Vini da Terre Estreme 2024
IL COSA E IL DOVE
Nei giorni 25 e 26 Febbraio u.s. le sale dell’Hotel Palatino di Roma hanno ospitato la 13° Edizione di VINI DA TERRE ESTREME, Evento firmato PILOTA GREEN e Andrea Petrini che si propone di far conoscere al grande pubblico (ma anche a tanti operatori dl settore) il lavoro di quel ristretto numero di Produttori che si ostinano a coltivare la Vitis Vinifera là dove la natura fa di tutto per contrastare il loro lavoro.
Dall’ostinato impegno di questi vignaioli nascono bottiglie che raccontano lembi sperduti di Territorio strappati con ferma determinazione boschi e scarrupi per il nostro edonistico piacere, produzioni limitate per emozioni senza fine.
30 Aziende, banchi d’assaggio e masterclass (dedicate pensate un po’ anche all’EVO!) per una due giorni di grande fascino e grande successo.
GLI ASSAGGI
C’era tanto da assaggiare ma io ro ben disposto ed ero pure riuscito ad incastrare l’impegno inderogaBBile delle gare del figlio ma…
C’è sempre un “ma” e, in questo caso, s’è materializzato sotto forma del numero di etichette che ciascun Produttore ha portato: ‘na cifra!!!!!
E quindi addio buoni propositi e spazio all’estro.
Ormai saprete che preferisco assaggiare l’intera produzione di un’Azienda piuttosto che spizzicare qua e là tra quelle presenti ed in questo caso m’è toccato sacrificare alcuni nomi che avevo messo in agenda sull’altare di quella dead-line temporale che mi consentiva di attraversare Roma per raggiungere in tempo la piscina che ospitava l’agone natatorio.
Comunque mica sono stato con le mani in mano!
Date quindi una letta alla mia personalissima “TOP ELEVEN” se non altro per dirmi BBravo e, se non doveste trovare quello che pensavate beh…sarà per la prossima volta o per quando, magari, mi doveste consigliare Voi qualcosa che mi sono perso e che a Vostro giudizio, andava davvero provato (comunque, degli altri vini assaggiati potrete leggere qui).
LA LIGURIA
TENUTA MAFFONE
6ha di piccoli appezzamenti rubati al bosco in Valle Arroscia (IM), a metà strada tra il mare della Riviera di Ponente e le nevi delle Alpi Liguri.
Vecchi vigneti di anche 120 anni (tutti iscritti all’Albo dei Vigneti Storici e dei Vigneti Eroici), spesso a piede franco perché talmente isolati che neppure la fillossera era riuscita a trovarli.
Focus sull’Ormeasco ma senza dimenticare il Pigato.
SPUMANTE METODO CLASSICO ROSÉ “DUEZEROSETTE” 2016: “IL” Metodo Classico da Ormeasco (per il fatto di essere stati i primi a farlo ed essere ancora gli unici).
72 mesi sui lieviti per un naso maledettamente in linea con il “cugino” fermo”.
Intense note di una frutta non dimentica della pasticceria precedono soffi di spezie natalizie in una atmosfera cupa di vegetalità boschive ed amaricante di china e timo.
Sorso cremosissimo e di verticale spinta fresco-sapida per una beva elegante e compulsiva.
Certo che per essere uno spumante di “recupero” (in pieno “stile genovese”) beh…
Si prende il mio premio “GEIMSBOND”
Da bere ascoltando, neanche a dirlo “CREUZA DE MÄ” di FABRIZIO DE ANDRÈ.
IL VENETO
SANDRO DE BRUNO
Dal cuore della Lessinia, 40ha di vulcano dedicati tutti a Durella e Garganega.
Vigneti posti a 600/700m slm, grandi escursioni termiche e conduzione attenta e rispettosa.
LESSINI DURELLO DOC METODO CLASSICO “36 MESI DOSAGGIO ZERO” RISERVA: piacevolissimamente amaricante di nespola eppure dolce di susina, floreale quel tanto che deve ma profondamente minerale e con il giusto di crosta di pane.
Sorso intrigante e ritmato dai continui richiami olfattivi cui va ad aggiungersi un tocco d’agrume.
Lo so, Vi sembrerà essere troppo importante per utilizzarlo tra chiacchiere e amici ma…io ce lo vedo proprio bene.
IL FRIULI VENEZIA GIULIA
GASPARE BUSCEMI
Mica è facile riassumere in due righe il personaggio Gaspare Buscemi e il suo lavoro.
Pensando quindi di dedicargli lo spazio che merita in un approfondimento futuro, Vi dico qui soltanto che siamo a Cormons (GO), che l’uomo si definisce “enologo, vinificatore, artigiano” e che il principio fondante della sua filosofia mi pare possa dirsi essere il “non fare”.
Le sue produzioni non sono “facili” e vanno approcciate con mente libera da preconcetti e cuore aperto alle emozioni.
Provate i suoi vini e poi…parliamone.
VINO FRIZZANTE “PERLE D’UVA” 2002 (MOSTO 2004, SBOCCATURA 2023): sotto quel tappo a corona, sotto il sughero c’è…un naso assoluto!
Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon e Malvasia.
La sottile carbonica della rifermentazione veicola idrocarburi, albicocche disidratate, erbe aromatiche amare, mineralità profonda e poi un infinito corteo di descrittori in continua evoluzione (eh…ad avere più tempo!).
Sorso cremoso, quasi grasso, di eleganza interiore e mai affettata, perfettamente rispondente all’olfatto, sottilmente tannico e di lunghezza ancora da scoprire.
Un’esperienza.
Da bere ascoltando “JUST BREATHE” dei PEARL JAM.
VENEZIA GIULIA IGT “BRAIDE BIANCO” 2021: beh, ‘ste vigne stanno a Colloredo di Monte Albano, proprio dietro casa mia ed ho già messo in agenda di andarmele a spizzare appena possibile.
Assemblaggio di “quel che c’è”, regala un naso fresco, vegetale e balsamico.
Ci trovate il finocchietto selvatico e la mentuccia, una manciata di malva ed un non so che di esotico (che non c’avrei messo ma c’è).
Sorso sottile, scorre via in un attimo e vuole subito un refill per far finta di dover apprezzare meglio quei descrittori che vogliamo per forza trovare nel vino senza pensare al solo piacere di berlo.
Traditore.
Da bere ascoltando “LIFE’S TOO GOOD” degli SUGARCUBES.
VENEZIA GIULIA IGT “BRAIDE ROSSO” 2021: “Anin ta braide co ai di menà dongje la meniche”!
La voce di mio nonno…mi sembra quasi di sentirla…
“Braide” termine friulano per indicare il campo che qui individua un vino di dissacrante immediatezza, terraterra, semplice, artigianale, contadino.
Al naso marasche e prugne, terra umida, muschio, fiori…
Sorso di una immediatezza che fa quasi lacrimare, tannico quanto ci si aspetta e di persistenza ben più che adeguata a versarVi il secondo bicchiere.
Easy, che volete di più?!
Da bere ascoltando “PIANO MAN” di BILLY JOEL.
GLI “OSSIDATI”
VENEZIA GIULIA IGT “SCELTA AMBRATA” 1988: un Pinot Bianco (ossidato non macerato) che non si può descrivere tecnicamente.
Un vino che i “soloni” del bicchiere verserebbero nel lavandino (e in parte, confesso, anche io sarei stato lì lì per compiere il fattaccio).
Ma Gaspare ha la capacità di traghettarci fuori dallo Stige del difetto lasciando entrare le emozioni.
Il naso?
Dai!
Il naso è “finito” (o “sfinito”) ma non rinuncia ad alzare ancora la testa, ostinato nel raccontare chinotto e salvia, zafferano e susine, un gheriglio di noce, un soffio di terra…
In bocca sembra rianimarsi, rialzare la testa in un sussulto di freschezza.
Un sorso di dolcezze mai scontate in un’atmosfera di incensata sacralità.
Un vino che ha una storia da raccontare ad orecchie che la vogliono ascoltare (e le mie non sono ancora sicuro che possano intendere).
Da bere ascoltando “THE END” dei DOORS.
VENEZIA GIULIA IGT VERDUZZO SECCO 1988: come dal bruco la farfalla, da uno “sbaglio” un vino che il tempo e l’ossigeno hanno reso praticamente privo di alcol, con un olfatto da paura!
Un incipit di pienezze mentolate introduce ad un infinito corteo di descrittori.
E allora ecco, in parata, uva sultanina, canditi, lieviti appena dolci, noce, liquirizia, erbe officinali…
Il sorso?
Uno strapiombo di acidità e comparabile spalla sapida e poi…un baratro nero che Vi lascia con poco o niente in mano.
Detta così dovrei dire: “peccato”!
Eppure mi vien da pensare che con qualche formaggio particolarmente “strong” possa dire la sua.
Magari riuscirò a fare la prova.
Gli do il mio Premio “SOCRATE” confidando in futuro di riuscire ad essere più filosofo negli assaggi rassegnandomi al “sapere di non sapere”.
Da bere ascoltando “HIGH AND DRY” dei RADIOHEAD.
BORTOLUSSO
45ha di terra di confine in una regione di confine.
L’estremo di coltivare la vite lì dove il sale dell’alto Adriatico caratterizza l’assaggio.
Qui, in anteprima, le annate 2023 che pagano lo scotto di un equilibrio ancora non raggiunto.
TRE VENEZIE IGT VERDUZZO 2022: l’olfatto, dolce e grasso, rivela mela golden matura e miele d’acacia ma già preannuncia le sorprese dell’assaggio con quella nota iodata di fondo ed un fumé traditore.
Sorso morbido e succoso che, mentre vive delle sportellate tra i rimandi delle dolcezze olfattive ed una marina, impetuosa salinità, affonda il piede sull’acceleratore di quella nota affumicata che ora vuole assolutamente dire la sua.
Un vino da provare senza preconcetti e ri-provare per il piacere di farlo.
Bello.
Da bere ascoltando “BITTER SWEET SYMPHONY” dei VERVE.
GIOVANNI DRI IL RONCAT
10ha in quel di Ramandolo (che è frazione di Nimis e unico paese del Friuli a dare il proprio nome ad un vino).
Una produzione che da cinquant’anni racconta il territorio centrata in primis su quel Verduzzo che deve la propria fama essenzialmente a Giovanni (vabbè, anche a Dario che gli sta di fronte).
RAMANDOLO DOCG 2021: in una atmosfera forse boschiva e di soffusa mineralità e, il naso è un sabba dolce-amaro di pesche succose e mandorle amare, scorzette d’agrume e miele.
Sorso avvolgente segnato dalle sportellate tra glicerica dolcezza e tannini da “rosso mancato”.
Fresco quanto deve e lungo di più chiude vegetale.
Lui vince il mio premio “LEVATEMELO” e voi…provatelo con la carbonara.
Da bere ascoltando “SUGAR MOUNTAIN” di NEIL YOUNG.
IL LAZIO
CASALE DEL GIGLIO
Dal 1967 un pezzo di storia vinicola del Lazio.
Un’Azienda che ha scommesso su un areale strappato alla palude come quello della Pianura Pontina su cui nessuno avrebbe mai posato gli occhi per impiantare vigneti.
Una produzione che non fa figli e figliastri tra vitigni autoctoni e internazionali e che oggi è sinonimo di classica eleganza.
LAZIO IGB BIANCO BIANCOLELLA “TORRE DELLA GUARDIA” 2022: naso ripido e marino che racconta ginestre, cespugli e timo serpillo prima di concentrarsi sulle dolcezze della frutta gialla matura (anche esotica).
Sorso caldo ma che la tirrenica sapidità rende particolarmente coinvolgente, ben ritmato nei rimandi olfattivi e con una chiusura di ottima persistenza.
Un sorso diverso da una cantina spesso troppo classicheggiante.
Da bere ascoltando “ALL AROUND THE WATCHTOWER” di JIMI HENDRIX.
LA BASILICATA
NIMA
Poco più che un fazzoletto di terra in quella Melfi (PZ) che mise nero su bianco uguaglianza di diritti e sostegno all’agricoltura.
Aglianico, Moscato e Malvasia per Tradizione e conduzione biologica per rispetto.
BASILICATA IGT AGLIANICO “CAMARDA” 2022: le dolcezze ed il loro contraltare.
Il bosco e il suo limitare, le bacche nere, i cespugli di rosa canina (spine comprese), le spezie, le prugne mature…
Il sorso accosta la freschezza delle alte vette a una mineralità da centro della terra che i tannini non ancora domi amplificano vieppù.
Chiude speziato chiedendo un altro sorso.
Da bere ascoltando “SONGS FROM THE WOOD” dei JETHRO TULL.
E ORA?
Ora è il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato.
Ed è il momento delle riflessioni sul valore di quanto assaggiato e sull’impegno che mi toccherà profondere per raccontare e approfondire.
Beh, intanto metto in agenda una Edizione 2025 che spero sia ancora romana e poi…mi metto al lavoro.