30 Dic 2022
Suggestioni di Vino

Bastian Cuntrari, due ragazzi e la loro passione

Il territorio è questo. La Valtellina è muro

È la prima cosa che mi dice Michele facendomi vedere i terreni sui quali sorgono i suoi vigneti. Quando li guardi da sotto capisci perché si definisca “eroica” questo tipo di viticoltura.

Siamo alle pendici delle Alpi che si affacciano sull’Adda. Qui sorgono i vigneti. Relegati da tempo, lontano dal fiume. Perché i terreni prossimi alle rive dovevano servire per le coltivazioni di prima necessità così che gli unici luoghi possibili per il vino diventavano i terrazzamenti. Difficili, impervi ma allo stesso tempo generosi grazie all’esposizione, alla composizione dei terreni, ai salti di temperatura tra giorno e notte.

Terrazzamenti che diventavano veri e propri orti, utili per produrre qualcosa per la famiglia: ortaggi e vino. Piccoli pezzi di terreno ad uso personale rimasti tali fino a quando ce ne è stato bisogno. Da lì in poi, la vite e il Nebbiolo della Valtellina, la Chiavennasca.

Michele 33 anni, Patrick 36. Michele che già lavora in vigna e Patrick che scopre una realtà della quale rimane affascinato. Due amici che si ritrovano a condividere la stessa passione e che gettano il cuore oltre l’ostacolo. Coraggio e incoscienza di due ragazzini (era il 2015!) che senza soldi e con molti sogni vanno in cerca di terreni, terrazze, sulle quali iniziare la loro personale avventura. Bastian Cuntrari.

“I so stuf”. Questo si sentivano dire da qualche vecchio vignaiolo, stufo di lavorare, stufo di andare su e giù per le terrazze. Facendo tutto a mano, senza macchinari, senza sosta. Logora, sì che logora questa vita. Ma proprio quelli erano i terreni che facevano al caso loro. In fondo di forza e volontà, Michele e Patrick ne hanno da vendere.

Michele ha la testa sulle spalle. Posato, calmo, umile. Sa quello che vuole ma sa che ci vuole tempo per averlo. Non ha paura di lavorare, di sporcarsi le mani. Mette in file le cose come se fossero tanti mattoncini. I pensieri, le preoccupazioni. Le ansie, le gioie. Sempre uno dietro l’altro. Con pacatezza. Non ha bisogno di niente altro che non sia la terra e la vite.

Nel cuore del Grumello e un pezzettino di Sassella, nel 2016 nasce il primo vino, Valtellina Superiore.

Non c’era tanta vigna per fare i vini e l’unico modo per uscire era un blend al 50% delle due vigne

Costretti a vendere l’uva per racimolare un po’ di soldi utili per l’acquisto delle attrezzature. Così si comincia. Senza soldi, senza aiuti esterni. Possono contare solo su loro stessi. Sulle loro braccia. Sul loro entusiasmo.

Il vino puoi farlo con tutto e con niente

Ma le attrezzature servono per elevare la qualità e questi due ragazzi lo sanno. Ci credono e preferiscono investire piuttosto che portare a casa i soldi.

Rispetto per la terra. Rispetto per la natura. Perché la terra è il loro sostentamento e va rispettata.

La concimazione la facciamo con le stalle. Cerchiamo quelle che hanno il letame. Poi, ti arrangi, con la carriola e la forca

Come fai a non voler bene a questi due ragazzi? A due persone così semplici, senza grilli per la testa?

Adesso abbiamo tre ettari e mezzo di vigne: un ettaro e mezzo di Grumello, uno di Sassella, uno di Inferno

Due soli vini. Perché questo riescono a fare. Senza enologo. Senza cooperative. Potendo contare solo della loro forza. Solo delle loro braccia. 6000 bottiglie e il sogno di arrivare a 15000. Questo è il numero che Michele e Patrick sanno di poter gestire. Da soli. Sì, da soli. Perché sono solo loro due e solo loro due vogliono rimanere.

È una questione di orgoglio, di controllo dei processi. Ma anche e soprattutto di grande realismo e pragmatismo. Due ragazzi con la testa sulle spalle davvero.

Se non riesci a vendere quelle quantità è meglio che chiudi perché vuol dire che non sei capace di lavorare

Cosa vuoi dirgli?

I vini dunque. Un Valtellina Superiore con 100% Sassella da vigneti a 500metri di altezza. Due anni di legno e uno di bottiglia. Importante e carico come serve in queste zone. Con il freddo. Con il formaggio o la cacciagione. Click qu per la mia recensione.

Siamo andati a cercare (quante prove abbiamo fatto e quanti fallimenti) legno con zero tostatura per far emergere il territorio. Solo legno, senza materiali non naturali

Un Grumello, Rosso di Valtellina. Non DOCG per avere un prodotto fresco e beverino ma con un solo anno di affinamento. Nasce dal lavorare loro stessi la vigna e dal conoscere il terreno. Non vogliono un vino pesante e decidono di raccogliere anticipatamente per dare freschezza e beva. Quando lo assaggio non posso che dargli ragione. Senti tutto il frutto croccante della valle. Un vino che puoi bere tutti i giorni. Che abbini facile non senza ricordare (e trovare nel bicchiere) quella magia che il lavoro di questi due ragazzi ti stanno offrendo nel bicchiere.

Non hanno paura di produrre vini diversi per le annate diverse. Amano così tanto il proprio lavoro che non vogliono essere standard. Vogliono qualcosa che rappresenti il territorio, l’anno, le condizioni diverse. Ogni anno un vino diverso. Ogni stagione un vino che esprime ciò che è successo. Hanno capito che questa è la loro forza.

Michele è pratico, attento. Ha sotto controllo tutti i costi. Li snocciola come se fossero granelli di un rosario. Il costo della bottiglia, quello dell’imbottigliamento, dell’etichetta. Non gli scappa nulla e questo fa capire quanto siano costretti a tener conto di ogni singolo aspetto. Per rimanere in piedi. Per sopravvivere.

Siamo un discorso a parte. Siamo un po’ come essere sulla luna. Siamo l’unico pezzo di terra al mondo dove due scappati di casa riescono ad aprire una azienda da zero

Ma perché il nome Bastian Cuntrari?

Siamo l’unica azienda in Valtellina che coltiva tutto sulla sponda Retica ma la cantina sta sull’altra sponda. È l’unica cosa che ci siamo già trovati: la cantina di casa della mia bisnonna dove si tenevano salumi e formaggi. Avevamo prima la cantina che la vigna

Ripeto ancora una volta: come si fa non voler bene a questi due ragazzi? Non voglio fare il moralista. Mi piacerebbe solo che mio figlio capisca quanto sia davvero difficile, ma anche possibile la vita. Quanto si possa partire da zero per poi trovare il proprio spazio nel mondo. Serve però fatica. Sudore. Forza di volontà. Anche nel “cercare” il letame e gestirlo accuratamente.

Michele e Patrick, non solo vi auguro un gran bene, ma vorrei poteste essere di esempio. Per chi vuole emergere. Per chi vuole vivere del suo lavoro.

Ivan Vellucci

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