08 Gen 2024
Passi in cantina

Comunicare con l’olfatto, la proposta esperienziale di Montresor

Qual è il senso che ha più connessioni con la sfera delle emozioni, e dunque con la memoria? Senza ombra di dubbio, l’olfatto. Perché l’area del cervello responsabile dell’olfatto è collegata al sistema limbico, il quale ha una diretta connessione l’amigdala, che si occupa dell’elaborazione delle emozioni e con l’ippocampo, che presiede la formazione della memoria.

Per questo l’odorato è in grado di captare l’essenza di ciò che ci circonda, imprimendola in maniera indelebile nella mente, fino addirittura a rituffarci nel passato, come narrato da Marcel Proust nel suo celebre libro Alla ricerca del tempo perduto.

Probabilmente non con la madeleine rievocata dall’autore francese, ma magari con quella particolare confettura di visciole usata da tua nonna per preparare la crostata… potrebbe capitarti la stessa cosa, al Museo del vino Montresor!

E così non solo con questi sentori di frutta rossa conservata, ma anche con il tabacco di quel sigaro, forse il souvenir di un viaggio a Cuba. Oppure le spezie usate per cucinare il brasato di vitello in famiglia, in certe domeniche invernali… Questi ed altri sono i potenti ed inebrianti sentori dell’Amarone nella galleria olfattiva di Montresor, alla chiusura del suo percorso museale.

130 anni di storia tra il territorio d’origine ed i mercati internazionali sono un traguardo che pochi produttori di vino in Italia posso vantare.

Cantine Giacomo Montresor ha scelto di condividerlo con gli operatori del settore, oltre che con tutto il pubblico più curioso ed appassionato, inaugurando a dicembre 2022 un Museo del Vino.

La sede Montresor è a poche centinaia di metri dal centro storico di Verona, ed il profondo legame con la città è testimoniato dalla prima sezione del percorso narrativo del Museo, che occupa in tutto 500 metri quadrati in un’area ristrutturata della cantina.

In questa parte iniziale del percorso il visitatore s’immerge immediatamente nella storia della famiglia Montresor, di cui ci sono chiare testimonianze delle sue origini risalenti alla metà del 17° secolo, quando un ramo della casata del Conte Claude de Montresor, consigliere del Duca d’Orleans, si trasferisce nei pressi della sponda veronese del Lago di Garda. In quei terreni morenici trova l’ambiente ed il clima ideali per proseguire nella viticoltura, già in quei tempi una delle principali attività di famiglia.

Sono documentati vari momenti in cui la famiglia Montresor ha favorito nel corso dei secoli successivi lo sviluppo della viticoltura e dell’economia del territorio veronese, ma un momento in particolare segna la nascita dell’azienda come la intendiamo oggi: è il 1892, quando Giacomo Montresor fonda le Cantine Giacomo Montresor. Si tratta del primo atto di un percorso nel mondo del vino, a cui fanno seguito l’acquisto di un’osteria in pieno centro a Verona negli anni ’20 e la costruzione, nel 1934, di quella che tuttora è la sede aziendale.

In quest’area del Museo, vengono ripercorsi i passaggi essenziali della storia di Giacomo Montresor e delle 3 generazioni successive, che hanno continuato a far conoscere i vini Montresor in tutto il mondo, dalla prima bottiglia di Recioto Rustego secco del 1946, alla presentazione in Canada nel 1969 di quella che presto sarebbe diventata il simbolo dei vini veronesi in Nord America: la bottiglia satinata d’Amarone della Valpolicella. L’idea di questa bottiglia, detta “Mula”, risale a diversi decenni prima, già al primo Dopoguerra, quando nel periodo dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti le bottiglie vengono stoccate sui ponti dei mercantili. Giacomo Montresor progetta bottiglie di vetro scuro satinato proprio per preservare il vino dagli effetti negativi dell’esposizione al sole.

La seconda sezione è dedicata alla tradizione vitivinicola, narrata attraverso i suoi attrezzi agricoli: botti antiche, tini, pigiatrici, aratri… A condurre questo tuffo nel passato è un fattore virtuale della cantina, che guida il visitatore attraverso decenni di tradizioni e cultura popolare. Non poteva mancare in questa parte del Museo un omaggio ai “Torcolotti”, agili e robusti giovani che anticamente recapitavano a famiglie ed osterie veronesi il vino arrivato in città dalla campagna, dotati di una capiente brenta portata a spalle.

La terza ed ultima parte del percorso esalta infine il territorio della Valpolicella nel suo complesso: clima, paesaggio e varietà di uve. Vuole ricordare al visitatore che il vino nasce dalla terra e si arricchisce con la cultura che lo circonda, e così ogni bottiglia Montresor è una testimonianza di questo scambio continuo e prezioso con il terroir da cui trae linfa. In linea con questa percezione ampia e profonda della natura è anche la grande opera artistica di Emanuele Marchesini “Dionisiaco e Apollinea”, realizzata con materiali della filiera vitivinicola: vino, vinaccioli, vinacce, raspi, foglie di vigna e vari pigmenti.L’opera s’ispira alla filosofia di Nietzsche, secondo il quale l’uomo vive sospeso tra lo spirito dionisiaco e quello apollineo, tra caos e stasi, tra istinto e razionalità. Così allo stesso modo il vino, vero protagonista del Museo, reca in sé follia e ragione.

Quale modo migliore, quindi, per lasciarci trasportare da queste forze opposte, se non attraverso gli ammalianti sentori dell’Amarone nel percorso olfattivo proposto da Montresor?

Il Museo è aperto gratuitamente al pubblico tutti i giorni. Una volta conclusa la visita, si potrà degustare una vasta gamma di referenze Montresor presso il wineshop annesso.

 

Adele Gorni Silvestrini

Mi trovi su Instagram @adelegornisilvestrini

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