticoltura biodinamica, iniziando con il rispetto del contesto ambientale circostante. Le rese per ettaro sono mantenute basse, senza l’impiego di concimi o materiali chimici, con un’attenzione particolare all’uso di rame e zinco. La produzione prosegue in cantina con fermentazioni naturali innescate da lieviti autoctoni, seguendo un’etica artigianale che non permette l’uso di metodi invasivi. Non sono previsti filtraggi, chiarificazioni né l’uso pesante di solfiti. Un’altra attenzione importante è rivolta all’utilizzo di metodi di vinificazione sperimentali come l’affinamento in barrique e in anfore di terracotta, che grazie alla loro capacità di isolare la temperatura, permettono di mantenere il vino in ottime condizioni per lungo tempo.
2. Spumante 3B Blanc de Blancs brut nature: un’etichetta che racconta la sua terra
Puri e moderni, i vini di Filipa Pato uniscono metodi arcaici con le più moderne innovazioni, rappresentando sinceramente il loro territorio senza fronzoli né abbellimenti, ma con tutta la loro autenticità. L’approccio naturale e biodinamico di Filipa Pato permette ai suoi vini di raccontare direttamente i campi in cui crescono e la brezza dell’oceano che ne scuote le foglie. Immaginate di versare un calice di 3B Blanc de Blancs. Dal colore giallo paglierino brillante, sprigiona intensi profumi di frutti bianchi, che anticipano la sua natura rinfrescante ed elegante. Al palato, si distingue per un’acidità sorprendente, croccante e tagliente, che si equilibra perfettamente con le note floreali e fruttate. Questo spumante, prodotto con il metodo classico, fermenta in acciaio e affina in bottiglia per almeno 8 mesi. Il processo di sboccatura e ricolmatura con vino base garantisce un’esperienza di degustazione pura e impeccabile. Perfetto come aperitivo, si abbina splendidamente a piatti di pesce. Immaginatelo servito con un crudo di gambero rosso di Mazara del Vallo, accompagnato da una maionese di avocado su una cialda croccante ai semi tostati. L’acidità vivace e le note fruttate di questa bollicina esaltano la dolcezza del gambero e la cremosità dell’avocado, creando un equilibrio perfetto che valorizza ogni boccone.
Rosato oltre i confini: Il Pet Nat svizzero di Obretch
A questo punto, avrei potuto parlarvi del Rosé ‘Rock Angel’ Chateau d’Esclans, davvero eccezionale, ma preferisco portarvi in Svizzera a conoscere la realtà di Obrecht. È una cantina che da generazioni produce vini di alta qualità nella tenuta “Zur Sonne” nella regione della Bündner Herrschaft. Ho avuto il piacere di conoscere Obrecht a marzo presso l’evento “Matter of Taste” by Wine Advocate di robert Parker a Zurigo. Obrecht è un’azienda a conduzione familiare che ha sempre puntato sull’innovazione e sulla qualità. Christian e Francisca, attuali gestori della tenuta, seguono rigorosamente i principi della biodinamica, dedicandosi con passione alla cura naturale delle loro vigne.
PET NAT BY TOM & ROMAN AOC 2023.
È un vino rosato a base di pinot nero, con un contenuto alcolico di 11.0% Vol. e prodotto attraverso una prima fermentazione in serbatoio d’acciaio, seguita da una tradizionale fermentazione in bottiglia. Al naso, offre aromi fruttati e agrumati di pompelmo e bacche rosse, mentre al palato si presenta vivace, fresco e lineare, con un perlage naturale armoniosamente integrato. Questo vino versatile si abbina perfettamente a piatti come flammkuchen, salmone, prosciutto crudo e verdure, rendendolo ideale per molti momenti di convivialità. La particolarità di questo vino risiede nella sua produzione naturale e nell’approccio biodinamico della cantina Obrecht, che garantisce un prodotto autentico e di alta qualità, capace di sorprendere e deliziare.
I Rossi di Maggio tra vecchio e nuovo mondo
Per il mese di maggio, ho scelto due vini rossi che rappresentano l’antitesi tra il Vecchio e il Nuovo Mondo: un Pinot Noir d’Alsazia e un Pinotage del Sudafrica. Due storie affascinanti e, soprattutto, due vini molto diversi. Iniziamo con il Pinot Noir Altenbourg 2021 del Domaine Weinbach. Questo vino nasce da vigne coltivate biodinamicamente sul Grand Cru Altenbourg, situato tra i 200 e i 300 metri di altitudine, su un terreno di marne, calcare, arenaria e sabbia. La tenuta Weinbach, ai piedi della collina di Schlossberg, vanta una storia che risale ai frati cappuccini del XVII secolo, che coltivavano uve nel Clos des Capucins, una parte della tenuta estesa per 5 ettari. Messo in vendita durante la Rivoluzione francese, Weinbach è oggi rinomato per i suoi vini di alta qualità. Questo Pinot Noir si distingue per gli aromi di frutti neri e una struttura setosa e concentrata, espressione perfetta del terroir alsaziano e della cura con cui viene prodotto.
Pinotage del Sudafrica: Windmeul Cellar
Nel nostro viaggio alla scoperta delle perle enologiche del mondo, ci avventuriamo così nella vibrante e affascinante terra del Sud Africa per assaporare il Pinotage, un vino emblematico della regione sudafricana. Qui, tra colline ondulate e vigneti baciati dal sole, il Pinotage trova il suo habitat ideale, esprimendo tutto il suo potenziale e il suo carattere unico. Il Pinotage è un vitigno unico e tipico del Sudafrica, ottenuto dall’incrocio tra Pinot Noir e Cinsault, e si distingue per i suoi caratteristici aromi e la sua straordinaria complessità. Situata vicino a Paarl, Windmeul è una cantina di grande tradizione e innovazione. Prende il nome da un antico mulino a vento, simbolo del centro economico della zona, usato per macinare il grano. Oggi, sotto la guida del maestro cantiniere Daniel Marais, la cantina continua a fondere storia e modernità, producendo vini di alta qualità e collaborando con Ou Meul Bakery per riportare in vita le tradizioni del passato.
Descrizione del Vino
Questo Pinotage del Sudafrica rappresenta perfettamente il Nuovo Mondo, con il suo carattere audace e distintivo. Dal colore rubino intenso con riflessi violacei, sprigiona aromi di frutti rossi maturi, prugna e un tocco di spezie dolci. Al palato, è corposo e ben strutturato, con tannini morbidi e un finale persistente che richiama note di cioccolato fondente e vaniglia. Ideale da abbinare a carni grigliate e formaggi stagionati, questo vino è un omaggio alla passione e alla ricca tradizione della cantina.
Il Tokaj Oremus, Vino dei Re dalla Terra d’Ungheria
Per concludere il nostro viaggio attraverso le meraviglie enologiche del mondo, ci immergiamo nell’incanto e nella maestosità del Tokaj Oremus, un vino leggendario che trae origine dalle fertili terre dell’Ungheria. Conosciuto come il “vino dei re” e il “re dei vini”, il Tokaj Oremus incanta i sensi con la sua ricchezza, la sua complessità e il suo carattere unico, derivato da una vendemmia tardiva di uve nobili coltivate in un ambiente unico al mondo. Le colline vulcaniche della regione di Tokaj, situate nel nord-est dell’Ungheria, sono il luogo magico dove iquesto vino prende vita. Qui, tra le viti baciate dal sole e le nebbie mattutine che si levano dai fiumi, le uve Furmint, Hárslevelű e Muscat Blanc à Petits Grains maturano lentamente e acquisiscono concentrazione, complessità e dolcezza. Il processo di appassimento naturale delle uve, causato dall’azione benefica della muffa nobile Botrytis cinerea, conferisce a questa vendemmia tardiva la sua caratteristica dolcezza e la sua straordinaria complessità aromatica. Il vino brilla con un colore dorato intenso e un bouquet aromatico avvolgente, in cui emergono note di miele, albicocche secche, agrumi canditi e spezie esotiche. Al palato sorprende con una dolcezza avvolgente e una freschezza vivace, equilibrata da una piacevole acidità e una straordinaria persistenza. I suoi sapori ricchi e complessi si sfumano delicatamente, lasciando una sensazione di pienezza e soddisfazione che perdura a lungo dopo ogni sorso.
Il Tokaj Oremus è molto più di un semplice vino: è un simbolo di raffinatezza, eleganza e tradizione, che incarna l’anima e la bellezza dell’Ungheria. Un viaggio attraverso secoli di storia, cultura e passione per il vino! Che questo viaggio sia solo l’inizio di una lunga e indimenticabile avventura nel mondo dei vini pregiati e dei sapori straordinari. Egészségére! (Salute in ungherese)
Le mie personali considerazioni finali
Durante questo viaggio enogastronomico di maggio, sono emerse alcune osservazioni significative. La biodinamica sta guadagnando sempre più terreno non solo come filosofia, ma come un ritorno alle tecniche arcaiche e alle tradizioni che riportano autenticità e una maggiore espressione del territorio. Questa pratica non solo valorizza la naturalezza dei vini, ma esalta anche le peculiarità del terroir, offrendo ai consumatori un’esperienza unica e genuina.
Inoltre, i vitigni autoctoni si sono rivelati fondamentali nel raccontare le storie e le caratteristiche distintive dei diversi terroir. Ogni sorso di vino da un vitigno autoctono porta con sé le sfumature e le unicità della regione di origine, rendendo ogni degustazione un viaggio nel cuore delle tradizioni vinicole locali.
Come di consueto, mi sono divertita a condividere queste esperienze con voi, sperando di avervi incuriosito e di avervi fatto scoprire nuove realtà enologiche che forse non conoscevate. È stato un piacere portare alla vostra attenzione la ricchezza e la diversità del mondo del vino, e spero di continuare a farlo in futuro.
Quindi, a presto e in alto i calici, sempre!
Benedetta Costanzo
benedetta.costanzo@winetalesmagazine.com
Mi trovi su Instagram come @benedetta.costanzo