17 Nov 2023
Suggestioni di Vino

Solis Terrae: Massimo, un sogno oltre i numeri

Il commercialista è un pò come il dentista: ci vai quando ne hai bisogno ma, certamente, non ci vai con piacere. Numeri, calcoli, tasse. Poco altro. Ricordo solo un film nel quale si parla di commercialisti, “Anche i commercialisti hanno un’anima”. Renato Pozzetto, Enrico Montesano Sabrina Ferilli, Maurizio Di Battista per citare qualche attore. Peccato che di commercialisti, anche nel film, nemmeno l’ombra. Come se fosse una professione di poco appeal. Anche per il cinema.
Eppure il titolo era azzeccato poiché, alzi la mano chi pensa che i commercialisti, l’anima l’abbiano davvero. Dinanzi a numeri e tasse (da far pagare) non ci può essere alcuna anima. Ne tantomeno empatia o animo gentile. Puoi però trovarti di fronte una persona come Massimo Caucci, commercialista di professione, con l’aplomb del commercialista, con il linguaggio del commercialista, con lo studio da commercialista. Ma con un amore viscerale per la terra e la vigna.

Le cose non nascono per caso. O forse è il caso che le genera.
Se abiti a Roma e hai un papà che per puro investimento acquista tanti ma tanti anni fa 20 ettari di terreno tra l’aeroporto di Fiumicino ed il mare, hai tutto il diritto di fregartene. Roma è una città particolare, dove si vive il quartiere e dove se sei di buona famiglia, non ti resta che vivere nei quartieri giusti tipo Roma nord frequentando solo le persone che i tuoi genitori ritengono giuste.

Papà è mancato anni fa e da li è stato un susseguirsi di fatti. Ha creato la partenza però poi non ha inciso.

Massimo è un commercialista con l’animo diverso. Non so come fosse da giovane, ma non me lo immagino a far la vita da pariolino che va al Gilda o al Piper (per chi non lo sapesse due delle discoteche più in voga a Roma anni fa).

Una decina di anni fa, su quel terreno acquistato dal padre nel punto più a nord del comune di Fiumicino, vicino a Cerveteri e fino ad allora coltivato con colture estensive, decide che qualcosa doveva cambiare. Rimboccandosi le maniche, scendendo dalla sedie per salire sul trattore. Insolito, raro, impensabile per uno della Roma bene. Ma è così che nasce Solis Terrae.

Volevo fare qualcosa di diverso per una migliore riconoscibilità. Così, nel 2012/2013 ho impiantato 5 ettari di vigneto che mi hanno cambiato la vita. Sia per gli impegni nel campo che fuori.

La volontà di una coltivazione diversa. Andando oltre i seminativi. Che potesse durare nel tempo. Come a voler lasciare qualcosa di tangibile. Oltre l’essere commercialista (che se vogliamo produce qualcosa che si tende invece a voler dimenticare).

La vite che ogni anno si rigenera, poi muore, poi ridà i frutti, è qualcosa di affascinante.

Massimo, il commercialista serio e pacato che dal 1998 gestisce il proprio ben avviato studio, pur non sapendo nulla di terra, enologia, viticoltura, decide che era arrivato il momento di fare, anche qualcos’altro. Il vignaiolo.

Una passione che arriva dal terreno comprato dal papà nel 1982 per investimento. Poi abbiamo costruito la casa e la cantina. Adesso, tutti i fine settimana si va in cantina.

Stavolta me lo immagino davvero Massimo che tra una dichiarazione IVA ed un bilancio da redigere pensa solo a quando potrà finalmente guidare il trattore o a fare le potature.
Un sognatore certamente ma con tanta testa.
Da un lato il commercialista che fa i conti per rendere la sua attività sostenibile. Dall’altro il vignaiolo che pensa come la sua agricoltura debba essere sostenibile e senza uso di chimica adottando il protocollo biologico pur senza essere certificato.

Ci tengo che venga fatto nel modo più sostenibile possibile. Il concime naturale mi viene da amici che hanno gli allevamenti attorno alle terre. Facciamo un pò di baratto: concime naturale per il vino. Ho un dipendente ma in vigna ci sono anche io. Ho un enologo, non di grido, ma che la pensa come me: agricoltura sostenibile e vini non ruffiani. Come piacciono a noi.

Ma ce lo vedete Massimo che baratta letame per vino? La scena è davvero esilarante a tal punto che quando me la racconta gli scappa da ridere facendo emergere un lato del suo carattere sempre un pò sopito. Anche i commercialisti ridono insomma. Mi sa che prima o poi dobbiamo fare una serata insieme con un elevato tasso alcolico. Se ne vedrebbero delle belle.

 

In ogni modo, tornando a noi, impatto di solfiti molto basso. Lieviti naturali. Lavorazioni basiche e di poco impatto. Sempre tenendo conto che il tempo dedicato alla vigna non può essere totale. Anche se certamente abbastanza rilevante.

Corro dall’azienda a Roma come un pazzo. Tre quattro giorni a settimana completamente.

Ah Massimo Massimo. Sono certo che se potesse dedicarsi totalmente alla vigna, non ci penserebbe due volte. Ma poi, l’anima del commercialista, l’indole che lo porta a fare conti, bilanci e business plan, non prevale, ma si fa avanti e gli dice che non è possibile. Non lo è ancora.

Economicamente non risulta possibile. Si siamo a breakeven, ma a fatica. Guadagno zero. Non si riesce ad avere una linea commerciale valida. Fatica ancora a prendere forma. Le bottiglie vendute non sono ancora in numero soddisfacente per avere una redditività.

Ventimila le bottiglie prodotte e vendute su una potenzialità di cinquantamila.

Ma non è possibile commercialmente. Così l’uva in eccesso, la vendo. Marco Sargentini mi sta aiutando per la promozione.

Ai 5 ettari vitati si affiancano i 15 seminativi con colture che si susseguono in base alla stagione. Broccoletti, grano, girasole. Dai quali si ricava quel che si può.

L’investimento della cantina con attrezzature e macchinari non c’è ancora. La vinificazione è conto terzi perché non ci sono ancora i volumi.

Siamo a Roma e la DOC creata nel 2011 è un valore. Un modo per dare un nome universale e senza tempo a vini che altrimenti sarebbero ingiustamente relegati a vinelli da osteria. Roma e i suoi vini paga lo scotto di anni di pellegrinaggio, di pasti a basso costo e di vini annacquati. Invece c’è tanto da scoprire intorno alla Città Eterna. Tanti imprenditori seri, vitigni pazzeschi, terreni che vanno dal vulcanico al sabbioso. Tanto tanto tanto!

Cinque le etichette Solis Terrae due delle quali nella Roma DOC: Bianco Bellone e Rosso Montepulciano/Syrah. A questi si aggiungono tre IGP: Biancovero (blend di Vermentino e Viognier), Syrah in purezza, Goccia Ambrata (Vermentino con vendemmia tardiva).
Massimo li ama tutti. Uno per uno. Come se fossero cinque suoi figli. Senza preferenze. Senza propendere per l’uno o per l’altro.

I vitigni sono stati scelti con l’agronomo in base a quelli che erano vini che a me piacevano. Poi si è scontrato con il territorio. A me intrigava il Cesanese ma l’agronomo me lo sconsigliò per la vicinanza del mare. C’è stato un compromesso. Sulla realizzazione dei vini è una sintonia con l’enologo per andare a centrare la mia richiesta. Così, scegliamo insieme. Ciò che richiedo è un impatto di solforosa il più basso possibile tanto che sono sotto il bio. Poi detto secondo i miei gusti.

Scegliere i vitigni della Roma DOC diventa quasi obbligatorio in queste zone. Supportare gli investimenti con un nome altisonante è una opportunità che solo i folli non colgono. Massimo non è un folle ma un commercialista. Di quelli che i conti li fanno e se li fanno.

Nel futuro della vigna non ci sono sviluppi diversi da questi. Si vuole rafforzare. Migliorare ma non cambiare è l’obiettivo.

Ho avuto modo di recensire il Bellone Solis Terrae sul mio canale Instagram e l’ho trovato un ottimo prodotto. Costo contenuto e alto valore. Non un vino piacione ma qualcosa che si adatta bene dalla patatina dell’aperitivo, ad un primo di pesce, ad una grigliata mista (di pesce). Ben fatto davvero!

Il futuro di questa azienda sarà nel solco di quanto fino ad oggi è stato creato. Continuità verso una maggiore sostenibilità. Massimo sa bene che se vuole qualcosa che duri nel tempo e sopravviva anche a lui, ha bisogno di questo. Sostenibilità. Non è qualcosa da commercialista ma da chi ha testa e non solo cuore. Il lavoro del vignaiolo è certamente cuore, tanto cuore. Ma senza testa, senza attenzione ai numeri, si fa presto a non sopravvivere in un mondo sempre più complesso.
Non bastano però i numeri. Serve molto altro e Massimo lo sa. Lo ha intuito da tempo. La sostenibilità ambientale, il rispetto dei cicli naturali, l’assenza di chimica, non sono solo slogan ma cardini per rendere la sua terra prospera e duratura. Sostenibilità legata all’aspetto commerciale, al marketing, alle nuove etichette, al sito internet.

Tutto è utile, anzi necessario, per rendere il sogno, il progetto, qualcosa di duraturo.

L’attività di commercialista mi fa rendere conto del passo che giornalmente posso e devo effettuare. Le conoscenze economiche mi permettono di capire bene circa gli investimenti. Se farlo ad esempio. Mai il passo più lungo della gamba. È una forma mentis proiettata sulla quadratura dei conti.

Questa la parte razionale di Massimo. Il suo essere “quadrato” e centrato sulla realtà. Il suo sorriso appena accennato è li, dietro lo schermo forse creato per la sua professione. Schermo che cade miseramente in vigna dove può essere solo ed esclusivamente Massimo. La persona, l’uomo che si meraviglia al semplice osservare il ciclo della vite.

 

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