15 Dic 2023
Diario di un sommelier

Castello di Querceto: oasi di qualità sostenibile nel cuore del Chianti Classico

Castello di Querceto: oasi di qualità sostenibile nel cuore del Chianti Classico
Come molti di voi sanno sono un grande appassionato dei grandi vini che la Toscana ci regala e innamorato delle sue mille sfaccettature territoriali. Proprio lo scorso anno, a giugno, ho fatto un piccolo tour per cantine che ha consentito di vedere da vicino alcune realtà e che si è concluso da Castello di Querceto, dove ho pernottato con la mia famiglia e dove, tra calda accoglienza, vini unici e natura incontaminata, mi sono sentito a casa.
L’azienda, sita a Greve in Chianti e di proprietà della famiglia François, come in pochissimi altri casi in Italia, è sempre rimasta di famiglia e vanta oltre 125 anni di storia nella produzione di vini pregiati dai vigneti intorno al Castello, inoltre, è stata tra i soci fondatori del Consorzio Chianti Classico nel 1924, partecipando alla storia enologica del territorio e non solo.
Oggi l’azienda è gestita dalla quinta generazione della famniglia e si estende su 190 ettari, di cui 65 a vigneto e 10 a oliveto, con la restante parte costituito da boschi di quercia e castagno, con la sua grande biodiversità che rappresenta un vero patrimonio verde di flora e fauna che circonda il Castello edificato nel XVI secolo d.C..
Tra le uve prodotte primeggia, come ovviamente ci si aspetta da quelle parti, il Sangiovese, a cui si affiancano numerose altre varietà, tra cui Canaiolo e il Colorino, a cui si affiancano gli internazionali, Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot e Merlot. Tra i vitigni a bacca bianca ci sono la Malvasia del Chianti, il Trebbiano Toscano, il San Colombano e lo Chardonnay.
Sin dall’inizio, la famiglia François ha posato le fondamenta del lavoro aziendale sulle basi della conoscenza profonda del proprio territorio, molto vario a livello geologico e climatico, e sul potenziale del suo Sangiovese, oggi declinato in tutte le tipologie della denominazione e non solo.
La gamma di Castello di Querceto, infatti, si esprime in due macro-direzioni: da una parte il Chianti Classico, codice imprescindibile del territorio, dall’altra un’interpretazione più libera e personale che dà voce alle parcelle più peculiari del Castello, con un elemento comune che è quello dei cru, di cui Alessandro François è stato pioniere nella zona sin dagli anni ’70.
Diverse sono le etichette prodotte, partendo dal Chianti Classico, biglietto da visita di notevole fattura e piacevolezza, classificatosi al 42º posto nella lista dei Top 100 Vini del 2023 di Wine Spectator, si passa poi a referenze sempre più strutturate e caratteristiche, con il Chianti Classico Riserva e ben due Gran Selezione, “La Corte” ed “Il Picchio”, due cru che ci raccontano nel calice le diverse caratteristiche che conferiscono le due differenti parcelle aziendali, i supertuscan “Cignale” (90% Cabernet Sauvignon e restante parte di Merlot), “Querciolaia” (65% Sangiovese e 35% Cabernet Sauvignon) e “QueRceto Romantic” (50% Petit Verdot, 30% Merlot, 20% Syrah). Notevoli anche il “Sole di Alessandro”, Cabernet Sauvignon in purezza di grande carattere, struttura e piacevolezza, e il Vin Santo prodotto secondo la tradizione. Tutti vini caratterizzati da una forte territorialità e da una freschezza e sapidità che vanno a esprimere esattamente le caratteristiche della parcella da cui provengono le uve.
Anche in questo caso mi piace sottolineare il carattere sostenibile dell’azienda che si concretizza con l’attività quotidiana, per la quale è stato scelto di applicare parametri e standards definiti da norme ed organizzazioni terze, sotto il costante controllo e le verifiche di soggetti esterni. L’azienda aderisce infatti al Protocollo Viva, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica, che certifica l’applicazione dei principi della sostenibilità partendo dalla produzione dell’uva e coprendo tutta l’organizzazione della filiera, secondo gli indicatori di riferimento per il territorio, l’acqua, la gestione del vigneto e l’aria.
Tutti i prodotti sono tutelati dagli standard di qualità e sicurezza alimentare BRC (Brand Reputation Compliance) e IFS (International Food Standard), con l’attività aziendale che segue un approccio legale ed etico attento nel suo complesso, applicando la normativa 231/01 ed adottando un codice etico.
Ogni volta che penso a questa azienda e bevo i loro vini mi immergo in quella natura incontaminata che circonda il Castello, una vera e propria oasi sostenibile nel cuore della Toscana e del Chianti Classico che spero presto di poter tornare a vivere in prima persona e che consiglio a tutti voi di approfondire!

A cura di Giuseppe Petronio 

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