16 Dic 2022
Suggestioni di Vino

Stefan Goldman e la Riserva del papà

C’è stato un periodo della nostra storia, erano gli anni ottanta, quando le campagne si svuotavano. Le luci della città o forse la miseria delle campagne attiravano, o spingevano, le persone fuori dalle terre. Così le case, le terre, i paesi si spopolavano. Pochi arditi intraprendevano invece il percorso inverso e la Toscana rappresentava la meta di riferimento. Il miraggio di una vita diversa a contatto con la natura.

Pietralta sorge nel nulla. Letteralmente nel nulla tra San Gimignano e Volterra. Un luogo accogliente. Un agriturismo che accoglie i propri ospiti alla vecchia maniera. Con la schiettezza e la cordialità di una volta. Convivialità e gioia di riunirsi intorno ad un tavolo per mangiare cose genuine e bere i vini del territorio.

A vederlo come è oggi viene difficile pensare come lo trovarono i genitori di Stefan.

Quando parli con Stefan capisci che è un toscano. L’inflessione è chiara, inconfondibile. Eppure il nome non è propriamente toscano. Il cognome poi! Quando hai un papà tedesco (mamma di Milano), ci sta tutto.
Stefan è schietto, diretto, sincero. Deve averle prese dal papà, caratteristiche nordiche. Ma è anche modesto, riflessivo, emotivo. Non può che averle prese che dalla mamma. Un bel blend insomma!

Arrivare dalla città, dove tutto è a portata di mano in questo lembo di Toscana n egli anni 80 quando tutto era (già) incolto ed abbandonato, non deve essere stata una passeggiata. I ricordi di Stefan sono ancora vivi. Certo, lui non c’era. Ha solo 31 anni. Ma le storie le ha sentite e storie di questo tipo

Pietralta, l'agriturismo

rimangono dentro. Fanno parte di te perché sono della tua famiglia.

Racconta con divertimento, pur sapendo che non è stato per nulla facile, di quando i suoi genitori si trovarono in un casale dove non c’era acqua corrente ed energia elettrica, circondata da undici ettari di terreno incolto, abbandonato. Difficile. Davvero difficile ricominciare. Anzi, cominciare da qualcosa che non c’era. La casa da sistemare. Il terreno da coltivare. Tutto. Tutto. Tutto.

Tutto senza esperienza. Perché due cittadini milanesi cosa ne sanno di come si coltiva un campo. Di come si produce il vino, l’olio. Vuoi la vita di campagna? Eccola. Senza esperienza. Senza aiuti. Senza macchinari. Solo con la voglia di dedicarsi alla natura. Rispettandola ed amandola.

Con questi principi è venuto su Stefan. Nel rispetto della natura.

Quando Stefan parla del suo passato, l’emozione è palpabile. Sa da dove sono partiti. Sa dove sono. Soprattutto sa dove vorrebbe arrivare. Trovarsi a venti anni a dover gestire l’azienda del papà, non è semplice. Ma è la sua azienda. Sua è la responsabilità. Sa di essere sulla strada giusta. Sa di metterci tutto del suo. Ma vuole fare di più. Il papà ne sarebbe orgoglioso. Forse non avrebbe apprezzato le nuove sperimentazioni ma i tempi sono cambiati e fare qualcosa di diverso è un obbligo. Senza perdere l’identità di quella Toscana che ormai è nel DNA.

“Il vino? Eh il vino si faceva per la casa mica per venderlo”. Fino a quando Stefan ed il papà non decidono che si può fare qualcosa di diverso. Con il Sangiovese ad esempio. Ci sono le vecchie vigne che però non sono idonee perché da troppo tempo abbandonate. O forse non lo erano al tempo, senza esperienza. Capiscono che hanno bisogno dell’enologo, dell’agronomo. Di braccia per la vendemmia. Insomma di qualcuno che li supporti. Cinque ettari sono comunque tanti. Erano undici gli ettari sì ma difficili da gestire per due venuti da Milano.le vigne di Pietralta

Stefan ha una idea ben precisa del vino. Non è che uno solo perché ha 31 anni non deve avere le idee chiare. Lo vuole biologico, nel rispetto delle tradizioni. Lo vuole che rappresenti il territorio. Lo vuole vivo. Senza fronzoli. Come è la sua natura.

Nel tempo hanno impiantato ovviamente il Sangiovese perché il Chianti e il Riserva non possono certo mancare in questo territorio. Ma anche Merlot, Syrah, Trebbiano, Malvasia. Poi Teroldego e Manzoni bianco. Per sperimentare però. Per capire le potenzialità della terra (o delle tecniche con i vini naturali che “è un’altra società però”). Argillosa, ricca ma con basse rese. “Nel futuro ci sarà un ritorno alle origini con Mammolo e Ciliegiolo. Papà ne sarebbe stato contento”. Il territorio. La terra. La vita.

Stefan non si ferma. Si è dovuto fermare quando il papà se n’è andato. Ma non ora. Studia. Perché sa che portare avanti una azienda senza sapere non si può.

Non possiamo non assaggiare qualcosa. Cosa se non i tre vini che rappresentano al meglio l’azienda?

Partiamo con un Chianti DOCG. È un bel chianti che nel bicchiere esprime tutta la sua “chiantitudine”. I sentori ci sono tutti anche grazie ad un processo ben controllato ed un passaggio rapido in tonneau grande. Bella freschezza in bocca. In fondo è un vino giovane, che va bevuto così anche se in bottiglia ci starebbe bene altri anni. Generoso e con quei tannini poderosi, quasi aggressivi. Secco, sapido, equilibrato ma nervoso. Persistente e con un finale lievemente mandorlato. Mi convince.

Facciamo un salto in avanti con la Riserva 2017. Quando Stefan parla di questo vino lo dipinge, lo incensa ma soprattutto si sente che lo adora. Si, certo, è decisamente più equilibrato del Classico. È più ricercato del Classico grazie alla selezione dei vigneti che cambia ogni anno. È più complesso con i sentori che tra un po’ si arricchiranno anche di etereo. È balsamico. È la Riserva che in bocca è uno di quei vini che non smetteresti mai di bere. Ma non è questo che lo fa adorare a Stefan. Questo vino è viscerale. È passione. È nostalgia. Forse perché ne parlava con il papà con il quale discuteva di come si dovesse fare il vino. Questo vino. Insomma, sembra un omaggio al papà. Come se fosse un albero che cresce con le forti radici impresse nel passato.

Infine proviamo il blend da Syrah e Merlot. Un 2018 che riposa un anno intero in barrique. Un vino che è una pennellata. Fa contenti tutti. Ruffiano sì ma ben fatto

Questa è Pietralta e le sue 20.000 bottiglie. Questo è Stefan. Un ragazzo che sa da dove viene e sa dove vuole andare. Un ragazzo che ha nel cuore la sua terra ma ancor di più vorrebbe che il papà lo vedesse ora, mentre assaggia orgoglioso il suo Riserva. Sono sicuro che la prima cosa che penserebbe è “abbiamo fatto bene a lasciare Milano per la campagna”.

Non mollare Stefan. Non guardare in faccia nessuno se non i clienti del tuo agriturismo mentre bevono il tuo vino.

Ivan Vellucci

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