24 Feb 2022
WineKult

Anche i calici hanno un carattere

Chiamarsi Fiaschi di cognome è già un’ottima premessa per parlare di progetti intorno al vino. Laura Fiaschi e Gabriele Pardi compongono il duo creativo Gumdesign, autore di una collezione di calici di grande successo. Forse perché ha un che di umano, visto che i designer la definiscono “una metafora del carattere umano in un oggetto di cristallo, fragile ed etereo, perfetto e imperfetto”.

Non è sbagliato parlare di design delle emozioni nel caso di un semplice bicchiere da vino che, attraverso la reinterpretazione concettuale e formale, riesce ad assume sette personalità diverse. I Calici Caratteriali sono dunque oggetti narrativi, non a caso nati diversi anni fa per una mostra culturale. Subito richiesti da collezionisti e design addicted, entrano nel catalogo di Colle Vilca, tra i brand storici del “bel design italiano” attivi nel distretto della vetreria artistica di Colle di Val d’Elsa. Oggi figurano nelle collezioni permanenti di importanti musei internazionali come la Triennale di Milano, il MoMa di San Francisco, il Museum of Glass a Shanghai.

Per Gumdesign il calice non si limita al ruolo di medium necessario per accedere ai piaceri del vino, perché è un “oggetto funzionale che richiede un contatto diretto, una vicinanza e una complicità per innescare processi sociali indotti. In questa logica piccole trasformazioni conducono il semplice calice da degustazione a oggetto comunicativo, con invenzioni minime per suggerire nuovi usi e nuove tipologie di prodotto”.

Ciascuno dei Calici Caratteriali è un piccolo virtuosismo in cristallo soffiato: basta un leggero intervento sulla base o sul bordo, un cambio di inclinazione, una voluta imperfezione, per rappresentare un tratto fisiognomico o suggerire un comportamento, per trasformare un bicchiere in un “tipo”.

Ed eccoli, allora, questi “sette personaggi in cerca di degustatore”.

“L’altruista” è predisposto alla condivisione, grazie al bordo superiore a beccuccio che agevola il travaso del vino nel bicchiere del commensale accanto evitando di sporcare la tovaglia.

“L’ambiguo” ha una forma indefinita, cangiante, dall’appeal decorativo, ma non funzionale.”Il conservatore” è un tipo attento, che cerca di preservare il vino anche quando avanza nel calice (sic!), proteggendolo con un grosso tappo in sughero.

“L’estroverso” ha un’indole Swing, dinamica: la sua base basculante cerca un contatto diretto, giocoso e coinvolgente con il consumatore. Al contrario, “L’introverso” si nasconde. È un oggetto ibrido: il calice, capovolto, entra in simbiosi con una caraffa nella quale sembra rifugiarsi.

“Il passionale” è composto da due calici che si attraggono grazie all’inclinazione delle loro coppe: pronti già per il brindisi, aperti alla conoscenza e alla condivisione.
“Il rilassato” è un calice disteso, che si protende verso il degustatore; la coppa si inclina leggermente, decanta il vino e si allunga verso la bocca.

Per la cronaca, il vino preferito di Laura e Gabriele è l’Amarone della Valpolicella. Quale sarà il Calice Caratteriale più adatto per degustarlo?

A cura di Katrin Cosseta