la tana dell'istrice
17 Ago 2022
Il Vino in una stanza

Mottura e il Grechetto: un’antica storia d’amore

Continuano le incursioni per cantine de Il vino in una stanza questa volta nella Tana dell’Istrice, per raccontare di  Sergio Mottura e il Grechetto: un’antica storia d’amore.

Come nel film “Le Cronache di Narnia”, entrando nell’armadio, qui in cantina, ci ritroviamo in un’altra dimensione. Inondate da pareti di pietra, scendendo molte scale, sempre più in profondità, veniamo immerse in una grotta scavata nel tufo risalente al XV Sec. 

Adornato da così tanta storia, tradizione e cultura riposa qui lo spumante, in un accumulo stratificato di cenere vulcanica che isola e mantiene una temperatura di 13 gradi che improvvisamente ci da una sensazione rigenerativa dopo il gran caldo vissuto in questa giornata . Ci colpisce la muffa ovunque depositata sulle bottiglie a riposo, la stessa che troviamo nelle cantine dello Champagne. 

Mottura e il Grechetto bottiglie muffa

Nelle Terre del Grechetto Edizione 2022

Siamo a Civitella D’Agliano, nell’Alta Tuscia viterbese, all’evento Nelle Terre del Grechetto XIX edizione. Organizzato dalla Proloco e condotto dal giornalista enogastronomico Carlo Zucchetti, siamo ospiti dal grande Sergio Mottura. Mottura è tante anime: pioniere del biologico dagli anni 90, grande icona del grechetto, vitigno emblema di questo territorio. Ha fondato la propria immagine e la propria produzione proprio su di lui. Ritrovandoci in questa suggestiva piazza medievale, ci accoglie Giuseppe che, accompagnandoci all’interno della sala di degustazione, ci racconta la storia della sua famiglia che noi vi riportiamo con immenso piacere.

piazza

Una bella storia

Una bella storia quella dell’amore tra Mottura e il grechetto, la volete sentire? Giuseppe Mottura, figlio del “Boss” Sergio Mottura (così da lui soprannominato), ci porta con la mente direttamente al 1933, quando Sergio, giovane ragazzo intraprendente e grande sognatore, eredita da un suo prozio paterno piemontese la tenuta a Civitella D’Agliano. Fino agli anni ’60 molte zone d’Italia, compresa questa dove ci troviamo, erano gestite con contratti di mezzadria. Tutto cambiò nel Settembre del ’64: fu rivoluzionato tutto il sistema agrario. Le scelte che cambiano la prospettiva. E’ il momento in cui Sergio inizia a prendere decisioni fondamentali per lo sviluppo dell’azienda. La Scelta con la S maiuscola fu quella di innamorarsi follemente del grechetto.

Grechetto super omnia

Mottura e il grechetto. Oggi la chiameremmo intuizione, all’inizio fu una semplice scelta derivata dall’aspetto organolettico del vitigno. Tra Orvieto doc, Malvasia, Trebbiano, Procanico, Grechetto e altri, Sergio si rese conto che quest’ultimo dava risultati migliori, qualitativamente più alti. Ha inizio così questa lunga storia d’amore con il grechetto, partendo proprio dal “Poggio della costa”, vigneto piantato a filare negli anni ’70. Sino ad allora e nei decenni precedenti i mezzadri, non potendo impiegare un ettaro di terra solo per la coltivazione della vite, utilizzavano il terreno per altre colture. Quindi la vite era maritata ad un albero da frutto o ad un olmo (stucchio). Tutto questo, ovviamente, venne meno con l’arrivo dell’imprenditoria agricola e con l’impianto dei primi vigneti “puri”. Altra scelta fondamentale arrivò alla fine degli anni ’80, quando Sergio decise di imbottigliare i propri vini, passando da conferitore di uve a produttore, occupandosi di tutte la fasi produttive fino alla commercializzazione, creando il proprio marchio aziendale e divenendo così vignaiolo al 100%.

L’istrice simbolo di approccio biologico

Terza scelta, anche questa estremamente importante per il progresso aziendale, è stata quella di dedicarsi completamente al biologico. La conversione inizia nel ’91 e la certificazione arriva nel ’96. Perche l’istrice in etichetta ? “L’idea dell’istrice nasce quando mio padre, accanito sostenitore del biologico, comincia a lavorare la terra in maniera più salutare, sostenibile e si accorge del ritorno degli istrici nei vigneti come parte integrante dell’eco sistema. Le tane sono bellissime sotto i nostri 37 ettari vitati. L’istrice diventa così un simbolo di unificazione dei vignaioli che decidono di seguire le orme del bio, del rispetto per la natura creando un mondo agricolo diverso da come era apparso negli anni ’70/80. Un mondo fatto di chimica. Un esempio: dopo anni di utilizzo del verde rame come prodotto previsto per la coltivazione biologica contro la malattia peronospora, oggi alcuni produttori hanno sostituito il metallo pesante che si accumula nel terreno con del semplice tannino di castagno, organico al 100%. Inoltre, viene usata la zeolite come prodotto naturale per rendere la vite più resistente alla siccità e migliorare le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno.

Oltre le radici della vite

Oggi l’azienda fa parte di un gruppo di produttori di Orvieto, l’ORV (oltre le radici della vite), che da anni sta cercando di ricostruire l’immagine dell’Orvieto Doc e di lavorare insieme per una sua identità. Assaggiando e confrontando i vini, questi produttori sono giunti alla conclusione che il grechetto non è un’uva che vale per tutti i territori. Un territorio della Tuscia diversificato in tre macro-aree che hanno origini geologiche completamente diverse: c’è l’area vulcanica che parte del lago di Bolsena e arriva ad Orvieto; c’è la parte nord sedimentale e marina con grosse percentuali di argilla nei terreni; e infine la terza area, principalmente alluvionale del Tevere di migliaia di anni fa, circoscritta tra i due Comuni di Civitella D’Agliano e Castiglione in Teverina.

Orvieto DOC

Produzioni e terroir completamente diversi fanno sì che la percentuale di uve nell’Orvieto Doc cambi di zona in zona. Chiaramente in questa azienda il grechetto ne è protagonista. Dalla rivalutazione dei vitigni autoctoni, alla ricerca scientifica ed alla sperimentazione su campo, agli studi sul DNA e alle varie vinificazioni scelte per esaltare al meglio le grandi potenzialità del vitigno grechetto, la Famiglia Mottura ha voluto creare soprattutto un lavoro d’ identità e di qualità del prodotto, selezionando come unico denominatore, il Clone G109 ovvero il Grechetto di Orvieto. E’ un’uva difficile, tannica, bisognosa di una pressatura delicata, ma una garanzia per la longevità del vino, come ci dimostrano le bottiglie degustate in questa occasione. Ascoltando Giuseppe: “L’atteggiamento giusto del vignaiolo è considerare il vigneto eterno. Poiché la vite per 40/50 anni subisce stress, bisogna andare a lavorare con la sostituzione delle fallanze della vite che muore il prima possibile in modo che l’età media del vigneto rimanga alta, soprattutto facendo sì che tutte le viti rimangano in produzione”.

La degustazione

il titolo dell’articolo è Mottura e il Grechetto: un’antica storia d’amore. Il grechetto, infatti, è ovunque. Partiamo con la degustazione:

Spumante Metodo Classico Brut Magnum 100% Chardonnay millesimato 2011 – 10 anni sui lieviti sboccatura 05/22. 

Nasce da uve Chardonnay, provenienti dal Cru San Martino, situato sulla parte alta dell’azienda. Nobile con un perlage fine ed elegante. Intreccio di sentori di erbe aromatiche con nuances complesse di crema pasticcera e nocciola. In bocca si avverte una grande freschezza vibrante con ritorni di agrumi e frutta secca. 

Acidità molto alta: nelle annate in cui la maturazione avviene in giornate ancora molto calde, le uve sono raccolte nelle prime ore mattutine proprio per avere delle uve fresche e acidità maggiore. Racconta Giuseppe: “Mio padre mi racconta che nell’ 83 le prime prove di metodo classico furono fatte con uve Verdello e Grechetto, ma con scarsissimi risultati. Si passò così velocemente ai vitigni classici quali Chardonnay e Pinot Nero. La prima annata ufficiale però uscì nell’ 84 da uve Verdicchio e Grechetto. “ 

 

Mottura e il Grechetto e verdicchio

 

Tragugnano Orvieto Doc 2021 vs 2011  – 50% Procanico 50% Grechetto. Acciaio. (Entrambi tappi a vite plus) 

In questo caso l’obiettivo è quello di rilanciare la DOC sia dal punto di vista comunicativo che organolettico. La strategia è quella di mantenere sempre alto l’interesse sul proprio territorio. L’ azienda si regge sulla produzione dell’Orvieto DOC e del Grechetto in purezza; insieme rappresentano quasi il 90% della produzione. L’Orvieto DOC è stato il vino fondamentale per questa zona e se, ad oggi si coltiva grechetto, è proprio perché nella doc da sempre c’è la sua presenza. 

L’annata 2021 ha dato vita ad un vino semplice, godurioso e dinamico con piacevoli sentori di mela smith, glicine, pera williams, zenzero e mandorla amara , che rappresentano l’equilibrio perfetto tra la sapidità e l’acidità alta pur mantenendo un tenore alcolico importante.  Tornando 10 anni indietro, ci troviamo a degustare la 2011 che ci colpisce per la sua spalla acida ancora alta e non spigolosa. La mandorla è sempre presente ma più dolce al palato con un arricchimento di frutta a polpa matura e miele con ritorni di pera, mela e nocciola. 

POGGIO DELLA COSTA CIVITELLA D’AGLIANO IGT – 100% Grechetto CRU 2020 vs 2014 (50% tappo a vite plus e 50% sughero a scelta del cliente)

Uve raccolte rigorosamente a mano, pressate in maniera soffice con decantazione a freddo. Fermentazione e maturazione in acciaio per 6 mesi più due mesi in bottiglia. La 2020 è un vino molto giovane caratterizzato da grande acidità e sapidità. Venature minerali, evidenti note balsamiche e richiami di nocciola tostata e miele di castagno. La sua vibrante freschezza lo rende godibile in qualsiasi occasione. Poliedrico. Estrema: questa è la nostra parola assegnata alla 2014 a conferma della longevità del Grechetto. Il colore dorato ci conquista prima ancora di poggiare il calice al naso, abbiamo l’oro nelle mani. Un mix di frutta tropicale, frutta secca e miele di castagno ci avvolgono l’olfatto che ritroviamo anche al palato. Un leggero picco di ossidazione ci fa sorridere ma uno spiccato e bellissimo finale di fiori appassiti e erbe secche ci convince. 

 

Mottura e il Grechetto varie

POGGIO DELLA COSTA 

Dalle parole di Giuseppe: “Poggio della Costa è un vigneto piantato nel 1970; solo 7 ettari di Grechetto. Inizialmente mio padre prese tralci di grechetto da chi, per tradizione, coltivava e vinificava il Grechetto “buono”. In realtà dopo tanti anni di lavorazione, questo vigneto è diventato il nostro CRU aziendale. Io ho una definizione tutta nostrana e paesana di CRU, ovvero che se da un vigneto, 10 volte su 10, esce il vino più buono della cantina allora quella è sicuramente una vigna di pregio. E’ un vitigno che ha tutta una serie di elementi che in realtà neanche il produttore conosce fino in fondo. Il Grechetto non sbaglia mai sia per qualità sia per costanza; sa vivere a lungo e dopo tanti anni per questa azienda è stato un successo “. 

LATOUR A CIVITELLA 2020 vs 2016 Grechetto in purezza fermentato in barriques di rovere francese (95% sughero e 5% tappo a vite plus) 

Prima parte di fermentazione in acciaio, seconda fase di fermentazione in barrique fino a giugno; affinamento 9 mesi in legno e riposo in acciaio nella cantina sotterranea per 6 mesi prima dell’imbottigliamento. In realtà la prima annata fu prodotta nel ‘94. In quel periodo, Sergio Mottura conosce l’ amico produttore francese, Louis Fabrice Latour. Fu lui, colpito dalla qualità del vino, a suggerirne l’affinamento in legno, donandogli cinque barrique di sua proprietà. Da qui il nome riportato in etichetta. Chiaramente da allora ad oggi l’ affinamento è cambiato moltissimo. L’obiettivo principale è stato quello di mantenere l’idea di un grechetto elaborato in legno ma senza perdere l’ espressione autentica del vitigno unita all’identità dell’azienda.

Una 2020 intensa e luminosa con un impatto olfattivo complesso ed elegante, con sentori di frutta a polpa bianca, burro fuso e nocciola. Decisamente morbido e tattile al palato con un finale piacevole di vaniglia e scorza di agrumi. SOLENNE E POTENTE: la 2016 ci fa innamorare partendo già dal colore. Un dorato intenso che si riflette al calice. Al naso un connubio perfetto di fiori appassiti, sentori di nocciola, fiori bianchi e burro; assaggio solido, complesso con sentori di pasticceria per un finale di gran classe. Chapeau!

 

MUFFO LAZIO IGT Grechetto Passito 2016 

Elegante e complessa espressione di Grechetto passito, ottenuta da uve colpite da muffa nobile e maturato in barrique per 12 mesi. Sontuoso vino da meditazione dal colore ambrato, affascinante nei suoi sentori di miele, burro, fiori gialli, scorza di agrumi canditi e pietra focaia. Intrigante al naso, ci dona anche sentori di frutta esotica. Al palato cremoso, armonico e di buon corpo con una sapidità travestita da dolcezza con timide nuances eteree. Finale speziato. SUBLIME! Tanta materia a conferma del grande potenziale di questo vitigno. 

 

Mottura e il Grechetto muffato

 

Un ringraziamento speciale a Giuseppe Mottura che ci ha ospitate nella sua dimora regalandoci emozioni, nozioni, curiosità su un grande vitigno, il Grechetto, che ha fatto e farà la storia della nostra Regione.

 giuseppe mottura

 

Vi lasciamo, a conclusione di questa bellissima esperienza, con una citazione di Andy Warhol perfetta per questa occasione. Citazione che rispecchia totalmente la filosofia della Famiglia Mottura.

“ Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare”

Ilaria Castagna e Cristina Santini Partners in Wine