03 Ott 2024
Vinodentro

CONTESA, una questione di Famiglia

Con Rocco (Pasetti) momentaneamente “in panchina” tocca a Pierpaolo, l’anima agronomica della Famiglia il compito di soddisfare le curiosità del sottoscritto scorrazzandolo tra vecchi e nuovi impianti, tra arnie e lumache (si, a Collecorvino fa capolino anche l’elicicoltura), raccontando di come non si possa parlare di VITIcoltura senza inserirla nel ben più ampio (e a volte lasciato in seconda fila) discorso dell’AGRIcoltura.

Fa caldo a Luglio a Collecorvino ma i lunghi e ordinati filari sembrano non accusare il colpo.

L’occhio allenato, la sapienza, la cura, la scelta filosofica di portare sulle Colline Pescaresi la sapienza enologica acquisita altrove, la “sfida” (anzi: il “confronto”) con realtà produttive con un secolo e mezzo di storia alle spalle (vv. Valentini), la voglia di “dare” al Territorio anziché prendere soltanto…

Questi sono fattori imprescindibili all’interno di quell’ampio concetto di Terroir, termine con il quale troppo spesso si infarciscono discorsi dimenticandosi dell’elemento “Uomo”.

Ed è il l’uomo (Pierpaolo) che parla quando, guardando i filari di Montepulciano mi dice delle differenze anche macroscopiche che il semplice inerbimento permanente consente di percepire all’assaggio, di come alla grassezza dell’erba corrisponda la grassezza del frutto rosso pieno e croccante o di come la nuda terra metta a nudo la rusticità del vitigno, quel suo “verde” di peperone, di tralcio masticato, quegli spigoli che oggi, in troppi, si affannano a nascondere.

Una cosa che, detta così, dovrebbe essere scontata per il vignaiolo che la confessa e che invece sa di meraviglia.

Quella meraviglia che regala l’eterna scoperta del nuovo, quella soddisfazione che regala l’avere conferma che la differenza la fanno le persone, l’attenzione alla pianta in quanto organismo vivente in simbiosi con l’Universo.

Conoscenza, esperienza, competenze…questo è il Terroir.

Questo è la Famiglia Pasetti.

Questo è CONTESA.

Dei 30ha “storici” dell’Azienda è inutile che Vi dica, sul “nuovo corso”, invece, qualche parola vale la pena spenderla.

Vale dunque la pena parlare di quei 28ha recentemente acquisiti in quel Loreto Aprutino che è forse il CRU più importante e famoso d’Abruzzo e del gravoso compito di cui si è fatto carico Pierpaolo.

La responsabilità di progettare un nuovo vigneto può essere peso schiacciante per chi si approcci alla vite provenendo da un percorso diverso anche se molto più vasto e abbia, per di più, una figura illuminata come quella di Rocco a indicare la strada da percorrere (per lo meno fino a un bivio che, prima o poi, dovrà imboccare).

E proprio quegli 8ha destinati ai nuovi impianti (gli altri sono al momento dedicati al seminativo) possono essere “IL” bivio.

Ottoettari sottratti con fatica, a colpi di ripper, a “lu cretone”.

3ha di Pecorino (vitigno sul quale CONTESA ha davvero molto da dire), 3ha di Montepulciano (impossibile dimenticarsene a Loreto Aprutino) e in mezzo…2ha di Sauvignon PIWI a fare da barriera a eventuali attacchi fitosanitari e, magari, a “insegnare” qualcosa di nuovo riguardo il futuro incerto di un’agricoltura già da tempo sotto attacco da parte dei cambiamenti climatici.

Ottoettari che inseguono temperature “coerenti” doppiando la quota sul livello del mare di Collecorvino fino a un crinale e che, con gli altri 18 (e il favore dei “diritti di impianto”) potrebbero ospitare parte dei vecchi impianti per dar modo al terreno di rifiatare dopo trent’anni di viticoltura “old school”.

Ottoettari per i quali si è scelto “lo sciagurato” come forma di allevamento, quel mix di Tendone e Guyot a un capo solo che alza e allarga l’impalco proteggendo i grappoli.

Esperimenti mirati per cercare di essere sempre un passo avanti al futuro.

Qualcosa si muove anche in cantina con la comparsa di anfore importanti per ospitare vini che “potrebbero essere”, ma quello è un discorso che affronteremo un’altra volta (così c’ho la scusa per tornare da Rocco,Pierpaolo, Franco

CONTESA vuol dire FAMIGLIA, non solo proprietari ma PROTAGONISTI di una Storia che inizia ancor prima della vigna e finisce sulla tavola

Che inizia con un’idea e finisce con un’emozione.

Vabbè, già che ci sono Vi racconto anche un vino, un vino che si…insomma…non mi piace.

È un VINO  DA APPASSIMENTO, si chiama “ATTESO” e racchiude in bottiglia il passato (quel clone di Montepulciano selezionato dal vigneto del nonno), guardando al futuro con grande attenzione al presente.

Dal profondo della sua impenetrabilità il calice racconta di una visciola che s’agghinda a ciliegia stramatura sposando la propria incipiente fermentazione con le note di un rum che l’avvolge e protegge dalla stretta croccante del cioccolato.

Prugna e mora aggiungono acidità e freschezza, cassis, sottobosco, tabacco, s’aggiungono a all’orientale mistero della cannella e dei chiodi di garofano mentre una brezza mentolata impedisce alla complessità olfattiva di sedersi.

In bocca l’avvolgenza glicerica è prepotente e mentre la potenza alcolica aiuta a districare l’importante massa dell’estratto la dolcezza complessiva, affatto celata, gestisce con garbata eleganza la sostanza tannica e l’asfaltato finale regalato dall’ultima goccia che sporca il bicchiere.

(A 90 non ci arriva perché…perché sono cattivo e gli do 89 Punti).

Eqquindi?!

Un gran bel vino!

Epperchénontipiace?!

Perché è un “vinone”, affascinante, pensato e realizzato tenendo conto della tradizione e del mercato con una buona dose di autocelebrazione (che ci sta tutta) con tutte le carte in regola per avere successo ma…vabbè, lo sapete, sono uno che spoglierebbe i vini da ogni orpello e qui, pur non essendocene, la sensazione di ostentazione si fa un po’ sentire.

Da bere ascoltando FAT BOTTOMED GIRLS dei QUEEN.

Lo trovate in enoteca a un prezzo ben più che onesto.

Roberto Alloi

VINODENTRO