03 Mar 2023
Suggestioni di Vino

Vitivinicola Amar, il centro dell’isola

Vitivinicola Amar, il centro dell’isola

Cerco un centro di gravità permanente. Che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente”

Al centro c’è tutto. Il centro è il cuore. Il centro è il luogo dal quale parte e arriva tutto. Spesso il centro non cambia perché qualora cambiasse, tutto il resto ne risentirebbe.

Siamo a Sorgono (NU), nel Mandrolisai, nel centro esatto della Sardegna. Un luogo collinare, difficile, pieno di contraddizioni e, al contempo, tradizione. Qui sembra che il tempo si sia fermato ai primi del 900. Ogni sasso, ogni zolla di terra, ha la sua storia che custodisce in sé come celasse segreti. I solchi scavati sui volti degli anziani sono gli stessi che trovi nei campi. Sono la storia di questi luoghi. Da loro, parte il futuro. Un futuro che non può che avere solide radici nel passato.

Vitivinicola Amar è una piccola, piccolissima realtà di queste terre. Piccola come tutte le altre. Perché qui la terra è sacra e si tramanda di padre in figlio. Perché qui la terra è così sacra che la si rispetta come se fosse parte integrante della propria famiglia. Sacralità legata alla necessità. Di essere autonomi, indipendenti: in un’area così complessa ed isolata della Sardegna, occorreva (e in parte occorre ancora) far da sé e per sé.

Qui la tecnologia non è mai arrivata. Per impossibilità economica ma anche per rispetto delle tradizioni. O forse anche perché siamo al centro dell’isola e chi ci viene fino qui a portare la tecnologia! Essere biologici come lo è Amar, non è un vezzo né una scelta commerciale. È una necessità. Un dato di fatto.

È così e non si può fare diversamente.

Riprendere quello che è sempre stato fatto dai miei genitori. Loro dai loro padri. Le vigne sono state estirpate più volte nel corso dei secoli però sono sempre li. Il nonno di mia madre diceva che lui conosceva quella vigna da quando era piccolo e il nonno gli aveva raccontato che quella vigna era lì da quando c’era suo nonno. Sono lì da sempre

Le vigne di famiglia coltivate ad alberello proprio vicino casa.

Andrea e la moglie Angelica prendono il testimone dai loro genitori. È il 2015 quando gli anziani genitori non riescono più a portare avanti le vigne. Come potrebbero d’altronde? Senza nessuno ad aiutarli per i lavori totalmente manuali. No, non è più cosa loro. Andrea e Angelica. Ci sono loro. Solo loro. Nel rispetto delle tradizioni. Per la continuità.

Non vivono qui però. Sono a Cagliari. Hanno altri lavori, altra vita. Ma c’è la tradizione.

Già la tradizione. Non possono, non vogliono sottrarsi alla tradizione. Al loro destino. Quelle vigne non possono non essere coltivate. Costretti dunque a fare i pendolari nel tempo libero. Almeno due ore di viaggio. Se ti va bene. Per le difficili strade della Sardegna che da Cagliari portano su nel Mandrolisai fino ai 700 metri di Sorgono. Almeno due ore di viaggio. Se ti va bene.

L’azienda c’è sempre stata. È una vita che è li. Anzi più di una vita. Comprendono però la necessità di dover innovare, apportare qualcosa di diverso. Dare una svolta. Perché prima l’uva era conferita e il vino che si produceva venduto sfuso. Alla vecchia maniera.

Prima si pensava di più a massimizzare le rendite. Il vigneto doveva produrre quantità. Per sopravvivere. Adesso conta di più la qualità. Questo il Mandrolisai

Già, la qualità. Conta più di tutto.

I vecchi clienti sono rimasti un po’ delusi perché abituati ad altre quantità. Per fortuna ci sono state buone annate e adesso abbiamo molto vino in affinamento

Da sempre si è prodotto vino in queste zone. Ognuno pensava a sé producendo vino da vendere sfuso e conferendo le uve alla cantina sociale. Così da produrre vino. Un solo vino che potesse rappresentare tutti. dando da mangiare a tutti.

Due ettari e mezzo sono pochi per far diventare questo il primo lavoro. Sufficienti a malapena per continuare la tradizione continuando, comunque, a vendere vino sfuso. Allargare l’azienda? Come si fa! Troppo complicato. A distanza e con un lavoro da portare avanti. E una famiglia.

Già una famiglia. Perché appena presa in mano l’azienda, era il 2016, arriva il primo figlio. Poi, nel 2018, due gemelli. Difficile la vita. Ma nessuno si tira indietro. Figuriamoci per gente così orgogliosa.

Poco più di 5000 bottiglie prodotte in sole tre tipologie sempre da Bovale, Monica e Cannonau: Serratzargiu, rosso che fa solo acciaio; Salvaleonicco, rosso con almeno 6 mesi di barrique; Mesania, rosè.

Ho avuto modo di provare il Serratzargiu scelto appositamente per capire bene il territorio.

Non volevo contaminazioni da legno e questo vino fa si botte ma completamente scarica

Il vino mi ha riportato davvero in Sardegna. L’odore del mirto, i sentori erbacei di sottobosco, l’anice stellato, il balsamico, la frutta nera. Il sorso è irruento con i suoi tannini decisi e la spiccata sapidità. Un retro olfatto che richiama la frutta e il mirto. Un vino nero, scuro e impenetrabile come questa terra ma che di questa terra assorbe e restituisce ogni cosa.

Questo vino è il vino della svolta per Andrea, vignaiolo a mezzo servizio che continua, incessantemente, il suo pendolarismo. Senza mai lamentarsi. Senza mai perdere il suo sorriso. Andrea che quando arriva in azienda trova sempre il papà e la mamma che continuano a vivere qui. Tornare alle origini e trovarli è la migliore delle ricompense.

Siamo partiti nel 2019 avendo un po’ di fretta. Con molta impazienza di uscire. Lasciamo alla bottiglia il tempo di affinare

Si c’è fretta ma ci sono vigne antiche. Terra antica. Il vino non può che essere già buono.

La fretta. Quella fretta che non è per nulla parte di Andrea. Persona calma e pacata. Che sorride al mondo. Sorride alla vita. Sentendo la responsabilità delle vigne di famiglia. Con la voglia di far bene, di rappresentare il territorio. Anche perché sa che i suoi figli dovranno continuare la sua opera. È tradizione.

Sorride Andrea. Anche dei suoi progetti. Perché ha cominciato a crederci. A capire che da tanta storia, da tanta tradizione, può nascere qualcosa di grande. In fondo gli alberelli delle vigne sono storici. Il terreno è in altura. Le esposizioni sono buone. Allora occorre sperimentare e attivare dei progetti alcuni di essi già in cantiere. Come il metodo classico.

Siamo la prima cantina del Mandrolisai a fare il metodo classico. Anzi, proprio le bollicine

In uscita a breve il 24 mesi rosé. Poi il Monica in purezza. Poi il Cannonau. Poche bottiglie, circa 1000 all’anno, per sperimentare nella tradizione.

Non ci piace puntare su un mono prodotto. Come tempo fa dove si produceva, con la cantina sociale, un solo vino che rappresentasse tutto il territorio

Bella questa volontà di rappresentare il territorio. Rappresentarlo sì ma con prestigio. Senza sconti. Senza voglia di cedere qualcosa.

Non si accettano compromessi. Perché questo è il centro della Sardegna. Perché da qui parte e arriva tutto.

È quel centro di gravità permanente di un’isola senza il quale non ci sarebbe l’identità e forse non ci sarebbe la stessa isola.

 

Ivan Vellucci

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