22 Ott 2021
Diario di un sommelier

Ricasoli 1141 – Castello di Brolio è #vinosostenibile

La zona del Chianti Classico, con la sua alternanza di natura incontaminata e fascino storico delle aziende che vi risiedono, è tra i luoghi più belli d’Italia per gli amanti del vino e non solo. Queste zone, con i loro panorami collinari ricchi di vigneti che disegnano geometrie perfette, dove natura e uomo coesistono da secoli, sono da preservare, come d’altronde è necessario fare con tutto il resto del nostro pianeta.

In questa magica cornice sorge Castello di Brolio la cui storia, legata alla famiglia Ricasoli, è testimoniata da alcuni scritti risalenti al 1141.

L’azienda, guidata da Francesco Ricasoli, conta 1200 ettari di proprietà nel comune di Gaiole in Chianti, comprendenti circa 240 di vigneto e 26 coltivati a ulivo. È attualmente l’azienda con la maggiore superficie vitata di tutto il Chianti Classico ed è per questo che rappresenta l’esempio trainante per tutti, un riferimento.

Sotto la sua direzione l’azienda ha scelto di valorizzare la tradizione intrecciandola alla tutela e alla valorizzazione del territorio, portando avanti studio e mappatura dei suoli, selezione clonale del Sangiovese e tutela dell’ambiente secondo i principi della sostenibilità, sociale ed economica oltre che ambientale.

Il cammino sostenibile ha visto l’azienda conseguire nel 2019 sia la certificazione SQNPI (finalizzata a dimostrare l’applicazione dei disciplinari di produzione integrata) per poi nel 2020 arrivare anche ad ottenere la certificazione di sostenibilità Equalitas.

Ma per raccontare la visione di Castello di Brolio è necessario fare un passo indietro sul percorso del #vinosostenibile. Ad aiutarmi in questo racconto è Massimiliano Biagi, Direttore Tecnico della Cantina, con il quale ho avuto il piacere di approfondire queste tematiche.

Per l’azienda è sempre maggiore la consapevolezza che la sostenibilità avrà un ruolo ancor più determinante, tanto nei processi di produzione quanto nelle scelte dei consumatori. Sono soprattutto alcuni mercati esteri ad esempio del nord Europa a dare priorità al prodotto sostenibile, ma è una visione che entrerà gioco forza in tutto il mondo.

La volontà di intraprendere una viticoltura sana parte da molto lontano, con conduzioni che negli anni sono andate oltre i parametri del biologico, tuttavia uno dei passi concreti da sottolineare deriva dalla partnership dell’azienda con Horta, spin off dell’Università di Piacenza, con cui a partire dal 2009 sono stati condotti studi accurati e sul campo utili ad elaborare modelli previsionali sull’epidemiologia dei vigneti dell’azienda.

Nella prima fase della partnership si sono raccolti i dati sperimentali che hanno poi permesso di delineare il comportamento e l’esatta correlazione tra i parametri che in vigna possono determinare lo sviluppo delle malattie (ad esempio grado di crescita vegetativa, pioggia, tasso di umidità, temperatura, ecc.).

Questo modello matematico-previsionale si traduce nella cosiddetta “Viticoltura di precisione”: mediante l’elaborazione dei dati delle centraline presenti in ciascuna zona vitata è possibile programmare e gestire in modo preciso interventi e trattamenti, agendo sui suoli per lo scasso e il loro drenaggio, operando un’efficace difesa fitosanitaria solo dove necessario, minimizzando tutte le operazioni e i trattamenti che prima potevano essere tradizionalmente programmati.

Le concimazioni sono effettuate con l’apporto di sostanza organica da compost o letame ed in alcuni vigneti si utilizza la tecnica del sovescio con miscugli di essenze: leguminose, graminacee e brassicacee.

La lotta agli insetti è gestita con trappole al feromone che permettono di monitorare la presenza del patogeno e di conseguenza decidere l’intervento, effettuato con prodotti autorizzati in agricoltura biologica, oppure si insediando degli insetti “buoni” antagonisti, come ad esempio la coccinella per la cocciniglia. Una parte dell’azienda adotta la pratica della confusione sessuale per la difesa dalla tignola.

Sono stati eliminati tutti i diserbanti e gli insetticidi chimici, che potrebbero colpire anche gli insetti utili come gli impollinatori. Inoltre per salvaguardare l’ambiente dai rischi di erosione superficiale si adotta anche l’inerbimento tra le fila del vigneto con materiale vegetativo autoctono.

L’Agricoltura integrata è quindi praticata da diversi anni essendo considerata un metodo ecologicamente sostenibile, per tale motivo la certificazione SQNPI è stata conseguita senza alcuna difficoltà.

È bello scoprire che, continuando a parlare con Biagi, queste certificazioni rappresentano solo il punto di partenza per l’azienda che vuole fortemente andare avanti nel percorso sostenibile, scegliendo ad esempio un vetro per le bottiglie sempre più leggero, agendo sull’efficientamento della produzione e del consumo energetico, proseguendo sul calcolo dell’impronta idrica e carbonica.

Molti gli investimenti verdi che riguardano la sostituzione del combustibile per la caldaia a vapore, passando da derivati del petrolio più inquinanti (BTZ) al GPL, la sostituzione di corpi illuminanti con soluzioni a minor consumo, l’implementazione di sistemi fotovoltaici per la produzione diretta dell’energia nelle ristrutturazioni di alcuni fabbricati. In ogni caso l’energia fornita all’azienda oggi è certificata come proveniente da fonti rinnovabili per il 100% dell’intero consumo e sono presenti stazioni di ricarica elettrica dei veicoli e i turisti sono guidati nei tour interni con un van elettrico.

Molta attenzione infine ai fornitori (dai tappi agli imballaggi) che vengono scelti tra quelli che possono dimostrare di essere operanti ad impatto zero, ed alla sostenibilità sociale, con Ricasoli che rappresenta oggi primo datore di lavoro del suo comune, Gaiole in Chianti.

Insomma una grande azienda che affronta il percorso della sostenibilità con approccio dinamico e trainante per tutte le realtà di settore, con l’occhio mai distolto dalla tradizione e dalla qualità.

A cura di Giuseppe Petronio