
Antropologia della convivialità brianzola
Antropologia della convivialità brianzola: dove il (poco) difficile è capire di cosa si stia parlando, messo giù così in astratto: dopo diventa tutto (molto più) semplice e gradevole.
Dunque: antropologia, cioè studio dell’essere umano, sotto varie prospettive, indagandone i comportamenti nella società; mentre convivialità, cioè la sostanza di ciò che è conviviale, relativo ai convivi – caratterizzato, per estensione, da allegria e spensieratezza, non impegnativo. E anche oggi il nostro pellegrinaggio quotidiano a Wikipedìa e al Vocabolario Treccani (che sempre ringraziamo) l’abbiamo compiuto.

– Ah ok, quindi volevi raccontare qualcosa di non troppo strutturato su come i brianzoli bevono e mangiano. Vabbé, beata semplicità.
– Simple as possible but not simpler, sir. Comunque ho colto il punto: voleremo bassi.
Questione di metodo
Antropologia, scienza umana; di scienza si dovrebbe trattare quindi: a questo punto con quale metodo? Facciamocelo indicare nientemeno (volare bassi, eheheh, forse #laprossimavolta) dal filosofo dell’amicizia, e di quei piaceri che oggidì, decadendo, definiremmo come sostenibili: quasi un ideologo della convivialità insomma.
Dice infatti Epicuro (Lettera a Pitocle, 87): “Tutto, dunque, procede senza turbamento se si risolvono tutti i problemi secondo il metodo delle molteplici spiegazioni in accordo con i dati dell’esperienza, lasciando sussistere in merito, com’è opportuno, le spiegazioni plausibili: qualora invece se ne ammetta qualcuna, ma se ne rifiuti qualche altra, benché sia in accordo anch’essa con i dati dell’esperienza, è chiaro che si esce dall’ambito della scienza della natura (phusiologhématos) e si cade nel mito (epì dè tòn mùthon katarrèi)”.

Tutto questo atteso e in quest’ottica, una delle cose che mi appaiono più razionalmente consolatorie da compiere ogni tanto e verso sera (trovandosi nelle vicinanze di Lecco, beninteso) è quella di salire di poco nel parco del Monte Barro fino alla frazione Bartesate di Galbiate, parcheggiare la macchina – per chi si può ancora permettere di questi lussi, altrimenti c’è la fermata del bus proprio nello stesso parcheggio – e da lì con pochi passi a piedi fare un salto alla Trattoria Santa Polenta al Bellom.
Una vecchia trattoria
Nel vecchio borgo, quasi al riparo della chiesa dedicata ai santi Macario e Genesio (chiesa in qualche modo legata ai Borromeo, così testimonia lo stemma “Humilitas” davanti la porta), la trattoria è quella tipica di paese dal millennio passato con la sala del bar generosa nell’esposizione dei vini, la cucina di facile accesso e la sala da pranzo arredata supertradizionalmente con la stufa a legna in un angolo: tutto trasuda ospitalità operosa, il minimalismo razionale lombardo colpisce ancora.

Gli aficionàdos locali sostano in chiacchiere al bar, e si affidano alle proposte in mescita a cura di Alessio e Silvano: gli Springsteen e gli Steven Van Zandt di sala; con Elisa che fa i controcanti alla Patty Scialfa e Tommy, lo chef, che arrangia cucina manco fosse “The Professor” Roy Bittan. E la E-street Band del Bell’Om può con questo dirsi omaggiata.
Tra ecumenismo vinario e norcineria applicata
Alessio, del vino, ha una visione piuttosto ecumenica, con malcelate simpatie oltremontane: alterna infatti proposte indigene (lombarde, toscane, piemontesi) a escursioni francofone tra lo Champagne, la valle della Loira e la Borgogna (ne dico tre per rappresentarle tutte). Silvano, valtellinese non solum nascita sed etiam mores e prestatosi volentieri alla Brianza, svaria sul tema e, quando vuole stupirci con effetti speciali, si ricorda della sua norcina passione dell’affinare di salumi e chiede alla regia in cucina un campione dei “suoi” affettati per completare/impreziosire l’aperitivo.

Poi uno si stupisce di ritrovare quasi sempre le stesse facce, e tutte allegre: teletrasportassimo il Santa Polenta a Siviglia… bisognerebbe staccare il numero all’ingresso per evitare litigi di precedenza ad entrare.
Ma per fortuna siamo a Bartesate, frazione della repubblica di Galbiate (oh, c’è scritto sul muro al parcheggio); in Brianza non siamo così megalomani: al Bell’Om ci si sta tutti, e con la bella stagione il bicchiere si svuota anche meglio all’aperto, in piazza, dove è statisticamente impossibile che passi una macchina e dove l’unica limitazione, ma ormai accade meno di una volta, è nell’opportunità di chiamare l’Altissimo a testimonianza di questa o quella propria asserzione.
Punto di vista
Il vostro cronista resipiscente prende posto o alla botte numero uno (se in esterno) o di questo periodo ad uno dei (due) tavoli al bar, attende fiducioso e – rara avis – se chiamato in causa conversa, uscendo ottimista dal porto sicuro del silenzio. Il vino è selezionato con disciplina e sentimento, le favelle degli astanti… certo, avrebbero ben indotto Farinata a levarsi nella tomba e a chiedere, le pietanze dalla cucina esprimono ricerca nei materiali (l’importanza di usare burro di qualità nella preparazione dei pizzoccheri, ad esempio, non verrà mai sottolineata a sufficienza), prima consistenza e poi fantasia nelle preparazioni – in Brianza siamo tutti molto sensibili al mito del gigante Anteo, in fondo.
Il format crea dipendenza, #sapevatelo.
L’ultima volta è stato lo spettacolo del DOCG Valtellina Superiote Grumello “Vigna le Prudenze” di Alberto Marsetti…

…e della tartare di vitellone francese dalla Garonna, allevato al fine di esaltare la massa magra della béstia – poco olio a parte, infatti, questa tartare… non serve condirla.

Peccato di gola
A seguire, perché un sacrificio in vista della resipiscenza successiva va pur fatto, allora sia la polenta ùncia il nostro peccato di gola.

Alla fine
La ricerca del Senso: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, cosa facciamo nel frattempo. Ecco, al Bell’Om si esemplifica, e mirabilmente, questa modesta antropologia. L’omaggio al Maestro di Samo… l’avrete certo ben còlto.
Manca solo la colonna sonora. Scegliete pure tra Working On the Highway, The River e Glory Days: e alzate il volume.
Qui @bottigliadissanguata. Il vino è finito, passo e chiudo, alla prossima.
p.s.: anche qui paghiamo la tassa al convenzionalismo del SEO e ripetiamo trice: antropologia della convivialità brianzola, antropologia della convivialità brianzola, antropologia della convivialità brianzola