30 Apr 2024
Cantine di cui anche Bacco andrebbe fiero

Gli ingredienti relazionali per progettare una cantina vinicola: Dioniso, Bacco, Mina, enologo e architetto

L’aneddoto da cui partiamo oggi racconta del mio primo, ed UNICO, incidente “diplomatico” che ebbi con il più importante collaboratore dell’azienda vinicola e cioè l’enologo.

Corre l’anno 2004 e una piccola azienda vinicola di un piccolo paese di campagna dell’Italia centrale, che tuttora produce olio e vino di alta qualità, mi contatta tramite una conoscenza in comune perché vuole assegnarmi l’incarico per la progettazione della loro piccola cantina vinicola.

Messomi immediatamente al lavoro: cerco più volte l’enologo, lo contatto, fisso l’incontro, parto senza indugio, solco e supero quattro confini di regione, percorro circa 650 km senza mai fermarmi “evitando le buche più dure”, arrivo nella località, la sede dell’incontro cambia tre volte, riprendo per tre volte l’auto e assecondo le volontà dell’astro nascente.

Giunti a definitiva destinazione, finalmente illustro le intenzioni del progetto e porto a supporto i miei riferimenti culturali enotecnici.

<<MINA chiiiiiiiiii?????>>

Questiona sommessamente il giovane enologo con fare “decoroso”. Percepisco che l’avventura sarà una passeggiata tutta in discesa.

 Ma nel frattempo, stranamente nulla trapela del progetto appena illustrato da parte di colui che dovrebbe essere il mio più stretto collaboratore. Ohibò!

 A conferma dell’entusiasmante avventura cui mi sono infilato, vengo messo a conoscenza da quest’ultimo che sono gradito ospite dello studio dell’ingegnere XY, a sua volta suo stretto collaboratore.

Come dire: non posso rifiutare.

 Evidentemente, devono aver scoperto che io amo le sorprese.

 Inevitabili, dunque, le mille domande che mi pongo sull’incontro inatteso e le altrettante mille risposte che cerco di elaborare onestamente, tra cui:

“vuoi vedere che vogliono farmi i complimenti!?” Oppure,

“stai a vedere che vogliono supportarmi in questo interessante progetto!?”

 Arrivati in studio, tralasciando i convenevoli, i due campioni sollecitano affinché  avvii il pc per esporre il progetto: che re-illustro e ri-spiego mentre li osservo in più occasioni confabulare a bassa voce. Medito che sia per non disturbarmi e non interrompermi.

In realtà, tutto era teso a “sollevarmi” dal mio compito e dal mio lavoro prospettandomi la consegna dei disegni e arrogandosi l’esigenza di procedere motu proprio giustificata dal fatto che: <<sa architetto, l’ing. X Y oramai mi conosce e sa cosa voglio e come voglio gestire gli spazi nelle mie cantine …(.)..>> “.

The end del triste aneddoto!

Cosa significa progettare una cantina vinicola
La progettazione di una cantina vinicola richiede molto più di una semplice pianificazione strutturale o di una combinazione di spazi funzionali ed estetici.
Una cantina vinicola è un’impresa complessa che richiede la sinergia tra diverse competenze e prospettive.
È un’opera d’arte che richiede la collaborazione armoniosa di figure chiave interne ed esterne l’azienda vinicola.
Tra le figure chiave coinvolte in questo processo, l’enologo e l’architetto emergono come pilastri fondamentali il cui rapporto collaborativo può determinare il successo o il fallimento del progetto.
E, in questo esercizio di creazione di una cantina vinicola, il rapporto tra l’enologo e l’architetto va, o dovrebbe andare, ben oltre una semplice collaborazione professionale.
È un’interazione che riflette la convergenza tra due mondi: quello della cultura greca rappresentata da Dioniso, il dio greco del vino, della gioia e dell’estasi e quello del vino incarnato da Bacco, il dio romano della vendemmia e del vino.
Questi due simboli mitologici incarnano l’anima della cantina vinicola, quasi aleggiano volteggiando a protezione di essa, e la sua progettazione richiede una sinergia perfetta tra l’enologo e l’architetto, raffigurando il partenariato tra Dioniso e Bacco.

La convergenza di competenze: l’enologo e l’architetto
L’enologo e l’architetto fanno convergere competenze e prospettive uniche al tavolo di progettazione di una cantina vinicola.
L’enologo, il custode del vino, possiede una profonda conoscenza dei processi di vinificazione, delle varietà di uva e delle tecniche di produzione.
È responsabile della qualità del vino e comprende le complessità sensoriali e chimiche coinvolte nel processo di produzione.
Dall’altra parte, l’architetto di cantine (non quello generalista), con la sua creatività e competenza nel design degli spazi enotecnici, trasforma i bisogni e le necessità dell’enologo in realtà tangibili.
È responsabile della creazione di una cantina vinicola funzionale, esteticamente accattivante e culturalmente significativa.

Comunicazione e comprensione: la chiave del successo
La chiave del successo, come in tutti i settori, è la comunicazione e la comprensione.
La comunicazione aperta e la comprensione reciproca sono fondamentali per una collaborazione efficace tra Bacco e Dioniso, ovvero tra l’enologo e l’architetto.
Devono essere in grado di ascoltarsi e comprendere le esigenze e le visioni dell’altro, integrando le rispettive competenze per ottenere il miglior risultato possibile.
Questo significa che l’enologo deve spiegare all’architetto le esigenze specifiche della produzione vinicola, come per esempio il controllo della temperatura e dell’umidità, mentre l’architetto deve tradurre queste esigenze in soluzioni creative e funzionali di design.

Rispetto per la tradizione e l’innovazione: un bilanciamento armonioso
Bacco e Dioniso rappresentano la tradizione e l’innovazione nel mondo del vino.
Nella progettazione della cantina vinicola, l’enologo e l’architetto devono trovare un equilibrio armonioso tra il rispetto per le pratiche tradizionali e la voglia di innovare e sperimentare.
Questo può significare, per esempio, l’uso di materiali tradizionali come la pietra e il legno, combinati con tecnologie moderne per garantire una produzione vinicola efficiente e sostenibile.
Inoltre, possono essere integrate soluzioni innovative di design che celebrano la cultura e la storia del vino in modo nuovo e originale.

Celebrare l’anima della cantina vinicola: un obiettivo condiviso
Riconoscere l’anima di ogni cantina vinicola, celebrarla e contemplarla, attraverso l’ideazione compositiva e progettuale prima e la meccanica funzionale dopo, deve essere un obiettivo condiviso dei nostri due collaboratori tecnici.
Bacco e Dioniso condividono loro stessi un obiettivo comune: celebrare l’anima della cantina vinicola e la sua connessione con la terra, la cultura e la tradizione.
L’enologo e l’architetto devono lavorare insieme per creare uno spazio divino, per progettare “un’architettura divina per il vino, che non solo produca grandi vini, ma che ispiri e coinvolga emotivamente tutti coloro che vivono e esercitano questo spazio e anche coloro che lo visitano.
Attraverso l’armoniosa fusione delle loro competenze e prospettive, danno vita a un tempio vinicolo che riflette l’eccellenza e la bellezza della loro collaborazione.
Si potrebbe quasi affermare, per concludere, che il rapporto collaborativo tra l’enologo e l’architetto nella fase di ideazione, progettazione e realizzazione di una cantina vinicola è una danza sinfonica tra Bacco e Dioniso.
Se la comunicazione è aperta, la comprensione è reciproca, il rispetto per la tradizione e l’innovazione è l’obiettivo condiviso al fine di celebrare l’anima del vino, i due possono creare insieme una cantina vinicola di successo che incarna la bellezza e l’essenza del vino.

Ehi, psss, psss…. Ma avete notato il silenzio assordante dei due narcisi Dioniso e Bacco? Sono in visibilio per quello che ho scritto su di loro…

E comunque, da quel primo incidente, la provocazione agli enologi è diventata una regola e non l’ho mai più abbonata… Parola di architetto!

Arch. Edoardo Venturini

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PS:

La rubrica raccoglie spunti, consigli, suggerimenti e altro ancora attinente al tema e soprattutto segnalazioni di titoli di testi antichi sulle costruzioni enotecniche e cantine vinicole. Grazie!