23 Mar 2024
BlendNews

Matter of Taste 2024: Trionfo! Parte I

Eccellenze Vinicole a Zurigo con Robert Parker Wine Advocate
Zurigo, una città incantevole avvolta dall’aria frizzante di marzo, è diventata il palcoscenico per uno degli eventi vinicoli più prestigiosi del mondo: la sesta edizione di Matter of Taste, organizzata da Wine Advocate. Questo evento, tenutosi il 2 e 3 marzo, ha attirato una miriade di esperti qualificati e appassionati del vino da ogni angolo del globo.
Giudicati secondo rigorosi criteri di qualità, i vini che hanno superato il punteggio di 90/100 sono stati i protagonisti indiscussi, con l’Italia e la Francia a dominare la scena, seguite da Portogallo, Svizzera e il resto del mondo. Questa varietà internazionale ha offerto un’esperienza senza pari, permettendomi di immergermi nell’eccellenza vinicola mondiale.
Per evitare inconvenienti legati ai voli e per godermi appieno l’atmosfera di Zurigo, sono arrivata in città il giorno precedente. Dopo aver immortalato gli splendidi panorami della città, mi sono concessa un aperitivo in un locale dal fascino propriamente “artistico”, di cui vi parlerò dettagliatamente in un prossimo articolo dedicato alle mie scoperte in questa meravigliosa città.

Una cena veloce e poi il mio focus si è spostato sullo studio delle cantine che avrei avuto l’opportunità di degustare il giorno seguente. La lista dei partecipanti ha attirato la mia attenzione in particolare verso i rinomati produttori italiani come Antinori, Tenuta San Guido – Sassicaia con la presenza di Priscilla Incisa della Rocchetta, Feudi di San Gregorio, Poggio al Tesoro, Tenuta di Trinoro, Il Marroneto, Tenuta La Massa, e Zymè, solo per citarne alcuni. Queste aziende rappresentano per me una garanzia di eccellenza, avendo avuto l’opportunità di conoscerle nel corso del tempo. Altrettanto importante è stato per me esplorare il panorama vinicolo francese, con la presenza dei prestigiosi Châteaux bordelesi accanto ad altre rinomate aziende della Champagne, della Borgogna, della Provenza e della Côte du Rhône.
Non potevo certo trascurare di esplorare le cantine provenienti da altre parti del mondo, che hanno suscitato la mia curiosità e che promettevano esperienze sensoriali uniche. Dopo aver delineato un piano d’azione, mi sono ritirata presto per la notte, carica di motivazione e anticipazione per la giornata seguente.
Giunta al Palazzo dei Congressi di Zurigo, il Kongresshaus Tonhalle, sono rimasta affascinata dalla sobria eleganza dell’edificio. Salendo al secondo piano, ho varcato la soglia di un sogno enoico. Le aziende erano nei loro stand e io era pronta a vivere un’esperienza indimenticabile.

 

Alla Scoperta dell’Eccellenza: Cos d’Estournel 2009
Il mio viaggio attraverso l’eccellenza enoica ha preso il via con una memorabile degustazione presso il grandioso Chateau Cos d’Estournel, un’icona tra i Chateaux bordolesi, situata nell’appellazione Saint-Estèphe. Una cantina ricca di storia fin dal 1811, inserito nella classificazione ufficiale dei vini di Bordeaux come 2éme Grand Cru Classé nel 1855.
Oggi dà alla luce quattro etichette, il Cos D’Estournel, in versione rosso e bianco, e il “secondo” vino, chiamato “Les Pagodes de Cos”, in cui confluiscono le uve provenienti dalle viti più giovani. Etichette che continueranno a stupirci, con il proprio stile inconfondibile e la loro inarrestabile evoluzione.

 

 

La prestigiosa annata del 2009, insignita dei massimi 100/100 punti da Parker, ha dato vita a un’esperienza degna di essere ricordata per sempre. Ho avuto l’onore di assaporare uno dei vini più celebrati al mondo. Ogni sorso del Cos d’Estournel 2009 è stata un’espressione di eleganza e complessità che ha solleticato ogni parte del mio palato. Il vino, con la sua struttura impeccabile e i suoi aromi avvolgenti, ha confermato perché Cos d’Estournel è considerato uno dei pilastri dell’enologia francese. Ogni dettaglio, dalla profondità dei suoi aromi alla sua lunga persistenza in bocca, ha riflettuto il lavoro meticoloso e l’attenzione ai dettagli che caratterizzano questo prestigioso gioiello del patrimonio vinicolo francese.

 

 

 

 

Chateau Troplong Mondot 2009  è un vino di Bordeaux dell’appellazione Saint-Émilion, classificato come Premier Grand Cru Classé B nella Classificazione dei vini di Saint-Émilion. La cantina si trova sulla Riva Destra della regione vinicola di Bordeaux, adiacente a Château Pavie.
Chateau Troplong Mondot 2009  mi ha confermato il valore che un  terroir riesce a regalare ai vini donando complessità,
eleganza, persistenza e una trama tannica invidiabile. Ancora più entusiasmante della 2016 e della 2019,
la 2020 annata dal buon andamento che pur mostrando una giovinezza elegante può sfidare il tempo senza esitazioni.

 

 

Anche Domaines Delon / Léoville Las Cases mi ha impartito una lezione memorabile:
tra un Clos du Marquise 2014 del terroir di Saint Julien e un Nenin 2018 di Pomerol,
ho potuto percepire le sottili sfumature dei diversi blend e terroir e constatare come
nel Potensac 2018 il Cabernet Franc conferisse eleganza al sorso, mentre il
Léoville Las Cases 2017 si presentava già come un’opera d’arte senza tempo.

 

 

 

La Provenza ha brillato con Chateau d’Esclans, offrendomi l’assaggio di una serie di rosati che hanno catturato il mio cuore per la loro eleganza e il loro fascino.
Chateau d’Esclans si trova a La Motte En Provence nel dipartimento del Varo poco a nord di Saint Tropez e vicino a Cannes.
Ho assaggiato un’intera gamma di rosé composti dai vitigni tradizionali provenzali: Grenache in primis, Mouvedre, Cinsault, Rolle (una sorta di vermentino) e Syrah.
Tra tutti, il mio preferito è stato il Cotes de Provence Rosè Garrus 2021, da Grenache (90%) e Rollo (10%) provenienti da vigne vecchie tra 90 e 100 anni, le più alte della tenuta. Le note esotiche e le sensazioni fragranti di brioches e gli accenni tostati mi ricordavano uno champagne, risultando al palato corposo e incisivo.
L’etichetta più glamour è sicuramente il Cotes de Provence Rosé Rock Angel 2022, un vino graffiante che nasce da vigne allevate in terreni rocciosi e alti..

 

Ma è stato l’assaggio dello Chateauneuf du Pape Blanc Cuvée Speciale Vieilles Vignes de Clairette in magnum 2019, della Famiglia Isabel Ferrando, a rapirmi completamente.
Affinato parte in legno e in parte in Bon Bon di vetro, è la bottiglia più rara dell’azienda. Una mangum sensazionale che proviene da piante secolari di Clairette Rosé: è un bianco mozzafiato, ma se ne produce soltanto un tonneau all’anno. Offre una complessità e un’eleganza che hanno deliziato il mio palato e i miei sensi.
Infine, lo Chateauneuf du Pape Colombis 2016 si è distinto tra i rossi, ancora giovani, con la sua identità unica e inconfondibile.

 

 

 

Questo viaggio enologico è proseguito, dopo una fugace pausa per il pranzo,  con l’assaggio delle prelibatezze offerte da Philipponnat.
Da quasi 5 secoli, questa famiglia vanta una ricca tradizione di vignaioli e negozianti nelle terre tra Ay e Dizy. Per ben 5 generazioni hanno  vinificato nelle cantine storiche del XVIII secolo di Chateau de Mareuil.
Gli assaggi dell’Extra-Brut Grand Cru Cuvée 1522 del 2016, Royale Réserve Non Dosé e Blanc de Noirs Extra-Brut 2018 hanno catturato la mia anima enoica con la loro complessità e raffinatezza. Questi vini sono stati caratterizzati da un perfetto equilibrio tra intensità, freschezza e mineralità, accentuato dai dosaggi molto bassi che rendono la bevuta ancora più interessante. Wow, davvero!

 

 

 

Un viaggio incantato nel mondo di Niepoort: Eccellenza dal Douro alla Mosella
Sono passata dunque agli assaggi delle cantine iberiche prima fra tutte Niepoort, una vera e propria eccellenza del Douro. Assaggio dopo assaggio, sono rimasta stupita dal fascino unico che questi vini esercitano. I loro bianchi, in particolare, hanno catturato la mia attenzione con la loro sapidità e complessità, soprattutto quelli provenienti dai terreni granitici. Ogni sorso era un’esperienza sensoriale unica, rendendo difficile la scelta del preferito tra tante eccellenze. Ma la sorpresa più grande è stata l’assaggio dei vini provenienti dai loro vigneti in Mosella. Questa nuova scoperta ha arricchito ulteriormente il mio viaggio enologico, offrendomi un’inedita prospettiva della produzione vinicola di Niepoort. La degustazione è stata conclusa in modo memorabile con il Party Port Tawny Reserve in Magnum, affinato a Vila Nova De Gaia secondo la tradizione. Un finale infinitamente delizioso che ha suggellato l’esperienza, lasciandomi desiderosa di continuare il mio viaggio nel mondo dei vini Niepoort.

 

 

Gli assaggi delle due aziende della Famiglia Alvarez, proprietaria di Vega Sicilia nella Ribiera del Duero dal 1982 e della cantina Tokaj-Oremus,  hanno aggiunto un capitolo straordinario al mio viaggio enologico. I vini spagnoli,  in particolare Alion 2020, si sono rivelati davvero eccellenti, ma è stato il Tokaji Aszu 5 puttonyos di Oremus del 2000 a lasciarmi senza fiato.
Infatti il Tokaj Aszú è un vino prodotto con un processo meticoloso, reso possibile solo in annate eccezionali e in condizioni uniche che permettono lo sviluppo della muffa nobile. Gli acini botritizzati appassiti vengono posti in apposite gerle chiamate puttonyos (23/25 chili). Una volta ridotti in poltiglia, si ha la pasta di Aszù che viene aggiunta al mosto ottenuto da grappoli non botritizzati nelle botti da 136 litri (gònc). Il numero di puttonyos determina la classificazione del Tokaj Aszù, che può variare da tre a otto: maggiore è la presenza di puttonyos, più dolce ed alcolico sarà il vino prodotto. Durante l’affinamento in botte, interviene un’altra muffa, la “Cladosporium cellare”, che dona al vino note ossidative. Il processo di invecchiamento viene completato in botti da 136 e 200 litri per due o tre anni, seguito dall’affinamento per un ulteriore anno in bottiglia.
Al palato, il Tokaji aszu di Oremus si rivela ricco ed intenso, con un lungo retrogusto. È un vino travolgente, sorprendente, che cattura l’essenza stessa della sua terra d’origine e incanta con ogni sorso grazie alla freschezza gustativa che si beffa del  tempo. 24 anni e non sentirli!

Un racconto a parte meritano Bodega Chacra e soprattutto le realtà italiane presenti, con le quali ho avuto l’onore e il privilegio di entrare in contatto.
Per oggi mi fermo qui, lasciando il piacere di continuare queste scoperte alla prossima settimana, quando pubblicherò la seconda parte di questo articolo.
Non vedo l’ora di condividere con voi gli ulteriori emozionanti dettagli di questa avventura enologica!

Benedetta Costanzo
benedetta.costanzo@winetalesmagazine.com
Mi trovi su Instagram come @benedetta.costanzo