24 Mag 2023
WineKult

Cantine storiche d’Italia

Cantine storiche d’Italia, edito da 24 ORE Cultura, è un volume scritto a quattro mani da una giornalista e architetta, Margherita Toffolon, e un sommelier professionista, Paolo Lauria. Due visioni diverse e complementari per dipingere un ritratto completo – dal contenitore al contenuto –  di alcune antiche realtà vitivinicole del nostro paese, datate tra il X e il XIX secolo.

“Con questo libro abbiamo voluto condividere la scoperta di questi luoghi, che conservano la propria intima anima ancora intatta, arricchendola con le note di degustazione dei vini più rappresentativi di ogni cantina” spiegano gli autori.

Castello Banfi

Il volume illustrato nasce da un lungo lavoro di indagine che ha portato all’individuazione di oltre 500 cantine, fino alla mappatura delle 38 che meglio rappresentano il genius loci del loro territorio. Blasonate e non. Note o meno conosciute. Alcune iconiche, altre meno scontate.

Di ogni cantina si delinea una vera e propria carta d’identità che comprende le voci: storia, architettura, profilo enologico (ettari vitati, suoli, densità per ettaro, vitigni, produzione media), vini.

castello di monsanto

Il taglio narrativo di Cantine storiche d’Italia deriva dalla constatazione che “la storia di famiglie, ordini religiosi, produttori spesso sperimentatori o visionari e altre volte veri imprenditori, non solo legati al mondo del vino, è strettamente legata a quella degli edifici che ne sono ancora oggi l’abitazione o la sede aziendale”.

Si va dalle abbazie ai castelli medievali, dalle ville nobiliari rinascimentali a complessi ottocenteschi di gusto eclettico.

Cantine Storiche Guido Berlucchi

Si legge ancora in prefazione: “la ricostruzione della dimensione storico-temporale di alcune importanti zone vitivinicole risulta intrecciata a quella dei loro insediamenti abitativi e produttivi, in alcuni casi veri e propri catalizzatori artistici e culturali”.

È certamente il caso dell’altoatesina Abbazia di Novacella che apre la rassegna: fondata nel 1142, è annoverata tra le più antiche cantine del mondo, oltre a custodire preziosi tesori d’arte. Struttura, complessità ed eleganza sono termini adatti tanto al luogo quanto alla linea Cru Praepositus, selezionata come prodotto vinicolo identitario.

Castel Salegg

L’excursus storico svela spesso aneddoti e curiosità, come il fatto che i vini della cantina di Argiano, nei sotterranei di una villa cinquecentesca in quel di Montalcino, siano citati in un verso di Carducci. “Nella quale asprezza mi tersi col vin d’Argiano, il quale è molto buono”. Non si riferiva certo al Solengo, supertuscan nato dal genio enologico di Giacomo Tachis nel 1995, di cui viene proposta la nota di degustazione per l’annata 2019.

Nel libro si scoprono anche le Possessioni Serego Alighieri, in Valpolicella, ancora in parte in mano ai discendenti del Vate. A rappresentarle, l’Amarone Vaio Armaron 2003.

Noto è che Fontanafredda (il suo Barolo Renaissance bio 2018 nella scheda di desgustazione) fu teatro delle bucoliche evasioni di Vittorio Emanuele II e della “bella Rosin”, un po’ meno il fatto che il Castello di Spessa in Friuli ospitò Casanova e il librettista di Mozart Lorenzo Da Ponte. Donde il Metodo Classico Brut Millesimato Amadeus, degustato in annata 2016.

Villa Sandi

Se Toscana, Veneto e Piemonte ospitano il maggior numero delle cantine descritte, non mancano la Sicilia del Marsala Florio, la Valtellina di Nino Negri (e del suo Sfursat 5 stelle 2018), la Basilicata delle Cantine il Notaio (con annesso Aglianico del Vulture Il Sigillo 2015) o i Colli Romani con la cantina Principe Pallavicini che nella sua architettura ingloba un tratto dell’acquedotto dell’Acqua Claudia.

Cantine Storiche Fratelli Gancia &Co

Si lascia al lettore il compito di scoprire le restanti cantine e degustare, letterariamente, le etichette che le rappresentano.

Cantine storiche d’Italia non è una guida per enoturisti; non è un libro di storia dell’architettura né un volume fotografico di suggestivi paesaggi; non è una (ennesima) guida dei migliori vini italiani. È tutto questo, fuso insieme.

A cura di Katrin Cosseta