22 Set 2021
Diario di un sommelier

Cantina Kaltern è #vinosostenibile

La storia della Cantina Kaltern inizia più di un secolo fa e quella che vediamo oggi è il risultato della fusione e dell’evoluzione di diverse realtà contadine e sociali del territorio del Caldaro, presenti in loco sin dagli inizi del ‘900.

Caldaro, con il suo grande lago naturale balneabile, è un posto speciale non solo per gli appassionati e gli intenditori di vino ma anche per la comunità che lo circonda, ampiamente coinvolta nell’attività vitivinicola: Cantina Kaltern è una delle più importanti cantine dell’Alto Adige, una cooperativa vitivinicola con ben 650 soci e 450 ettari di vigneti.

Kaltern rappresenta l’unione di tanti vignaioli che intendono diffondere in tutto il mondo lo spirito, l’euforia e l’impegno nel conseguire un obiettivo comune attraverso il vino e, naturalmente, le bellezze naturali del territorio, legando la ricerca costante della qualità alla tutela dell’ambiente ed alla sostenibilità.

Da questi elementi nasce la loro idea di #vinosostenibile: Kaltern è la prima cantina italiana, nonché la prima cooperativa, a fregiarsi, a partire dall’annata 2018, della certificazione di sostenibilità FAIR’N GREEN.

Fair’n Green è tra le più autorevoli certificazioni per la viticoltura sostenibile in Europa, nasce in Germania nel 2013 ed è il marchio sostenibile scelto dalle più importanti aziende vitivinicole tedesche. L’idea alla base della certificazione è di rendere misurabili e verificabili gli obiettivi che definiscono un’azienda davvero sostenibile, prendendo in considerazione quattro aspetti fondamentali: la gestione aziendale, l’ambiente, la società e la catena del valore.

Lo standard, verificato da auditor di alta competenza, non fotografa una realtà statica come può essere nel caso di altre certificazioni, ma prevede dei processi tesi a migliorare in modo continuativo il modus operandi di ogni azienda partecipante almeno del 3% ogni anno rispetto alla misurazione precedente, ponendo alla base una pianificazione delle azioni migliorative da implementare nel tempo.

È quindi una certificazione che impone il miglioramento continuo con l’obiettivo di annullare le emissioni in atmosfera, con tutti gli elementi verificati da analisi puntuali, tra cui la valutazione del bilancio ecologico e la determinazione della carbon footprint, garantite da istituti indipendenti.

Ad aiutarmi a raccontare la visione sostenibile di Kaltern è Andrea Moser, enologo della Cantina, con il quale ho avuto il piacere di approfondire queste tematiche. La visione della viticultura dev’essere olistica e racchiudere una prospettiva a 360° nella quale l’uomo, l’attività di produzione del vino e l’ambiente circostante vengono visti nell’insieme e non separati, spiega Moser. La certificazione, continua l’enologo, non deve solo raccontare l’attuale stato di raggiungimento di una produzione sostenibile ma, nei punti in cui si può ottimizzare e introdurre soluzioni innovative, deve rappresentare lo stimolo a migliorare continuamente indicando gli interventi da introdurre e proponendo soluzioni concrete.

Nel corso degli anni tra le varie misure implementate da Kaltern vi sono: l’alleggerimento delle bottiglie, passando da 800 a 500 grammi ciascuna (per produrre una bottiglia di vetro si emette circa un grammo di CO2eq per ogni grammo di peso, si fa quindi presto a capire il risparmio derivante dall’alleggerimento), l’etichettatura con carta naturale, la compensazione della CO2 emessa durante i trasporti con certificazioni verdi di rimboschimento (attualmente non valide per l’Italia, principalmente verso la Germania).

Molto importante è stata l’istallazione di un impianto fotovoltaico da 370 Kwp per produrre energia verde dal sole con la capacità di coprire il 55% del fabbisogno energetico aziendale, l’introduzione di macchinari in cantina che sfruttano tecnologie ad alta efficienza con, ad esempio, recupero del calore residuo per l’autoproduzione di acqua calda, isolamento termico del tetto della nuova cantina con verde naturale ed edifici ad alta efficienza.

La sostenibilità passa anche per le pratiche in vigna, dove, grazie al coinvolgimento di ciascun socio, è stato abbattuto l’utilizzo di erbicidi e pesticidi ed introdotta la pratica della confusione sessuale per combattere i parassiti come la tignola e la tignoletta. Queste pratiche diffuse in una realtà come Kaltern, continua Moser, hanno permesso di creare l’esempio da emulare in tutto il territorio circostante generando un circolo virtuoso, così sano, da stimolare anche le altre piccole cantine limitrofe a prendere come riferimento tali misure per le proprie conduzioni.

La produzione dei vini di Kaltern è vegana (ovvero in tutta la filiera non vengono impiegati prodotti di origine animale, prodotti utilizzati spesso ad esempio per la chiarifica e la stabilizzazione dei vini) ed in parte biologica, ma questo, conclude Moser, è una caratteristica intrinseca dei vini che produciamo, in quanto il vino, prima di tutto, dev’essere di altissimo livello qualitativo e prodotto nel rispetto della tradizione del territorio.

La sostenibilità, aggiunge, potrebbe essere intesa come uno standard minimo da diffondere, un must comunicato con un approccio simile a quello dei più grandi e costosi vini francesi, dove, l’essere biologico e biodinamico è una caratteristica non indicata in etichetta che viene scoperta solo più avanti. Nei nostri vini la prima caratteristica ad essere scoperta dev’essere la qualità e la gioia nel berli, nella consapevolezza di far riferimento aduna realtà rispettosa dell’ambiente e con un’etica solida alle spalle.

Nell’attesa della certificazione unica di sostenibilità di cui l’Italia si sta per dotare, Fair’n Green sarà sicuramente tra quelle certificazioni che imporranno standard sempre più stringenti e che prenderà sempre più piede nel nostro sistema.

A cura di Giuseppe Petronio