22 Apr 2022
Diario di un sommelier

Lungarotti è #vinosostenibile

Nel mio percorso di racconto di vino sostenibile incontro un nuovo esempio e posso affermare con entusiasmo che Lungarotti è vinosostenibile

Impossibile non aver mai sentito parlare di Lungarotti, azienda che rappresenta l’eccellenza enologica umbra, famosa per le importanti pagine scritte nella storia del vino.

Ci troviamo a Torgiano, piccolo borgo rurale a pochi passi da Perugia e Assisi, nel cuore verde d’Italia, luoghi a cui sono molto legato avendo trascorso diversi anni di studi universitari proprio nella città di Perugia.

Anche se molto conosciuta, è doveroso fare cenno alla storia di questa azienda. Un percorso che inizia negli anni ’60 con Giorgio Lungarotti, pioniere della moderna enologia italiana, e che prosegue oggi grazie all’impegno, la passione e la competenza dalle figlie Chiara e Teresa, mantenendo una forte impronta familiare basata sul rispetto dei valori che uniscono tradizione, storia e territorio.

Occorre ricordare che fu grazie a Giorgio che, a partire dalla vendemmia 1962, anno in cui creò i suoi primi vini, Rubesco e Torre di Giano, la zona di produzione conseguì uno dei primi riconoscimenti a DOC italiani (Rosso e Bianco di Torgiano) nel 1968. Stessa importante sorte per il Rubesco Riserva Vigna Monticchio, Torgiano Rosso Riserva prodotto per la prima volta ne 1964 che divenne DOCG nel 1990.

Giorgio, da sperimentatore ardito, accanto all’opera di recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni, procedette alla selezione e all’adattamento di nuove varietà nel territorio, seguendo e anticipando per molti aspetti le più moderne tendenze dell’enologia.

Oggi Lungarotti oltre alla principale Tenuta di Torgiano, 230 ettari certificata VIVA, produce anche a Montefalco, con 20 ettari a conduzione biologica dal 2010.

La certificazione di sostenibilità VIVA, come sappiamo, si basa sull’analisi di quattro indicatori previsti dal disciplinare: aria, acqua, vigneto e territorio. La Tenuta di Torgiano, nel 2018, è stata la prima ad ottenere in Umbria tale certificazione, nonché la nona in Italia, ed oggi continua ad essere certificata a seguito del recente rinnovo.

I terreni aziendali sono condotti praticando una viticoltura attenta alla sostenibilità e alla biodiversità, oltre che alla valorizzazione dei vitigni autoctoni intervallati da varietà internazionali come Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay e Pinot Grigio, introdotte in Umbria da Giorgio Lungarotti sin dagli anni ’60 e ’70.

In campagna è praticata una viticoltura attenta agli sprechi, puntuale e rispettosa dell’ambiente:

  • alcune zone dei vigneti sono state mappate dall’alto con droni che hanno permesso di creare delle mappe di vigore che, interfacciandosi con trattori con guida satellitare muniti di GPS, consentono di intervenire con precisione aumentando o diminuendo la concimazione o l’apertura degli ugelli in caso di trattamento, consentendo di apportare alla pianta solo quanto a lei strettamente necessario;
  • presenza di postazioni meteo dislocate nei vigneti che analizzano i dati climatici (temperatura dell’aria e del suolo, umidità dell’aria, pioggia, bagnatura fogliare, irradiazione solare, direzione e velocità del vento) fondamentali per la riduzione del numero dei trattamenti ai fini del controllo delle malattie delle piante, come oidio o peronospora;
  • intelligente è la gestione delle risorse idriche, nel suolo. Sono infatti presenti dei sensori che verificano la disponibilità idrica del terreno al fine di ottimizzare la pratica dell’irrigazione di soccorso per le uve bianche.

Proprio per questo impegno l’azienda è divenuta capofila del progetto MeteoWine, realizzato in collaborazione con l’Università di Perugia, per la raccolta dei dati climatici da utilizzare per l’elaborazione di modelli meteorologici. Un progetto che negli anni ha visto importanti implementazioni fino alla nascita di una Piattaforma Meteo Regionale che oggi rielabora i dati raccolti in tutta l’Umbria e costruisce modelli, con conseguenti previsioni meteo attendibili, fondamentali per elaborare un DSS (Sistema di Supporto alle Decisioni) per diminuire l’impatto dei trattamenti in agricoltura.

Inoltre, nelle tenute di Torgiano e Montefalco non si utilizza il diserbo, ma si effettua un controllo meccanico delle malerbe, e la concimazione è rigorosamente organica, utilizzando il sovescio e il letame di chianina per preservare la biodiversità del terreno.

Nel 2004 Lungarotti è stata scelta come cantina pilota a livello nazionale dal Ministero delle Politiche Agricole per realizzare il progetto “Energia della vite” ideato dal Centro Ricerche sulle Biomasse dell’Università di Perugia al fine di ricavare energia dagli scarti di potatura attraverso un impianto a biomasse.

Molto importante è anche l’utilizzo di packaging sostenibile, nel febbraio 2021 per il Rubesco e per il Torre di Giano sono state introdotte le nuove bottiglie più leggere, già adottate in passato per quasi tutte le etichette di Lungarotti, che consentono di ridurre fino al 35% le emissioni di CO2.

Importante è anche la generazione di energia per i propri consumi: nel luglio 2018 è stato installato un impianto fotovoltaico sulla copertura degli edifici aziendali che copre il 40% dei fabbisogni di energia con un risparmio di oltre 3.000 ton di CO2. Quest’ultima misura si accompagna all’efficienza nella scelta delle attrezzature, al momento di ogni un nuovo investimento infatti viene posta grande attenzione all’acquisto di attrezzature a ridotto consumo energetico.

In ultimo, viene data grande importanza alla gestione del suolo, effettuando lavorazioni che evitano fenomeni di erosione o di costipazione, ed al mantenimento di boschetti naturali nei terreni aziendali che circondano i vigneti. Tantissime accortezze che si accompagnano ai piccoli gesti di comportamento quotidiano, nel risparmio energetico e nella gestione dei rifiuti.

Fortissimo è quindi lo spirito che guida l’azienda all’attenzione verso la sostenibilità e la tutela dell’ambiente, con il pilastro della qualità legato a doppio filo al concetto che vede la terra come un bene ricevuto in prestito dai nostri figli, da restituire il più possibile integro ed intatto.

Tutto questo impegno mette in secondo piano la qualità? Assolutamente no! Un esempio, dei tanti che si potrebbero fare, è il risultato conseguito dal Rubesco Riserva Vigna Monticchio 2016 arrivato primo nella classifica 2021 dei 100 migliori rossi italiani stilata dal mensile Gentleman. Il vino di punta di Lungarotti è risultato il migliore vino rosso italiano – ex aequo con il Bolgheri Sassicaia 2017 di Tenuta San Guido – incrociando e sommando i punteggi delle sei principali guide italiane.

Oggi il Rubesco è una delle etichette umbre più famose nel mondo, orgogliosamente premiato, orgogliosamente green!

Lungarotti è #vinosostenibile

A cura di Giuseppe Petronio