16 Feb 2024
Suggestioni di Vino

Fabrizio Pratesi. L’eccellenza del Carmignano

Questo lavoro si costruisce con tempo, mattone per mattone. Tanto tempo. Con prodotti giusti. Con la fortuna di aver un posto con una certa vocazione per fare certi vini. Insomma non è un lavoro che si costruisce velocemente. Ci sono investimenti e tanti anni per affermarsi.

Fabrizio Pratesi è ancora il titolare, insieme al fratello Nicola, di una storica realtà del mondo automotive Mercedes-Benz a Prato, la Effepi, nata sulle ceneri di altra realtà storica.
Il mondo dell’auto è un mondo molto particolare. Girano tanti soldi e i margini, sempre in contrazione, sono comunque interessanti. Magari percentualmente bassi ma in termini assoluti, niente male. Occorrono tanti investimenti, tanta professionalità, tanta dedizione, tanto sforzo. Alla fine, se ci si sa fare, i frutti che si raccolgono, fanno sorridere.
Un mondo quello automotive, inesorabilmente cambiato già anni fa. Forse il fallimento della Lehman Brothers (era il 2008) fu solo l’eruzione di un vulcano il cui magma ribolliva da tempo negli strati della crosta terrestre. Dopo quel pesante fallimento, i mondi che attingevano al credito, il settore auto è uno di questi, scricchiolò pesantemente. Un sisma a seguito dell’ eruzione. Anzi, uno sciame sismico che fece inesorabilmente crollare quelle aziende che avevano giocato un pò troppo con la finanza oltre a quelle già pericolanti. Così le grandi industrie capirono che occorrevano sistemi diversi di distribuzione capaci di resistere al tempo. Oltre che di partner sul territorio dotati di solidità importante. Ovvero di volumi.
Fabrizio navigava in quel mondo che si stava pian piano coprendo delle ceneri vulcaniche. Ceneri dalle quali non voleva farsi sommergere. Anche se poi il mondo del service non verrà mai sommerso.
La passione per la terra e la vigna, l’aveva sempre avuta. Di quelle passioni che però non riesci a goderne a pieno. Banalmente perché non è che non hai il tempo ma il tempo lo impieghi in altre cose. La casa di famiglia e poco più di due ettari di vigna sono a Seano, Prato. Un territorio baciato da Dio per quanto riguarda il vino.

Si parte dalla vocazione di un terreno dove ci vuole che il Padreterno ti voglia bene e ti dice: guada te tu sei nato in un posto che, non lo sapevi… questo a me è successo.

Fabrizio, agli inizi degli anni 90 inizia a fare il vino da quella vigna che il nonno, contadino, aveva lasciato al figlio. I circa due ettari che gli erano toccati dall’eredità.
I soldi, grazie all’attività nel mondo auto, non mancavano così che nasce, sempre per diletto, anche una bella cantina sotterranea. Solo che per fare il vino occorre dedizione. Quella che Fabrizio in quel periodo non ha.

Avevo cominciato a fare il vino. Avevamo fatto la cantina sotterranea. Un lavoro rimasto in standby come tutte le cose di questo mondo fino a che mi sono reso conto che se il vino non lo fai full time non viene. Mi piaceva farlo e complice il mondo dell’auto nel quale i dealer sarebbero spariti facendo rimanere il post vendita, ho cambiato vita. Nel 2014. A Nicola gli piace fare il meccanico non certo il vino dunque mi sono messo a fare il vignaiolo a tempo pieno.

Nicola, il fratello, è una persona splendida che conosco da vent’anni. Lui cura l’Officina Autorizzata Effepi di Prato e lo fa con competenza, passione e tanta professionalità. Spirito sornione mi ha sempre confidato che lui di vino non ci capisce nulla ma gli piace berlo. Certo, penso io, con quello di Fabrizio è facile.

La convinzione di Fabrizio è tanta così come è tanto il suo realismo. Ha scelto di fare il vignaiolo perché avrebbe tranquillamente potuto continuare a lavorare nel mondo dell’auto. Il suo è un taglio netto. Una scelta radicale. Un ritorno alla terra. Non so se abbia contato più la nausea per il mondo al quale apparteneva o la voglia di qualcosa di profondamente diverso. Di certo, ha capito che se vuoi fare un mestiere come il vignaiolo e, contemporaneamente, un altro, lo puoi certamente fare, ma senza aspettarsi di creare vini eccezionali.

Se te credi tanto nel prodotto, che è l’unica cosa che devi fare perché di scorciatoie non ce ne sono, allora lavori. Tanti magari credano che con due articoli sul giornale riesci a vendere il vino. È finito questo tempo. Io sono molto amico di Mario Piccini che vende 32 milioni di bottiglie e mi dice sempre: Fabrizio, le bottiglie se ne stappa una per volta. Finché la bottiglia non è stappata non è venduta e ci vuole il tempo per farti conoscere.

Eppure Fabrizio non ci mette tanto tempo per farsi conoscere e far conoscere la sua azienda, la Fabrizio Pratesi.
Tutto ha inizio nel 2014. L’anno delle decisione dunque della svolta. Intentiamoci, non stiamo parlando di una mezza svolta, ma di qualcosa di radicale.

L’idea che in questo lavoro non ci vedevo futuro era nell’aria. Così come la voglia di fare questo lavoro di vignaiolo. Ho deciso di fare questo cambiamento di vita. Un cambiamento pesante perché da due ettari ora ne ho 15 di cui 10 vitati. Ho ricomprato le terre di famiglia perché nonno aveva dei fratelli. Ho fatto un vigneto unico con delle zonazioni. Trovando le migliori zone per Cabernet, Sangiovese e Merlot. Un lavoro pesante ed economicamente è stata una scommessa pesante.

Siamo nella zona del Carmignano DOCG. Una zona che io definisco per i veri intenditori. Poco nota per via della ingombrante presenza del Chianti, è sempre stata in grado di sfornare grandi vini. Sangiovese certo anche se con espressioni totalmente diverse da quelle solite toscane e l’aggiunta del Cabernet che non è un vezzo moderno essendo qui coltivato e nel vino da oltre cinque secoli. DOCG dal 1990 ma (come ci si tiene a far presente) retroattiva del 1998. Tra l’altro, il Consorzio che tutela il Carmignano ha come Presidente proprio Fabrizio Pratesi.

Io faccio il vignaiolo full time. La vigna è il primo requisito. Conosco le mie vigne, le zone. Avevo un concetto di viticoltura molto alto. I produttori ti parlano solo dell’enologo. I produttori francesi ti parlano solo della vigna.

Fabrizio è partito e, meno male, è rimasto con un concetto di viticoltura alto che parte dall’idea di allevare la vite per avere un frutto con chicchi piccoli. Produrre un vino eccellente. Un vino che potesse posizionarsi in alto. Senza sconti e senza compromessi. Per questo la sua concentrazione è stata sulle vigne.
Ricomprate dunque le vigne di famiglia, estirpate e ripiantate quelle che secondo lui non andavano bene. Grande attenzione alle singole zone scegliendo opportunamente cosa piantare. Come ad esempio il Merlot. Ma di questo ne parleremo dopo.
Anche in cantina Fabrizio ha voluto portare tecnologia. Sempre però subordinata alla vigna.

In cantina ho una tecnologia altissima. Ho una deraspatrice che costa quanto una serie S. Ma quella non ti fa fare il vino bono. Hai bisogno di darle un prodotto buono cosi non te lo sciupa e ti restituisce l’acino non rotto così che l’estrazione viene bene. Tutte queste attenzioni sono fondamentali. Raffreddo tutte le uve in cella frigo. Sono dettagli che se non hai un grande prodotto non parti nemmeno. Il produttore deve essere preparato e il terreno deve essere preparato. Se la Redbull la guida Hamilton, Verstappen e un’altro pilota buono, arrivano li. Se la guida Perez arriva in un giro. Se hai un terreno che vale tanto puoi fare un vino da 100 se il produttore è bravo. Altrimenti ti può venire bene.

L’approccio alla vigna di Fabrizio è maniacale. Dalle automobili al trattore il passo è lungo e lui lo compie rallentando i ritmi e assecondando quelli della natura. Senza stress. Senza fretta. Ma con attenzione e meticolosità. Sopratutto con grande realismo. Quello tipico di un toscano senza fronzoli e che guarda alle cose con realismo passionale.

Noi trasformiamo il prodotto. Non esiste un vino naturale perché la pesca è naturale. Te tu vai sull’albero, cogli la pesca e te la mangi. L’uva è un prodotto che viene trasformato e qui c’è la mano dell’uomo. Il nostro lavoro è tale per cui tra la menzogna e la realtà la linea è sottile. Il vino se non ha un conservante antibatterico va a male. Quando mando un vino negli Stati Uniti e non è protetto o non arriva o arriva un altro prodotto. L’acqua minerale viene filtrata sterile e vengono aggiunti conservanti. Se vai alla miglior fonte del mondo e la porti a casa, il giorno dopo l’è marcia per via dei batteri. Il vino è vero che ha il grado alcolico che un pò lo protegge ma poi diventa aceto. C’è chi si vanta dicendo che non una solfiti o solfiti aggiunti (perché il vino un pò di solfiti li sviluppa ma poca roba). Puoi anche filtrarlo sterile. Se fai un bianco scarso magari ci riesci Ma con un rosso no. Il secondo ci sono genti che buttano chimica nel vino per abbattere i batteri.
Il vino deve esse bono punto e basta.

Il lavoro, il grande lavoro di Fabrizio è nel cercare la migliore biodiversità del terreno. Non usa diserbanti, non usa chimica. La sua attività è puramente biologica.

Anche se fino in fondo non sono convinto che sia la migliore strada perché il rame che si usa è tossico e si usa in funzione della stagione. Forse un sistema diverso ti farebbe essere più ecologico.

Qui c’è Fabrizio Pratesi. La sua genuinità ma anche la cruda realtà di un uomo che vive la sua terra. Vive ogni pianta della sua vigna e sa, profondamente sa, che deve essere lui, il produttore, prima di qualunque altra persona a capire cosa sta facendo. In vigna come in cantina. Sua è la responsabilità e suoi onori ed oneri.

Tutti quelli che fanno due soldi in un altro settore arrivano e dicano: in due giorni fo. Non è cosi. Faccio 50 mila bottiglie e sono poche. Siamo una piccola media azienda. Quelle grandi fanno un’altro campionato. Ma per noi, se il vino non lo sa fare il produttore di certo non lo fa l’enologo. Adesso sono sicuro di quello che viene prodotto a casa mia. Quando ti posizioni alto ci sono opportunità ma tempi più lunghi per potersi affermare e far girare il vino.

Il posizionarsi in alto è avvenuto quasi per caso si potrebbe dire. Ma la fortuna aiuta gli audaci non chi sta sul divano. Il lavoro certosino di Fabrizio ha pagato cogliendo l’opportunità che gli è stata regalata.
Il caso dicevamo. Se in Italia ci si accorge poco e tardivamente dei nostri gioielli, in altri paesi si guarda invece a noi con un occhio diverso. Così fu che un importante importatore americano, di quelli con target di clienti molto alto, mise gli occhi sul Carmignano. Andò in giro ad assaggiare i vini di vari produttori della zona e rimase abbagliato dei vini di Fabrizio.
Et voilà. Il sogno americano è realizzato.
Detto così è facile no? Una sorta di talent scout che arriva e ti scopre. Già ti scopre ma per portarti sulle tavole dei migliori ristoranti americani non devi essere poi cosi male no?
Occorre essere già un ottimo vino altrimenti non ti considerano proprio.

Lui ha messo gli occhi su Carmignano ed ha assaggiato i vini in giro e poi ha scelto i miei. Questa è gente che sono in giro da 40 anni e quando scelgono lo fanno con cognizione di causa.

Da li in poi la strada si fa ancora più in salita per Fabrizio. Quando sei a livelli importanti ti cercano è vero ma devi essere in grado di fornire prodotti eccellenti. Sempre.

Tutti i nostri clienti ci sono venuti a cercare. Adesso sto lavorando con un albergo di Zurigo che sta facendo una enoteca con vini top. Fa ordini come se fosse un distributore.

Tutto sembra facile. All’apparenza. Dietro c’è il duro lavoro di Fabrizio che si è rimboccato le maniche senza guardarsi mai indietro.

La pratica nel nostro lavoro è fondamentale perché si lavora e cielo aperto. Le condizioni non si ripetan mai. Possono essere simili ma non si ripetono. Non sono mai uguali. Noi si lavora in funzione del tempo. Poi ci vogliono studi. Giri in altri paesi. Fai delle domande. C’è bisogno di un bagaglio tuo. I consulenti non possono sapere fino in fondo le tue esigenze. Il produttore è fondamentale che sappia fare il vino in vigna. Quando vado sul trattore vedo le viti e li capisci che tipo di concimazione ha bisogno. Devi sta li.

Studio e tanta pratica per capire che la vite per tirare fuori la qualità deve sempre stare un filo in stress. Tutti vogliono la vite rigogliosa ma cosi la qualità non la fai mai. I grappoli dei francesi stanno nel palmo di una mano. In Italia di viti cosi ne trovi solo dai vecchi contadini.

La terra bona l’è deleteria per la vite.

Una serie di tasselli per realizzare il mosaico di grandi vini che arriva con il tempo e la voglia di fare le cose. Oggi arrivano da Fabrizio tutte le associazioni di sommelier per tenere le lezioni di vinificazione.

Io guido il trattore perché mi piace e perché lo voglio fare io. Tra dieci anni magari manderò qualche altro perché le cose saranno avviate. Io faccio il cantiniere perché lo voglio fare
Il dettaglio fa la differenza in base alla stagione. Sono anni che non faccio più le analisi delle uve per la vendemmia. La maturazione fenolica è fondamentale per la vendemmia e per fare il vino di qualità. La maturazione tecnologica ormai è troppo distante da quella fenolica. Se la va bene ci sono due settimane.

Fabrizio non si sente mai arrivato perché sa che mai uno che è all’apice si deve sentire arrivato. C’è sempre la vendemmia successiva in agguato. Ti devi rimettere in discussione. Una volta che ti affermi sul mercato devi mantenerti e la vera difficoltà sta nel mettersi in discussione ogni vendemmia. L’esperienza ti porta certo a sapere cosa fare nelle varie circostanze ma non è detto che non ci si possa trovare dinanzi a qualcosa di inaspettato.
Umiltà. Tanta e grande umiltà.

Non devi partire dal presupposto che questo sia un lavoro. Farai una cosa che ti piace tanto e poi si vede.

In gamma quattro vini.
Il primo è il Locorosso. Sangiovese in purezza con affinamento in acciaio. Semplice ma di grande spessore. Soprattutto una espressione di Sangiovese atipica per la Toscana. Elegante ed equilibrato. Già questo basta.
Poi Carmione e iI Circo Rosso, ovvero il vino del territorio. Entrambe Carmignano DOCG realizzati con il Cabernet Sauvignon e Franc nonché Merlot e, ovviamente, Sangiovese. 12 mesi in barrique per il primo, 18 per il secondo (riserva) restituire un crescendo di complessità al naso e al sorso. Sublimi.

Poi ho avuto la fortuna di avere un quadretto di terra per fare il Merlot in purezza. Il Merlot in purezza è uno dei vini più difficili da fare. Viene bene da taglio poiché se non hai un terreno con una componentistica complessa ed argillosa per rilasciare la struttura non viene bene. È di fronte alla cantina. Una striscia di terra. In estate si vede il cambio di colore più grigio. Una striscia di argilla. C’era già del Merlot. Avevo studiato 15 anni fa e avevo provato a fare delle produzioni per casa. Quando poi ho ripiantato tutto ho lasciato il Merlot li. Ho trovato una terra simile nella mia proprietà ma viene un’alta cosa. E ci son 70 metri di distanza. Questo è il fascino del lavoro.

Nasce così un vino che è uno dei migliori Merlot io abbia mai assaggiato: I sassi di Lolocco. Potente ma equilibrato. Tannino che accarezza dando volume, densità, spessore. Elegante e raffinato. Un vino del quale farne a meno diventa un sacrilegio.

La vita enologica di Fabrizio sembra dettata dalla fortuna. La fortuna di aver chiuso un ciclo per aprirne un altro. L’importatore americano. Le terre in un luogo baciato da Dio. La striscia meravigliosa che dona un Merlot da Oscar.
Fortuna magari si, ma devi crederci e dedicarci tanto tanto ma tanto lavoro.
Oggi produce tra le 60 e le 70 mila bottiglie ancorché abbia comprato terre per arrivare alle 100 mila bottiglie. Forse il giusto taglio per una azienda familiare che vuole con forza rimanere così. Per dedicarsi alla qualità e alla accoglienza di chi vuole toccare con mano questa realtà.

Mio figlio sta facendo enologia. Ha 20 anni. Oggi si cura principalmente delle olive. Io le olive non le sopporto. Lui se l’è preso a cuore. Mia moglie segue tutta la ricezione del turismo che è fondamentale. Mia figlia è nella fase nella quale non sa. Fa economia aziendale. Attratta dal marketing.

 

Poco incline alle guide, ai premi, Fabrizio è orientato al lavoro. A testa bassa e con orgoglio. Non solo un orgoglio toscano ma quello di un uomo posato, serio, realista. Di quelli che non hanno bisogno di null’altro che sentirsi in pace con quanto lo circonda. Senza fronzoli. Essenziale. Schietto e vivo.
Si siede sornione, parla con una stupenda cadenza toscana. Può sembrare ti guardi dall’alto in basso ma è quasi un modo per tarare l’interlocutore. Perché poi si lascia andare dinanzi ad un bicchiere del suo vino. Senza contemplarlo. Senza lodarlo. Aspetta solo il tuo di giudizio.
Per lui è quello che conta: essere in grado di aver reso felice una persona attraverso un grande vino.

 

 

Ivan Vellucci

ivan.vellucci@winetalesmagazine.com

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