09 Mar 2024
Le scoperte enoiche di Benny

Francesca Pagnoncelli Folcieri: il Moscato di Scanzo è Donna!

Il Moscato di Scanzo di Francesca Pagnoncelli Folcieri
Oggi vi guiderò attraverso un viaggio unico alla scoperta di Francesca Pagnoncelli Folcieri e del mitico Moscato di Scanzo, un gioiello viticolo situato alle pendici delle Prealpi Orobiche, nel suggestivo paesaggio collinare di Scanzorosciate.
La DOCG si sviluppa su una superficie limitata di soli 31 ettari, a una altitudine che oscilla tra i 300 e i 500 metri di altitudine, estesa lungo la dorsale dei colli da ovest ad est con un’ideale esposizione a sud.
Tre le microzone: Scanzo, Rosciate e Tribulina. Questo vino, di grande pregio, è ottenuto dall’unico moscato a bacca nera coltivato esclusivamente quì e iscritto nel Registro Nazionale della vite solo nel 1981: grappoli spargoli, allungati, alati, con acini piccoli e di colore scuro. La vendemmia in surmaturazione avviene tra settembre e ottobre, seguita da un attento processo di appassimento delle uve per almeno 21 giorni.
Il Moscato di Scanzo, conquistata la propria Doc nel 2002 e diventa DOCG nel 2009, allora la più piccola d’Italia. La sua produzione limitata lo rende un prodotto di nicchia, esclusivo e ricercato. Il disciplinare di produzione prevede che il vino resti in vasche d’acciaio per almeno 2 anni per affinare le sue qualità, prima di essere imbottigliato e conservato in condizioni ambientali favorevoli per diversi anni.

La storia del Moscato di Scanzo è antica e affonda le radici nell’epoca proto-veneta. Le tradizioni viticole a Scanzorosciate sono tramandate da secoli, attraverso prove storiche, toponomastiche e testimonianze dei popoli che hanno dominato questa terra. Dalla presenza dei greci all’epoca romana, le radici del Moscato di Scanzo si intrecciano con gli eventi storici, dalle invasioni barbariche alle lotte tra le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini. Qui la vite è stata protagonista di una storia millenaria.

Una storia di resilienza e passione nel mondo del vino
La storia che vi presento io non ha radici antiche o testimonianze di secoli passati, ma inizia nel 2020, un anno che sarà ricordato per le sfide imposte dalla pandemia globale. Con il suo lock-down e le restrizioni, è stato un periodo difficile per tutti!
Tuttavia, la passione per il vino si è rivelata un faro, una forza positiva che ha continuato a sostenermi e a canalizzare energie verso la crescita personale. In questo contesto, ho avuto l’opportunità di acquisire nuove competenze, esplorare nuovi orizzonti e stringere legami significativi.
Grazie al format “Buongiorno in vigna” è stato possibile connettermi in diretta con persone sparse per il mondo sostanzialmente attraverso una piattaforma radiofonica. Mentre ero confinata tra le mura di casa o dell’ufficio, ho avuto il privilegio di interagire con appassionati di vino e vignaioli che si trovavano spesso tra i vigneti scambiando opinioni e pensieri sul vino e sulla vita. Sono seguite delle degustazioni online con i produttori, un vero e proprio rifugio, e la degustazione del Moscato di Scanzo è stata un momento indimenticabile.
Ricordo vividamente l’arrivo a casa di una cassetta di legno contenente il prezioso Moscato di Scanzo, un second vin (come direbbero i nostri cugini francesi) denominato “Rosso di Sera” a base di merlot e un 10-15% di moscato, un CD e una presentazione che hanno contribuito a rafforzare la mia determinazione nel conoscere appieno questa affascinante realtà vinicola.

Il primo incontro con Lady Moscato
Il mio primo incontro con Francesca si è svolto a Sestri Levante durante un evento di grande importanza per me. In quell’occasione, è nata la promessa di una futura visita in cantina, che si è finalmente concretizzata la scorsa estate, durante un approfondimento territoriale in Lombardia alla ricerca di perle rare da raccontare.

Francesca è una donna straordinaria, in grado di conciliare molteplici ruoli nella sua vita frenetica. Laureata in architettura, è anche moglie, madre e, da qualche anno, co-titolare dell’azienda di famiglia insieme al marito, ex grafico pubblicitario. Ma non è finita qui: fa parte dell’Associazione Donne del Vino e si distingue ulteriormente per il suo impegno come Presidente del Consorzio Tutela del Moscato. La sua capacità di gestire tutte queste responsabilità mi ha portato a sospettare che possa avere dei veri e propri superpoteri!

Sempre sorridente e positiva, nonostante la complessità dei suoi incarichi, Francesca mostra una dedizione ineguagliabile alla sua famiglia, all’azienda e alla comunità vinicola. Il suo amore per il vino è radicato profondamente nel passato. Fin da piccola, partecipava all’eroica vendemmia del Moscato insieme alla sua famiglia. Un ricordo di quel periodo è la pigiatura dell’uva con i piedi nudi. Un’operazione che richiedeva impegno, specialmente considerando che avveniva in un periodo dell’anno piuttosto freddo, rendendo l’esperienza ancora più memorabile. Nel tempo, il suo amore per il vino è cresciuto. Nonostante le opportunità lavorative l’avessero portata lontana da casa, ogni anno, senza eccezioni, Francesca insieme al fratello e ai cugini ritornavano alla loro terra per partecipare all’irrinunciabile vendemmia, un rituale che ha legato indissolubilmente il vino alla sua stessa identità.

L’evoluzione di questa passione ha portato Francesca e suo marito Massimo a compiere una scelta audace: rilevare l’azienda di famiglia. Questa sfida, impegnativa ma stimolante, li ha coinvolti completamente nel mondo del vino. Massimo, si dedica al vigneto ormai da più di 9 anni, partendo praticamente da zero. Senza competenze agronomiche ed enologiche, ha imparato il mestiere da Angelo, uomo di fiducia che si occupava dei vigneti di famiglia.

Oggi, con quattro anni di esperienza autonoma, Massimo si è affermato come il custode eroico dei loro vigneti. La sua dedizione si è rivelata fondamentale soprattutto in annate difficili come la 2023, che hanno presentato sfide legate alle condizioni meteorologiche. Queste avversità non hanno fatto altro che accrescere la sua conoscenza e la sua determinazione a fare sempre meglio.

 

Peculiarità dei vigneti: pendenze mozzafiato e Pietra Matta
L’esperienza di visitare i vigneti con Francesca si rivela incantevole godendo di paesaggi che si distinguono per pendenze mozzafiato, che richiedono una gestione attenta e appassionata. Una maestria agronomica che tende alla costante ricerca di un’armonia perfetta tra vigna e paesaggio. Il clima mediterraneo, testimoniato dalla presenza delle viti, si manifesta anche attraverso gli ulivi che punteggiano il terreno.

 

Altra caratteristica distintiva del suolo è la presenza del “Sass de Luna”, una roccia marnosa conosciuta anche come pietra matta, in quanto, pur essendo durissima, con l’effetto del sole, diventa friabile e si sfalda in particelle molto piccole che conferiscono una forte mineralità al terreno. La pietra matta ha la sorprendente capacità di trattenere il calore durante il giorno e rilasciarlo gradualmente durante la notte, offrendo alle viti un ambiente termico favorevole. Questa caratteristica si rivela preziosa, soprattutto quando le temperature scendono, permettendo alle uve di affrontare il freddo e giungere a una maturazione ottimale.

 

Tra viti e canapa: un progetto ambizioso per un terroir sostenibile
Meno di un ettaro vitato in cui ogni vigna racconta una storia avvincente di dedizione e rispetto per la terra, un racconto che si evolve attraverso la continua ricerca di nuove tecniche per preservare la salute del terreno che con il passare del tempo, ha accumulato eccessi di rame, una sfida comune per molti viticoltori. Tuttavia, la determinazione e la ricerca incessante di soluzioni innovative, hanno portato a un progetto che cattura l’immaginazione: l’introduzione della canapa tra le viti, una pianta capace di assorbire la CO2 atmosferica contrastando il cambiamento climatico nonché gli eccessi di rame dal terreno. Oltre ad essere un’opzione ecologica e sostenibile, si rivela una scelta strategica per promuovere la biodiversità. Inoltre si eseguono altre pratiche attente come l’utilizzo di sovesci e una meticolosa lavorazione del terreno, incarnando la volontà di creare un ambiente viticolo equilibrato e sostenibile.

 

Massimo e la passione per la Pergola Bergamasca
Parlando con Max risulta evidente la profonda passione per il Moscato e un amore particolare per la pergola bergamasca. In uno dei loro vigneti di oltre 40 anni, ha personalmente curato la trasformazione in questo antico sistema di allevamento. La pergola bergamasca, con le cure giuste, si rivela essere la scelta ideale per un’uva così produttiva. L’obiettivo è ottenere grappoli sani, perfetti per il processo di appassimento. Ecco che la pergola, mantenendo i grappoli alti rispetto al suolo e con la sua struttura aperta, offre una distribuzione ottimale della luce del sole e una circolazione dell’aria favorevole, elementi chiave per mantenere la sanità delle uve. Un altro elemento centrale nel vigneto è l’impiego del metodo rispettoso della vite Simonit & Sirch che  mira a preservare la salute delle viti, evitando tagli invasivi che potrebbero creare ferite profonde e compromettere il flusso linfatico della pianta.

Villa Pagnoncelli Folcieri: un tesoro storico nel cuore di Scanzorosciate
Dopo l’emozionante visita ai vigneti, ci troviamo di fronte a Villa Pagnoncelli Folcieri, un’autentica meraviglia dell’architettura e della storia bergamasca. Questa antica residenza estiva della nobiltà locale cattura immediatamente l’attenzione con la sua bellezza intramontabile.
Impossibile non rimanere colpiti dalla sontuosità degli affreschi settecenteschi, dagli arredi d’epoca e dai dipinti che adornano le pareti di questa villa che un tempo era circondata da vasti terreni e possedimenti. Oggi, immersa nel centro storico di Scanzorosciate, a pochi chilometri da Bergamo, continua a stupire con il suo fascino senza tempo.

La storia della famiglia Pagnoncelli Folcieri è parte integrante di questa villa. Giunta a Scanzorosciate poco prima dell’Unità d’Italia, la famiglia si è radicata in questa terra, mantenendo salda la propria presenza nel tempo. Dopo quattro generazioni di farmacisti, la produzione di Moscato di Scanzo è diventata un’autentica passione, trasformandosi da semplice hobby a vera e propria attività.

Il primo a produrre Moscato, nel 1962, è stato Giancarlo Pagnoncelli Folcieri, farmacista di terza generazione e nonno di Francesca. Le uve provengono da un vigneto situato in una posizione collinare privilegiata, noto allora come “il vigneto del parroco”, e successivamente come “vigneto del farmacista”. Dopo aver contribuito insieme a pochi altri a salvare questo vitigno prezioso, passa il testimone al figlio Maurizio, anch’egli farmacista, coinvolgendo l’intera famiglia, per giungere infine a Francesca e Max.

 

 

 

La villa e la cantina: scrigni perfetti per il Moscato di Scanzo
Un temporale estivo arriva all’improvviso, scatenando profumi e atmosfere romantiche che avvolgono Villa Pagnoncelli Folcieri in un’aura di mistero. In questo scenario incantato, decidiamo di visitare la villa e poi la cantina, due tesori preziosi incastonati l’uno nell’altro. La villa è un’autentica meraviglia architettonica e si svela a noi con un tocco di suggestione. Ma è all’interno della cantina che la magia del Moscato di Scanzo prende davvero vita.

 

Dai locali di vinificazione con i tini in acciaio in cui avvengono le fermentazioni e gli affinamenti, saliamo verso un ambiente particolare dove le uve appassiscono delicatamente su telai artigianali e ceste di plastica, dando vita al processo di appassimento che conferirà al Moscato di Scanzo la sua straordinaria complessità. In questa fase di produzione diventano cruciali la ventilazione forzata e le escursioni termiche tra giorno e notte che aiuteranno a fissare gli aromi raffinati che contraddistinguono questa chicca enologica.

 

Raggiungiamo poi la parte della cantina in cui riposano le bottiglie, ognuna con una storia unica da raccontare. Qui il tempo è un ingrediente prezioso. Le bottiglie devono attendere pazientemente almeno due anni prima di essere pronte per il mercato, un periodo che contribuisce a enfatizzare le caratteristiche distintive del Moscato di Scanzo.

In un angolo, scopriamo poche bottiglie riservate alle preziosissime verticali di Moscato, testimonianza dell’attenzione e della cura che la famiglia dedica alla conservazione di questi tesori enologici nel tempo. Qui, ogni bottiglia diventa un capitolo di una storia più ampia, segnata a mano con il numero totale di bottiglie, (meno di 100 nelle annate più vecchie) rivelando il carattere limitato e prezioso di questo vino straordinario. Ma la cantina nasconde anche un tesoro particolare: le ultime bottiglie di Moscato bianco, create in esclusiva dal nonno per la sua dolce metà. Ogni bottiglia è un omaggio a un amore eterno, un gesto di dedizione che va oltre il semplice atto di produrre vino.

Alla ricerca di un vino tradizionale ma più gastronomico e moderno

Parliamo di una produzione unica, caratterizzata da una variazione significativa nei numeri in base all’annata, da un minimo di 500 bottiglie in anni avversi a oltre 2000 bottiglie in annate particolarmente favorevoli. Lo stile della produzione sta attraversando un’evoluzione, con una tendenza sempre più marcata alla riduzione del residuo zuccherino superando di poco i 50g/litro. Questo cambiamento mira a creare un prodotto più contemporaneo e gastronomico, una proposta più equilibrata e versatile in grado di sposarsi perfettamente con pietanze raffinate e anche speziate.

 

E così, con il cuore gonfio di emozioni, ci ritroviamo a tavola, pronti ad assaporare il frutto di tante fatiche e passioni, accanto a prelibatezze locali di estrema qualità: formaggi DOP dalle antiche radici bergamasche e salumi locali creano un trionfo di sapori e profumi che incantano il palato e rievocano antiche tradizioni culinarie.

 

 

 

 

Sirio: Un Viaggio Aromatico tra Note Tropicali e Freschezza Inimitabile
Ma la cena non sarebbe completa senza l’accompagnamento perfetto, e quindi iniziamo la degustazione con una birra IGA: proprio una bella scoperta! Sirio, nata nel giugno 2019, è frutto della collaborazione stretta tra Massimo Barlocco, marito di Francesca, e il mastro birraio Giovanni Marsan, ed è realizzata in stile #Iga, Italian Grape Ale. Con le sue note spiccate di frutta tropicale, Sirio crea un connubio irresistibile con più piatti, rendendola la compagna perfetta per molteplici occasioni gastronomiche: aperitivi, piatti leggeri e crudité di pesce. La complessità aromatica e la freschezza delle note gusto-olfattive si rivelano il complemento ideale per esaltare i sapori dei piatti e amplificare l’esperienza gastronomica.

 

 

 

 

Moscato di Scanzo 2017 e i diari del nonno
Il culmine di questa avventura sensoriale è raggiunto con il Moscato di Scanzo 2017, un vino che incarna l’eleganza e la raffinatezza di un territorio unico. Note di rosa, ciliegia sotto spirito, erbette aromatiche cme la salvia, solleticano il naso per poi tuffarmi in assaggio corposo e coerente che esprime piacevolezza e persistenza gustativa.
Questa esperienza, però, va oltre il semplice godimento del palato. In un’atmosfera carica di emozioni, decidiamo di arricchire l’esperienza sfogliando le pagine del diario del nonno, un tesoro scritto che racconta l’andamento delle annate e delle vendemmie in periodi così lontani da rendere il momento ancora più intenso. Le annotazioni del nonno diventano un ponte che collega il presente alle radici profonde della famiglia Pagnoncelli Folcieri, offrendo una panoramica affascinante sul passato viticolo e sulle tradizioni del Moscato di Scanzo.

 

La degustazione si trasforma così in un viaggio attraverso il tempo, un’occasione unica di connessione con le radici storiche di questa denominazione e dell’azienda familiare. Ogni sorso diventa un tuffo nelle storie e nelle fatiche di coloro che hanno custodito e coltivato questa tradizione con dedizione e amore.

Un grazie colmo di gratitudine a Francesca e a Max per avermi accolta: spero di tornare per fare gli assaggi da vasca promessi e svelare altri nuovi progetti che a Villa Pagnoncelli Folcieri non mancano ai! Cin!!!

Benedetta Costanzo
benedetta.costanzo@winetalesmagazine.com
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