12 Mar 2022
Provato per Voi

Hosteria Pamphili, Roma

Hosteria Pamphili a tavola

Mi è capitato a dicembre scorso, di ritorno da una degustazione tenutasi a Frosinone, di fermarmi due giorni a Roma per incontrare amici. Volendo passare il primo pomeriggio in giro decido di andare in zona Parco Villa

Doria Pamphili,  uno straordinario parco situato nel quartiere Monteverde – Gianicolense, ad ovest del Centro Storico di Roma. Con isuoi 181 ettari è una delle aree verdi più grandi della città, ed offre al visitatore un ricco insieme di bellezze architettoniche e paesaggistiche formatesi a partire dal Seicento, con gli edifici della villa barocca ampliata e arricchita nel secoli successivi (lo Chalet Svizzero, la Cascina Floridi, il Casino del Bel Respiro, la Villa Vecchia, il Casale dei Cedrati, la Cappella Doria Pamphilj, numerose fontane monumentali e gli splendidi giardini) ma anche vestigia della grandezza della Roma antica (l’Acquedotto Traiano Paolo) . E per godere di questo tempo libero cerco un posticino per il pranzo nei pressi dell’ingresso al Parco.

La Scelta

Cellulare alla mano, inciampo e poi prenoto un tavolo per due all’Hosteria Pamphili, grande presentazione, menù curioso…

Arrivati a destinazione con un po’ di anticipo vaghiamo per qualche minuto intorno al ristorante, che da fuori non ha certo l’appeal che trasmette il sito del locale. Penso ad una “fregatura”: possibile che in un locale così piccolo e dall’aspetto provvisorio si possano fare le esperienze culinarie, anche semplici ma indimenticabili?

Bhe, ogni delusione passa poco dopo esserci accomodati: un po’ di freddezza e sospetto da parte nostra, un po’ di freddezza e perplessità da parte di chi ci ha accolto. Normale, ci sta. Ci si deve annusare, conoscere, si deve capire dove si è arrivati e chi fa ristorazione cerca di capire con che tipo di cliente avrà a che fare. Il menù ci ha entusiasmato subito, e anche la breve ma significativa lista vini ci ha colpito piacevolmente.

Nonostante la location semplice, quasi nascosta e defilata, ecco arrivare creazioni che si presentano benissimo: avvolgono con profumi che scatenano salivazione immediata, parlano da soli, comunicano immediatamente, anche nel loro impiattamento, la voglia di regalare, a chi giunge  all’Hostaria, dei mix di ingredienti così inaspettati da scaldare il cuore in pochi secondi.

Chef Simone Turnaturi, Roma classe 1992 

Non abbiamo avuto occasione di chiacchierare con lui, ma sicuramente i suoi piatti coniugano sapientemente pesce, verdure, frutta fresca e secca, erbe e fiori, e partono da ingredienti di grande qualità, si sublimano in consistenze e preparazioni che sorprendono il palato ad ogni boccone. Vuole che i suoi piatti siano opere d’arte. Sicuramente siamo sulla strada giusta, e vorresti che il cammino non finisse mai!

Pasta fatta a mano, e si sente nello spessore, pane fatto in casa, e si sente dal sapore.

L’amore però è scattato al primo assaggio, al primo boccone.

Non ci siamo fatti mancare nulla, e non ci è mancato nulla, nemmeno il saluto dalla cucina, come nei migliori ristoranti. Mise en place esteticamente perfetta, un servizio attento che non ha fatto mancare alcuna informazione sui piatti, un’elegante semplicità che ci ha messo in fretta a nostro agio.

Piatti belli, saporiti, con accoppiamenti di ingredienti e consistenze di diversi mondi, culture, in un mix creativo di grande lungimiranza, da fare invidia ad uno stellato.

Ecco le nostre scelte dal menù invernale, vi raccontiamo il menù da noi provato ma ora superato, affinché possiate cogliere i sapori grazie ai quali le nostre papille gustative hanno fatto festa, anzi hanno partecipato ad un rave da sballo:

  • Capasanta d’autunno: castagne porcini nocciole topinambur e tartufo
  • Ostrica dello chef: uva fragola tartufo e rosmarino
  • Cappelletto di zucca: Baccala’ mantecato, zucca affumicata, salicornia e mandorle
  • Le fettuccine: fondo di radici frutti di bosco noci gambero rosso 
  • Ricciola affumicata: melograno al bbq e mela verde
  • Tataki di tonno rosso: canapa maionese alle erbe e limone

 

Montblanc, basta guardare la foto.

Grande esperienza ad ogni portata, un crescendo che si è concluso con un arrivederci di sicuro effetto: un pacchettino con due biscotti fatti in cucina, chiuso dal biglietto da visita del ristorante Hosteria Pamphili

Meraviglia delle meraviglie. 

 

 

Ci auguriamo che questo piccolo angolo di benessere enogastronomico abbia la fortuna che si merita: non deve essere facilissimo puntare così in alto nei piatti in un luogo della città che definirei defilato, probabilmente più movimentato con la bella stagione ma sicuramente un posto in cui non si arriva per caso.

Punti di forza: piatti davvero originali – Rapporto qualità prezzo correttissimo

Punti di debolezza: un po’ freddo l’ambiente in cui abbiamo pranzato, almeno all’inizio. Si tratta di un dehors chiuso al meglio possibile ma comunque in cui mantenere la temperatura non è semplicissimo. Su richiesta comunque la temperatura è stata alzata:-)

The Ghost Writer 

15745|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/Villa-Pamphilji-150×150.jpeg,15744|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/tonno-150×150.jpeg,15743|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/ricciola-150×150.jpeg,15742|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/Ravioli-150×150.jpeg,15741|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/Principe-Pallavicini-malvasia-puntinata-2-150×150.jpeg,15740|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/ostrica-2-150×150.jpeg,15739|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/Montblanc-1-e1646944013561-150×150.jpeg,15738|https://winetalesmagazine.com/wp-content/uploads/2022/02/le-fettuccine-150×150.jpeg