Tela in tessuto con marchio aceto balsamico di Spilamberto
05 Apr 2023
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Non solo vino: l’Aceto Balsamico

L’aceto balsamico: dalla storia alla tavola

Strumenti in legno tradizionali per la produzione dell'aceto balsamico all'interno di una stanza del museo dell'aceto balsamico di Spilamberto, Modena, con un quadro di arte astratta blu e arancio appeso alla parete sul fondo

Un po’ di storia

La storia dell’aceto si perde nella notte dei tempi con testimonianze di un procedimento simile già nel 2900 A.C. nell’Antico Egitto. Oltre un millennio dopo, sempre presso questa civiltà, si sviluppa la cottura del mosto. Ci sarebbe tantissimo da dire ma, facendo un salto in avanti a tempi più recenti, troviamo gli Estensi che, nel 1598, si trasferirono da Ferrara a Modena, portando i loro aceti. Lì, però,  ne scoprirono un altro, sconosciuto ai più e prodotto nelle soffitte delle famiglie modenesi.  Aveva caratteristiche completamente diverse dagli altri, con un’armonia di sapori e profumi giudicati ineguagliabili e venne quindi considerato qualitativamente superiore rispetto a quelli allora conosciuti. Nel sottotetto di una torre di Palazzo Ducale venne quindi posizionata un’acetaia, alimentata con mosto «purgato e ridotto secondo la pratica», come scrive nel 1803 Latour, subeconomo dei Beni Nazionali del Panaro durante l’occupazione francese. Nel 1747, sui registri delle cantine segrete della Corte Estense questo prodotto fu denominato per la prima volta “aceto balsamico”. Questo stesso aceto era al tempo conosciuto come “aceto del Duca”, una denominazione che incorporava nel nome un importante segno di distinzione ed eccellenza qualitativa.

Elisir per tavole raffinate

Furono proprio i duchi estensi a fare conoscere l’Aceto Balsamico in molte corti europee del loro tempo. Tra i tanti, due episodi valgono una menzione. Il primo, nel 1764, quando il Gran Cancelliere di Moscovia, Conte Michele Woronzow, inviato dalla Zarina di Russia Caterina la Grande in missione diplomatica presso le capitali europee, giunto a Modena, chiese di spedire a Mosca alcune bottigliette di Balsamico delle acetaie ducali. Il secondo nel 1792 a Francoforte, in occasione dell’incoronazione a Imperatore del Sacro Romano Impero dell’Arciduca Francesco II d’Austria, quando il Duca Ercole III d’Este ritenne che il suo secolare aceto fosse degno di essere inviato in dono all’Imperatore, ma nella modesta misura di un flacone.

Nel  1796 Napoleone Bonaparte conquista Modena, caccia gli Estensi e ne sequestra i beni, tra cui l’Acetaia Ducale, che viene venduta all’asta. Varie famiglie nobili e borghesi di Modena acquistano quindi le varie batterie, continuando la produzione e diventandone così i custodi della tradizione, nelle proprie soffitte. 

Il disciplinare dell’aceto balsamico

Oggi esiste un disciplinare molto rigido che regola la produzione di Aceto Balsamico di Modena. Ad esempio, le uve devono essere native, coltivate e cresciute sul territorio di Modena. L’elenco di quelle permesse specifica Lambrusco (tutte le varietà e cloni), Ancellotta, Trebbiano (tutte le varietà e cloni), Sauvignon, Sgavetta, Berzemino e Occhio di Gatta. Esistono anche vincoli territoriali, che prevedono che l’assemblaggio delle materie prime, l’elaborazione, l’affinamento e l’invecchiamento in recipienti di legno pregiato abbiano luogo obbligatoriamente nelle province di Modena. Il prodotto finito può invece essere confezionato anche al di fuori della zona geografica di origine.

cantina con alcune file di botti in legno per l'affinamento dell'aceto balsamico, posizionate su appositi supporti in legno a circa 50 cm. dal suolo.

L’elaborazione dell’Aceto Balsamico di Modena avviene con il classico metodo di acetificazione tramite impiego di colonie batteriche selezionate, lenta in superficie o lenta “a truciolo”. La fase successiva è quella dell’affinamento, anch’essa svolta come la prima all’interno di barili, botti o tini o  di legno pregiato quali rovere, castagno, quercia, gelso e ginepro. Il periodo minimo di affinamento è di 60 giorni, conteggiati a partire dal momento in cui le materie prime, miscelate tra loro nella giusta proporzione, sono avviate all’elaborazione. Al termine dell’affinamento, il prodotto ottenuto viene sottoposto a un esame, analitico e organolettico, affidato a un gruppo di tecnici e assaggiatori esperti. Questo è lo step da superare affinché il prodotto possa essere certificato come Aceto Balsamico di Modena.

Una volta trascorsi 60 giorni di affinamento in tini di legno, l’Aceto Balsamico di Modena può essere sottoposto a un ulteriore periodo di invecchiamento. Se questa fase si dilunga per più di tre anni, il prodotto finito potrà fregiarsi della classificazione “invecchiato”.

L’Aceto Balsamico di Modena così ottenuto può essere immesso al consumo diretto. Viene inserito in contenitori in vetro, legno, ceramica o terracotta di varie capacità, da un minimo di un quarto di litro a cinque litri. Sono ammesse anche confezioni monodose di plastica o di materiali composti, di capacità massima di 25 ml. Nel caso in cui il prodotto sia destinato a un utilizzo professionale, la capacità minima dei recipienti in vetro, legno, ceramica o terracotta è di 5 litri, che scendono a 2 nel caso il recipiente sia in plastica.

Su ogni confezione è posta la dicitura Aceto Balsamico di Modena, accompagnata dall’Indicazione Geografica Protetta. 

Aceto balsamico DOP, IGP, e altre denominazioni

Soprattutto negli ultimi anni, l’aceto balsamico è diventato di gran moda e si è molto diffuso, tanto da poterlo trovare al posto dell’aceto classico su tutte le tavole, fast food e pizzerie incluse. E’ bene però sapere che ne esistono numerosi tipi e che per avere un’idea immediata ci si può regolare guardando il costo, tenendo presente che il costo medio di un Aceto Balsamico di Modena IGP al supermercato va dai 2 ai 30 euro circa per una confezione da 500 ml. Il prezzo per un buon aceto balsamico tradizionale di Modena DOP, comunque, si aggira intorno ai 50 euro per 100 ml. Riguardo l’autenticità, il modo più semplice per riconoscere un vero aceto balsamico tradizionale è fare attenzione alla bottiglia, la cui forma tipica richiama quella di una goccia, contiene sempre esattamente 100 millilitri ed è stata disegnata da Giorgetto Giugiaro. Un’eccellenza nell’eccellenza!

Tipologie e denominazioni

Condimento balsamico / Aceto balsamico /  Mosto aspro / Condimento / Saba e Aceto balsamico

Qui tutto è permesso. Il prodotto ha un sapore acidulo ed è stato trattato con acido acetico. Non necessita né dell’indicazione specifica della materia prima utilizzata, né dell’uva, né del processo di produzione. Invece dell’uva, che è la prerogativa di base di un vero aceto balsamico, possono rientrare in queste categorie anche aceti balsamici di mele e altri frutti, come di barbabietole da zucchero, miele, riso, cereali e tutto ciò che può essere fermentato. Occhio alle etichette, quindi, perchè nonostante il termine “aceto balsamico” faccia generalmente riferimento al metodo di preparazione classico dell’aceto come tramandato da generazioni nella tradizione modenese, non si tratta di una denominazione protetta.

Aceto Balsamico di Modena IGP, Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP (ABTM) e Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP (ABTdiRE)

Solamente i tre termini “Aceto balsamico di Modena IGP” e “Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP” e “Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP” assicurano che lo standard minimo stabilito nel discpilinare del prodotto sia stato rispettato durante la produzione. Tuttavia, anche nel caso dell’Aceto Balsamico di Modena IGP si incontrano spesso prodotti industriali che, oltre al mosto d’uva, sono costituiti da aceto di vino e caramello (in etichetta spesso anche come “colorante E150d”), che permette al prodotto di ottenere il tipico colore dell’Aceto Balsamico di Modena IGP .

La differenza tra questa denominazione e quella “Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP” è che quest’ultimo deve sottostare, secondo l’ultima direttiva UE, ai rigidi criteri che stabiliscono le materie prime da utilizzare e le caratteristiche fondamentali al fine dell’imbottigliamento ed etichettatura. In ultima analisi, il mosto cotto e un minimo di 12 anni sono gli unici ingredienti di un aceto balsamico tradizionale originale, questo lungo processo di affinamento ed invecchiamento essendo anche il principale motivo del prezzo elevato.

particolare frtonale della botte di legno personale dello chef Massimo Bottura, presso l'acetaia Renzi di Modena.

Esiste un bellissimo museo dove potere effettuare una visita guidata molto interessante. Si trova a Spilamberto e raccoglie, in una palazzina, la storia dell’Aceto Balsamico. Qui potrete anche assaggiarlo e vedere con i vostri occhi quante famiglie, personaggi e organizzazioni conosciute (Massimo Bottura, Slow Food e persino una banca locale) tengono in affinamento qui le loro batterie. Una bella idea per una gita fuori porta e per scoprire il vero Aceto Balsamico Tradizionale di Modena.

Sono Claudia Riva di Sanseverino. Assaggio, degusto, scopro, curioso, provo e condivido. Seguimi su Instagram @crivads

https://www.youtube.com/watch?v=RakajXgmc-E