28 Feb 2023
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Le Langhe non si perdono

La mia prima volta a MeranoWineFestival  è stata densa di scoperte ed esperienze. Tra queste sicuramente la stimolante Masterclass della Cantina Borgogno brillantemente condotta da Andrea Farinetti, mattatore indiscusso della serata.  Il titolo del mio pezzo nonchè filo conduttore della serata  fa riferimento a uno dei centodue versi della poesia “I mari del sud” di Cesare Pavese, ricca di note autobiografiche.

“Tu che abiti a Torino… “

mi ha detto “…ma hai ragione. La vita va vissuta

lontano dal paese: si profitta e si gode

e poi, quando si torna, come me a quarant’anni,

si trova tutto nuovo.

Le Langhe non si perdono”.

 

Pavese, nato in campagna e portavoce della realtà popolare e contadina, racconta di come le persone che si trasferiscono nella grande città abbiano nostalgia per le loro origini. Il luogo dove si è nati e cresciuti segna in modo indelebile il proprio percorso e diventa parte del proprio essere le nostre radici. Le Langhe non si dimenticano, nemmeno cambiando vita, perché è attraverso di loro che Pavese ha imparato a conoscere il mondo.

Andrea Farinetti prende spunto da diverse considerazioni per lanciare un nuovo manifesto, un nuovo modo di intendere le Langhe, anime diverse di un unico territorio. 

Ecco un estratto dalla Masterclass tramite le sue parole, riportate quasi integralmente. 

“Abbiamo la fortuna di vivere nella regione più importante per il vino italiano, senza in realtà particolari meriti, perché non abbiamo deciso di nascerci, ma ci è capitato così. Dobbiamo quindi farci perdonare, avendone cura e rispettando questa terra. Ma è importante rispettare anche chi ci vive. E il modo migliore è cercare di dare pari opportunità a tutti. Dare la stessa importanza e considerazione anche alle zone meno fortunate, a chi vive ai margini. Perché nessuno sceglie dove nascere e perché abbiamo un’eccezionale qualità di terroir in tutto il nostro territorio. Tante peculiarità che vanno valorizzate, in modo univoco e sinergico. Pensiamo però che il modello attuale ci impedisca di dare il giusto valore al nostro territorio e ai nostri produttori.

Per analizzare al meglio la situazione immaginate di essere un marziano e di vedere per la prima volta la nostra regione. Oggi abbiamo 28 DOC e 6 DOCG. Un marziano non ci capirebbe nulla o quasi. Troppa confusione, troppe denominazioni. Solo nelle Langhe, 34 denominazioni, che diventerebbero più di 500 se guardassimo all’Italia nella sua interezza. Non è troppo? Non pensiamo di essere troppo complicati? Chi ci guarda, non capisce. C’è da perdersi. 

La proposta è un nuovo territorio che raggruppa tutto, le Langhe con le sue DOCG Barolo, Barbaresco e Roero. Vorremmo un modello diverso, più semplice, immediato e che innalzi il valore di ogni singolo vino. Un progetto ambizioso, che si chiama “Langhe”. Questo nome rappresenta tutti noi contadini e comprende tutte le nostre terre, dalle più fortunate a quelle meno blasonate. “Langa” è oggi il nome più iconico, popolare e sinonimo di qualità che rappresenta i vini del basso Piemonte. Serve però una nuova prospettiva. Serve una taratura mentale diversa, un cambio di paradigma che ci faccia approcciare in modo diverso a questo territorio ed ai suoi vini. Ci piacerebbe che rimanessero solo i vitigni tipici che meglio si esprimono sui nostri territori. Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Nascetta e Arneis, potranno essere riportati in fronte sotto la denominazione “Langhe”. Tutti gli altri solo in retro, nel testo. Ci piacerebbe censire tutti i comuni per inserirne le menzioni e fare lo stesso anche per i nomi storici delle vigne, così da innalzare il valore di “Langhe” e dare la medesima forza a tutti. Ovviamente i Comuni e le vigne del Barolo, Barbaresco e Roero, saranno escluse dalla menzione. Il nome “Langhe” gode di grande e meritata fortuna, frutto secolare di caparbi contadini che hanno speso e continuano a spendere energie in vigna, in cantina e sui mercati nazionali ed internazionali. Ad oggi “Langhe” ha infatti acquisito un valore importante, una certezza che evoca un determinato territorio ed è legato a sua volta ad un concetto di grande prestigio, in tutto il mondo”.

Andrea ha poi invitato ad intervenire sul palco Walter Massa (per chi non lo sapesse anche chiamato il Re del Timorasso perchè è stato lui a recuperare quest’uva dimenticata negli anni Ottanta e da allora ha portato a nuova fama questo vitigno e il suo territorio). Walter prosegue il discorso così: “penso di essere l’uomo più fortunato al mondo per essere in un territorio con tanti anni di storia che un tempo non si filava nessuno, perché l’obiettivo era quello di vendere le uve e non fregava a nessuno del territorio. Negli anni ’70 la scuola enologica indicava nelle Langhe il Dolcetto come vino simbolo ed il Barolo non si avevano la potenza e pazienza di farlo rimanere 3 anni in cantina. Era il tempo della “malora”, dell’abbandono dei terreni per andare a lavorare in città nelle grandi industrie. Il momento storico del rilancio del Barolo fu a metà degli anni ’80”. 

Importanti considerazioni che fanno riflettere. Al termine, è stato dato il via alla degustazione di:

Scaldapulce Colli Tortonesi Timorasso Derthona Doc 2019

100% Timorasso. Di colore giallo intenso, al naso è complesso, fruttato, ci si trovano la pera, sensazioni floreali di acacia e biancospino, miele e i classici sentori di idrocarburo. Equilibrato e persistente.

Ancum Dolcetto Langhe Doc 2021

100% Dolcetto. Colore rosso rubino con riflessi violacei. Al naso arrivano intense note di frutti rossi croccanti, ciliegia e fragola, e leggere sensazioni speziate balsamiche. Armonico ed equilibrato.

Bartomè Langhe Doc Nebbiolo Doc 2020

100% Nebbiolo. Colore rosso rubino con riflessi violacei e di leggero granato, è al naso intenso, con note floreali di viola e frutti rossi, lamponi e ribes, e qualche spezia. Con un tannino elegante, ha una bella persistenza nel palato.

Bompè Langhe Doc 2020

100% Barbera. Rosso rubino. Al naso, intense note fruttate di frutta a bacca rossa e frutti di bosco. Un accenno di affumicato, equilibrato e persistente.

Barolo Cannubi Docg 2017

100% Nebbiolo. Di colore rosso rubino intenso con riflessi granato, arriva al naso complesso, con sentori di frutti rossi e leggere note floreali e speziate. Al palato, ha una bella struttura, equilibrata e armonica.

L’ambizioso progetto prevede di ridurre le denominazioni a 4 principali (Langhe, Barolo, Barbaresco, Roero), senza tuttavia dimenticare le vigne, le indicazioni comunali e le M.G.A., che potranno essere riportate in etichetta per un giusto riconoscimento. 

Cosa ne pensate? 

 

Claudia Riva di Sanseverino

https://www.youtube.com/watch?v=RakajXgmc-E