Michele Taliano, eccellenza e tradizione tra Roero e Barbaresco
Michele Taliano, eccellenza e tradizione tra Roero e Barbaresco
La storia della cantina parla di famiglia e di vino sin dal 1930, una storia che parte da lontano e arriva al presente con tantissima passione e dedizione alla terra e alla qualità. In quegli anni nasce l’azienda agricola con Domenico Taliano, proveniente da una famiglia da sempre dedita ai lavori in vigna e nei campi, conosciuta in paese con il soprannome “Re Cit” che significa “piccoli re”.
L’idea di espandere l’attività aziendale nelle Langhe inizia però con Michele Taliano, una volta presa in mano la gestione delle vigne in eredità: inizialmente i vigneti infatti erano tutti compresi all’interno del comune di Montà, zona del Roero, ma nel 1974 l’azienda cresce grazie alle idee di Michele che acquisisce una cascina di circa 5 ettari di terreno nel crù Montersino a San Rocco Seno d’Elvio, frazione di Alba ricompresa insieme ai Comuni di Barbaresco, Neive e Treiso nella DOCG Barbaresco.
A metà degli anni ‘90 i figli di Michele, la nuova generazione composta da Alberto e Ezio, rilanciano l’azienda modificandone le metodologie di produzione dell’uva e di affinamento del vino e acquisendo altri terreni nel Roero, proseguendo le innovazioni seppur mantenendo sempre fissa la tradizione e alta la vocazione a creare prodotti di qualità.
Oggi la proprietà si estende per 15 ettari, 3 ettari circa di nebbiolo da Barbaresco, 1,5 barbera, e i restanti nel Roero, in particolare circa 4 ettari si trovano in località Bòssora in un contesto naturale che forma uno splendido anfiteatro naturale circondato da boschi e gole cui si accede con difficoltà percorrendo un sentiero sabbioso.
La produzione è fortemente legata al territorio, con i nomi dei vini derivano dal connubio tra fantasia e recupero di parole del dialetto tradizionale.
Le bottiglie prodotte sono circa 70.000, di cui circa sole 5.000 di Barbaresco, vini classici della tradizione come Roero Arneis, Favorita, Barbera, Dolcetto e Nebbiolo; vini denominati “Fantasia” che vedono i vitigni autoctoni affiancati da vitigni internazionali come il Sauvignon Blanc e Cabernet Sauvignon; la linea “Alta Gamma” composta dai due Barbaresco (Ad Altiora e Tera Mia Riserva), Roero Riserva e Barbera d’Alba Superiore; per concludere poi con i vini dolci come il Birbet (derivante dalla vinificazione di uve Bragat Rosa) e Moscato d’Asti.
È proprio vera la frase di Robert Louis Stevenson: “il vino è poesia imbottigliata”. Alcuni vini infatti evocano emozioni e sensazioni che sanno ispirare, rendere creativi, catturare i pensieri o semplicemente farci migliorare l’umore e passare una meravigliosa serata.
È questo il caso del Barbaresco Riserva Tera mia, da uve 100% Nebbiolo della zona di Montersino allevato su suoli calcarei, vinificato secondo tradizione con macerazione delle uve, e fatto maturare per ben 48 mesi in legno (in parte grande e in parte barrique) per renderlo pienamente godibile subito e donargli longevità per chi ha la capacità di attendere.
Dopo averlo versato e fatto roteare il calice si dipinge di archetti, un colore che lascia penetrare la luce e che si illumina, colore leggero, aranciato e sfumato. Maturo e coerente nei suntuosi profumi di piccoli frutti rossi balsamici, avvolti da uno sfondo mandorlato e una retrolfattiva di dolce vaniglia. Fitta trama tanica al sorso pone avanti il suo carattere con vivavità e croccantezza invitando ogni volta al sorso successivo, che scalda ogni volta il palato. Lungo il finale speziato.
Un vino e una cantina che rappresentano la tradizione e l’eccellenza, da provare assolutamente!
A cura di Giuseppe Petronio
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