22 Dic 2023
Suggestioni di Vino

Bacco del Monte. Il Pinot Nero della sana follia

Pinot Nero e Mugello. A chi viene in mente un connubio del genere, alzi la mano!!
Il Pinot Nero è la nobiltà del vino. Dalla Borgogna allo Champagne passando per l’Alto Adige con l’altopiano Mazzon per dar vita a vini spettacolarmente complessi. Espressioni paradisiache di un vitigno che, nella sua difficoltà di gestione, può generare tanta soddisfazione. Maison, Chateau, Tenute. Tutte impegnate da anni, lustri e in alcuni casi, secoli, a produrre esaltanti vini da questo vitigno. Con tante imitazioni o perlomeno interpretazioni. Solo in Italia si contano 93 denominazioni con il Pinot citato, 3 delle qualità DOCG. Espressioni diverse, filosofie interpretative diverse.
Il Mugello invece, che c’entra in tutto questo?

Alzi ancora la mano chi riesce ad identificare, anche solo geograficamente il Mugello.
Certo, chi è solito percorrere l’Autostrada del Sole avrà certamente notato l’uscita di Barberino del Mugello. Non è una uscita come le altre. È una delle uscite più agognate dell’intero percorso autostradale. Di quelle che si spera arrivino il prima possibile.
Colpa dei sempre presenti lavori di ammodernamento dell’autostrada e delle interminabili code dei Tir che iniziano a Firenze e terminano proprio li. Il tutto preannunciato (mettendo anche ansia a dire il vero) dalla radio e dalle segnalazioni luminose che recitano sempre “coda fino a Barberino del Mugello”!
Gli appassionati di moto ricordano poi sicuramente il Mugello per il circuito delle gare di moto mentre i malati di shopping per l’outlet.

Eppure il Mugello è molto ma molto di più a cominciare dai paesaggi che sono di quelli veri e quasi incontaminati (quasi poiché non so se ne esistano ancora di veramente incontaminati).
Essere a nord di Firenze ovvero zona di mezzo tra la grande ed attrattiva Toscana e la godereccia Emilia Romagna, oltretutto attraversata dalla più trafficata autostrada italiana, fa si che il Mugello sia una zona poco frequentata se non fosse per le occasioni dei raduni e gare motociclistiche.
Poco male se si cerca tranquillità, bella gente e tanta salubrità.

Se parliamo di vino, beh la Toscana è la Toscana. Chianti, Supertuscan, Vernaccia. Insomma ce ne è per mettere in ombra tutto il resto. Già il Mugello è in ombra di suo…. Il vino non può che essere una normale conseguenza.
Normale e sensato come ragionamento. Valido solo se non si ha la pazienza di guardare meglio.

Ok, ma come ti viene in mente di mettere il Pinot Nero in Toscana? Nel Mugello poi!

Occorre essere pazzi è vero. Ma non sono proprio i pazzi che fanno nascere le cose più meravigliose?

Pensiamoci bene però. Per chi è così pazzo da voler far vino nelle terre del Mugello, non avrebbe avuto senso impiantare barbatelle di Sangiovese. Chianti del Mugello? Con tutti i Chianti che ci sono, non se ne sente il bisogno di un altro.

Il Mugello risulta caratterizzato da terreni argillosi, estati brevi, elevate escursioni termiche tra giorno e notte, alta umidità. Insomma, posta così la questione, sembrerebbero le condizioni ideali proprio per il Pinot Nero.

Mio nonno che ha 96 anni ed è ancora vivo, alla fine degli anni 70 piantò un pò di vigna. Gli piaceva e gli piace fare dell’orto. A casa nostra c’è sempre stato. Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e un pò di Chardonnay. E altre cose. Sai come funziona in Toscana no?
In casa nostra tutti gli anni, a settembre, una volta si faceva a settembre, c’era la vendemmia. Io ci sono nata praticamente.
Io sono nata nell’89 e i miei si sono trasferiti nell’85 dopo che mio nonno costruì questa casa acanto alle vigne. Tutti insieme si abita qui. Noi siamo in 4. Con mio fratello e i nonni.
Senza sapere che ci sarebbe stato tutto questo ho studiato all’università, enologia. Quando ho visto il piano di studi ho detto “ma questa è una roba fantastica”. C’era tantissima chimica e mi sono innamorata di questa cosa. In famiglia mia, mi babbo, mia mamma, il mi fratello sono tutti medici. Hanno fatto tutti medicina Io non ne potevo più di sentir parlare di malati e ho detto voglio fare sta cosa. Facciamo cose serene.
Mi sono laureata nel 2014, papà e mamma sono andati in pensione e io ho detto loro che volevo provare a far vino sul serio. All’inizio quando abbiamo deciso cosa fare abbiamo cavalcato l’onda del Pinot Nero nel Mugello che nasce da vent’anni con il Rio di Paolo Cerrini a cui vogliamo tanto bene. Qui c’è una clima molto particolare al quale il Pinot Nero si abbina bene. Forti escursioni termiche. Mio babbo è un appassionato di meteorologia. Abbiamo una stazione meteo super professionale. Papà ha preso tutti i dati dal 2011 al 2022 e ha detto che non siamo mai andati sopra i 20 gradi durante la notte. Il Mugello si pensava non fosse adatto alla produzione del vino. Ma non è vero che perché non si era ancora trovata la giusta varietà. Ci son delle zone, un pochino più alte dove si fa anche un ottimo sangiovese. Abbiamo piantato dunque i due ettari a Pinot Pero.

Silvia Bacci è una donna toscana di gran carattere. Un peperino si direbbe qui. Va a mille. Non si ferma un attimo ne di fare, tantomeno di parlare. La nostra chiacchierata è iniziata così: pronti, via. Lei è partita con la velocità tipica di chi parte per la maratona con il ritmo dei 100 metri piani.
Con coinvolgimento e tanto buon umore. Tipico toscano. Ma Silvia è di più.
Sarà per il suo entusiasmo, la voglia, la passione e soprattutto l’amore che ha per questa avventura. Sarà anche perché Silvia, dopo la laurea, si è messa non solo a fare consulenze ma anche ad insegnare Wine Business, Marketing soprattutto, ai giovani americani che vengono in Europa a studiare il vino.. Sarà quel che sarà, ma non la si ferma. E meno male aggiungo io!

L’azienda Bacco del Monte nasce nel 2016/2017 con la prima annata di produzione nel 2019 con un solo vino, il Monte Primo. La terra del babbo e del nonno è piccina: solo due ettari. Non ci si vive. Ma certamente ci si diverte.

Non volevamo fare la produzione. Non era previsto. Si era detto: va beh abbiamo piantato da poco non ci sarà niente. Invece si va in vigna con il mi babbo “qui c’è l’uva che si fa, si butta via?” Assolutamente no. Abbiamo fatto la vendemmia praticamente in ginocchioni. Sono stata male una settimana. Se uno vole fa palestra venga in vigna. Prima vendemmia e 2500 bottiglie: da li abbiamo continuato.
Nel 2021 abbiamo differenziato facendo le due etichette Monte Primo e Torre di Ponente. Nel 2022 abbiamo fatto anche un bianco, lo Chardonnay del nonno. 300 bottiglie fumate in un mese. Così con il babbo abbiamo fatto una scommessa.
“Papà se riesco a vendere tutte le bottiglie prima dell’estate si pianta lo Chardonnay.
Questo è avvenuto Dunque abbiamo piantato le barbatelle di Chardonnay.

Fermare Silvia quando parte è complicato. Ma ascoltarla è un piacere.

Noi abbiamo un problema, ci piace bere. La vigna vecchia la teniamo per noi. Va risistemata perché ha 40 anni. Nonno aveva fatto il cordone speronato. Ci facciamo pure un passito da Aleatico e Malvasia Nera. Ci piace sperimentale. Abbiamo provato pure la sperimentazione.

Insomma i due ettari impiantati vengono usati per produrre vino adatto alla commercializzazione mentre la vigna del nonno per utilizzata come consumo interno, sperimentazioni e degustazioni.

Papà Enrico, mamma Elena, Duccio il fratello e Silvia. La squadra di Bacco del Monte è completa. Squadra che si rimpolpa durante la vendemmia ovviamente. Una vendemmia fatta con calma e tanta allegria. Nessuna fretta (se non quella di rispettare i tempi enologici). Tanto si vuole stare insieme.

Silvia è l’unica in famiglia che non abbia studiato medicina e intrapreso la professione medica. Con la passione che ha per la terra ed il vino, francamente non so se sarebbe stata un buon medico. Eppure papà Enrico dopo la pensione si è riconvertito in fretta.

Il mi babbo è bravissimo. Ha studiato tanto. È un appassionato cosmico di chimica e fisica. A differenza mia che ho la parte creativa, lui è precisissimo. Questo è fondamentale. Abbiamo anche un consulente esterno al quale voglio molto bene che ci supporta.
Abbiamo iniziato a vendere vino a novembre 2021. Me lo ricordo bene perché è nato mio figlio. Tutti mi prendevano in giro e dicevano che erano nati due figlioli.
Alla prima degustazione nel nostro paese io non c’ero. Ho partorito due giorni dopo e ricordo che ero al telefono a chiedere come stesse andando. Abbiamo iniziato a vendere nel Mugello con ristoratori nostri amici. Poi degli agenti in Toscana. Ho trovato un importatore molto carino in Repubblica Ceca, poi anche in Francia. Abbiamo una mezza cosa con l’America. Li ce tanta burocrazia.
Quest’anno avremmo fatto 8000 bottiglie in piena produzione. Ma con la peronospora non ce la faremo. Non siamo ancora alla fine dunque non sappiamo cosa possa succedere.

Una delle cose che mi ha lasciato con il punto interrogativo stampato sul viso è stato il sito internet dell’azienda. Per chi avrà voglia di andarlo a vedere troverà sulla destra la linguetta “Meteo”. Non è una cosa insolita specialmente per le strutture che offrono degustazioni e alloggi. Diverso e insolito è quando ciò a cui si accede è una vera e propria stazione meteorologica con dati e grafici insoliti e poco orientati all’utente della strada.
È il bello di aziende e persone che sì, fanno questo mestiere come business ma la passione prevale su tutto. C’è la voglia di fare le cose con l’amore e l’animo di chi le vuole fare con il sorriso sulle labbra. Solo però soddisfacendo a pieno le proprie passioni si possono fare le cose con amore. Magari il meteo non c’entra nulla su un sito internet di una azienda vinicola, ma per la gestione di una vigna, certo che è utile.
La passione di Silvia è così intensa che riesce a trasmetterla anche fuori dall’azienda.

Io faccio consulenze e insegno wine business e marketing ai ragazzi americani che vengono a studiare qui in Europa. Esperienza stupenda. La adoro perché imparo un sacco di cose. Io sono qui e vi insegno ma voi mi date tantissimo. Poi mi tiene sempre sul pezzo.

Quali sono le cose che in genere sottolinei ai ragazzi?

Se vogliono lavorare in questo mondo devono sapere come si fa il vino. Occorre poi sempre usare la creatività e il mondo del vino, certo, aiuta perché è edonistico e romantico. Poi c’è il cambiamento climatico e tutto ciò che comporta. Infine, le relazioni. Vere e non per finta. Avere buone relazioni ed essere delle belle persone è fondamentale.

Parlare di edonismo e creatività nel vino è facile per un peperino come Silvia. Più complicato deve essere il rapporto con il papà che da medico dunque scienziato nonché meteorologo è molto più legato ai processi, alla tecnica, ai dati. Ma nelle scelte non si può che andare a braccetto. Tecnica e testa unita a cuore e passione.

Il Pinot lo abbiamo deciso insieme. Dopo una consultazione lunga nel senso di cosa si fa. L’alternativa era continuare come il nonno, Cabernet, Merlot e Syrah. Ci sembrava però un pò complicato e difficile emergere con un prodotto del genere. Si faceva e si fa per casa. Va tutto bene. Se un anno non è perfetto va bene. Il Pinot ci sembrava più centrato.

Il Pinot Nero nel Mugello. E già qualcuno deve sapere dove sia il Mugello.

Mi è capitata una degustazione a Gorizia con italiani che dicevano: si viene spesso dalle vostre parti a Montalcino.

Impossibili comparare il Pinot Nero del Mugello con quello dell’Alto Adige. La toscanità qui viene fuori rendendolo più corposo, meno raffinato e al tempo stesso più vero. Il terreno, ricco di argilla, contribuisce alla colorazione e compattezza realizzando una sorta di Pinot Nero sangiovesizzato.
Il Pinot è l’amore e odio di tutti gli enologi. L’ispirazione di produrre qualcosa con rese bassissime, complicato come vitigno, delicato.

Cosa porti della tua esperienza in azienda? E cosa tu porti agli studenti?

Le lezioni spaziano tanto. Cerco sempre di raccontare la mia storia parlando da come abbiamo fatto le nostre scelte. Le etichette, il vino, il logo, ecc.
Con mio papà ci siamo confrontati su tutto. Davvero tutto.
Spiego come si parte da zero arrivando a costruire qualcosa. Gli riporto le relazioni con gli agenti, gli importatori. “Dite la verità” gli dico sempre. Così le relazioni si rafforzano. Avere serietà che è la prima carta da spendere.
Porto sempre con me le loro opinioni. Come vedono le novità, la intelligenza artificiale, ecc. mi tornano indietro tante cose.

Quanto la tua attività di insegnante ti blocca e quanto ti stimola?

Mi stimola. Non mi limita perché mi lascia del tempo per potermi dedicare a questo. Con il concetto delle degustazioni mi appago perché gli ospiti apprezzano il vino, l’ambiente, l’ospitalità. Facevo anche consulenze per altre aziende ma ho stoppato tutto per dedicarmi a questo e a mio figlio che ha un anno e mezzo. Lui è appassionato di trattori e io glielo ho bello e detto: appena hai l’età per andare sul trattore….uno due tre via!

Silvia sorride e ride sempre. È solare. Prende la vita con leggerezza. Anche negli sbagli.

Ehhh tantissimi sono gli sbagli che ho fatto. Si sbaglia in continuazione. I primi tempi la vendemmia, le soluzioni, gli affinamenti, le tempistiche. Siamo una azienda familiare e quando si deve far qualcosa occorre far la conta di chi c’è. Meno male che si sbaglia. Nessuno nasce imparato.

Cosa cambieresti con la bacchetta magica?

Più spazio in cantina perché non è mai abbastanza. Vinifichiamo tutto qui. Imbottigliamo qui

In tutto questo, c’è una figura che aleggia rimanendo dietro le quinte. Come un ghost writer. Un consigliere che non appare. Eppure presente. È mamma Elena. Una donna che media creando il collante senza mai tirarsi indietro.

È una donna che non ha paura di nulla. Qualsiasi cosa, la fa senza problemi. Ci porta il sorriso. Ci da una mano.

Due i vini prodotti da Bacco del Monte: Terra di Ponente, affinato in acciaio; Monte Primo in botte.

Abbiamo cominciato con il Monte Primo e affinamento in legno. Poche bottiglie. Poi ci siamo visti e si è detto: che si fa quest’anno? La scelta era nel fare un superiore o un acciaio. Dato che le vigne sono ancora giovani abbiamo detto “facciamo uno vino sotto non sopra”. Nel 2022 faremo qualcosa su. Mi piacerebbe fare un pò più di bianco perché lo Chardonnay è piaciuto molto. Aldilà delle varie prove che ci piace fare, così mia sembra sia più che sufficiente per le forze e le dimensioni che abbiamo. Non vogliamo correre troppo.

Ho già recensito il Terra di Ponente sul mio canale Instagram @ivan_1969. Un vino che davvero può essere identificato con un Pinot Nero sangiovesizzato. Interessantissimo.

Non ti sei data una progettualità per il futuro?

Se devo sognare si ma se devo rimanere con i piedi per terra, dobbiamo vedere.

Silvia Bacci. Mamma. Vignaiola. Professoressa.
Pur provenendo da una famiglia di medici, l’analisi e la precisione, non è in lei. Pazzia, visione, passione e tanto buon umore si. Questo si.
Questo fa di Silvia una persona speciale che quando incontri, non puoi che arricchirti. Trasmette tutto il suo buon umore, la sua voglia di fare, la sua dinamicità, l’amore per la famiglia e i suoi luoghi.
Ogni luogo che è casa diventa speciale. Succede spesso anzi, quasi sempre. Non c’è nulla più speciale della propria casa. Ma qui è diverso. Qui c’è una famiglia che vive insieme. Una famiglia che ha costruito una casa nelle terre del Mugello. L’orto, la vigna. Il vino come un semplice prodotto della terra.
Per rompere questo idillio di tranquillità serviva un pò di sana follia alla quale ha pensato Silvia.
Non ha rotto nulla in realtà. Perché quando una famiglia è tale, si stringe attorno ad una idea, ad una prospettiva diversa.
Bacco del Monte e il suo Pinot Nero (oltre allo Chardonnay che era di nonno Sergio e che piace tanto a Silvia) è tutto questo ma anche di più.
Come dico sempre, solo conoscendole le persone possiamo ricevere il dono di un pezzo della loro storia.
Grazie Silvia per questo dono.

 

 

Ivan Vellucci

Mi trovi su Instagram come @ivan_1969