11 Mag 2023
BlendNews

Un coraggioso Metodo Classico

Un coraggioso Metodo Classico mi fa uscire dai confini di Siena e della Toscana diretta verso la vicina Emilia Romagna.

Uno dei re indiscussi di questa terra è il Lambrusco; sicuramente non uno dei vini più corposi o eleganti della penisola italiana, ma proprio grazie al suo animo semplice, sgrassante e piacente, è uno dei vini più venduti in Italia.

Oggi vi voglio parlare di una cantina che ha voluto osare e stravolgere un po’ il mondo del lambrusco: Cantina della Volta.

Sita a Bomporto di Modena, dagli anni ‘20 del secolo scorso questa realtà si occupa di Lambrusco, ed ora l’enologo Christian è la quarta generazione della famiglia Bellei, fondatrice della cantina.

Fin qui nulla di sconvolgente, abbiamo un’azienda di famiglia, un prodotto tipico, e un nome che rimanda al luogo dove sorge, visto che “della Volta” si riferisce alla limitrofa ansa del fiume Naviglio che obbligava le navi dirette verso Modena e curvare, a “voltare” appunto; quel che esce dall’ordinario, è il loro vigorso metodo classico.

Per loro passione, dagli anni ‘70 del 1900 la famiglia Bellei produce vini spumanti metodo classico, con uve chardonnay, pinot nero e … Lambrusco di Sorbara.

Dopo un’accurata visita in cantina inizia lo spettacolo: un assaggio di nove vini degli undici che producono. Tutti rigorosamente metodo classico, dal Mattaglio – blanc de noirs, blanc de blanc, rosé, brut e dosaggio Zero-, ai Lambrusco di Sorbara, per finire con un tradizionale rifermentato in bottiglia.
Tutti notevoli e tutti interessanti, sebbene tre, a mio avviso, spiccano sugli altri:

Il Mattaglio 2019 – dosaggio 0
Circa 60% chardonnay e 40 % Pinot nero, resta dai 24 ai 36 mesi sui lieviti.
Qui è facile che io “ci caschi” data la mia sfegatata passione per il metodo classico pas dosé.
Davvero un ottimo prodotto, un’acidità presente e costante ma mai dominante, un agrume fresco che lascia una nota finale di limone molto piacevole e una mineralità davvero gradevole.
Inutile dire che lascia la bocca “pulita”, pronta per l’eventuale boccone o per godersi il retrogusto “limonso”.
Nella mia classifica da 1 a 5 stelline, questo ha guadagnato 4 stelle piene!

Altro prodotto di spicco della cantina è il Rosè lambrusco di Sorbara Brut 2016.

Non so se è perché inaspettato o se è stato avvantaggiato dall’ordine col quale abbiamo degustato i vini, ma questo, nella mia personale classifica, si è aggiudicato 4 stelle e mezzo! Piacevole e piacente, equilibrato, con una buona struttura acida e un interessante persistenza, ha, in più del precedente, un ottimo bouquet che regala profumi fruttati e floreali che, portando il calice alla bocca, preparano e incuriosiscono prima di tutto il naso.

Amareggiata di non aver potuto provare il Brutrosso, un altro Lambrusco di Sorbara Brut che credo avesse qualcosa da dire – ma che tornerò per assaggiare non appena riapparirà in linea-, ora è tempo di tradizione.

Rimosso Lambrusco di Sorbara rifermentato in bottiglia
Chiudiamo con un classico della zona, tornando ai canoni della produzione vinicola locale.
Di primo acchito, devo essere estremamente sincera, non mi ha fatto battere il cuore.
Forse perché era il nono vino, o forse perché è piuttosto lontano dai suoi fratelli metodo classico.
Al naso molto diverso, note di frutta rossa spiccate e a tratti pendenti verso un frutto sciropposo, mentre in bocca rimane più lineare, senza far spiccare nessuna nota particolare. Quasi quasi mi stava deludendo, quasi quasi stavo assegnando due stelline scarse, ma poi, eccola: la mortadella – a.k.a. mortazza – è giunta al tavolo.
Bella, grassa e con un sapore avvolgente per tutto il palato…le papille bramano qualcosa di fresco, qualcosa di secco, qualcosa di leggermente e delicatamente fruttato e “SBAM”, il Lambrusco rientra in scena, questa volta a gamba tesa e senza timori.
Basta un sorso per far si che la sua schiumetta, così consistente e bianca che la mia mente da guida turistica mi riporta alle onde del mare raffigurate nella Venere di Botticelli, pulisca e rinfreschi palato, senza cancellare l’aroma della mortadella e lasciando il posto alla soddisfazione.
Alla fine, il Rimosso si è meritato le sue 4 stelline piene!

Non esistono vini buoni o cattivi; esistono situazioni adatte, momenti consoni e abbinamenti giusti.

 

A cura di Ambra Sargentoni.

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