Badia di Morrona: tra storia, natura, qualità ed enoturismo
Badia di Morrona: tra storia, natura, qualità ed enoturismo
Cari amici lettori prendo spunto dalla meravigliosa visita in cantina di questa estate per parlarvi di Badia di Morrona, una realtà a dir poco sorprendente per diversi aspetti.
A colpirmi nella visita, tra le tante cose, è stata la grande attenzione posta dall’azienda nel raggiungere altissimi standard di qualità, con vocazione a creare vini ben riconoscibili e legati al territorio, ma anche per l’accoglienza e l’esperienza turistica, la lunga storia che la contraddistingue e l’amore per l’ambiente che la circonda.
Ci troviamo nello splendido contesto tra Pisa e Volterra, in particolare a Terriciola, dove Badia di Morrona può contare su una tenuta di 600 ettari, in cui boschi di cipressi, lecci e querce lasciano spazio a 40 ettari di uliveti e, soprattutto, a 110 ettari di vigne.
Nel 1939 la famiglia Gaslini Alberti acquisisce la tenuta con i primi vigneti storici, testimoni di una viticoltura radicata da tempo nel territorio. Negli anni ’90 Duccio Gaslini Alberti, padre degli attuali proprietari Filippo e Alessandra, dona una svolta qualitativa alla produzione vinicola avviando una grande opera di reimpianto, conservando le vigne più promettenti e studiando i cloni più adatti, la densità di impianto e i sistemi di allevamento ideali per creare espressioni del territorio autentiche e di alta qualità.
Nel cuore dell’azienda troviamo la millenaria Badia, splendido nucleo storico della tenuta e prima casa dei vini di Badia di Morrona, meraviglia in cui è possibile celebrare matrimoni, essendoci anche la chiesa consacrata, a cui si è affiancata successivamente una cantina moderna, progettata in chiave sostenibile, sfruttando tecnologia e gravità. Importante è il tema della sostenibilità che si declina sia nelle lavorazioni di cantina, con macchinari moderni ed efficienti, che nei comportamenti quotidiani di tutto il personale coinvolto, ma anche nella produzione di energia pulita da fonti rinnovabili con la presenza di un grande impianto fotovoltaico di circa 2 MW.
La vasta tenuta è dotata di grandi case coloniche sapientemente ristrutturate, tutte con piscina, immerse nel verde e suddivise in ville e appartamenti dal carattere elegante, riservato e accogliente. Fornite di ogni confort, queste strutture permettono di rilassarsi nell’incantevole panorama tipico della Toscana, nella vera pace del verde da dove non vorresti mai andar via.
Ma parliamo dei vitigni presenti in azienda: per quelli a bacca rossa a farla da padrone è, come è giusto che sia, il Sangiovese, che trova spazio tra le dolci colline per circa il 60% dell’intero parco vitato, mentre le restanti parcelle sono state destinate anche a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Syrah. Per quanto riguarda quelli a bacca bianca il Vermentino e lo Chardonnay sono i più significativi e presenti nelle vigne pianeggianti della tenuta.
Camminare tra i filari, in particolare di quelli da cui proviene il Vigna Alta, è stata l’occasione per incontrare suoli davvero preziosi e di antico fascino, con travertino e conchiglie fossili che accompagnano le viti in un viaggio ideale tra passato e presente.
I tre vini identitari:
- N’Antia è il taglio bordolese nato nel 1992 che ha segnato in maniera importante l’esordio della tenuta. N’Antia rappresenta infatti la volontà di Duccio Gaslini Alberti di far parlare il territorio nella lingua di Bordeaux, ovvero tramite Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. Negli anni, le tecniche di vinificazione si sono evolute e oggi la “ricetta” per N’Antia prevede la fermentazione in acciaio, maturazione di 15 mesi in barrique, un passaggio in vasche di cemento e infine in bottiglia;
- VignaAlta è la voce del Sangiovese più nobile della tenuta. Nato nel 1994 e fortemente voluto dalla proprietà per esaltare il valore del vitigno toscano per eccellenza, questo Terre di Pisa DOC fermenta in acciaio, matura 24 mesi in botti di rovere francese da 25 hl e riposa 3 mesi in cemento. Nel bicchiere si ritrova un Sangiovese di carattere e fresco che riesce ad essere davvero identitario;
- Taneto, ha una vocazione transalpina, con il Syrah protagonista e giusto un tocco di Sangiovese e Merlot. Nasce in alcune delle parcelle più ricche di fossili della tenuta (tra cui la Vigna Disperato), che infatti contribuiscono a donargli un carattere minerale e speziato sui generis. Dopo la fermentazione in acciaio, 12 mesi è il tempo di affinamento previsto in barrique e solo la piccola percentuale di Sangiovese matura in botti grandi di rovere francese da 25 hl, cui segue poi una breve sosta in vasche di cemento.
A questi si affiancano i Chianti di Badia di Morrona: I Sodi del Paretaio e I Sodi del Paretaio Riserva che rappresentano la lettura orizzontale dei vigneti dell’azienda e in questo senso sono gli alfieri della gamma. Prodotti ogni anno in una tiratura ben più che considerevole dei precedenti vini, incarnano alla perfezione il concetto di piacevolezza e accessibilità. Nella versione annata il Sangiovese (85%) è affiancato da Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, fermenta in acciaio e affina in vasche di cemento per 10 mesi; la versione Riserva è un Sangiovese in purezza, con un bel tannino morbido e maturo. Sosta 18 mesi in botti grandi di rovere francese da 44 hl e fa un breve passaggio in cemento prima dell’imbottigliamento.
Presenti, infine, le declinazioni floreali dell’azienda, ovvero le accattivanti espressioni in bianco e in rosa di Badia di Morrona: Felciaio, Vermentino toscano in purezza dalla bella sapidità, e Vivaja, Sangiovese rosato delicatamente fruttato, e il bianco La Suvera, cuvée dai tratti mediterranei e tropicali a base di Chardonnay e Viognier. La freschezza aromatica dei tre vini è ben preservata grazie alla vinificazione in acciaio, con l’unica eccezione dello Chardonnay, per cui è previsto un passaggio in barrique di 6 mesi.
Una visita che mi ha lasciato un ricordo stupendo ed indelebile sia per qualità dei prodotti che per la meravigliosa esperienza enoturistica, azienda che invito tutti a segnare nella lista di quelle da vivere e da scoprire!
A cura di Giuseppe Petronio
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