01 Mar 2024
Suggestioni di Vino

Edoardo Ceri: farò il miglior vino al mondo

Quante bischerate si fanno da ragazzi. Magari ci si lascia influenzare dal “branco” e si finisce nei guai senza neanche saperne il perché. Disagi. Disagi della crescita. Disagi in famiglia. Disagi nella vita. 

Da giovani poi non si è ancora capito quale sia la propria strada che, si spera o almeno i genitori lo sperano, sia diversa da quella che si frequenta con gli amici. Facendo bischerate. 

Occorre però guardare dietro, nel passato, per capire certe cose. Per avere delle spiegazioni. Senza dare giudizi di nessun genere. Solo per capire.

Edoardo Ceri ha solo dieci anni quando i genitori decidono si separarsi. Capita. Capita a molti. Spesso è la cosa migliore anche per i figli. Solo che loro lo capiscono dopo e nel frattempo, alcuni di questi, vivono nel disagio. 

Il disagio è una sensazione che ho parlando con Edoardo. Spero che non me ne voglia a male leggendo queste righe. Ma è quello che ho percepito dalle sue parole. 

Un bambino di dieci anni che vede un padre tanto più grande di lui e non solo in termini anagrafici; una madre meravigliosa con una vita da gestire tra tante difficoltà; una nonna di quelle toste che sopperisce a molte mancanze.

Ci piaceva tanto stare per la strada. Fare le cose di strada. Si facevano le cose che si fanno a quella età li. Non cose di cultura. Bischerate. Non sono mai stato un buonissimo studente. Mio padre si diede da fare per darmi una strada. All’inizio nella sua attività. Mia madre era molto brava ma poco presente. Mi faceva stare con mia nonna che aveva due palle grosse così e mi ha tenuto fermo. Altrimenti potevo essere un’altra persona oggi. La ringrazio molto. 

Il papà di Edoardo non è uno qualsiasi. È Luca Ceri che, per chi si occupa di architettura (specialmente di interni), è una punto di riferimento. Nel 1991 crea lo Studio Ceri e realizza progetti in tutto il mondo. 

Un tecnico, un creativo, un professionista, un imprenditore.

Ecco, io me lo immagino Edoardo. Il mito del padre, l’ombra del padre. La paura di non essere mai come lui. 

Non sono psicologo ne mi permetto di esserlo. Però dalle parole di Edoardo, dal suo tono di voce, percepire questo, è stato immediato. È l’inizio della storia però. L’inizio di un qualcosa che per Edoardo è quasi una rinascita. In tanti sensi. 

Nel 2006 infatti, quando Edoardo aveva 17 anni, Luca decide di acquistare un podere a Carmignano. Si era appassionato della vigna e quello sembrava essere, oltre che un ottimo investimento, anche un modo per, magari, avviare il figlio a qualcosa. 

Quel qualcosa arriva inaspettato tanto per Luca quanto per Edoardo. 

Era il 2006 e io avevo 17 anni. Mi sono voluto rivalere sul babbo dimostrando che anche io ero capace di fare certe cose. Così ho rimesso mano a tutto. Piano piano. Dal 2010 ad oggi. È stato veramente un tassello per volta. Un tassello per volta. Un tassello per volta.

Edoardo inizia a lavorare in azienda da quasi subito. 35 ettari di proprietà. Tanti, forse troppi per uno come lui che non è abituato a questa vita. Eppure ci si dedica. Lo appassiona. Lo prende. 

Prende le redini dell’azienda nel 2014 perché ha un sogno. Un sogno come lo hanno in molti magari. Ma è un sogno e sognare non costa nulla. 

Mi sono dato l’obiettivo di creare veramente il vino più buono del mondo. Io farò il vino più buon del mondo. Lo farò. Non tra dieci anni, non tra venti anni, non tra trenta anni, ma lo farò. Avrò 80 anni ma lo farò. Su Wine Spectator il vino più buono del mondo sarà il mio. 

Ora, ai più queste potranno sembrare le parole di un giovane che sta sognando sapendo di sognare. Parole gettate al vento da uno che è borioso. Un figlio di papà che non sa cosa sta dicendo. 

Edoardo non è così. È una persona umilissima. Di quelle che non parlano mai a voce alta ne dicono cose nelle quali non credono. Fermamente. Edoardo vuole realizzare il suo sogno. Non solo per una “rivalsa” come la chiama lui verso il padre. Lo vuole per lasciare qualcosa a sua figlia e alla sua famiglia. 

Come è potente un sogno. Come è potente la terra. Come è potente la vite. Così come quest’ultima penetra con le sue radici il terreno per trovare il nutrimento anche a metri di profondità, è penetrata nell’animo di Edoardo. Per fargli trovare una strada prima, un sogno poi.

Ho preso le orme iniziali di papà e poi mi sono più affinato al lavoro, alla vigna, alla cantina. Lui aveva i vigneti per produrre e vendere uva. Io ho iniziato ad imbottigliare chiamando anche altri personaggi del mondo del vino come agronomi ed enologi per gestire meglio la cosa.

La grande proprietà della Tenuta Ceri, non può che conferire l’uva. 35 ettari non si gestiscono facilmente. Eppure il territorio di Carmignano è di quelli incredibili dove l’uva è spettacolare e ciò che se ne produce ancor di più. 

Vedevo tutta questa uva spettacolare che veniva venduta a poco prezzo. Mi piangeva il cuore. Facciamo qualcosa anche noi mi sono detto. Era più una questione morale che passione.

Assistere al cambiamento di Edoardo, a questa infusione di viticoltura, di passione e amore per la vigna ed il vino, deve essere stato per chi lo osservava, fantastico. Incredibile. Anche perché lui vuole imparare per creare. È quasi elettrico. Ha necessità di realizzare qualcosa di incredibile. 

Sono andato a fare una esperienza a Castello Banfi a Montalcino dove ho fatto il cantiniere. Ho capito come si gestisce a pieno la pulizia della cantina. Si faceva mattina, pomeriggio e sera. La disciplina dello stare in cantina. In un mese avevo capito come fare.

Se papà Luca, al ritorno di Edoardo dall’esperienza esterna, decide di assecondarlo nell’acquisto delle attrezzature per produrre vino, è perché ha capito il cambiamento. Capisce quanto Edoardo abbia voglia di spaccare il mondo. 

Nel 2016 ho fatto la mia prima vinificazione. Nel mentre ho fatto delle prove in altre cantine a Carmignano. All’inizio ero un pò discolo. Ero cosi cosi, come la tenuta. Poi è cresciuta in base al mio giudizio e la fiducia è cresciuta di pari passo con l’interesse che mettevo nell’azienda. 

Edoardo fa il passo e si fa avanti per gestire lui in prima persona tutto. Se la sente sua l’azienda come suo il progetto. Inizia a fare i vini e gli vengono anche bene. 

Anche prima che facevo questi vini di garage, venivano bene. Erano fatti da qualcuno che non aveva mai fatto niente nella vita. Venivano bene. Si sentiva la sapidità, acidità, alcolicità, tannino. Lavorato bene. Una bella maturazione. Le persone, non tutte certo, mi davano dei pareri positivi. 

Edoardo incappa in uno di quei simpatici enologi che consigliano, ai più sprovveduti, di mettere nel vino tutto ciò che la legge consente (poi ci si lamenta delle inchieste di Report…). 

Tutto ciò che bisognava aggiungere all’uva, io l’aggiungevo. Nutrienti, tannini, solforosa, lieviti selezionati, correzioni di acidità, acido ascorbico, acido succinico. Tutto. Venivano fuori vini buoni ma simili ad altri vini. Questa cosa non mi piaceva. 

Edoardo è lucido. Non vuole scorciatoie. Non vuole vini omologati. Il suo sogno non è questo. Lui ha bisogno di altro. Se bara, se fa qualcosa che non lo faccia riconoscere, ha perso in partenza. E lo sa. Non può dunque che ripartire dalla campagna e dalla vigna. 

Ho iniziato a lavorare con l’uva in campagna pensando al prodotto che verrà fatto senza aggiungere nulla in cantina. Prevedendo l’epoca di vendemmia per capire come gestire l’uva in cantina. 

Carmignano è un territorio importante. Una zona meravigliosa con nobili espressioni di vini che devono essere aspettati. Ecco, Edoardo non vuole aspettare. Non ci riesce perché ha fretta di realizzare il suo sogno. Ma impara anche da questo.

All’inizio occorreva aspettare il vino. Ero sempre ad assaggiare il vino. L’ho gestita sempre in maniera frenetica. L’attesa è veramente una ‘osa cruciale che ho imparato nel tempo. Restando tranquillo senza affrettarsi a fare le cose. Vederle con lungimiranza. Ho alle spalle 13 vendemmie dal 2010 ad oggi. Ci sono momenti da fare le cose veloci e dei momenti le cose con più esperienza e calma. Invece di fare le cose oggi, aspetti domani cosi la fai meglio.

Facevo tutto prima e sbagliavo.

Si evolve Edoardo. Come un buon vino. Matura. Cresce. Nell’animo e nello spirito. 

Quel bischero che era da ragazzino non c’è più. C’è un uomo che affronta la vita con il ritmo della natura.

La campagna. Li le lavorazioni meccaniche tu alle volte le azzecchi, alle volte no. Si mettan le barbatelle di marzo. Dopo una settimana iniziano a germogliare e arriva la gelata. Così partono le madonne. Anche perché arriva quello che dice “dovevi aspettare”. E grazie! L’anno dopo dici: le pianto ad aprile cosi evito le ghiacciate. Che succede? Che marzo non viene le ghiacciate, piove. Bene. Da aprile in poi non piove per un mese e mezzo e le barbatelline non ce la fanno. È una lotteria.

Quattro i vini prodotti da Edoardo.

Barbocchio da Sangiovese (70%), Cabernet Sauvignon (20%) e Merlot (10%) con sei mesi di botte da 20 hl per il 50% della massa. Un vino di ingresso. Con carattere.

Rigoccioli, il Carmignano DOCG con Sangiovese (90%) e Cabernet Sauvignon (10%) che riposa in botti da 20 hl per 12 mesi. Qui il carattere aumenta.

Le Barze, da Cabernet Sauvignon (70%) e Sangiovese (70%) a riposo per 12 mesi sulle fecce fini per regalare fascino.

L’Arrendevole, la Riserva di Carmignano DOCG con Sangiovese (90%) e Cabernet Sauvignon (10%), 18 mesi in botti da 20 hl per realizzare un vero capolavoro (sul mio blog Instagram la recensione completa). Questo il vino che secondo me, prima o poi, realizzerà il sogno di Edoardo.

Adesso imbottiglio tutto. 50mila bottiglie.

Edoardo sa che manca ancora tempo per arrivare al suo sogno. Ci sono altri vini importanti e deve confrontarsi ancora molto. Manca ancora qualcosa. 

Devo lavorare più sui vigneti. Sulle vendemmie portando le uve in cantina con l’acino più perfetto possibile. Stiamo andando incontro a calamita di luce incredibili. Quando c’è il grappolo rivolto alla luce diretta del sole si vede che gli acini sono diversi rispetto a quelli in ombra. Occorre scartare il chicco secco. Ti fa fare un altro vino.

Tutte le vigne hanno già i loro anni si invecchieranno ancora donando vini di ancora maggiore qualità avvicinandolo alla meta.

La convinzione di Edoardo è tanta.

La mia è una sorta di richiamo, una cosa che sento dentro. Io faccio questo lavoro perché è una cosa che sento dentro. È un lascito che voglio lasciare alla famiglia, ai nipoti. Io voglio lasciare qualcosa. Si morirà tutti. Vedo gente che ha fatto questi grandi vini ma io vorrei un giorno, quando non ci sarò più, che si dica: guarda che vini che faceva sto stronzo. Basta, niente più. Quando il mio vino sarà nei migliori ristoranti. Quando le persone mi reputeranno un bravo viticoltore. Quando avrò un riconoscimento. Conoscendomi non sarò mai contento. 

Edoardo non sarà mai contento e vorrà fare sempre meglio. Dimostrare al padre e alla madre che vale molto di più. Una dimostrazione ma anche un valore. 

Sono sempre il figlio di Luca Ceri però adesso quando lui va nei ristornati è diventato il babbo di Edoardo Ceri. 

Per Edoardo è impossibile non raggiungere il suo obiettivo. 

Aldilà però nel riuscire a produrre il migliore vino al mondo, continuerà a produrre degli ottimi vini. Di quelli che offrono sensazioni. Ma che bello non accontentarsi. 

Il papà continuerà ad essere presente. Nelle lavorazioni per la cantina, nell’agriturismo, nello show room. 

La parte progettuale l’ha gestita tutta lui. Lui è partito veramente da zero e ha creato il suo impero. 

Pure tu lo stai facendo Edoardo. Piano piano. Ce ne sarà di tempo. In fondo, anche papà Luca non credo che a 33 anni sia stato avviatissimo. Per poter dire che il babbo ha creato tanto, più di te Edoardo, occorre aspettare. Continuare a lavorare e a crederci.

Non fermarti. Non lo fare mai. 

Sono sicuro che non lo farai e non vedo l’ora di leggerti su Wine Spectator.

 

Ivan Vellucci

ivan.vellucci@winetalesmagazine.com

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