05 Gen 2023
Suggestioni di Vino

Giuseppe Floridia, il vino tra poesia e tecnologia

Il vino è poesia. Il vino è amore. Il vino è passione, sudore, preoccupazione, forza, tenacia. Il vino è vita.

E se fosse anche “tecnologia”? Non ho detto chimica. Ho detto “tecnologia”.

Giuseppe Floridia è un ingegnere elettronico e la Cantina Tuscania è sua. Cosa diavolo ci fa un ingegnere elettronico a produrre vino? Beh che c’entra, pure io che scrivo di vino sono ingegnere (aeronautico)!

Avvicinare la tecnologia al vino fa paura. È come evocare un conciliabolo di streghe che girano la pozione magica dentro calderone.

Eppure, eppure, se ci si approccia al vino in maniera laica si può capire come la tecnologia abbia lo scopo di aiutare l’uomo. Non sostituirlo. Non prevaricarlo ma “solo” rendendo evidente ciò che avviene nel processo enologico. Per poi intervenire. Prima che sorga il problema.

Una volta, in una cantina di San Gimignano, chiesi ad un produttore che aveva adottato la mia tecnologia se il vino era venuto più buono. Lui mi rispose: no, è venuto uguale. Ma ho dormito la notte

Ecco, sta tutta qui la filosofia di Giuseppe. La tecnologia non serve e non deve servire per fare il vino più buono ma ad aiutare i vignaioli a prevenire il problema. Perché altrimenti gli investimenti vanno in fumo.

Giuseppe intuisce da giovane che qualcosa di tecnologico si può avere nel vino per supportare i produttori. Lo capisce già dagli anni 90 allorquando da giovane laureato inizia a lavorare nel settore. Vinicolo? No, biomedicale. Come biomedicale? Che c’entra ora il biomedicale con il vino? Nulla, proprio nulla ma questa era la prima vera passione di Giuseppe. Solo che appassionarsi al settore del vino diventa abbastanza facile per un toscano doc che vive in toscana e che comincia a fare dei lavoretti nel settore, così, tanto per arrotondare un po’.

Avevo a che fare con i medici che per natura e professione devono essere distaccati. Lavorando nell’enologia vedevo un mondo fatto di passione. Un mondo contadino per il quale facevo attrezzature, le facevo pagare e diventavamo comunque amici. Mi regalavano bottiglie

Spero non lo scrivi, ma c’era pure il tema delle ragazze

Mi dice sottovoce ma con quella risata che ti coinvolge.

Quando da giovani ci si presentava ad una ragazza la domanda che sempre usciva fuori era: di che ti occupi? Se le dicevi che eri nel biomedicale le facce diventavano interrogative. Con la risposta “nel settore del vino”, facevi subito colpo

Insomma, facile essere stregato dal vino, dai luoghi unici dove sorgono le cantine, dalle persone del vino. Meno facile far svanire l’ingegnere che è in lui. Cosa questa che Giuseppe non vuole. Anzi, essere appassionato di tecnologia lo mantiene e lo esalta con la convinzione che la tecnologia può essere al servizio del vino. Una missione!

Giuseppe ha sempre cercato un modo per fare il vino in maniera naturale. Semplice. Senza aggiungere nulla ma solo “controllando”, “gestendo” ciò che accade in cantina. “Un altro modo di essere naturale insomma”. Come il motto della sua Parsec ovvero l’azienda che si occupa di supportare le cantine di mezzo mondo nella gestione del processo enologico di cantina.

Parsec? E ora cosa è questa? Non si era detto che Giuseppe gestisce la Cantina Tuscania?

Facciamo un po’ di chiarezza.

Giuseppe è metodico ma anche vulcanico. Perché quando parla del vino si esalta. L’ingegnere che è in lui lascia il passo all’uomo tanto preso dal vino da fargli cambiare vita: da ingegnere elettronico biomedicale a tecnologo al servizio dell’enologia a vignaiolo. Torna poi ad essere l’ingegnere che non può e non vuole nascondere quando parla con i grafici alla mano. Quando cita termini come “cinetica fermentativa” che farebbero strabuzzare gli occhi a tutti i sommelier del mondo.

Due sono le realtà delle quali Giuseppe si occupa: la Parsec, società leader nel mondo per la produzione di sistemi di gestione del processo enologico; Cantina Tuscania per la produzione del vino (e mettere in pratica le sue soluzioni) nata come sperimentazione della zonazione del Chianti con le grandi cantine toscane.

Quando parla Giuseppe non mi perdo. Forse perché pure io sono ingegnere. I suoi grafici sono abbastanza chiari (almeno per me). Le sue descrizioni sono da perfetto ingegnere che sembra eccitarsi quando spiega le dinamiche fermentative (“l’ossigeno gestito correttamente mi permette una regolarità di cinetica fermentativa”), il controllo della temperatura, la sua stratificazione. Non posso però che sorridere perché la mia mente già immagina la faccia del vignaiolo che guarda questo toscano gentile che parla una lingua di altro pianeta.

La mia mente vaga ancora pensando a quante persone “non laiche” possano far storcere il naso le parole di Giuseppe. Specialmente quando parla di controllo degli aromi attraverso i sensori “perché devi far avvenire l’estrazione quando serve controllando le temperature”. Oppure “evito che il lievito vada in sofferenza non ammazzando gli aromi per via della riduzione ovvero della produzione di composti solforati”.

Cantina Tuscania nasce dalla voglia di mettere in pratica le tecniche enologiche, di capire quali sono i vitigni migliori nelle differenti zone. È il 2008 e Giuseppe offre le tue tecnologie ai grandi del vino italiano e non solo. Che non se ne separano più. Giuseppe e le sue tecnologie sono nascoste, insite nei contenitori in acciaio e anche nelle barrique. Ma ci sono. Non sostituiscono l’uomo ma ci sono.

Giuseppe rileva la Cantina nel 2015 con l’obiettivo di ottenere il miglior vino possibile dai vitigni che ha a disposizione. Lo fa con grande umiltà adesso che si è superato il concetto che il vino si fa, solo, con la poesia. “Però la poesia ci vuole perché senza poesia il tutto diventa più complicato”.

3500 bottiglie (“non ne vogliamo fare di più”) e la riscoperta di vitigni dimenticati come Fogliatonda e Pugnitello. Grande attenzione alla pulizia e alla qualità dei processi. L’ingegnere….

Una sola grande, unica convinzione: ancora c’è tanto da scoprire e forse non si scoprirà mai. Questo è il bello.

Chiudo la chiaccherata con una domanda provocatoria che però non riesce a creare il minimo turbamento in Giuseppe a dimostrare ancor di più la sua solidità ma soprattutto l’orgoglio di aver creato qualcosa che rende una azienda italiana leader nel mondo.

“Saresti in grado di migliorare vini fantastici come ad esempio un Romanée Conti o un Petrus?”

Sono nostri clienti per l’ossigenazione. Penso che abbiamo contribuito a migliorare il prodotto

Come si fa a non ammirare e voler bene ad una persona così ed ad essere orgogliosi di averla conosciuta?

Ah dimenticavo. I suoi vini. Tre produzioni. Un Chianti, un Chianti Riserva e un Rosso. Già dalle etichette mi affascinano (“Sono appassionato di Tecnologia, vino e arte” mi confessa Giuseppe). Sono vere opere d’arte. Appena le assaggio, le pubblico sulla mia pagina Instagram. Stay tuned.

 

Ivan Vellucci

Mi trovi su instagram : @ivan_1969