11 Lug 2024
Vinodentro

I GRANDI BIANCHI D’ABRUZZO (la masterclass)

IL COSA E IL DOVE

Lo scorso Sabato 8 Giugno è andato in onda ITALIA WINE EXPERIENCE “ABRUZZO EDITION”, giornata organizzata da Saula Giusto e Veronica Laurenza e patrocinato dal CONSORZIO VINI D’ABRUZZO con l’intento di promuovere con eleganza la Qualità della produzione vitivinicola e gastronomica della Regione.

Sede dell’Evento è stata l’Azienda PODERE SANTA LUCIA di Tossicia (TE), scelta appositamente per dimostrare quale sia la capacità ricettiva di un Territorio troppo spesso dimenticato.

L’Evento è stato anticipato il Venerdì sera da un incontro tra Produttori, professionisti della comunicazione e stampa nell’elegante location di CORTE DEI TINI a Villa Vomano (TE).

Evento riuscito e totalmente “plastic-free” grazie agli allestimenti in cartone riciclato dell’Azienda IRONDA che ha viso numerosi winelovers affollare i banchi d’assaggio.

LE MASTERCLASS

3 le masterclass organizzate a latere dell’Evento, la prima dedicata alla DOCG MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE, la seconda ai GRANDI BIANCHI D’ABRUZZO e la terza agli abbinamenti cibo-vino a “km zero”.

Giuseppe Ialonardi, delegato FISAR di Teramo, ha condotto le prime due (quelle cui ho partecipato) illustrando storia e storie della prima DOCG abruzzese e presentando un’ampia selezione di vini bianchi della regione con un bel focus sul Montonico e senza dimenticare la novità dei PIWI.

 

 

I GRANDI BIANCHI D’ABRUZZO

8 (+1) i vini in degustazione con un occhio di riguardo per quel Montonico che grazie all’impegno di alcuni illuminati Produttori ha saputo ritagliarsi un proprio spazio all’interno del variegato panorama dei bianchi abruzzesi e senza dimenticare tanti vitigni minori che per molto tempo hanno recitato semplicemente il ruolo di ballerini di fila nello spettacolo del Trebbiano d’Abruzzo.

8 vini (+1) cui mi sono permesso di assegnare un punteggio che Vi invito a discutere.

Se doveste pensare che sono stato troppo “cattivo” beh, sappiate che me lo hanno già detto.

Io preferisco dire di essere stato “severo ma giusto”, perché l’Abruzzo del vino non è solo il Montepulciano (e il Cerasuolo) ma anche un mondo di vini bianchi che aspettano solo di essere valorizzati per quello che sono e di occupare il posto che meritano sul podio della Qualità.

1. ABRUZZO DOC SPUMANTE METODO CLASSICO MONTONICO PAS DOSÉ “PILATUM”, CICCONE: 52 mesi sui lieviti (per la precisione: vendemmia 2018, imbottigliamento 2019, sboccatura 2023 per questo Metodo Classico.

L’olfatto propone toni green di prato sfalciato e mela Granny Smith ben prima di quelli quasi nascosti di pesca e frutto croccante cui conduce la sottile scia di lieviti fornai che screzia lo sfondo minerale.

Il sorso è dritto e freschezza e sapidità sono i due tagli della lama di una spada affilata che spartisce, con un colpo forse troppo netto, le dolcezze del frutto dalle amaritudini di un osso di pesca che una sottile tannicità tende ad evidenziare.

(85 Punti ma…da riassaggiare, nel bene e nel male).

2. ABRUZZO DOC MONTONICO SUPERIORE “SANTAPUPA” 2023, VINI LA QUERCIA: m’aspettavo un olfatto vegetale e agrumato e invece ho trovato i tropici (ananas) e la pesca bianca con la mela Fuji a proporre una iniezione di dolcezza croccante.

Sorso decisamente sapido che vira bruscamente su dolcezze femminili e troppo affettate lasciandoci un po’ così…

(83 Punti).

3. ABRUZZO DOC MONTONICO SUPERIORE “EMOZIONE N° 3” 2020, VALENTE: si propone subito pimpante, con piccantezze cementizie che veicolano con piacevole dinamismo pendii sfalciati di fresco, erbe e fiori di campo, una pesca bianca fresca e lungi dall’essere matura e una nota di brace spenta che sa tanto di riposo dopo una giornata di lavoro nei campi.

Il sorso, decisamente fresco e scorrevolissimo, vive del ritmato contrasto tra saporita sostanza e inattese dolcezze chiudendo lungo e quasi piccante

Un’interpretazione che dimostra capacità e conoscenza al servizio della Qualità e della piacevolezza edonistica.

(86/87 Punti).

Da bere ascoltando (e non potrebbe essere altrimenti) “EMOZIONI” di LUCIO BATTISTI.

4. TERRE DI CHIETI IGP COCOCCIOLA BIO “IAVA” 2023, FAMIGLIA DI CARLO (VIGNAMADRE): vispo, si apre al naso su note di melone ma vira presto su più ammiccanti toni esotici di papaia lasciando che, sullo sfondo, le vegetalità si sbraccino per farsi notare.

Molto fresco e decisamente sapido, propone un sorso ben più largo di quanto il naso lasciasse intendere calcando la mano sulle dolcezze di frutta gialla matura e chiudendo un po’ spigoloso.

(84 Punti).

Un’Azienda “unica” quella della Famiglia Di Carlo.

Giannicola crede da sempre nel Biologico e nell’Energia.

Tra i redattori del Regolamento Bio e tra i primi a puntare sulla “confusione sessuale” per proteggere il vigneto dagli insetti “molesti”, ha costruito la prima cantina europea seguendo i dettami della bioarchitettura e crede nella “comunicazione tra le piante attraverso gli apparati radicali.

Ha praticato per molti anni meditazione trascendentale e creato il primo Vigneto Dinamico Energetico assegnando a ciascun filare uno dei 7 colori dei chakra…

Non Vi dico altro.

Pensateci Voi ad approfondire queste storie e a cercare nel bicchiere l’unicità del suo pensiero.

Ne riparleremo.

5. TERRE DI CHIETI IGT PASSERINA 2023, FATTORIA ITALIANA MARTELLI: l’olfatto propone le dolci grassezze di una mela renetta, granulosa e matura, e poi il calore dell’erba secca e della pietra arroventata dal sole.

Sorso fresco, semplice e scorrevole, che ripropone il giallo frutto e vi aggiunge quello della ginestra chiudendo leggermente amaricante.

(82/83 Punti).

6. TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “BARDASCE” 2022, TENUTA DE MELIS: bianco, nel suo abito olfattivo fatto di mela golden, pesca bianca, pera e leziose margherite.

Impatto gustativo segnato da una profonda mineralità gessosa che presto evolve in ricordi di frutta lasciando spazio a soffi di erbe aromatiche e lontani sguardi marini.

(83/84 Punti).

7. TERRE DI CHIETI IGP PECORINO “NUNTIUS” 2021, MASTRANGELO TENIMENTI DEL GRIFONE: ci vuole pazienza e capacità di “fare la tara” per scostare una sottile ma sgarbata nota ossidativa e concentrarsi sull’analisi olfattiva di un vino più complesso di quanto ricordassi.

Ecco dunque sottigliezze selvatiche alternarsi a dolcezze di frutta bianca, amaritudini di gheriglio di noce a un ché di tropicale e quella chiusura salmastra…quasi di mollusco.

Sorso ampio, fresco e scorrevole, decisamente sapido e appena speziato.

Si becca il mio premio “PECCATO” e la promessa di un riassaggio appena possibile.

(84 Punti).

8. TREBBIANO D’ABRUZZO DOC BIODINAMICO “PEPE BIANCO” 2013, STEFANIA PEPE: un Trebbiano che Chardonneggia con troppa disinvoltura e si muove con non troppa circospezione sul filo del difetto.

Propone grassezze di cera d’api e frutta gialla matura, la scorza d’arancia messa sulla piastra dell’economica e un quid di freschezze di erbe aromatiche.

Sorso deciso, fruttato e quasi succoso, giocato tra ricordi di pesca gialla e mandarino cinese, che rimarca con davvero troppa foga le note ossidative percepite all’olfatto.

Certo può piacere ma…

(80/81 Punti).

9. VINO BIANCO PIWI “PETRINO” 2023, PAOLUCCI: quello dei PIWI è per me ancora sentiero in massima parte sconosciuto e certo, questo Soreli, non mi aiuta a dirimere le nebbie.

Il naso mixa dolcezze di frutta estiva matura con una intensa nota di sambuco.

C’è poi un’idea di stoppia e un ché di come lavanda che mi spiazza.

Il sorso denota una muscolatura che va oltre quello che i 12.5° alcolici farebbero supporre, fresco, punta decisamente su dolcezze mielose ma non dimentica graffi amaricanti di erbe aromatiche e mandorla.

Vorrebbe essere territoriale ma, forse per quell’identità che ancora non ha, risulta modaiolo e piacione.

Da riassaggiare insieme ad altre etichette per capire meglio lui e il mondo dei PIWI.

(82 Punti).

IN CONCLUSIONE

In conclusione beh, “I GRANDI BIANCHI D’ABRUZZO” non era forse il titolo più adatto a descrivere questa masterclass.

Va comunque dato merito a chi l’ha organizzata di essere riuscito quantomeno a presentare una visione assolutamente panoramica della produzione bianchista di una Regione che dovrebbe credere di più nelle proprie produzioni tradizionali senza inseguire mode o scimmiottare altri areali.

 

 

Roberto Alloi

VINODENTRO