15 Mar 2023
The Voice of Blogger

Il Carso: fascino di una terra di confine

Mini tour dei vini del Carso. Bastano poche ore nei posti giusti.

A me e ai miei compagni di viaggio dell’Amber Press Tour sono bastate meno di 24 ore per avere un’idea della potenza di questo territorio. Al nostro arrivo, siamo stati accolti calorosamente da Igor Gabrovec e Giorgio Rossi, rispettivamente Sindaco di Duino Aurisina e Assessore al Comune di Trieste, che ci hanno parlato di come le istituzioni vogliano dare visibilità e voce a questo territorio, ancora sconosciuto e poco valorizzato. Fazzoletto di terra sospeso tra mare e Carso, area di confine martoriata dalla storia e dalla Grande Guerra, questo territorio deve la sua forza proprio alla mescolanza di tanti tipi di diversità. Lingue, culture, storie, popoli che fortemente sentono di appartenere a un’unica regione. Regione che secondo le carte geopolitiche non esiste. I vini del Carso, però, sono decisamente una realtà.

calice vino rosso carso

Il ‘carsismo’. Amico o nemico del vino?

Il Carso è nei fatti un altopiano roccioso, di origine calcarea, che comprende le province di Trieste e Gorizia e si estende fino al territorio sloveno. Qui troviamo l’omonimo fenomeno detto “carsismo”, determinato dalle rocce calcaree che, permeabili all’acqua, vengono da essa col tempo modellate, creando così cavità e grotte. Questa conformazione del suolo fa sì che, per poter piantare i vigneti, la roccia calcarea vada abbattuta in modo da creare micro-terrazzamenti. Questi devono poi essere ricoperti con la terra rossa carsica, ricca di ferro, che si trova nelle cosìddette doline, cavità naturali della roccia formatesi, appunto, a seguito dell’erosione dell’acqua. Altro elemento imprescindibile in questo particolarissimo contesto è l’esposizione ai quasi costanti venti di bora, fortunatamente assenti durante la nostra visita. 

La roccia carsica si trova sotto il terreno, ma fa parte al tempo stesso del DNA di chi questo suolo lo calpesta tutti i giorni. Lo si percepisce subito, quando si incontrano le persone del luogo. Personalmente, mi sono fatta un’idea del perchè siano, almeno in apparenza, persone dotate di una certa durezza e diffidenza nei confonti di chi in questo territorio si avventura. Credo che ciò dipenda dal lungo e duro adattamento alle numerose asprezze e difficoltà di questo particolare contesto. Nel tempo, gli abitanti del Carso hanno dovuto imparare a sfruttare al meglio un materiale duro per antonomasia, la pietra. Col tempo e con fatica se la sono fatta amica, utilizzandola a loro favore e ideando metodi per assecondarla, sfruttandola ad esempio nella realizzazione delle loro cantine. La roccia protegge bottiglie e botti senza bisogno di condizionatori. Posso quindi affermare senza tema di smentita che qui la sostenibilità è presente da molto tempo.

rocce carsiche in vigneto

Le cantine all’arrivo

Il primo produttore che ci ha accolto, Benjamin Zidarich, ci ha orgogliosamente spiegato che la sua cantina è naturale perchè si trova dentro una grotta con 5 piani a circa 23 metri sotto il suolo. Ci ha anche informato che altri due piani sono attualmente in costruzione, insieme a un pantheon dalle cui vetrate si potranno ammirare il sole e la luna. Tutto il materiale che troviamo dentro è completamente naturale. Le pietre, lavorate interamente a mano da artigiani locali, mantengono la temperatura tra i 12 e i 14 gradi e l’umidità è costante al 70%. Qui, tutto il vino viene lavorato e imbottigliato per gravità. I vini del Carso si confermano all’insegna della #sostenibilità.

Pochi metri più in basso, siamo poi arrivati alla cantina di Sandi Skerk il quale ci ha mostrato fieramente gli scavi nuovi che sono attualmente in opera per allargare la sua cantina. Qui abbiamo ammirato il tramonto, sorseggiando Vitovska, Malvasia, Terrano e Ograde (quest’ultimo un blend in quattro parti uguali di Vitovska, Malvasia, Sauvignon e Pinot Grigio).  La sorpresa è stata l’assaggio di una bollicina, a base Glera, che riposa un anno in legno e viene poi imbottigliata e fatta rifermentare con il mosto ottenuto dalla successiva vendemmia. Riposerà poi in bottiglia per quattro anni. Scordatevi però la Glera a cui siamo abituati. Questa è Glera carsica!

cantina naturale in roccia carsica

Tra Italia e Slovenia

Il giorno dopo siamo partiti alla volta della cantina seguente, dove Uroš  Rojac ci ha raccontato della sua filosofia di produzione dei vini del Carso. Secondo questo approccio, per riassumere in un sol motto, “il vino si crea in vigna”. Lo sforzo inizia quindi dalla maniacale cura durante il processo di coltivazione, unitamente alla selezione dei vigneti e dei terreni su cui essi crescono. Abbiamo iniziato la degustazione con Royaz, una “bolla” ancestrale naturale, molto piacevole. Siamo passati poi alla sua interpretazione del Renero, un Refosco autoctono prodotto da uve selezionatissime e soltanto in annate eccezionali, sottoposto a lunga macerazione e poi tenuto in botte per molti anni. Un vino “esplosivo” come il suo produttore!

Abbiamo concluso il tour in Slovenia, nella cantina di Uroš Klabjan, il quale ci ha accolto raccontandoci che già il nonno lavorava quelle viti, tra le quali ve ne sono ben 13 storiche. A queste è riservata l’etichetta nera, mentre per i vini da vigne che hanno “solo” dai 20 ai 30 anni il colore è il bianco. Uroš è tra i fondatori dell’Associazione Vinnatur, che applica un rigidissimo protocollo di controllo non solo sulle viti e i prodotti utilizzati nella coltivazione, ma anche sui terreni, per garantire la qualità dei suoi vini. Qui non esistono ricette prestabilite e i vini vengono realizzati in maniera diversa a seconda dell’annata, i produttori guidati dal un solo obiettivo: non essere invasivi e impattanti né sull’uva né sul vino.

vini del carso a maturare in botte in cantine naturali

Falsi miti 

A questo punto, io e i miei compagni di viaggio ci siamo presi l’impegno di raccontare quello che abbiamo imparato per “smontare”, per così dire, i falsi miti che circolano sui vini amber, presenza importante tra i vini del Carso. Ad esempio, si pensa che questa tecnica nasconda il varietale e che si tratti di vini bianchi ossidati. Nulla di più falso. Abbiamo riconosciuto chiaramente le Malvasie, i Terrano e i Moscati, lavorati in stili diversi pur provenendo da vigne confinanti! 

Gli assaggi si sono concentrati principalmente su vitigni autoctoni che non avevo mai assaggiato, come la Vitovska, una Malvasia istriana la cui origine pare risalire all’antica Grecia (diffusasi poi in Istria grazie ai fiorenti commerci della Serenissima) e il Terrano che, come dice il nome, è legato alla terra rossa del Carso, ma è fatto con uva Refosco dal peduncolo verde, che qui esprime grande acidità e poco alcool.

Impressioni ed emozioni da questo tour dei vini del Carso

Sono molte le emozioni e impressioni che questo tour mi ha regalato.  Primo, coltivare la vite in una zona così difficile e selvaggia non è per tutti e, anche se non è praticamente mai nominata, per me questa è viticoltura eroica tanto quanto quelle in Liguria o in Val d’Aosta. Secondo, c’è un assoluto impegno nel mantenere la qualità senza scendere a compromessi per assecondare esigenze legate alle mode o al gusto. Terzo, una ricerca costante e continua sperimentazione. Ultimo ma non ultimo, una grandissima passione e un forte rispetto della tradizione. Dei produttori incontrati, tutti avevano un nonno che si dedicava alla viticoltura, anche solo per uso casalingo.

Claudia Riva di Sanseverino in visita a una cantina del Carso

Turismo enologico ma non solo

Se non conosci questa zona oppure vuoi approfondire quanto già sai, segnati queste date: il 21 e 22 Maggio 2023, nella storica sede del Castello di San Giusto a Trieste ci sarà l’Amber Wine Festival

Un’occasione unica per visitare (se ancora non ci sei riuscito) anche la città di Trieste, con la sua magnifica Piazza Unità d’Italia affacciata sul mare. Nei dintorni, meta obbligatoria è il Castello di Duino che racchiude i ricordi di quando fu centro culturale ed umanistico e dove soggiornarono ospiti di prestigio come Elisabetta d’Austria (la principessa Sissi, poi imperatrice d’Austria), l’Arciduca Francesco Ferdinando, il cui assassinio innescò la Prima Guerra Mondiale, i compositori Johann Strauss e Franz Liszt e il poeta Gabriele d’Annunzio, tanto per citarne alcuni. Imperdibile poi il Castello di Miramare, fatto costruire dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo. Un edificio imponente, con stanze che si susseguono complete degli arredi originali e circondato da un magnifico parco di circa 22 ettari. Io qualche spunto te l’ho dato… 

 

Claudia Riva di Sanseverino

https://www.youtube.com/watch?v=RakajXgmc-E