02 Mag 2024
Vinodentro

VINALIA PRIORA 2024, il Frascati e i suoi versanti

IL COSA E IL DOVE

In un’atmosfera che ricordava certamente più un’ottobrata frascatana che i tepori primaverili, si è svolta la presentazione alla stampa della terza Edizione di VINALIA PRIORA, manifestazione ispirata alle vecchie festività romane celebrate in Aprile in onore dell’uva raccolta l’anno precedente.

Un Evento organizzato dal Comune tuscolano in collaborazione con IPERICO Servizi per la Cultura e ODEA su impulso del Consorzio Tutela Denominazioni Vino Frascati.

Nella splendida cornice di TENUTA DI PIETRA PORZIA è toccato a Jacopo Manni (ricercatore presso l’Università di Tor Vergata e profondo conoscitore delle realtà vitivinicole dei Castelli Romani) introdurre i lavori, condurre una masterclass interessantissima nella quale al Vino veniva assegnato il titolo di oggetto geografico alimentare per autonomasia e dare ufficialmente inizio a una tre giorni che ha celebrato l’imbottigliamento della nuova annata di quel FRASCATI che è la più vecchia tra le DOC italiane.

3 + 1 i vini in degustazione (ne troverete 5 perché alla voglia di assaggiarne un altro non sono riuscito a resistere) a rappresentare i differenti versanti dell’enorme complesso del Vulcano Laziale.

Da 600000 a (forse) 25000 anni fa, quasi 300km^3 di materiali eruttati nel corso di tre fasi di attività hanno dato origine a un complesso vulcanico alto in origine oltre 2000m e del diametro di quasi 70Km.

Un intero universo di suoli con pedologie infinite (altro che le Langhe)!

Versanti differenti, quote differenti, temperature, irradiazione solare, ventilazione differenti.

Dai 100m slm ai circa 600 (potenzialmente, perché no, anche oltre 800), una differenza di oltre 2 gradi di gradiente termico anche considerando soltanto Frascati e il Monte Tuscolo, oltre 1h di irraggiamento solare in più sul versante E rispetto a quello occidentale di Grottaferrata, un “ponentino” che riesce a portare il mare fin nel bicchiere…

Questi in estrema sintesi i numeri di un Territorio assolutamente unico, culla della Civiltà Occidentale, in cui si produce vino da oltre duemila anni.

E il vino di Frascati racconta la storia dell’uomo e dell’agricoltura.

Qui Marco Porcio Catone ha scritto il De Agri Cultura (cUltura che, forse non a caso, un tempo si scriveva con la “U” e non con la “O”).

Qui, negli anni del boom economico, l’abbandono delle campagne inseguendo il mito della grande città ha relegato la produzione vinicola a hobby incidendo in maniera inevitabilmente negativa sul livello qualitativo.

Qui, ora, si sta tentando di invertire la rotta, di contestualizzare il vino in un oggi che, pur non potendo essere dimentico dei trascorsi storici, deve guardare a un domani fatto di consumi differenti.

Qui si sta prendendo finalmente coscienza (o almeno sono tanti coloro che lo stanno facendo) che il FRASCATI può accostare al suo tradizionale pragmatismo nasi che meritano qualche annusata in più, che possono emozionare anziché solo raccontare.

Qui si deve provare agli scettici che se ci troviamo di fronte ad uno dei pochissimi vini bianchi in grado di potersi fregiare, in alcuni casi, dell’appellativo “RISERVA” beh…un motivo ci sarà!

GLI ASSAGGI

I vini di questa sera sono frutto dell’annata 2023 (a parte quello di Gabriele e Luigi che c’ha un anno di più), un’annata funesta (soprattutto per il Centro-Sud), che ha messo alla prova nervi e risorse economiche dei Produttori.

Un’annata che, raccontata da Lorenzo Costantini, si può riassumere in un “menocinquantapercento” che spaventa ancor più pensando all’incertezza di un futuro sempre più segnato da un clima che abbiamo già cambiato e che non si vergogna di presentarci il conto.

Annata difficile dunque, ma uve di qualità assoluta per produzioni tutte da assaggiare.

Dunque, tre vini per tre versanti.

1. VILLA SIMONE: dalle Marche al Lazio inseguendo la Qualità.

Lorenzo Costantini non ha certo bisogno di presentazioni o di un altro che ne tessa le lodi in quanto enologo ma non fa certo male ricordare qui quanto la sua passione per il Territorio dei Castelli Romani e per quella Malvasia Puntinata che ne è vitigno principe giovi a tutto il movimento del vino.

FRASCATI SUPERIORE DOCG “VILLA DEI PRETI” 2023: il versante E del Vulcano è quello delle freschezze boschive, delle vegetalità balsamiche.

Qui però la frutta, ancorché croccante (anzi: quasi acerba) alza subito la voce.

E se l’agrume non può essere taciuto, sono l’albicocca e la buccia della mela che contrastano la nespola quelle che comandano i giochi.

E poi, mentre visualizzate il giallo delle ginestre, e le brezze che scendono dal Monte Tuscolo trasportano ombre e frescure, ecco arrivare i pendii lavici a saturare l’atmosfera.

Il sorso è sgambettante, dinamico, morbido quanto deve ma profondamente inciso dalla piccante, minerale sapidità.

2. CASALE VALLECHIESA: al centro dell’areale produttivo del Frascati, l’Azienda della Famiglia Gasperini ha da tempo lasciato il “carretto a vino” imboccando la strada della Qualità e dell’innovazione senza però mai abbandonare la Tradizione.

FRASCATI SUPERIORE DOCG “HEREDIO” 2023: qui, al centro, è il frutto ad essere protagonista.

E questo FRASCATI non smentisce le aspettative, carico com’è di dolcezze esotiche, di pesca matura, di florealità d’acacia che lasciano poche speranze di poter emergere alle erbe di campo.

Ci vuole il sorso per pareggiare (quasi) i conti con la sua sbarazzina freschezza e il segreto svelato di una mineralità vulcanica presente ma garbata.

Forse un po’ più “uozzamerica” rispetto alle annate passate (o quantomeno rispetto a quanto ricordassi).

3. GABRIELE MAGNO: Azienda nata nel 2015 (indimenticabile per me l’assaggio di quella annata, di quel Frascati che, magicamente, gettava un ponte tra la Tradizione e il futuro remoto).

Vecchi vigneti nel pieno della Valle Marciana e qualcosa in affitto per produzioni da additare a esempio.

FRASCATI SUPERIORE DOCG “GABRIELE MAGNO” 2022: Grottaferrata, Valle Marciana, tufi degni di un esame di rilevamento geologico e un mare che è ben più che panorama lontano.

Quella pesca e quella mela Golden che quasi schiacciano la mediterranea balsamicità di timo e maggiorana provano quanto l’annata differente e 365 giorni di vetro in più facciano la differenza ma il ponentino che sembra trasportare anche la risacca non si fa mettere i piedi in testa.

Il sorso è d’altri tempi ma di disarmante modernità.

Fresco e di marina sapidità avvolge il palato con glicerico abbraccio e calore alcolico d’altri tempi gettando un ponte tra la tradizione e il futuro.

Da bere ascoltando “COME SCOGLIO” da “COSÌ FAN TUTTE” di W. A. MOZART (interpretata dal soprano MARIANGELA SICILIA, Orchestra Sinfonica della RAI diretta dal Maestro SPERANZA SCAPUCCI.

GLI EXTRA

TENUTA DI PIETRA PORZIA: il Lago Regillo, la battaglia tra Romani e Latini, i Dioscuri, Marco Porcio Catone

E poi la distruzione di Tuscolo e la nascita di Frascati, i passaggi di mano del feudo fino all’attuale proprietà della Famiglia Giulini.

Questa in sintesi la storia di un’Azienda nella quale, come in rarissimi altri casi, la Storia (quella con la “S” Maiuscola) si mescola al vino.

Un corpo unico di 60ha che non ha uguali, produzioni identitarie e, recentemente, ben più che un occhio di riguardo per autoctoni di nicchia.

FRASCATI SUPERIORE DOCG “DANAE” 2023: ha nell’animo un legame stretto con il n° 2 ma…quel 30% di Greco

Un’iniezione di classicità in un vino altrimenti di romano pragmatismo.

C’è il frutto, pieno e rotondo.

Pesca, pera, mela a piena maturità con un quid di limone (maturo anche lui) a evitare ridondanti dolcezze.

Poi un richiamo al sottosuolo, minerale e sorgivo e una brezza vegetale di felci e sottobosco.

Sorso pieno, di carezzevole morbidezza, fresco quanto serve e sapido di più con un finale nel quale le dolcezze schiacciano i richiami minerali.

L’avrei preferito con più polso ma…

BORGO DEL CEDRO: costola (o frutto di gemmazione” della Famiglia Costantini, BORGO DEL CEDRO rappresenta uno dei volti nuovi della rinascita frascatana.

VINALIA PRIORA mi hanno dato l’opportunità di ficcare il naso in un’Azienda che conosco solo di nome grazie all’interposta persona di Alessandro Filomusi Guelfi.

Troverò il modo di saperne di più per me e per Voi.

FRASCATI SUPERIORE DOCG “FILIAE” 2023: un assaggio “rubato” (ma che spero davvero di poter ripetere con più calma) che rivela un olfatto elegante ancorché un po’ troppo esotico per i miei gusti, con quell’ananas in evidenza cui segue un lungo corteo di albicocche, melone, fiori d’acacia e un agrume che, esotico anch’esso, è lime più che limone.

Non manca certo la mineralità, più silicea forse che non lavica, di pietre umide asciugate dal sole.

Sorso vispo ma compitamente morbido esprime vivace freschezza coerente sapidità e corretta rispondenza olfattiva.

Chiude discretamente lungo sottolineando la mineralità e il varietale della Malvasia.

Magari non emozionante ma da tenere assolutamente d’occhio per il futuro.

ED ORA?

Ora, mentre ringrazio gli Organizzatori tutti di VINALIA PRIORA, mi corre l’obbligo di sottolineare come, dal “passaggio a vuoto” dello scorso anno sia risorta un’araba fenice.

Un Evento in grado di accomunare Storia, bellezza, archeologia e Territorio sotto l’ombrello di quel Frascati che, pur stentando ancora, pur non avendo ancora (in molti casi) scelto se inseguire l’identità territoriale o i mercati, dimostra di voler rialzare la testa e riappropriarsi di una dignità per lungo tempo perduta.

E ne approfitto anche per darVi appuntamento alla prossima settimana, quando Vi racconterò una storia che coinvolge Territorio, paesaggio, Tradizione, uomini, vino, lavoro e

Roberto Alloi

VINODENTRO