15 Nov 2023
BlendNews

Tenuta Ponziani. Cieca è la passione, folle la vita

“L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Ma è anche vero che se gli occhi non vedono, è difficile cogliere qualunque sfumatura di colore.
È un difetto?
Quando vediamo qualcosa, i nostri occhi ne traggono giovamento. Il bello ad esempio. Vedendo qualcosa di bello come un panorama, il nostro cuore inizia a battere. L’entusiasmo ci pervade travolti dall’emozione di aver visto una cosa così bella.
Vedendo un tramonto al mare con al fianco la persona che si ama, veniamo rapiti da quel meraviglioso momento. I colori, le venature del cielo che si incastonano nell’azzurro che diventa di un blu sempre più scuro e intenso.

Ciò che vediamo è così intenso che può capitare di dimenticarsi di quanto ci è intorno. Persona amata compresa (così che non è insolito beccarsi il rimbrotto “a cosa stai pensando?” “mi sembri distante”).
Gli occhi rapiscono il nostro cuore poiché hanno una potenza immensa e al tempo stesso rapiscono tutto noi stessi. Divorano ogni cosa che tenta di emergere. Come gli altri sensi.
L’udito, l’olfatto, il tatto, il gusto. Tutti vengono sopraffatti da ciò che i nostri occhi vedono. Siamo in trans, rapiti da ciò che vediamo. Troppo impegnati per curarci del resto.
Le persone che non posseggono la vista devono invece curare gli altri sensi così da svilupparli maggiormente tanto che, completando la frase di De Saint-Exupery: “..non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Sono stato invitato a vivere una Passione Cieca presso la Tenuta Ponziani, ad Orvieto, degustazione di quattro vini completamente bendato. Una esperienza che è stata utile per guardare qualcosa non solo con gli occhi.

Siamo a circa 500 metri sul livello del mare. La Tenuta Ponziani è stata completamente ristrutturata dalla follia di una donna, Rossana Ponziani, che ha fortemente voluto questo luogo non già come vezzo quanto invece per tornare indietro nel tempo e riabbracciare la sua memoria. La terra. Gli odori dei nonni. Il sapore dei piatti cucinati e della frutta raccolta dagli alberi.
Le nostre origini sono nella terra e la nostra memoria, per chi ha la fortuna di aver vissuto una infanzia non contaminata, non può che avere, anche se in angoli nascosti, ricordo di quelle sensazioni. Spesso si dimentica tutto. Per tanti motivi, nessuno dei quali valido. Ogni giorno ci lasciamo andare sempre più lontani per poi, ogni tanto, ricordarci da dove veniamo. Basta magari un odore, una parola udita, una inflessione, un gesto, un colore. Basta davvero poco perché qualcosa riaffiori.
Non per ritrovare ma per far riemergere e tenere vive le emozioni di un tempo e proprie di un territorio pazzesco e meraviglioso. Restituire genuinità e dignità ai prodotti della terra e farli vivere a chi è in grado di aprire il proprio scrigno dei ricordi. Così Rossana ha iniziato questa avventura.

I nostri vini sono fatti in vigna. Insistono su un territorio fortunato che ha delle peculiarità che li rendono gradevoli. Per noi che facciamo questi sforzi è una strada verso il miglioramento. Ho impiantato un frutteto perché i succhi di frutta non mi piacciono. Meglio i frullati. Animali di piccola taglia. Coltivazioni. Insomma, tutto vuole raccontare il territorio pazzesco e meraviglioso. È un cammino da far percorrere insieme a chi vuole tornare a vivere emozioni come la bellezza, memoria, amore. Temi che sembrano oggi banali perché il bello si ricerca attraverso il finto; la memoria la dimentichiamo; l’amore è qualcosa di lontano dal concetto vero di amore.

Una avventura che Rossana gestisce avvalendosi di fidati collaboratori come Andrea, l’agronomo e Roberto, l’enologo. Oltre che una ulteriore schiera di persone che tengono la tenuta come fosse un giardino.

Ecco, un giardino. L’impressione che si ha entrando nella tenuta dal piccolo cancello, è proprio quella di entrare in una casa attraverso il giardino. Non c’è sfarzosità o ricerca di un bello estetico. Si cerca e si trova una bellezza fatta di ordine, pulizia, minimalismo. Qualcosa della quale ce ne si innamora subito senza saperne il perché. O meglio, solo concentrandosi a capirne le motivazioni, ovvero dopo, si ha la consapevolezza.
La nostra mente dunque la memoria difficilmente trova dentro di se situazioni analoghe. Il giardino non sfarzoso, i saloni di ingresso eleganti e sobri, una piscina a sfioro non invadente, le piante medicinali che non impediscono la vista della meravigliosa valle, le vigne pulite che dolcemente accarezzano la cresta della collina. Ecco, l’atmosfera che tutto ciò crea non trova paragoni nella nostra memoria così che l’amore sboccia in maniera istintiva.

Passeggiando per questi luoghi si ha la sensazione di casa. Una casa della quale tutti hanno rispetto.
Andrea parla della terra e delle coltivazioni con un sorriso di serenità che lascia trasparire l’amore per ogni zolla, per ogni pianta, per ogni animale che c’è nella tenuta. Rispettare il ciclo della vita riesce anche facile in un territorio come questo che un tempo fu mare. Come gran parte dell’Umbria (tanto che a scavare ancora si trovano fossili marini). Un terreno accarezzato dai venti che sa di minerale, venanzite, dovuta ai vulcani che si sono opposti al mare.
Non serve la chimica qui perché la natura è gentile. E pure se fosse necessaria, ci pensa Rossana a vietarla (con Andrea e Roberto più che d’accordo).

La certificazione biologica è una convenzione che, al pari di quelle relative ai vini, non fa parte della filosofia aziendale. Qui quello che conta è la sostanza e la genuinità di qualunque cosa. Niente chimica ma non per convenzione insomma.
Il vigneto, vecchio di 17 anni, si estende per circa tre ettari con Grechetto, Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon utili per dar vita ai 4 vini della Tenuta: Velia (blend di Grechetto e Chardonnay con affinamento in acciaio), Veitha (Chardonnay in purezza con passaggio in legno di parte della massa), Fasti (blend di Merlot e Cabernet Sauvignon con affinamento in acciaio), Northia (Merlot in purezza con affinamento in tonneau).

Ecco, proprio questi quattro vini sono stati oggetto della Passione Cieca. Quattro vini, stessa filosofia di coltivazione delle viti stessa passione e amore nel trattamento.

Un vino deve essere prima apprezzato per le sue colorazioni e sfumature. Poi annusato, odorato, inalato perché tutti i sentori che custodisce possano sprigionarsi e suscitare emozioni. Infine portato in bocca per assaporarne l’essenza, gustato il sapore, valutato il bilanciamento e la persistenza, apprezzata la continuità olfattiva ma, soprattuto, continuare il viaggio emozionale.

Nel trovarsi dinanzi ad un calice di bianco, la nostra mente si predispone a certi odori e sapori. Il nostro sistema di catalogazione riesce, in tempi estremamente brevi, a fornire le indicazioni di quanto ci attenderà. Anticipa qualcosa. E se questo “anticipo” ci facesse perdere qualcosa?

Una semplice benda mette tutto in discussione. Non sappiamo cosa abbiamo dinanzi. Non siamo in grado di capire cosa stiamo per assaggiare. Dobbiamo fare a meno di un senso per concentrarci sugli altri. Sarà compito del naso indirizzarci verso un colore, una classificazione. Senza pregiudizi. Senza avvertimenti. Come un bambino che vede per la prima volta qualcosa.
I calici sono sul tavolo e vengono riempiti quando siamo già bendati. Percepisco gli effluvi che già mi svelano il colore. Il naso fa la sua parte. Il suono prodotto dal versamento del vino nel calice mi fornisce una ulteriore indicazione. L’orecchio fa la sua parte. Non ho altro a cui appigliarmi. Rimango in attesa delle indicazioni.

Il primo vino che assaggiamo è il Velia, blend di Grechetto e Chardonnay. 
Le note sono fresche e pungenti. La salvia appare forte ma ciò che mi da più gioia è la mineralità che arriva impetuosa per poi lasciare spazio alla bianca frutta fresca.
Verticalità e mineralità in bocca con grande freschezza. Diretto

Poi il Veitha, Chardonnay in purezza con parte della massa in tonneau per pochi giorni.
Il naso percepisce un colore ambrato. Si riempie di miele e fiori di camomilla oltre all’immancabile mineralità. .
Il sorso è pieno, ampio e rotondo. Ma non come il naso si sarebbe aspettato. Ottimo bilanciamento e persistenza che si affievolisce. Raffinato.

Quindi Fasti, blend di Merlot e Cabernet forte di solo acciaio.
Le note di frutta rossa croccante, sono evidenti. Mineralità spinta e petali di rosa. Avvertibile anche la nota vegetale.
In bocca la freschezza c’è tutta. Il tannino presente ma non invadente. La mineralità costante. Vivo e interessante.

Infine Northia, Merlot in purezza con leggera surmaturazione e passaggio in tonneau per 12 mesi.
Un grande vino con un ampio bouquet che parte con lampone e frutta quasi sotto spirito. Fiori in potpurri, nota vegetale, mineralità, ematico, ferro, spezie dolci, erbe aromatiche.
In bocca è potente e impetuoso nonostante i suoi anni (ci svelano essere un 2018). Secco e fresco con tannini maturi e non ancora addomesticati. Rotondo ma poi spigoloso. Impetuoso.

Le note di una musica soave accompagnano la degustazione guidata da un sommelier che invoglia gli ospiti nel cercare dentro di se le sensazioni. 
Ho fatto decine di degustazioni con colleghi sommelier anche più esperti di me e la condivisione delle proprie emozioni e sensazioni è quanto di più bello possa esserci. Far vivere agli altri ciò che si vive e si è vissuto è un modo di aprirsi, di condividere, di suscitare emozioni similari.
Non mi vedevo, non vedevo gli altri ospiti, non sapevo delle loro espressioni. Sentivo la loro voce anche se il mio mondo era il calice, gli effluvi, il sapore, le emozioni.
Devo essere sincero, bendati, ogni differente sensazione ha acquisito un valore ed un peso diverso. Maggiore. Si, maggiore.

Cosa dire dei vini della Tenuta Ponziani. Anzitutto il filo conduttore. Spesso i vini di una azienda sono sconnessi l’un l’altro. Come se non ci fosse una impronta. Quel qualcosa che rappresenta il territorio o il “creatore”. La presenza costante. In questo caso invece, c’è qualcosa che esalta ed identifica la provenienza dallo stesso vigneto. Anzi, lo sesso giardino. La matrice vulcanica e la venanzite è ciò che cammina da un vino all’altro apparendo al naso come mineralità quasi di torba e in bocca con spiccata sapidità.
Arriva marcata nel Velia, si affievolisce nel Veitha, ritorna nel Fasti, si affievolisce nel Northia. Un saliscendi che al naso segue un percorso leggermente diverso ma comunque sempre altalenante.

La sequenza di degustazione ha esaltato odori e sapori dei vini in un sapiente crescendo di struttura e complessità.
Ho apprezzato il Velia per la sua verticalità e la forte presenza olfattiva della salvia. Ho scoperto il Veitha per gli aromi di torba sprigionati. Ho stimato il Fasti per la schiettezza. Ho amato infine il Northia per la sua grande complessità ed eleganza.

Tenuta Ponziani, un giardino in un territorio fuori dal comune.
Rossana Ponziani, una donna di classe lucidamente folle.

La passione è tutta qui. Che sia cieca o meno, poco importa. Ciò che importa è solo la follia. Che è vita

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