Giovanni
02 Set 2022
Suggestioni di Vino

La Costa degli Dei e la riscoperta dello Zibibbo

Gli occhi. Gli occhi e il sorriso di Giovanni Benvenuto. Questo è Cantine Benvenuto. Tutto si racchiude in due occhi che ti guardano felici e un sorriso che c’è sempre e comunque. Perché Giovanni è fiero della sua Calabria. Felice di quello che fa e dove lo fa. Ama questa terra, difficile e particolare, in maniera viscerale. Non se ne separerebbe mai e lo si capisce da come ne parla.

E’ la Costa degli Dei.

Già la terra. Quella da cui nasce tutto. Una terra ricca di quel ferro al quale il suo cuore, come se fosse una calamita, è stato attratto con potenza e forza. Forza, determinazione, capacità, volontà. Ma soprattutto gioia. Gioia di fare qualcosa per la propria terra, nella propria terra.

La calamita dicevamo. Giovanni non nasce in Calabria ma lontano, a Tagliacozzo, in Abruzzo da mamma abruzzese che il papà conosce dopo aver lasciato la Calabria in cerca di fortuna. Lontano. Giovanni una volta adulto (ma manco tanto) sente il richiamo della terra, delle vigne del nonno, del sale del mare, del sole. E quando il cuore si ricongiunge con la terra scopre che lì c’è un vitigno, lo Zibibbo, che è diverso dalle più note versioni dolci perché secco, con il sapore dello iodio del mare.

Scoprire qualcosa non dà però il diritto di pensare che sia tutto semplice. Né tantomeno breve. 

 

cantina Benvenuto vigneti

 

Siamo nella Costa degli Dei, luogo scelto dagli dei dell’Olimpo per le proprie passeggiate e dai turisti oggi attratti dall’incantevole mare di Tropea. Più precisamente a Francavilla Angitola, poco lontano da Pizzo Calabro e Vibo Valentia. Qui il terreno è rosso, ricco di ferro e minerali con i venti carichi di iodio provenienti del mare e quelli freschi dalle colline che accarezzano le vigne tutte coltivate in maniera biologica. In questa costa ha trovato spazio e dignità l’antico vitigno Zibibbo in versione secca. Già, secca e non come pensano i più, dolce come a Pantelleria (o ad Alessandria con il Moscato). In fondo già l’etimologia del nome, zabib vuol dire uvetta o uva passa non lascia che pensare alla dolcezza.

Persino su Wikipedia non c’è traccia di un vino secco. Così come sulla Costa degli Dei vengono spese solo pochissime righe.

Impresa difficile per Giovanni che impiega undici anni (siamo in Calabria verrebbe da dire) solo per far riconoscere lo zibibbo come uva per vinificazione e non solo da tavola. Undici anni che utili per creare prodotti freschi, non impegnati e, soprattutto, fortemente legati al territorio come se vi fosse un vero cordone ombelicale Undici anni che non gli hanno fatto perdere, nemmeno per un istante, sorriso ed entusiasmo. 

Niente barrique. Solo acciaio

Niente barrique per i suoi vini. Solo acciaio e temperature controllate per esaltare ogni singolo aroma, ogni sensazione propria dei vitigni, della cantina, del sole, del mare, della terra. Con la musica di Mozart a fare compagnia al vino che si riposa nei tini di acciaio. Perché il vino ascolta e delle note si nutre.

 

La Costa degli Dei e la riscoperta dello Zibibbo

 

Non solo Zibibbo per quanto questo sia il principale interprete della cantina. Non potevano mancare vitigni tipici della Calabria: Calabrese, Maglioppo, Greco nero, Malvasia. 7 ettari vitati per circa quarantamila bottiglie l’anno. Dimensione questa che consente, nelle volontà di Giovanni, di continuare ad essere una azienda piccola e di famiglia.

Ecco la famiglia. Quella di Giovanni è prossima ad allargarsi e quando me ne parla, il suo sorriso aumenta. Aumenta e contagia tutti nella cantina. Come il papà che si presenta non solo sorridendo ma anche con una cassetta di fichi appena colti. Buonissimi!

Con Giovanni discutiamo di vino, di Calabria, di vita sorseggiando i suoi vini accompagnati da prodotti locali all’ombra di alberi meravigliosi. Si vedono i vigneti tenuti come si tiene un oggetto prezioso. Si vede il mare e se ne sente l’odore.

È proprio al mare che riporta lo Zibibbo che assaggio. Viaggiando attraverso la macchia mediterranea, le zagare. Il rosso da Maglioppo invece appare è così croccante, come se dovessi sentire un melograno che si spacca sporcandomi le mani di quel meraviglioso rosso vivo. Mi fa respirare la campagna che ho intorno.

Vengo però rapito da Celeste, un rosato da Calabrese in purezza che sa di ribes e fragola che è così piacevole, fresco e sapido che mi ritrovo a pensare a mio nonno e alle passeggiate in campagna con lui. Già rivedo mio nonno con il bastone che usa per andare nei campi e che mi fa cogliere le pesche bianche e i fichi, quelli rossi fuori e neri dentro. Ne sento l’odore.

Vorrei non andarmene mai. Forse perché sto benissimo. O forse perché i ricordi di mio nonno mi riempiono di gioia.

Non posso andarmene via senza fare scorta dei vini soprattutto del rosato ma anche dell’Orange segno che qui si inizia anche a sperimentare. Devo provarli meglio a casa.

 

Ivan e La Costa degli Dei e la riscoperta dello Zibibbo

 

Giovanni non può invece mandarmi via senza regalarmi una bottiglia delle loro bollicine (ci vogliono sempre in cantina) ma soprattutto della t-shirt “in Zibibbo we trust”. Io ci credo davvero che questo vitigno e questa zona possa, speriamo a breve, poter dire la loro. Ci crede anche Giovanni che, insieme alle altre 6 cantine della Costa degli Dei stanno cercando di avere un riconoscimento di denominazione. 

Speriamo solo che i tempi calabresi siano lunghi meno dei precedenti undici anni.

Ivan Vellucci

@ivan_1969