OLTREPO’ PAVESE, DIMENSIONE PARALLELA
L’Oltrepò Pavese, dimensione parallela, un mondo a sé stante, per certi versi quasi fatato.
Qui sembra che i ritmi, così come le persone, appartengano ad altri tempi, il che non deve essere visto come difetto: tutt’altro, si tratta di una realtà che va osservata, letta e capita con attenzione e dedizione.
Il carattere di questa terra di Lombardia, inserita fra Piemonte ed Emilia Romagna, in provincia di Pavia, a cavallo fra il 45° parallelo, ha ammaliato negli anni tanti turisti. Persone che arrivavano da fuori trovavano qui facilmente una seconda casa, innescando, cosi, un mix di abitudini e culture differenti.
E, forse, è proprio perché il territorio ha queste svariate sfaccettature che, ancora oggi, non gli si riconosce una sua specifica identità.
Certo è che il rapporto tra la gente dell’Oltrepò e il vino è qualcosa di magnificamente ancestrale, che solo visitando e vivendo la zona, si può comprendere.
L’Oltrepò Pavese fino a ora è rimasto timido e chiuso in sé stesso, non riuscendo ad autopromuoversi come, invece, hanno fatto, già tempo addietro, molte altre zone di Italia.
Infatti, questa terra solo ora sta facendo conoscere le proprie capacità e potenzialità nel mondo della spumantizzazione, quando invece ne vanta una lunga tradizione. Inoltre non ha mai fatto breccia con l’adeguata autostima, vitalità e prepotenza nell’universo del vino rosso, che annovera su tutti questo vitigno straordinario: il pinot nero.
Vinificato in rosso, principalmente nei terreni calcareo argillosi, qui in Oltrepò si presenta di color rubino cristallino, con unghia che vira al granato nelle versioni riserva o con qualche anno di invecchiamento. I profumi intensi conducono verso note di frutta macerata in alcol, confettura di ciliegia, spezie e sentori di sottobosco, a volte con una tendenza amarognola che definirei ammandorlata, finale. Questa tipologia si abbina ad arrosti e brasati di carne di manzo e selvaggina, piatti tradizionali del luogo.
Vinificato in metodo classico, soprattutto nelle zone a carattere gessoso e nelle colline più elevate, il pinot nero acquista un colore giallo paglierino dorato, profumo intenso e persistente, con note di lieviti e crosta di pane e frutta esotica matura. Questi metodo classico di grande personalità e struttura, ben si adattano ai salumi e ai primi piatti della cucina locale.
L’Oltrepò Pavese, ora, si sta muovendo verso una nuova dimensione e lo dimostra l’evento “Terra di Pinot Nero”, giunto alla sua seconda edizione, voluto dai produttori della zona e sostenuto dal Consorzio di Tutela Vini Oltrepò Pavese, che si è svolto il giorno 26 Settembre, presso la splendida e antica Tenuta Pegazzera sita in Casteggio, rivolto esclusivamente a stampa e wineblogger di settore.
Iniziata con la conferenza stampa condotta dal direttore del suddetto Consorzio, Carlo Veronese, che ha evidenziato lo stato di crescita di questo lembo di terra a forma di grappolo, primo per estensione in Italia nella produzione di Pinot Nero e terzo nel mondo, la giornata si è svolta con la “walking around tasting” (ossia il “classico” assaggio al banco), con oltre 30 cantine presenti, contro le 20 dell’edizione precedente.
Due le Masterclass tenutesi durante la giornata:
“Il Pinot Nero vinificato in rosso” e “Pinot Nero Metodo Classico”, condotte rispettivamente da Filippo Bartolotta e Chiara Govoni, entrambi comunicatori del vino, sommelier ed esperti del vitigno in questione.
La scelta dei vini è stata mirata a mostrare, soprattutto, l’eclettismo del territorio.
Svariati i terroir, differenti le vinificazioni o tempi di rifermentazione, diversa la scelta dell’invecchiamento o, riguardo al metodo classico, del residuo zuccherino.
Insomma, una bella scelta, mirata, intrigante ed estremamente efficace, che ha mostrato le grandi potenzialità e sfaccettature di questo territorio.
Stupefacente, la degustazione dell’annata “1988” dell’ azienda “Montelio” di Codevilla: colore vivo, profumi in evoluzione nel calice e gusto imponente.
E unica nel suo genere la bolla “Farfalla Cave Privée”, millesimo “2013” dell’azienda “Ballabio” di Casteggio.
Ai banchi di degustazione molti i vini con note eccellenti ma ne ho individuati alcuni dalle caratteristiche peculiari:
“Ca del Gè” Metodo Classico DOCG Brut millesimato 2016. 36 mesi sui lieviti. Prodotto a Montalto Pavese. Marcate le note di crosta di pane e di lievitazione. Spuma morbida al palato e finale elegante. Adatto ad aperitivi.
“Manuelina” Metodo Classico VSQ Dosaggio zero. Prodotto in una delle zone sicuramente più vocate alla spumantizzazione di Pinot Nero, Santa Maria della Versa. Al naso ha intense note fruttate e di crosta di pane e mi ha colpito per la pulizia, la sapidità e la finezza al palato. Adatto a primi piatti delicati o a carni bianche.
“Cantina Scuropasso” “Roccapietra Cruasé”. Cruasé, marchio che definisce lo spumante Metodo Classico rosé ottenuto dalle sole uve a bacca rossa Pinot Nero e racchiude in sé il significato di Cru: Cru-asé.
La cantina si trova a Pietra de Giorgi. Altra zona vocata per gli spumanti.
Questo rosé si presenta brillante, il perlage è fine e persistente. Al naso note di frutti rossi, come la fragolina di bosco. Il palato è abbastanza caldo e avvolgente con note che ricordano i frutti rossi, la crosta di pane e note vegetali. Chiude con freschezza in note mentolate. Adatto a crostacei e salumi.
Molti i prodotti, ampia la scelta e di gran qualità!
Dunque, cosa manca a questo territorio per prendere il volo?
Probabilmente la comunicazione e la spinta a uscire dai propri “confini”.
Quindi, benissimo affidare a esperti la conduzione delle masterclass, ma perché non sceglierli fra persone che vivono la realtà oltrepadana quotidianamente o formarli sul campo per creare ambassador consapevoli e inseriti in questo contesto, in grado forse di trasmettere in maniera più viscerale la passione per questo vino?
Una cosa è certa! Con questo evento si è dato il via ad un lungo viaggio che farà sognare chi avrà il piacere di bere Pinot Nero Oltrepò Pavese!