11 Apr 2024
Vinodentro

IO VINO 2024

IL COSA E IL DOVE

IO VINO è l’ormai irrinunciabile appuntamento romano con i grandi vini di Marche e Campania.

Due regioni che non c’azzeccano niente tra loro ma che in questa occasione si ritrovano confinanti grazie alla passione di Manilo Frattari (che ancora si ostina a non voler doppiare l’appuntamento dandomi modo di assaggiare qualcosa in più).

Andato in onda lo scorso 17 Marzo, ha riempito sale e corridoi del TH CARPEGNA PALACE di Roma.

Location azzeccatissima (e ormai collaudata) per uno scontato successo di pubblico.

Un centinaio di Aziende presenti, ‘na cifra de vini da assaggià, masterclass (addirittura una dedicata agli EVO), tricchettracche e bombe a mano.

GLI ASSAGGI

Come avrete già capito, l’idea di assaggiare tutto non m’era passata neppure per l’anticamera del cervello.

Mi serviva un piano preciso e una rotta da seguire e allora…mi sono fatto suggerire qualche novità, ho lasciato il giusto spazio all’estro e, caso più unico che raro, soltanto salutato gli Amici Produttori già stressati in altre occasioni.

Davvero alto il livello qualitativo, tanto che anche un “cattivone” come me ha fatto fatica a trovare etichette “anonime”.

Ma una sorta di classifica (per quanto priva dell’orpello del punteggio) ho comunque creduto giusto stilarla (gli altri vini li potete trovare qui)..

Personale e discutibilissima ma che ho cercato premiasse in egual misura i due protagonisti.

Dategli una letta e magari, almeno stavolta, suggeritemi Voi qualcosa da mettere in agenda per l’Edizione 2025.

LA TOP SIX (3 + 3)

LE MARCHE

SOCCI

Siamo a Castelplaino, al centro dell’area Classica di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

3ha sulla collina del Monte Deserto (che tanto deserto non deve essere visto quello che riesce a produrre).

Marika al timone di questa Azienda familiare interamente dedicata a quel Verdicchio di cui propongono diverse interpretazioni vanno dalle bolle alla potenza senza dimenticarsi passando per l’estrazione.

VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “BIANCA” 2021: vinificato in totale assenza d’ossigeno grazie al sistema VINOXYGEN e privo di SO2 (come evidenzia il “cattivone bernoccoluto” in retroetichetta) arricchisce il proprio corredo olfattivo di una certa atmosfera “green” ma sottolinea le dolcezze fruttate della pesca e del melone in aggiunta alla carnosa florealità dell’acacia e, coup de theatre, vi affianca una profonda nota iodata.

Sorso energizzante, glicericamente abbracciante (15.5°, mica miciomicio!), di irruente sapidità eppure fedelmente legato a quella frutta nettarina che aveva riempito il naso.

Bellobello!

Da bere ascoltando, manco a dirlo, “BIANCA” degli AFTERHOURS.

VER.SER.

Acronimo di VERnaccia di SERrapetrona.

3ha e 3 vigneti a San Severino Marche dedicati al Pecorino e alla Vernaccia Nera.

Una storia familiare iniziata alla fine degli anni ’90.

Una storia fatta di curiosità, di studio e di lavoro.

Prima vendemmia nel 2020 un oggi di Tradizione e modernità e un futuro tutto da scrivere (con l’accento però).

SERRAPETRONA DOC “CLE MÈ” 2022: naso esplosivo!

Un mix di fiori di campo, boscaglia, more, visciole, impennate vegetali e friccicorii di gioventù firmati dal pepe verde con una chiusura sottilmente chinata e minerale.

Sorso inarrestabile, varietale e con i tannini giustigiusti che conducono alla progressione fruttata del finale.

Fighissima!

Si becca il mio premio “VERSAMENE ANCORA SAM”.

Da bere ascoltando “AS TIME GOES BY” di HERMAN HUPFELD ma interpretata da BOB DYLAN.

DANTE DURI

La cantina più piccola di Serrapetrona e un agricoltore figlio di agricoltori.

Un cognome che mal si confà al modo con cui descrive il proprio lavoro e all’amore viscerale per quelle uve che producono i suoi vini e sono protagoniste dei suoi begli scatti (quelli che mi sono permesso di rubargli).

MARCHE IGT ROSSO PASSITO “’PPICCATO” 2014: eccaallà!

Beh, che la Vernaccia Nera abbia un “animo passito” è risaputo ma qui…

Un naso saggio, da esplorare ruga per ruga, un’esplosione di ciliegia, polvere di cacao, amaretto, pepe e cannella.

Racconta di miele ma anche di profonde note amaricanti di olive nere e di un ché di forse carciofo.

In bocca governano le dolcezze del miele e della prugna secca ma noci e nocciole sono lì, sedute in prima fila e quei legni che percepiva l’olfatto sanno d’Oriente.

PPICCATO” (qui senza l’apostrofo) averne potuto bere solo un sorso!

Da bere ascoltando “STRANGE FRUIT” di BILLIE HOLIDAY.

LA CAMPANIA

SALVATORE MARTUSCIELLO

12ha nel cuore dei Campi Flegrei per una produzione legata a filo doppio con il Territorio e i vitigni autoctoni (compresi quelli semisconosciuti come Sauca, Suppezza, Surbegna, Castagnara).

GRAGNANO DELLA PENISOLA SORRENTINA DOC “OTTOUVE” 2023: per raccontarVi questo vino ho bisogno del Vostro aiuto.

Dovete immaginare la scena più famosa del film MISERIA E NOBILTÀ di Mario Mattioli, quella del “PALTÒ DI NAPOLEONE”.

Le due famiglie protagoniste sono alla fame più nera e Don Pasquale decide di dare in pegno il suo cappotto in cambio di alcuni generi alimentari.

Totò ha in braccio il cappotto di Don Pasquale, e durante la scena, se lo coccola come se si trattasse di un bimbo.

Don Pasquale: Vai dallo sciarcuttiere qui alla cantonata.
Toto: Da chi?
Don Pasquale: Dallo sciarcuttiere qui alla cantonata.
Totò: E chi è questo sciacquettiere?
Don Pasquale: Il pizzicagnolo, il salumiere!
Totò: Il casatuoglio!
Don Pasquale: Il bottegaio! Gli lasci questa roba in pegno e ti fai dare un chilo e mezzo di spaghetti, non pigliare la pasta grossa che non la digerisco.

Totò: Pasquale con questa fame tu digerisci pure le corde di contrabbasso

Don Pasquale: Ti fai dare una bella buatta di pomodoro perché a me gli spaghetti piacciono pieni di sugo. A proposito, il sugo come lo facciamo, con la salsiccia?? Con la salsiccia! Ti fai dare un chilogrammo di salsiccia. Non pigliare quella stantia, quella già fatta. C’ha la macchina tritacarne: piglia la pelle taratatà taratatà taratatà. E poi rimaniamo asciutti asciutti, solo spaghetti e salsicce? Vogliamo fare una bella padellata di uova? Uova in padella? Te le mangi, le uova?

Totò: Si, se me le dai me le mangio!

Don Pasquale: Allora 10 uova; assicurati che siano fresche, le agiti, se sono fresche le prendi, se no, desisti; come le vogliamo fare, con la mozzarella? Si, con la mozzarella, le uova vanno fatte con la mozzarella! Ti fai dare mezzo chilogrammo di mozzarelle di Aversa, assicurati che siano buone, pigli queste dita, premi la mozzarella, se cola il latte le prendi, se no desisti.
Poi, che altro?
Un po’ di frutta fresca. Ecco, ti fai dare pure cinque lire in contanti e vai dirimpetto dal vinaio a nome mio, di Don Pasquale il fotografo, e ti fai dare due litri di Gragnano frizzante, assicurati che sia Gragnano. Tu lo saggi; se è frizzante, lo pigli, se no…

Totò: …Desisto!

Don Pasquale: Che altro? Tornando a casa, a fianco al portone c’è il tabacchino, prendi due sigari, uno per me e uno per te e il resto me lo porti.

Totò: Pasquale dimmi una cosa: ma qui dentro c’è il paltò di Napoleone?

Tenete conto che io non sono un fan di Totò ma quale scena potrebbe meglio descrivere il rapporto tra Napolie un vino di cui pure il grande Mario Soldati subiva il fascino?

Se il Barolo può essere l’Aglianico del nord, perché il Lambrusco non può essere il Gragnano dell’Emilia Romagna?

L’anima enoica di Napoli.

Provola, salame, pizza…il capitone!

Il Gragnano non fa prigionieri…è amico di tutti.

E questo non fa eccezione!

Come non cadere in deliquio sotto i colpi della sua essenza vinosa, delle more, dei lamponi, delle fragoline di bosco…

E poi la succosità dell’arancia rossa, le freschezze del prato verde, quel tocco di liquirizia in chiusura…

Sorso di devastante piacevolezza che rende inarrestabile la voglia di sostituire il calice con la cannuccia, ciliegioso, fragoloso eppure sapido, con quei tannini mariuoli.

Gli ammollo il mio premio “LEVATEMELO” e corro a farmene una flebo!

Da bere ascoltando “8 MILE” di EMINEM.

ANTICA MASSERIA A CANC’LLERA

Quattro ettari e mezzo di Sannio.

Una storia di famiglia con uno ieri da conferitori e un oggi, targato 2007, che ha sacrificato, a colpi di zappa, la quantità sull’altare della Qualità per una produzione centrata sui vitigni autoctoni (Barbera del Sannio, Coda di Volpe e Agostinella) tutta da assaggiare.

SANNIO DOP BARBERA “GROTTA DI FUTA” 2020: quella frutta rossa, fresca e succosa, vorrebbe recitare il ruolo di protagonista ma quelle foglie di menta ed eucalipto masticate la riconducono a più miti consigli lasciando che anche le spezie sussurrino qualcosa.

Il sorso è di profumata sostanza, leggiadro, morbido quanto serve ad apparire di affascinante rusticità.

Chiude ricordandoVi che menta ed eucalipto masticati sono amaricanti e che la prossima volta dovete aver pronta una seconda bottiglia.

Da bere ascoltando “B-SIDE” dei KHRUANGBIN & LEON BRIDGES.

MUSTILLI

15ha a Sant’Agata dei Goti.

Cinquant’anni di storia ed un oggi a trazione femminile.

Tutela dell’ambiente e valorizzazione dei vitigni autoctoni per produzioni davvero identitarie.

PIEDIROSSO DEL SANNIO SANT’AGATA DEI GOTI DOC “ARTUS” 2019: nette le sensazioni di prugna e piccoli frutti rossi e ancor di più quelle balsamiche di rabarbaro, liquirizia ed eucalipto, un accenno floreale e una nota selvatica (che subito mi fa tradurre Piedirosso in Per’e Palummo) che rende dannatamente intrigante il pentagramma olfattivo.

Morbidezza e fitta trama tannica rendono ammaliante un sorso in cui risuonano a lungo le eco dei descrittori olfattivi e l’assolo finale delle balsamicità.

Da non perdere!

Da bere ascoltando “CORTO CIRCUITO” dei 99 POSSE.

I “QUASIQUASI”

LE MARCHE

TERRALIBERA

Quella di Gian Mario Bongini è una delle tante storie di “ritorno” alla campagna, di sogni realizzati.

Dalla finanza alla vigna in cerca di spazi per respirare.

7ha e 2 versanti a Serra de’ Conti dedicati alla libertà e al Verdicchio.

VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO SUPERIORE “DA SOLO” 2022: l’indirizzo è quello della Particella 140, Foglio 17 di Serra de’ Conti.

Una singola vigna di 1.38ha esposta a NW sull’altro versante della collina.

Più fresco dell’annata 2021 (in cui avevo riscontrato la timidezza di mostrare il proprio animo vegetale nascondendolo tra i frutti) vuol dire anche più “giusto”.

Credo possano bastare queste sole parole per descrivere un vino che è libera espressione delle vigne da cui proviene e che, interpretato diversamente, perderebbe interesse.

Davvero un bel lavoro.

COSSIGNANI L. E. TEMPO

Da 5 anni, Letizia ed Edoardo Cossignani si dedicano alle cinquantennali vigne del nonno e alla produzione esclusiva di spumanti Metodo Classico con l’occhio attento alla valorizzazione dei vitigni autoctoni e nessun timore reverenziale nei confronti dei cugini d’oltralpe.

SPUMANTE METODO CLASSICO “BLANC DE BLANCS: cuvée 2017-2020, 60% legno e 40% cemento, una parte di malolattica e 24 mesi sui lieviti per questo Pecorino “Cocci Grifoni Original” che di vegetalità ne ha da vendere e che le note di burrosa pasticceria e agrumi canditi provano a tenere a bada.

Sorso diretto, tagliente, affilato, fresco e profondamente sapido, che alla grande corrispondenza con l’olfatto aggiunge ben più che una nota di tè.

Lungo e coinvolgente.

LA CAMPANIA

ANTICA MASSERIA A CANC’LLERA

BENEVENTANO IGP AGLIANICO “NOTTE DI SAN LORENZO” 2021: punterebbe sull’equilibrio ma lascia che spicchino le freschezze del frutto nero su un’idea di cassis e macchia mediterranea e un’atmosfera sottilmente balsamica.

In bocca riempie, invita e, se non fosse per quei tannini di razza ma ancora ineducati, quell’equilibrio cercato lo avrebbe anche raggiunto ma, per ora, si accontenta di lasciarVi con un finale lunghissimo in cui si bea di sottolineare balsamicità e animo minerale.

Seducente ma con distinguo.

ERIBIANO” PASSITO 2019: Agostinella, un’uva che si è cercato di accostare al Piemonte, così come accaduto per quella Barbera del Sannio che oggi è Camaiola.

Al naso apprezzate cotognata, miele ed agrumi canditi ma non potete non meravigliarVi di una nota “arrostita” di castagna e quasi carciofo

Al sorso nulla risulta essere fuori posto.

Freschezza, sapidità, le dolcezze pasticcere d’albicocca a prender per mano arancia candita e mandorle…

Davvero un bel passito.

MONSERRATO 1973

Azienda a conduzione familiare.

13ha vitati, conduzione biologica e focalizzata su Aglianico e Falanghina.

BARBERA DEL SANNIO DOP 2021: 9 mesi di anfora fanno tanto e, seppur imperanti i varietali di frutti di bosco, prugna e rosa canina, aggiungono a questi un tocco d’Oriente che profuma di spezie pepose e una balsamicità, a firma tutta “sailamenta”, da aprire i polmoni.

Sorso decisamente sapido e freschezza adeguata regalano un sorso mai borioso, leggero, succoso e dinamico che rimanda continuamente al frutto e spinge al bis (ma pure al ter).

Si merita un “PIÙ” per quell’etichetta che celebra il vitigno a voce alta.

MUSTILLI

SANNIO AGLIANICO SANT’AGATA DEI GOTI DOC “CESCO DI NECE” 2017: dolce di mirtillo e aspro di marasca, non dimentica prugne e viole e regala una ventata d’arancia prima concentrarsi sulle piccantezze speziate.

Sorso freschissimo (nonostante l’annata avesse fatto supporre il contrario) che lascia si esprimano, nel grande equilibrio complessivo, assoli di mentolata balsamicità, squilli di spezie e cori fruttati.

Coinvolgente.

E ORA?

Ora è il momento dei ringraziamenti, a Manilo Frattari per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato.

È anche il momento di scusarmi con tutte quelle Aziende cui ho detto: “ci vediamo dopo” e che (spero di no) mi stanno ancora aspettando.

E poi è il momento di mettere in agenda l’Edizione 2025 di un Evento davvero TOPPP come IO VINO e mettersi al lavoro per approfondire tutto quanto di nuovo mi è stato insegnato in una giornata così intensa

Roberto Alloi

VINODENTRO