13 Gen 2023
Suggestioni di Vino

Mustilli, quando gli antenati ti guardano

Mustilli quando gli antenati ti guardano

palazzo Mustilli a Sant’Agata dei Goti

Passeggiando per le stanze delle antiche dimore, alle volte ci si imbatte nei ritratti di personaggi vissuti in epoche lontane. Pochi hanno la fortuna di avere sparsi per casa ritratti di antenati propri. In ogni caso, ci si sente scrutati, osservati. Financo giudicati. Spesso incutono timore perché ti guardano altezzosi dall’alto verso il basso. Ricordo bene questa sensazione quando andavo a casa dei miei nonni!

Ora, con una simile premessa, a chi verrebbe in mente di mettere i ritratti degli antenati sull’etichetta delle proprie bottiglie di vino? Non basta essere scrutati mentre si attraversano le stanze del proprio palazzo? Serve pure qualcuno che ti scruti e ti giudichi mentre bevi il vino che hai prodotto? Solo persone animate da sana follia potevano pensare a questo.

Siamo a Sant’Agata dei Goti, un meraviglioso paese nel cuore del Sannio. E nel mondo enologico, il Sannio richiama l’eccellenza dei vini campani: la Falanghina. Qui, Paola e Anna Chiara dirigono l’azienda di famiglia: Mustilli

Leonardo Mustili, papà di Paola e Anna Chiara era uno di quei pionieri artefici della riscoperta prima, del successo poi, della Falanghina. Tempi difficili quelli degli anni 70 per un vino campano. Ma pure ora non è che le cose vadano a gonfie vele con la enorme concorrenza che c’è. Eppure, Paola e Anna Chiara sono li, a sostenere, con la determinazione che solo due donne così, in un mondo maschilista, il loro prodotto. I loro prodotti.

Il fattore, quando mia sorella disse che della azienda se ne sarebbe occupata lei rispose che non aveva fiducia nelle donne.

Insomma, l’inizio difficile. Ma pure il proseguo non è che sia stato semplice per due donne.

Il testimone lasciato da un papà, forte ma non ingombrante, con l’obiettivo di portare avanti e far evolvere quanto di buono era stato fatto. Un terreno particolare quello del Sannio. Matrice vulcanica e tanto tufo. Tanta finezza, complessità e mineralità da portare nel bicchiere con semplicità e nel rispetto della natura. Senza badare alle convenzioni.

Non solo Falanghina ma anche il Piedirosso (Per’ e Palumm) “che noi vinifichiamo in maniera leggiadra senza usare lunghe macerazioni perché tanto non ci tiri niente fuori anche se lo lasci a macerare per lungo tempo”.

Le vigne di Mustilli

15 ettari vitati con 50% Falanghina. Poi Greco, Aglianico e Piedirosso. Oltre che piccole zonazioni per creare le eccellenze della casa: Cesco di Noce da Aglianico, Artus da Piedirosso, Vigna Segreta da Falanghina.

Non ci sono vini piacioni

dice Paola. La strada è quella della tradizione ovvero vinificando ciò che arriva dalla campagna. Una scelta che in tempi non recenti ha portato a soffrire per un mercato che tendeva ad altro. Ma ora c’è spazio.

Determinazione. Costanza. Coerenza. Due sorelle che riescono a cavarsela. Con allegria. A Napoli la definirebbero “A’Cazzimma”. Un imprinting che è DNA della famiglia.

Caratterialmente siamo tremende. Siamo molto sincere. Molto empatiche e diciamo sempre quello che pensiamo. O chi odi o ci ami.

A’Cazzimma appunto

Camminiamo per la nostra strada. Siamo liberi e la libertà per noi è molto importante.

Idee chiare. Barra dritta. Determinazione. Volontà. etica.

Le decisioni prese in due. Trovando un accordo. Anna Chiara si occupa della parte agricola e di cantina. Paola non scende nel suo mondo. Perché quando lo fa diventa un operaio.

Mi ha costretto durante la pandemia a impiantare tre ettari di vigna a mano. Piantato a mano con il teorema di pitagora…

Paola si occupa della parte commerciali e amministrativa.

La prima bottiglia di Falanghina Mustilli

Sono loro l’azienda. Si appoggiano a pochi collaboratori. Anna Chiara pretende che le cose siano loro a farle. Perché così può avere tutto sotto controllo. Perché così si è artefici del proprio destino. Paola magari se la prende. Ma pure lei è della stessa filosofia. In fondo.

Bellissimo il rapporto tra le sorelle. Entrambe agronome ma

Io è come se non avessi fatto agraria perché su certe cose decide solo lei.

Paola lo sa e lascia fare. Perché è tranquilla e serafica nelle decisioni così come nel dividersi i compiti.

Amore e odio. Ma soprattutto amore.

Durante la vendemmia cerco di scomparire, mentre con i rapporti con il pubblico ci sono io perché lei è un po’, come dire, ostica

Ascoltare Paola che parla del rapporto tra le sorelle è una esperienza unica. Sembra di assistere ad una commedia di Scarpetta. Non lo conoscete? Allora non siete proprio partenopei o amanti di quella cultura. Io, per fortuna, avevo i nonni e i genitori che mi hanno fatto scoprire quelle commedie riprese da Eduardo De Filippo. Eduardo, Scarpetta però era quello che iniziò il filone della commedia napoletana. Se citassi “Miseria e nobiltà” sarebbe più noto?

Ora, senza divagare, io immagino davvero Paola e Anna Chiara come parte di una commedia di Scarpetta. Parte di una famiglia che è unita sotto tutti i punti di vista e che, come è giusto che sia, si infervora, si scalda, litiga. Ma poi il rispetto per la famiglia, anzi la Famiglia e per i ruoli, riconducono, sempre, la discussione sulla retta via. Le scene che Paola mi racconta mi fanno ridere e non poco. Lei che viene (bonariamente) vessata per gli impianti della vigna. Lei che si nasconde durante la vendemmia per non incombere nelle rigide disposizioni di Anna Chiara. Anna Chiara che viene tenuta lontana dai clienti per evitare atteggiamenti poco consoni.

Ma sono due sorelle. Parte diverse di una stessa medaglia. Che si integrano perfettamente come gli ingranaggi di un orologio, di una azienda che opera al femminile. Quasi in maniera matriarcale. E si sa che le donne sono precise, tremende, senza pietà.
Il quadro che ho dinanzi è divertente ma reale. Crudo e preciso. Due sorelle che hanno raccolto l’eredità dal padre che, si vede, le ha davvero instradate nel migliore dei modi.

Determinate e ostinate. Pronte a non cedere il passo pur di rimanere (a ragione) attaccati alle proprie idee. Alle tradizioni. Al rispetto delle cose concrete e non certo delle chiacchere.

I personaggi della commedia appaiono sul palco della Mustilli uno per volta, non tutti nello stesso atto. Si definiscono nelle parole di Paola. Se ne delinea il loro ruolo nell’azienda. Il carattere. Le peculiarità. Sempre a contorno dei due personaggi principali: Paola e Anna Chiara.

C’è la mamma. Che è presenza costante ancorchè defilata.

Un grappolo di Falanghina

C’è il marito di Paola che lei definisce musicista e che insegna musica a Lecce.

Ci sono i figli di Paola. Ben quattro. Uno che fa il piazzaiolo in Svizzera. Una femmina di 21 anni che studia mediazione linguistica ed aiuta nelle visite in cantina. Due gemelle di 18 anni: “una ha deciso che vuole fare la ballerina dunque balla tutto il giorno. L’altra che ancora non ha deciso ma si vuole iscrivere a giurisprudenza e si è presa un anno sabbatico”

C’è Antonella, la figlia della signora Maria (cuoca di famiglia) che è come se fosse la terza sorella. In amministrazione, persona di fiducia. Comanda a bacchetta le sorelle per tutto ciò che riguarda i conti.

Poi ci sono le persone che aiutano in vigna e in cantina nonché gli stagionali. Personaggi che sembrano a contorno ma fondamentali per la narrazione e la vita della cantina.

Entrano ed escono nei racconti rendendoli unici, frizzanti, veri. Gli aneddoti si rincorrono e si uniscono in una grande rappresentazione teatrale.

Sullo sfondo c’è la dimora di famiglia. Un palazzo storico che ha ospitato gli antenati. Ci sono le diverse stanze. La vigna. La cantina. Ecco, adesso immaginatevi tutti questi personaggi che entrano ed escono di scena in un alternarsi di dialoghi e battute. Stupendo!

Chiedo a Paola cosa ne sarà della azienda dopo. La continuità con i figli che oggi sembrano impegnati in altro. L’eventuale problema futuro.

Quale problema. Ci vendiamo l’azienda. Noi siamo ben felici perché non siamo attaccati alle cose materiali

Pragmatismo. Determinazione. Forza. Caparbietà. A’ Cazzimma.

E i vini? Come fanno a essere da meno. Da due sorelle così caratteriali. Da un teatro così verace come possono non uscire vini di carattere? Vini per i quali non serve struttura ma identità. Vini che rappresentano il territorio poiché espressione della famiglia. Vini che nascono per essere bevuti, non contemplati.

Assaggiamo tre vini che sono espressione di tre particolari zonazioni.

Il primo è Vigna Segreta, 2019. Una Falanghina del Sannio che fa solo acciaio. Un vino delicato che si presenta nel bicchiere con sentori floreali che donano delicatezza ed eleganza. C’è la nocciola ed il balsamico. Giusti, puliti, meravigliosi. Sa di Falanghina! Il terreno è vulcanico così che il sorso non può che essere sapido e minerale; secco e moderatamente caldo. Un sorso assolutamente coerente con gli odori. Finale ottimo e pulito. Bella persistenza. Convincente. Continui a berlo abbinandolo facilmente anche con una mozzarella di bufala.

Poi arriva il turno di Artus 2018 da uve Piedirosso. Fermentazione e affinamento in anfora (10 mesi). Perché il Piedirosso ha bisogno di aria. Pochi tannini. Pochi antociani. Necessita di micro ossigenazione per evitare fenomeni di ossidazione e l’anfora è l’ideale. Che non faceva papà Leonardo.

Io penso che ne sarebbe soddisfatto del risultato. Ha sempre dato molta fiducia a noi.

Bel colore rubino che sta per virare sul granato. Molto fresco anche al naso. Ci sono i frutti rossi non ancora maturi. Ha un buonissimo sentore di tabacco, noce moscata, chiodi di garofano. C’è una prugna matura che emerge. C’è il floreale e il minerale. Bouquet completo. Andrebbe servito intorno ai 13 gradi per apprezzarne meglio i sentori e i sapori. C’è così complessità al naso sembra abbia fatto botte. Ma nemmeno l’ha vista! In bocca è fresco. Piacevolmente fresco con bella coerenza con olfatto. Sapido ma non eccessivamente. Non estremamente caldo. Lo puoi abbinare a carni non corpose ma sta bene anche con la mozzarella. Chiusura di bocca precisa. Un altro vino che non smetti di bere.

Infine, Cesco di Nece 2017. Un aglianico diverso dai soliti. Non è un vino palestrato. È diretto. Ha un bellissimo bouquet che si arricchisce fino ad essere complesso continuando a restare nel bicchiere: prugna, fiori rossi, spezie, pietra focaia.  In bocca è molto fresco per un Aglianico. È un vino certo più difficile nell’abbinamento per via del tannino aggressivo che lo fa però resistere al tempo. Bella la chiusura di bocca. Strutturato e convincente.

Un crescendo di sensazioni grazie a vini splendidamente connessi tra di loro. La mano è la stessa: Anna Chiara

L’occhio non può che cadere sulle bellissime etichette. Gli antenati. Dai quadri sono scesi sulle etichette. In una forma meno austera però.

L’idea è stata di mia madre. Siamo appassionati di musica di quei tempi. Poi per caso mio marito è musicista. Abbiamo detto agli antenati scendete da lì e metteteci la faccia anche voi.

Antenati con un tocco di modernità grazie a piccole aggiunte di particolari “contemporanei”: gli occhiali di Lennon, la mascherina di Annie Lennox, il fulmine di David Bowie.

Ma ci sono altri antenati?

Uhh ce ne abbiamo un sacco!

Insomma per le etichette c’è ancora tanto futuro. Con la speranza che Paola e Anna Chiara non vendano. Perché una azienda come questa dovrebbe essere annoverata nel patrimonio dell’umanità!

 

Ivan Vellucci

Mi trovi su instagram : @ivan_1969