13 Mar 2024
Diario di un sommelier

Francesco Rosso: tradizione di famiglia nel cuore del Roero

Ci sono cantine che scelgono l’autenticità e fanno del rispetto della propria filosofia un caposaldo della produzione, e noi appassionati di vino non possiamo che esserne felici. Parliamo dell’Azienda agricola Francesco Rosso.  Siamo a Santo Stefano Roero, appunto nel cuore della produzione dell’omonima denominazione, dove la famiglia Rosso ha sempre avuto uno stretto legame con la terra e con l’agricoltura che si tramanda da generazioni.

A partire infatti da Nonno Francesco, che lasciò prova del suo amore per la vigna e per la produzione di un “buon Nebbiolo”, come traspare da un vecchio quaderno tuttora conservato in cantina, passando a Papà Domenico, che scelse di privilegiare il settore degli ortaggi, fino ad oggi, arrivando a Francesco, che dal 2001 conduce l’azienda seguendo le orme del nonno arrivando nel 2012 alle prime etichette di vino del Roero firmate con il proprio nome. Oltre alla sua mano tutto il lavoro di produzione si svolge insieme ad una piccola grande squadra di famiglia composta dalla moglie Maria, i due figli Alex e Giulia, e la nonna.

Ma appunto la filosofia di questa realtà è la cosa che risalta assolutamente e che la distingue dagli altri.

  • la cantina, volutamente di piccole dimensioni (3 ettari e mezzo di vigna), segue la filosofia della gestione interamente familiare;
  • tutti i principi della lotta integrata vengono seguiti anche senza avere la certificazione biologica poiché si ritiene che non vi sia alcun bisogno di una certificazione se è il vino a dare tutte le risposte (tra le altre cose, i livelli di solforosa hanno valori conformi ad un vino certificato);
  • la tecnica di mantenimento delle piante è la stessa utilizzata per sé stessi: “non crediamo nelle medicine, ma all’occorrenza, se ci ammaliamo e abbiamo bisogno di antibiotici, ci curiamo. Così con la vigna: anziché riempirla di sostanze nella speranza che non si ammali mai ce ne prendiamo cura con estrema attenzione, per poi trattarla quando insorgono problemi.”;
  • prima di tutto consumatori dei propri vini oltre che produttori! i vini prodotti devono piacere prima di tutto a loro;
  • il vino non è prodotto “in serie”: una produzione intorno alle 15.000 bottiglie annue realizzate unicamente con l’uva delle proprie vigne, mai perfettamente uguale da annata ad annata, con ogni raccolto che viene gestito individualmente;
  • l’affinamento dei vini viene fatto con legni grandi o piccoli a seconda di quanto si voglia agire sul risultato finale, inoltre vengono utilizzati solo legni francesi, Allier se si vuole preservare la rigidità del tannino, rendendolo più deciso, Fontainebleau, se l’intento è quello di dare una maggior morbidezza, arrotondare un tannino particolarmente aggressivo.

Andiamo quindi a scorrere i vini che l’azienda propone e che ho avuto modo di provare in prima persona. Tutti delineano i tratti di una produzione di altissima qualità. Vini veri, che hanno la vivacità e la freschezza come tratto comune, insieme al grande carattere.

In particolare a farla da padrone è il Nebbiolo in purezza declinato in quattro diverse versioni, il Roero Riserva DOCG, il Roero DOCG ‘Nciarmà, il Nebbiolo d’Alba Superiore DOC Bastianetto e il Nebbiolo d’Alba DOC, seguono poi Barbera d’Alba Superiore DOC Cichin e Barbera d’Alba DOC. Passando infine per l’unico a bacca bianca, Roero Arneis DOCG Madonna delle Grazie presente anche nella versione dolce dello stesso vitigno, con il Langhe Arneis Passito DOCG.

Questa è solo una carrellata dei vini prodotti ma invito tutti voi a visitare il loro sito che riporta nel dettaglio estremo tutte le importanti variabili tecniche utilizzate in vigna, nella vinificazione e nell’affinamento, nonché tutte le analisi.

Una cantina consigliatissima, cari amici appassionati di vino, e se questa filosofia vi ha ispirato non vi resta che degustare queste meraviglie dal tratto unico, vini che possono catalogarsi secondo la migliore accezione dell’artigianalità!!

Francesco Rosso: tradizione di famiglia nel cuore del Roero

A cura di Giuseppe Petronio 

Mi trovi su Instagram @peppetronio