Maria Vignanica
29 Ott 2022
Suggestioni di Vino

Vignanica: piccoli piccoli, grandi grandi.

Vignanica: piccoli piccoli, grandi grandi.

Ca fari cu ‘na vigna accussì nica. Mancu u vino pi casa to.

Immagino proprio così abbiano detto a Maria quando disse a casa che avrebbe voluto usare quel pezzetto di terra del nonno per produrre vino. 

Eppoi, chi ni sai tu ri vinu?

Maria, Maria, Maria. 

Maria Genovese da Barcellona Pozzo di Gotto. Una laurea in Scienze della Comunicazione in tasca insieme a tante belle speranze di conquistare il mondo. Papà architetto impegnato a Barcellona (Pozzo di Gotto eh!), nonno che si è fatto da solo andando a vendere i suoi limoni fino in Germania. Famiglia bene di Barcellona (sempre Pozzo di Gotto!). Troppo stretto per Maria e le sue belle speranze. Speranze di trovare una sua sistemazione nel mondo. Perché il mondo è tanto grande e la Sicilia troppo stretta per una come lei.

È facile dire di volersene andare. È facile dire di voler lasciare quella terra baciata dal sole.

Facile a dirsi ma non a farsi.

 Maria, Maria, Maria. 

Maria non è che non riesce nel suo intento. È che non resite a stare lontano e al ritornare alla sua terra di origine. Si ma a fare cosa? Cosa può fare una ragazza intelligente, capace, dinamica, determinata. Viva?

Le origini. Si ricorda delle sue origini e di suo nonno che amava la terra perché è “la nostra vera ricchezza” le diceva. Già ma la terra è piccola, nica. Nica e incolta. Con solo quel piccolo vigneto che nonno utilizzava per produrre il vino di casa.
Ecco allora l’illuminazione. Maria decide senza pensarci due volte di voler produrre vino. Ma non un vino qualunque. Un vino che possa essere rappresentativo della terra, della sua terra. E non in una maniera qualunque né “semplicemente” in biologico. Lei lo vuole in biodinamico perché la terra è cosa seria e non può certo deludere il nonno così come non può e non vuole alterare i sapori della sua terra.

Certo, qui non siamo come sull’Etna dove ogni cosa che si tocca diventa oro. 

Vero, Maria non ha la fortuna di stare su quella montagna baciata da Dio. Difficile ma generosa.

Eppure le terre di Barcellona (Pozzo di Gotto) è come si trovassero nel mezzo di due fuochi, i due vulcani attivi della Sicilia: Idda, la montagna, l’Enta; Iddu, Stromboli il vulcano delle Eolie. Simili nei nomi, con la speranza che nessuno dei due “Idda” se la prenda.

 

vigna

Tra due Iddu la terra non può che essere ancora generosa. Come in ogni parte della Sicilia in fondo.

 La Sicilia è infatti terra magica e ovunque si pianti qualcosa, li, cresce rigoglioso il frutto. Ricordo ancora quando la nonna di Sebastiano, un mio caro amico, ci offrì dell’anguria fresca dicendo: questo è frutto del mio orto. E Sebastiano: ma nonna, tu non hai mai avuto angurie. Lei, seraficamente rispose: figghiu miu, tuo fratello Roberto sputò i semi nell’orto e ora ci sono le angurie!

Ecco, così è la Sicilia. Generosa. 

 La terra di Maria affaccia sulle Eolie, a nord dell’Isola. All’ombra serale di Idda, quello grande, dietro il quale il sole tramonta. Di sole appunto ne prende tanto così come di vento che arriva dal mare carico di sale e iodio. E questo non può che far bene all’uva!

Ma mer ti no. Sillabandolo si capisce meglio quanto è bello questo nome. Nome che Maria fa subito suo.

Mamertini erano gli antichi abitanti della provincia di Messina. Antichi greci qui insediatisi. Cultori di Marte, Dio della terra. Qui iniziarono, come nelle migliori delle tradizioni greche, a produrre vino arrivato fino a noi passando finanche per Giulio Cesare. Oddio, fino a noi proprio no perché se non fosse stato per una manciata di produttori locali sarebbe andato perso nei tempi. Eppure Ma mer ti no è oggi una DOC piccola ma significativa che grazie all’utilizzo di Nero d’Avola (che qui, anche perché siamo veramente vicino, viene chiamato ancora Calabrese), Nocera (simile a Nerello Mascalese e Cappuccio) per i rossi; Ansonica e Catarratto (normale e lucido) per i bianchi, sta cercando una difficile rinascita.

 

Vigna Vignanica 2

Si va bene tutto. Va bene la terra generosa. Va bene il clima. Vanno bene i Mamertini. Ma sempre su un fazzoletto di terra Maria può disporre. Tanto che la prima vendemmia, quasi dieci anni fa, le concede a malapena due ettolitri. Niente.

Ma non abbiamo a che fare con una qualsiasi. Maria è caparbia e determinata. Maria non si ferma. Lei studia, osserva, impara. E agisce. 

Usa il biodinamico come propulsione. Investe in qualità cercando le rese giuste in vigna. Usa la natura per contrastare i problemi che il tempo le pone dinanzi. Come questa estate dove per contrastare il grande caldo cosparge le piante di zeolite e riduce la produzione per far arrivare nutrimento ai grappoli più resistenti.

Chi facisti? Ogni rappa tagliato, ‘na buttigghi ri vinu pirduto.

Maria sa però che è l’unico modo per far funzionare le cose in una terra come questa. È l’unico modo per realizzare qualcosa di unico e speciale come devono essere i suoi vini. Il disciplinare consente 75 quintali per ettaro? E lei ne fa 45. Perché la qualità non può essere compromessa.

 Gli ettari intanto sono cresciuti così come la produzione. Da quei due ettolitri che le hanno regalato meno di 300 bottiglie il primo anno è passata ad averne ora 11.000. Niente male per una ragazza partita da zero.

Maria, Maria, Maria. Che cuore.

Un cuore che troviamo nei suoi vini. Ho avuto il piacere e l’onore di assaggiare il suo Mamertino del 2018 (qui il mi post), blend di Nero D’avola, Nocella e Nerello Mascalese. Un vino che fa solo acciaio e per 24 mesi così da ricordare la sua terra, i suoi odori, i suoi sapori.

Nel bicchiere il vino è ancora giovane e lo si vede dal colore sì rubino ma con riflessi porpora. Non è un vino carico e profondo come ci si aspetterebbe da un vino del sud. Ma così fine da essere addirittura trasparente.

Degli effluvi mi colpisce l’immediatezza, la balsamicità e lo iodio. Il gusto poi è fresco segno di ancor giovinezza con tannini che non infastidiscono. Non è impetuoso come Iddu (grande o nico) ma deciso senza essere civettuolo. 

Ora capisco perché Giulio Cesare lo ha voluto bere.

 

Ivan e Vignanica

Non ti fermare ora. Anche se sei nica. Ah già nica. Dalla debolezza, dalla inesperienza, dalla esiguità dei mezzi, la sua grande forza. Nica, vigna, Vignanica.

Piccola vigna ma grande cuore. Il suo, quello di Maria.

Ivan Vellucci

@ivan_1969